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Autore: LeSid    06/12/2013    0 recensioni
Si tratta di una storia vissuta dal Decimo Dottore, con una companion completamente inventata, ambientata idealmente subito dopo lo speciale "The New Doctor".
Catherine Pledger è una giovane studentessa da sempre affascinata dalle leggende metropolitane e, tra queste, le storie sul Dottore sono quelle che sempre l'hanno incuriosita maggiormente. Inizia a documentarsi, nella speranza di facilitare un incontro, sperando di avere i mezzi per riconoscere il mito se e quando l'avesse avuto davanti agli occhi.
Ma è il Dottore a incappare in lei, proprio quando decide di prendere una pausa dalle solite peripezie. Catherine, al settimo cielo per essere riuscita a trovare il suo eroe, chiede di potersi unire a lui, quando iniziano strani avvenimenti: carri trainati da cavalli che si materalizzano nel centro di Londra, reperti archeologici che spariscono dai musei, strani bus che fluttuano nel cielo e altre follie sono quel genere di cose a cui il Dottore non può resistere. Sembra che il tempo si stia sovrapponendo in più punti, e solo il Dottore può salvare anche questa volta l'Ordine delle cose.
Il Dottore, il TARDIS e gli altri personaggi di Doctor Who sono di proprietà della BBC. L'uso che ne faccio è per puro intrattenimento.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10, Nuovo personaggio, TARDIS
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Wait, sir, please, wait!”, continuò Catherine. “You just said you're the Doctor. You mean that Doctor?”.

No, no, not that Doctor. Just The Doctor. And, um, aren't we on Earth, anyway?”, rispose il Dottore annusando l'aria dubbioso, facendo un passo fuori dal TARDIS e lasciandone socchiusa la porta.

Non appena ebbe terminato la frase, si accorse dello sguardo che Catherine stava rivolgendo a lui ed al suo TARDIS: lo sguardo di chi ha appena fatto una scoperta sconvolgente, con lo stupore scolpito sul volto. La guardò meglio, scrutando quel corpicino piuttosto esile, i capelli biondi che le incorniciavano il viso su cui gli occhi verdi sembravano incastonati. La bocca socchiusa nell'incredulità era sottile, il respiro appena affannoso per la corsa e per l'emozione. Il Dottore seguitò a camminare lentamente, tenendo una certa distanza. La giovane rimase in quello stato ancora per alcuni istanti, prima di deglutire e iniziare a rispondere.

The Doctor. The Blue Box. You are... true. You really exist!”, disse, con eccitazione, stringendo i pugni e unendoli sotto il mento mentre gli sorrideva. “I've searched for you so hard, I've read everything about you on the forums. I... I... Just can't tell you how much I'm happy. You are real!”, continuò con la voce evidentemente emozionata. Si rese però conto di non aver risposto alla domanda e si affrettò a continuare, non aveva sicuramente intenzione di deludere quella che per lei era la leggenda metropolitana più eccitante mai esistita.

Sir, we are on Earth. This is the Guildhall Library, and we're in London. And before you ask, we are in 2009. February, 13th, exactly. And I will never forget this date, I swear!”, concluse, iniziando ad avvicinarsi al Dottore: i primi passi, lentamente, lanciando poi lo sguardo al di là del Time Lord. Un nuovo stupore le si dipinse in volto vedendo l'interno del TARDIS, gli arredi e soprattutto le dimensioni. Scartando il Dottore, continuò fino ad entrare: salendo gli scalini lentamente, si guardò intorno con meraviglia.

It is... it is bigger on the inside. Actually. They were right, and that's amazing!”, esclamò esterrefatta. Era talmente sconvolta da tutta quella magnificenza aliena da non accorgersi che il Dottore l'aveva seguita da vicino, notandolo solo quando questi la passò sulla sua sinistra, dirigendosi verso la consolle di comando del TARDIS, su cui teneva fissi gli occhi. Nel suo sguardo si notava una certa apprensione, che palesò commentando le coordinate spazio-temporali impostate. Il Dottore iniziò a pensare a voce alta, incurante della presenza di Catherine che, nel frattempo, cercò di catturare con lo sguardo ogni particolare di quella stanza tanto immensa quanto fantastica.

It's... weird. I... just... should not be here. The time, the place... something went wrong, but how? And why?”, si interrogò, mentre scorreva con lo sguardo su tutta la strumentazione.

Stabilizers are fine, vortex field was up, landing sensors...”, iniziò il Dottore girandosi a guardare dietro di sé, mentre sembrava che il TARDIS si muovesse in retromarcia. Una serie di piccoli BEEP, ad intervalli sempre più brevi, risuonò all'interno della navetta senziente. “...working. But it is just impossible. Earth. 2009. I have to understand how it was possible...”, continuò. Catherine, per contro, credeva perfettamente a tutto ciò che la circondava. Si avvicinò con sguardo malizioso al Dottore, ed iniziò:

But this is real. You are here, Doctor, and only God knows how much I dreamt of this moment.”, disse con un sorriso suadente. Il Dottore non potè fare a meno di notare che, sì, era decisamente una bella ragazza. Certo, umana, limitata e con poco tempo a disposizione, ma assolutamente attraente. Squadrò di nuovo il suo viso, scendendo poi con lo sguardo lungo il collo sottile.

Take me to the stars, Doctor. Take me to the most remote place in the Universe, please. Show me how much your life is marvellous.”, concluse Catherine.

L'invito spiazzò fortemente il Dottore. Quella giovane sapeva. Fin troppo, a dire il vero. Una giovane umana non avrebbe dovuto sapere di viaggi nel tempo, di navicelle più grandi all'interno, della sua vita. La domanda era semplice: come quella ragazza poteva sapere di lui, senza averlo mai visto? Come poteva, se era certo di non averla mai incontrata e se nemmeno i suoi amici terrestri avevano mai parlato di una certa Catherine Pledger? I pensieri si assieparono nella sua mente tanto da manifestarsi con una smorfia di dubbio sul suo viso. E Catherine, che di certo non era una ragazza sprovveduta, si accorse subito della sua perplessità. Dopo un altro passo verso di lui, iniziò di nuovo:

Why are you so surprised? Because I know who you are? Doctor, you are a legend. People think you cannot exist, anyway, but I know you were true. Because the internet is full of articles, and forums, and stuff about you: a man, who travels in space and time in a blue box, to watch over the creation. He has no name. He's the Doctor. A wise alien who protects us. And then, I found a book. A book that seems to not exist. It tells the story of a Time Lord. A Time Lord that wanted to see all the time and space, and who wrote a kind of diary of his journeys. I have it up...”, disse, quando il Dottore la interruppe bruscamente.

You have WHAT?, sbottò, con un sguardo sbigottito. Un libro che parlava di un Time Lord? No, non era possibile. Una cosa del genere non poteva esistere sulla Terra.

I have that book. I found it here, in the Library. It has no number, no stickers on it. And seems that no one noticed it for a while. It was covered in dust. I cleaned that white cover...and it is here. Do you want to see it?”, domandò, mentre lo stupore del Dottore non accennava a diminuire.

Era possibile che i terrestri avessero scritto di lui, e ben lo sapeva. La semplice esistenza del L.I.N.D.A. ne era la prova. Ma un libro sui viaggi di un Time Lord? Perché avrebbe dovuto trovarsi sulla Terra? Sebbene anche la sua razza fosse dedita alla scrittura, quei libri sarebbero potuti essere fisicamente solo all'interno di un TARDIS o su Gallifrey, la madrepatria.

I HAVE to see it. It's going to be a very, very weird day, my dear.”, rispose il Dottore con immutata incredulità. Anche perché un nuovo dubbio si insinuò nelle sue certezze: pur ammettendo che un libro del genere potesse esistere, sicuramente non sarebbe potuto essere scritto in inglese. I Time Lord scrivevano da sempre il solo Gallifreyano Circolare, che non risulterebbe essere un idioma semplice da comprendere per un terrestre. Il Dottore intuì immediatamente che non solo qualcosa di molto strano stava accadendo, ma che Catherine era in un certo modo un fulcro per tutto ciò. Qualcosa in quella ragazza sembrava non essere, diciamo, ordinario. Ed era qualcosa che andava ben oltre il suo aspetto e la sua apertura mentale: già accettare con un tale entusiasmo l'esistenza di razze aliene e comprendere, tuttavia che ne esistevano di ostili, avendolo definito un protettore della Terra, era piuttosto straordinario. Ma quel bagliore negli occhi, quella scintilla nel verde delle iridi di Catherine... non sapeva descriverlo. Una fiducia istintiva lo pervase quando Catherine gli porse la mano.

Il Dottore le sorrise, allungò la mano a sua volta a prendere quella della ragazza.

Allons-y!”, esclamò, stringendogliela e iniziando una corsa che spiazzò un istante Catherine, che ritrovò l'equilibrio e prese quindi a correre al suo stesso ritmo, scendendo in un balzo gli scalini e uscendo rapidamente dal TARDIS dietro di lui.

Se dapprima a dettare la corsa fu il Dottore, appena entrati nella biblioteca la ragazza si mise davanti, a condurlo su per le scale, rampa dopo rampa, attraverso un corridoio, un atrio ed un secondo corridoio, fino all'ampio stanzone con i banchi, dove su uno di questi c'erano i libri che la giovane stava consultando. Arrivarono con il fiato corto, dovettero fermarsi un istante per riprendere fiato. Un istante lunghissimo, visto l'imbarazzo causato loro dagli sguardi poco avvezzi alla fretta degli altri frequentatori della biblioteca. Il rumore che avevano fatto correndo li aveva evidentemente disturbati, e non ne facevano assolutamente mistero. Il Dottore alzò entrambe le mani, scusandosi con tutti, abbassando la testa e non dicendo una sola parola, mentre a piccoli passi laterali si dirigeva verso il posto dove era seduta la ragazza prima del suo arrivo. La luce faceva risaltare nella pila di testi proprio la copertina bianca del libro di cui Catherine stava parlando, solo parzialmente coperta dagli altri tomi. La giovane, dopo aver spostato i libri che vi erano sopra, prese quello che tanto interessava al Dottore e glielo porse. Questi lo squadrò. Un cerchio, con altri cerchi più piccoli al suo interno, punti, linee erano tutto ciò che vide, oro su bianco. Era assolutamente un libro della tradizione Time Lord. Ed era, come era certo, in Gallifreyano. Prima ancora di prenderlo tra le mani, si chiese come fosse possibile per Catherine aver letto anche solo una parola: non era collegata alla matrice di traduzione del TARDIS, e anche se lo fosse stata, avrebbe potuto leggere quella lingua solo all'interno del TARDIS stesso, dove la matrice si rendeva tanto forte da tradurre, per chi leggeva, anche i caratteri circolari dei Time Lords.

The title is “White Hole”, and there is no author's name. It is funny, because the very first time I saw, also the libriarian didn't know this book was here. Actually, she never saw it on the bookcases. She was so surprised. And searching the Guildhall database resulted in no matches. Same for the other London libraries. So it has to be unique.”, bisbigliò la giovane, per rafforzare le sue tesi sullo strano libro.

Oh, you don't even know how unique it is.”, rispose il Dottore, pensando che in realtà la cosa più unica nella stanza probabilmente non fosse il libro, ma la ragazza che glielo stava porgendo. Era certo, ormai: non solo Catherine era in grado di leggerlo, ma aveva addirittura penetrato il campo di percezione distorta che lo permeava. Allungò leggermente le mani, e finalmente afferrò il tomo.

Con un filo di delusione, non percepì nulla di strano al contatto con la pelle della rilegatura. Accarezzò la copertina con un velo di diffidenza. Lo guardò da varie angolature, ma dopo averlo rigirato ancora un paio di volte tra le mani, decise di aprirlo e di iniziare a sfogliarlo. Catherine guardava attenta ogni singolo gesto, ogni movimento del Dottore, come se potesse da quei gesti intuire qualcosa del segreto del libro che non esisteva sulla Terra.

So, what do you think about it?”, sussurrò di nuovo la ragazza, sia per non disturbare gli altri lettori sia per un vago senso di riservatezza nei confronti del Dottore.

Il Time Lord non rispose subito. Continuò a sfogliarlo, fino a raggiungere la pagina dove evidentemente si era soffermata la ragazza. La rilegatura era più morbida in quel punto, e un segnalibro piuttosto grande, di carta spessa e grezza, con disegnato un grande castello ed impreziosito da un nastro di raso blu confermava la sua deduzione.

Lesse velocemente la pagina, che raccontava della Terra: descritta come un pianeta affascinante, popolato da meravigliose ed intelligenti creature, organizzato in stati e con infinite culture, lingue, usi e costumi. Era un vero e proprio diario. Continuando a scorrere le pagine, che narravano sia delle foreste dove gli esseri umani ancora erano piuttosto arretrati, in un'era preindustriale non meglio precisata, che delle città futuristiche dove tutto era automatizzato e gli spostamenti avvenivano grazie ad una rete di tunnel antigravitari che servivano ogni luogo, il Dottore continuò a stupirsi. Non per il contenuto del libro, ma per il fatto che si trattava di un testo tremendamente ordinario, tanto da non riuscire a trattenere un sospiro: piccolo, sommesso ma piuttosto eloquente. Richiuse il libro, tenendo il segno con il dito, prima di alzare lo sguardo verso Catherine, che stava ancora attendendo una risposta. Prima di aver il tempo di dire una sola parola, notò che un'ombra stava invadendo la stanza, coprendo progressivamente il viso della ragazza. Si voltò, avviandosi verso una delle ampie finestre dello stanzone, attraverso la quale vide una mongolfiera. Una grande, enorme, mongolfiera azzurra e dorata che si librava nel cielo di Londra, non troppo distante dall'edificio, ma senza dubbio molto più in alto. Era quella che proiettava l'ombra all'interno della biblioteca.

So, we have a brand new London baloon tour! Tourists will be so happy!”, disse il Dottore allargando le braccia, girandosi nuovamente verso la ragazza bionda, in un tono di voce che gli costò un altro rimprovero da parte dei presenti.

Oh, sorry, sorry, I'm so sorry!”, si scusò con un tono decisamente più flebile.

Catherine seguì l'ombra, fino a scorgere la mongolfiera.

Doctor, there's no London baloon tour, maybe it can be a promo for something, an advertisement!”, disse, inclinando la testa.

Il Dottore, alle parole dalla giovane, spalancò gli occhi in un'espressione di stupore. Si voltò nuovamente, concentrandosi sul pallone aerostatico. Dopo qualche istante, si portò la mano alla fronte, capendo qualcosa che gli era sfuggito.

No tourist tour, but neither an ad. It's something different, Catherine. It is a real baloon from the 18th century. It resembles the one made by the Montgolfier Brothers. Oh, you should have meet them. Joseph and Étienne. Funny people. Strange white toupees. Anyway.”, disse concitatemente il Dottore, ancora rivolto verso la finestra. “It seems that this baloon isn't a simple baloon. This baloon is more likely... something gone through a breach. A breach in the fabric of time and space.”, continuò voltandosi a guardare Catherine, iniziando a sussurrare.

La ragazza, per tutta risposta, si illuminò in un sorriso, come una bambina davanti ad un enorme gelato. Mosse in paio di passi verso di lui e quando fu abbastanza vicina, prese le mani del Dottore tra le sue e lo guardò negli occhi.

So, this is the kind of stuff you...solve, isn't it?”, bisbigliò la giovane, eccitata dalla rivelazione del Dottore su quanto stesso succedendo.

I... I... Will help you. I don't know how, but I'll be useful, I swear. May I... come with you, Doctor?”, continuò, con un tono tra l'implorante ed il malizioso.

La domanda non colse il Dottore di sorpresa e la risposta fu subitanea e severa: “I would be glad to have someone on my side but... It is too dangerous. You cannot risk that...”.

D'improvviso, Catherine allungò la mano e prese il libro, strappandolo dalle mani del Time Lord. Fece un paio di passi indietro e lanciò uno sguardo di sfida. La ragazza tramutò l'euforia in determinazione, sbraitando al Dottore “I WILL come!”, prima di iniziare una corsa a ritroso, diretta verso il corridoio, certa che non sarebbe potuta scappare senza essere inseguita. Voleva rientrare nel TARDIS per obbligare il Dottore a portarla con sè: era l'avventura della sua vita, non sarebbe stata disposta a barattarla con nessuna scusa. Come immaginava, infatti, il Dottore prese a rincorrerla tra il mormorio sorpreso della sala. Pensò che il libro che aveva trovato dovesse essere dunque prezioso o importante, se quell'alieno con il cappotto lungo non era disposto a lasciarla scappare. Catherine superò l'atrio, imboccò il corridoio verso le scale e prese a scenderle a rotta di collo, mentre il Dottore si affrettava per non perderla di vista, sorpreso dall'agilità della ragazza.

La giovane lo precedette per tutto il tragitto verso il vicolo, dovendosi però fermare davanti alle parte chiuse del TARDIS. Il Dottore svoltò l'angolo quando Catherine era già ferma. Le si avvicinò lentamente e con il fiato corto. Lei si girò, stringendo al petto il suo biglietto per l'avventura.

So, it seems you like running. Well, it is the first requirement.”, disse quindi il Dottore, con il respiro ancora spezzato dalla corsa ma accennando un sorriso. La determinazione e la prontezza di riflessi della ragazza iniziavano a convincerlo. “One trip. One small trip. Then you'll go.”, concluse.

Perfect, we have a deal.”, esultò Catherine, lanciandosi al collo del Dottore, il quale tossì per far capire che l'abbraccio era troppo stretto e lungo per i suoi standard.

Quando la giovane lo liberò da quella stretta immobilizzante, il Dottore recuperò la chiave del TARDIS da un taschino nella fodera interna del cappotto, aprì la porta ed entrò. Catherine lo seguì, mentre la porta si chiudeva da sola, salendo le scale e avvicinandosi alla console, sulla quale appoggiò il libro in modo istintivo.

Ma non appena la pelle bianca della copertina del libro venne a contatto con il TARDIS, la strumentazione parve impazzire: una marea di piccole spie prese a lampeggiare, mentre sullo schermo di comunicazione apparve una scritta alquanto strana: “TIME BREACH – TARDIS ALERT – FIXING CONTINUITY”. Il Dottore non potè che affrettarsi per controllare tutti gli allarmi riportati dalla console, bloccandosi però con una smorfia di preoccupazione davanti alla scritta inattesa.

What's going on, Doctor?”, chiese con timore Catherine. La spavalderia che aveva mostrato fino a pochi istanti prima parve ridimensionarsi molto velocemente, comprendendo che il Dottore aveva una vita più pericolosa che avventurosa. Rimase ferma, mentre il Time Lord riprese ad armeggiare con i comandi sulla plancia. Il TARDIS tremò per un momento, poi tutto si fermò. Le luci degli allarmi si erano spente, un ritrovato silenzio calò nella sala: solo la scritta sullo schermo continuò a far bella mostra di sè. Il Dottore scosse la testa, prima di rivolgersi a Catherine.

Something is going wrong. It looks like the TARDIS had to fix a little paradox. Like something that doesn't belong here.”, speculò. Il Dottore si diresse quindi verso la porta, indugiando un istante nello stringere la maniglia.

Di certo non si sarebbe aspettato di ritrovarsi di fronte ad un cavaliere, con tanto di armatura, lancia e destriero, che si aggirava confuso nel vicolo. Il Dottore richiuse immediatamente la porta del TARDIS, appoggiandosi quasi a volerla bloccare. L'espressione di sincero stupore sul suo volto richiamò l'attenzione di Catherine.

What's going on, Doctor?”, chiese, con malcelata apprensione.

We have Lancelot knocking, out there.”, rispose il Dottore.



**********



E finalmente sono arrivato alla fine del primo capitolo. Spero di riuscire ad aggiornare in tempi più brevi d'ora in poi. Volevo solo dire grazie già da ora per l'aiuto alle mie beta-girls carli90 e PapySanzo89, che mi hanno risparmiato alcune figuracce (sono troppo distratto!). Un grazie taaaaanto enorme a Kwaku Ananse, il mio revisore di fiducia :) Spero di avervi incuriositi/e e ci leggiamo presto!

 

:)

   
 
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