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Autore: happinvss    06/12/2013    0 recensioni
L'amore giovanile, si sa, è una delle cose più belle al mondo.
Ma Rosie Welth, vampiro, ha qualcosa da ridire al seguito. L'amore per lei è solo uno stupido, insulso, inutile sentimento. Eppure, anche lei ci sta passando in mezzo.
Tra mille peripezie, sbocciano le emozioni e le sensazioni che le faranno capire chi è e come riconoscere il vero amore
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«Volere o volare, Rosemary, tu sei legata a me come io a te. E' per questo che sono destinato a prendermi sempre cura di te.»
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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I’ll always take care of you.

Chapter Seven
 
Quando l’acqua e la terra si incontrano.

-Ah, cazzo, brucia!- si lamentò Louis a denti stretti, mentre la madre gli passava cotone e acqua ossigenata sulle ferite.
Harry mi guardava in cagnesco, probabilmente incazzato con me per quello che avevo fatto. Subito dopo che i ragazzi se ne erano andati, ero corsa alla ricerca di Daisy e l’avevo trovata nascosta in una nicchia del muro, scossa da tremiti convulsi e piangente.
-Piccola? Vieni, andiamo su da mamma che ti ha preparato una cioccolata calda.-
Alla parola cioccolata la bimba scattò in piedi e corse al piano superiore, senza degnarmi di uno sguardo. “Tipico comportamento da bambini permalosi.” pensai, sorridendo.
-Dio cristo mamma, mi fai male!- gridò Louis.
-Lou! Non urlare, ho male alla testa!- sbraitò Charlotte, massaggiandosi le tempie.
Johannah scosse la testa e riprese a tamponare il batuffolo di cotone sul petto ragazzo.
Mi sedetti sul divano e rimasi in silenzio totale, guardandomi le mani screpolate. Harry mi si accoccolò accanto, mentre il suo respiro si faceva pesante.
-Sei una stupida incosciente, lo sai?-  mi chiese, carezzandomi la gamba.
-Ho fatto quello che era meglio in quel momento.- risposi, accucciandomi un po’ più lontana.
Un vago lampo di dolore gli passò negli occhi, si rabbuiò. Ci diedi poco conto e mi strinsi le ginocchia al petto. Facevo passare lo sguardo da Harry a Louis, l’affermazione di Zayn mi rimbombava in testa, dandomi fastidio.
“Lo sai che puoi scegliere…”
Scrollai le spalle e scossi la testa. No, non ci dovevo pensare, ma diamine la proposta era allettante. Scivolai contro il bracciolo del divano e mi stesi, sempre tenendo le gambe piegate. Harry se n’era andato, un nugolo nero di idee gli passava per la mente, ne ero sicura.
-Finito!- esclamò soddisfatta Johannah, guardando il capolavoro di bende e fasciature che aveva compiuto sul figlio.
“Sembra una ragnatela.” pensai, secca.
Il ragazzo si venne a sedere accanto a me, poggiando la sua schiena dolorante contro i miei polpacci e sbuffò.
-Non sei al sicuro.- borbottò, allentandosi una garza che gli scavava un solco nella spalla.
-Non lo sarò mai se è per questo. Non potete tenermi rinchiusa in una campana di cristallo per tutta la mia strafottutissima esistenza.- sbottai, osservandogli i morbidi capelli castani, prima pettinati, adesso tutti arruffati.
Si girò e mi guardò sorpreso, spaventato e intimidito dalle mie parole. Mi beai della sua reazione, prima o poi dovevano pur sempre darmi ragione, no?
I suoi occhi azzurri mi fulminarono, lampeggiavano di…cos’era quella luce che vedevo in quelle pupille?
-Vieni su con me.- si alzò e, senza ascoltare il mio “no” deciso e secco, mi trascinò fino alla Torre del Vento.
Quando uscimmo, esposti alle forti raffiche di novembre, rabbrividii e mi strinsi nel cardigan di lana ricamata. Due braccia forti e bollenti mi strinsero, senza dire una parola. Mi sentii confortata, amata, capita. Le farfalle nello stomaco cominciarono a frullare, come quando avevo conosciuto Harry per la prima volta, forse un po’ più forti. “Allora, eh, Rosemary Gwendalyne Sophie Welthmore, ci stiamo forse innamorando…di lui?!” disse la mia vocina interna. La misi a tacere, inorridendo al pensiero di aver anche solo immaginato quella cosa.
Eppure…Il calore delle sue mani che mi scorrevano per la schiena…Il suo dolce viso da angelo…Quei suoi occhi freddi come le acque di mille oceani ma ardenti di un desiderio represso troppo a lungo. Per poco non mi sciolsi sotto il suo sguardo. I nostri corpi erano come appiccicati assieme, il suo sguardo incatenava il mio.
Gli sfiorai la guancia, gliela accarezzai più e più volte, non stancandomi mai di sentire quel suo primo accenno di barba che mi solleticava il palmo. La maledizione che incombeva su di me per un attimo sembrò sparire, tutto il male che mi aspettava nel mio futuro si offuscò.
Una sola figura spiccava, nitida e luminosa.
Louis.
-Non capisco cosa…-
-Shh. Non dire altro.- replicò lui, poggiandomi due dita sulle labbra, premendo dolcemente.
Tremavo dalla tensione, l’aria era così pesante e tersa che si poteva tagliare con il coltello, il vento soffiava, scompigliandoci i capelli. Non mi resi nemmeno conto che la distanza tra noi era diminuita, ora solo pochi centimetri separavano le nostre bocche.
Ero intimorita, l’ignoto mi spaventava. Cosa sarebbe successo? Se mi avesse baciata, la maledizione si sarebbe manifestata? Se sì, come?
Una ressa di domande si accalcò nella mia mente, ma poco dopo i dubbi sparirono.
Louis premette le sue labbra contro le mie, il suo profumo di bosco mi travolse, lasciandomi inebetita. Mi sorpresi quando il bruciore interno non mi prese, anzi, il bacio era dolce come il miele, cancellava tutte le ferite del passato.
Lasciai che le lingue si toccassero, che lui esplorasse ogni centimetro, che mi assaporasse. Poi, si staccò, lasciandomi in estasi, in attesa. “Di nuovo, di nuovo!” urlavano i miei pensieri.
I suoi occhi erano sempre fissi nei miei, aria e terra, mare e spiaggia, fiume e…foresta. Pensai solo in quel momento ad Harry, a come si sarebbe sentito, a come avrebbe affrontato la cosa, se avrebbe capito o no.
-Non pensare, lasciati andare.- mormorò il ragazzo, alzandomi il mento con un dito.
Mi lasciò una scia di baci caldi, dalla mascella a poco più sotto della clavicola.
Dei brividi di piacere mi scesero giù per la schiena, mentre le nostre labbra si univano di nuovo, e ancora, ancora.
-Smettila…- sussurrai sulla sua bocca, sorridendo.
­-Nah, c’è troppo gusto adesso che posso.- rispose, ridendo assieme a me.
Un’aura di tranquillità e pace ci avvolgeva, rendendo tutto così bello e perfetto. Ero così a mio agio con lui, riuscivo a prevedere cosa sarebbe successo dopo, non era come con Harry, la mia vita era tutta un terremoto pieno di precipizi nei quali cadere di continuo.
Un suono catturò la nostra attenzione. Sembrava qualcuno che piangeva sommessamente, un pianto da bambino piccolo che non vuole fare rumore.
Mi staccai dall’abbraccio caldo di Louis e mi affacciai alla balaustra merlata della Torre del Vento: il riccio, seduto su di un masso, giù nel cortile. Singhiozzava piano, nascondendo la faccia nelle mani. Aguzzai l’orecchio, cercando di capire se stava parlando.
-Dovevo saperlo…- mormorava. –La storia non poteva andare avanti normalmente…-
Aggrottai la fronte e mi girai verso il ragazzo dietro di me, ponendogli un interrogativo con lo sguardo.
-La maledizione.-  disse semplicemente. –La maledizione non è come sembra.-
Rimasi spiazzata.
In che senso la maledizione non è come sembra?
Ero spaventata, stupita, confusa e una marea di emozioni indescrivibili mi passavano per la mente e il corpo, in un brivido. Una folata di vento mi sferzò il volto, una brezza che sapeva di mare lontano e foresta misteriosa. Inspirai a lungo, cercando di calmare i miei tremori. “Sii stoica.”
-Spiegati.- domandai, accomodandomi, seduta a terra contro una merlatura.
Lì, le raffiche arrivavano attutite, meno forti di quando ero in piedi.
-Harry non ti ha spiegato bene tutto.- cominciò, avvolgendosi le braccia attorno al petto.
Era pallidissimo, con la pelle d’oca, i capelli scompigliati; sembrava un pulcino.
-Non sei vincolata a lui “per tutto il resto della tua vita, finché il braccio di morte non ti strapperà dal suo bacio.”- disse poi.
-Aspetta, cos’è quella frase?-
­-La…whoa, whoa, whoa, Harry non ti ha fatto leggere la pergamena?!-
Annuii confusa, non capendo cosa intendeva. Pergamena? Braccio di morte?
A quel mio gesto m’afferrò la mano e, senza dire una parola, mi condusse dentro. Scendemmo di corsa tutte le scale della torre, imboccammo centinaia di labirintici corridoi, finché un muro non ci bloccò la strada.
-E ora cosa intendi fare, Mr.Convent?- domandai, guardandolo con sufficienza.
-Tu aspetta e vedrai.- rispose.
Prese un respiro profondo e soffiò, il suo fiato leggero sollevò una nuvola di polvere, scoprendo delle rune dall’aria sinistra. Le ripulì, poi innalzò un canto, seguendo con le dita runa dopo runa.
“Ashtai ronij rewhee mehel” pensai, seguendo d’istinto le parole che Louis diceva.
Mi stupii di sapere tutto il resto della canzone e mi resi conto che era una ninna nanna. Il muro prese a muoversi, una pietra dopo l’altra, si spostò, rivelando una piccola porticina tutta ruggine. Il ragazzo, allora, si chinò e ,leggendo l’ultima runa, fece scattare la serratura ed entrò in un nuovo, piccolo e maleodorante corridoio.
Lo seguii titubante, guardando dove mettevo i piedi, spaventata dall’idea che potessi scivolare sul pavimento muffoso del piccolo e angusto spazio.
-Tranquilla.-  sussurrò lui, sorridendo.
L’aria era pesante e il buio totale, eppure il suo volto rischiarò tutto, anche i miei pensieri confusi.
Il corridoio andava allargandosi finché non raggiungemmo una stanza ampia e luminosa. Al centro, come se fosse il cuore di tutta la Magione, fluttuava eterea una pergamena dall’aria fragile ed estremamente antica. Louis s’avvicinò e, sussurrando altre dolci parole nella lingua arcaica, afferrò il rotolo.
-Qui, dalla notte dei tempi, sono raccolte le tue varie vite e tutte le tue morti. E anche la ragione della maledizione.-
Accarezzai il foglio, che sprigionò un profumo di biblioteca.
Eppure…
C’era qualcosa che strideva con tutto ciò, come il retrogusto di limone troppo forte nella torta ai frutti di bosco della nonna di Louis. Srotolai la pergamena lungo il rocchetto e notai che era scritta con le stesse rune strane del muro di prima.
-Magdaleniano, era la prima lingua parlata dalle tribù che popolavano la terra.- spiegò il ragazzo, chinandosi, per osservare da sopra la mia testa.
Prese il rocchetto e mi permise di scorrere il dito lungo le righe del testo. Con mio stupore scoprii di saperlo leggere, di capire.
 
Le notti erano tanto lunghe in quel periodo. Era impossibile poter anche solo andare a caccia senza torce, anche se esse facevano scappare i cervi.
Vivevamo insieme, noi e i lupi.
Eravamo mescolati, erano soliti i matrimoni misti dai quali nascevano mezzosangue, erano naturali le trasfusioni per noi, come i sacrifici per loro.
I lupi davano noi il sangue, noi davamo loro la carne.
Mi chiamo Rashia, io davo la carne.
Fu durante una di quelle lunghe notti che lo conobbi.
 Faceva di nome Solaris, aveva gli occhi d’oceano, lui dava il sangue.
E assieme a lui arrivò quello con la foresta nelle pupille. Si chiamava Oriis, era come me.
Erano belli, uno più dell’altro, passavamo giornate e serate assieme, rotolandoci felici.
Finché la gelosia non li corrose, li rese nemici.
La guerra arrivò, i nostri clan si divisero, i lupi non stavano più con noi, era vietato dalla legge legarsi o passare del tempo con loro.
Ma tra me e Solaris era nato l’amore, un amore che ci portò alla distruzione di noi stessi.
Fu allora che la maledizione arrivò, da Colui che Governa Il Cielo.
 
“L’amore fiorirà come le rose in estate, maturerà come l’uva d’autunno e finirà per marcire. Così sarà per voi, settemilatrecento giorni e altrettante notti vi separino ciclicamente, per tutto il resto della vostra vita, finché il braccio della morte non la prenda e la strappi dal suo bacio.”
 
La pergamena finì, di lì in poi sarebbero state elencate le nostre vite.
Il cuore mi si strinse e la mente si aprì, lasciando fluire i vecchi ricordi di quel tempo remoto: la foresta scura che profumava di felci, l’abbraccio caldo di Solaris e la bocca ardente di Oriis.
Caddi in ginocchio, sopraffatta da epoche ed epoche di storie. Louis era lì, mi cinse le spalle, lasciandomi calmare dal battito ritmico del suo cuore.
-Va tutto bene..- mormorò, carezzandomi i capelli.
Scossi la testa, staccandomi dal suo abbraccio e me ne andai, ripercorrendo la strada a ritroso a passi lunghi e distesi.
Nel mio cuore, in quel momento, avrei solo desiderato di non aver mai incontrato Harry.


 
Sono una luridissima bastarda, lo so
 
BELLA A TUTTI
Sì, finalmente mi sono decisa ad aggiornare con il capitolo shock, vi immagino tutti con la faccia a "urlo di Munch" lmao.
Ok no, torniamo seri *si schiarisce la voce*
LA MALEDIZIONE FINALMENTE HA SENSO -in ogni caso, se non capite chiedete- BOOM, LOUIS THE TOMMO TOMLINSON LA BACIA.
E qui vi vedo molto fangirl annegare nei vostri feels come ho fatto io scrivendo ((mi vedevo dall'esterno, ma dovevo farvelo questo capitolo così)). Volevo ringraziare tutte le belliffime fanciulle che sono passate dall'altra nuova Fanfiction, "SHIVERS", vi amo tutte incondizionatamente.
Un grazie speciale va alla mia Beels, che dopo tutto quello che le ho fatto, è ancora accanto a me. Grazie pulcetta 
EEh niente, vi lascio. RECENSITE, non mi è piaciuto vedere quello "0 recensioni" per il capitolo 6, sigh.

Annie xoxo

 
  
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