La ragazza appena finisce di parlare se ne va. È davvero bellissima. Alta, mora, occhi azzurri. Non capisco perché Harry in questo momento stia venendo da me, e non da lei.
Si siede e con il suo solito sorriso mi porge un vassoio: "Un panino era banale. Ti ho portato della pasta. E il dolce!"
Rido leggermente per il tono con cui ha detto 'dolce', e rispondo "Volevo proprio evitare la pasta. Ti ricordo che sono italiana, e la pasta americana non è nei miei piani!" quasi rido, però decido di mangiare lo stesso. Anche lui ride, oddio, che risata perfetta.
"Ah si? Allora dovrai cucinarmi te la vera pasta italiana!" ridiamo entrambi, e gli dico che non c'è problema. Poi parte a farmi domande a raffica.
"Ma dove abiti? Abiti da sola? E tuo padre? Avevi detto che è americano, giusto?"
Perdo il sorriso. "Abito nel Westside, Brentwood. Da sola. Non ho notizie di mio padre da più di otto anni.."
"Oh, scusa, non...vabbè. Io a Westlake."
Mangiamo in silenzio, anche se lui continua a tenermi gli occhi puntati addosso. Poi guarda l'orologio.
"Scusa, ho gli allenamenti di basket, devo scappare. Ciao piccola." Si alza, mi da un bacio sulla guancia e se ne va.
Mezza intontita finisco il pranzo, e torno a casa.

È ora di cena, ho fame, ma nel piccolo frigorifero non ho niente. Dovrò andare a far la spesa assolutamente domani.
Con lo stomaco brontolante mi metto comoda sulla poltrona-letto e inizio un libro. Hunger Games. L'ho letto almeno cinquanta volte, ma non smetterà mai di piacermi. Ammiro molto la protagonista, soffre, ma è sicura di sè, riesce a mostrarsi indifferente. Vorrei essere come lei.
Suona il campanello, e mi domando chi possa essere a quest'ora.
"Pizza a domicilio!" urla un ragazzo e spicca un salto dentro casa.
"Ma io..ma non ho ordin..Harry?!" strillo. 
"Ciao di nuovo, piccola" mi fa l'occhiolino, e senza troppi complimenti si appoggia al piccolo tavolino sotto la finestra.
"Beh? Hai intenzione di restare con la porta aperta mentre mi mangio tutta questa pizza?" mi deride, e subito mi vado a sedere accanto a lui.
Sono troppo affamata anche per dirgli che non doveva, afferro la pizza e la addento, anche se non è per niente come quella che fa mia madre.
"Un giorno ti porto in Italia e ti faccio mangiare cibo vero, signorino". Oddio. Ho appena detto a Styles che lo porto in Italia. Si, forse non se ne accorge, magari ci passa oltre. E invece no.
"Mi porti in Italia? E se non volessi venire con te?" ridacchia.
Però dentro di me scatta qualcosa, quindi mi alzo in piedi e sbotto: "Era solo un fottutissimo modo di dire, non ho intenzione di andare da nessuna parte con te! Sei in casa mia con una pizza che neanche ti ho chiesto! Ora te ne puoi benissimo andare, pizza compresa" prendo un respiro e a grandi passi arrivo all'ingresso, apro la porta fissandolo aspramente.
Lui mi guarda con uno sguardo indecifrabile.. Forse triste? Non penso. Io sono impassibile, quindi decide di alzarsi e andarsene, ma mi lascia la pizza. Mentre chiudo la porta sento un leggero "A domani, Sophia".
Neanche chiudo a chiave, mi accascio per terra e inizio a piangere. Perché sono così? Perché rovino sempre tutto? Perché sto piangendo per Harry? Vorrei tanto avere delle risposte.


SPAZIO AUTRICE
Eiii ciao a tutti! :D come state? 
Piano piano sto imparando ad impaginare ahahah
Spero che questo capitolo vi piaccia.. siamo agli inizi e ci sono ancora pochi lettori, mi piacerebbe che quei pochi di voi che apprezzano la storia mi facciano un commentino in una recensione, solo per capire se piace.. mi sarebbe molto d'aiuto!
comunque sia cosa ne pensate? e la lunghezza del capitolo va bene?
a domani con il prossimo capitolo xox baci
Letizia