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Autore: sunrise_1000    07/12/2013    2 recensioni
Ogni cellula nel corpo mi urlava : pericolo, scappa!
Il cuore iniziò a pompare più velocemente e nella mia mente regnavano le immagini di questa notte e dell'altra. Il brutto presentimento che mi ero portata a presso per tutto questo tempo era fortissimo e sembrava che mi volesse uccidere da un momento all'altro.
Erano quei 3 la mia paura, il mio timore ma … siamo seri, perché dovrei aver paura di loro? Cosa posso farmi in fondo?
Il forte tuono che sentimmo non mi rassicurò per niente.
Il ragazzo biondo sembrò notare la mia paura e mi sorrise misterioso, iniziando a studiarmi.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec, Demetri, Nuovo personaggio, Volturi
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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Questa notte non avevo dormito per niente. Gli incubi mi riempivano la testa e avevo voglia di urlare. Mi ero proprio stancata di tutti questi strani sogni.

Erano sempre gli stessi. Qualcuno mi diceva qualcosa, mi avvertiva, si preoccupava ma io non riuscivo a capire. Poi sentivo urli e mi svegliavo di soprassalto.

L'ansia non se ne andava e io di conseguenza non riuscivo a dormire. Se mai mi addormentavo facevo di nuovo quei sogni.

Alla fine mi svegliai completamente, erano le cinque di mattina e il mio volo sarebbe partito alle 8.30 a.m. Avevo ancora tempo ma non volevo fare altri incubi.

Feci una bella doccia calda e mi lavai anche i capelli.

Dopo essermi asciugata e vestita andai a fare colazione. Stavolta avevo fame.

Elena non era ancora arrivata, probabilmente stava ancora dormendo, come tutti del resto. Io gli avevo pagato la vacanza così l'avrei potuta incontrare. Quando saremmo arrivate lì ci dovevamo dare un appuntamento su un luogo ben preciso.

Un viaggio nelle Hawaii da sola con Lucy e Cathie sarebbe stato un altro incubo e io ne avevo già abbastanza. Il suo aereo sarebbe partito alle 10.15 a.m. Noi avevamo un jet privato e naturalmente le due stupide principessine ne sono orgogliose.

Andai a fare colazione ad un bar aperto. Le uniche persone qui in circolazione erano studenti che facevano jogging la mattina presto.

Ritornai in camera per lavarmi i denti e mettere lo spazzolino in valigia. Mi misi al collo la collana etrusca e l'anello di George. La collana non dovrei indossarla tutti i giorni, anzi, non dovrei proprio indossarla ma avevo paura di lasciarla qui o in valigia e poi Angeline mi aveva pregato di mettermela il giorno della partenza, non so il perché. Quando starò nelle Hawaii la lasciò in camera. Lì in giro avrei avuto paura di perdermela. L'anello invece per far rosicare Cathie. George non gli aveva mai regalato niente e un anello con un rubino sopra non era da tutti. Questa idea mi faceva rabbrividire.

Oggi era una giornata calda, troppo per essere aprile qui a Cambridge e Angeline ci aveva dato delle magliette che dovevamo mettere per il viaggio. Alle galline li aveva dato delle maglie color rosso scuro a me invece una rosso acceso. Più che magliette erano top a bretelle scollati. Sotto invece avevo dei pantaloni aderenti neri e un paio di All Star del medesimo colore.

Visto che anche qui fa caldo e la temperatura lì sarà ancora più alta, decisi di mettermi questi abiti ma portai comunque un giacchetto.

Alla fine, con la mia valigia e la mia borsa a tracolla, mi recai fuori dal college e presi un taxi. Dopo qualche minuto incontrai all'aeroporto le due sceme che mi guardavano con aria superiore.

Come hanno fatto a vincere non lo so.

Incontrammo Angeline (che stavolta aveva i capelli più chiari, rossi) che ci portò sul jet e lì trovammo altre persone.

<< Anche loro hanno vinto premi e tutti insieme farete una vacanza nelle Hawaii. Adesso comportatevi bene e fate silenzio, ok? Non parlate con nessuno >> ci disse e noi imbambolate (non so perché) eseguimmo l'ordine.

Era uno strano ordine che mi metteva agitazione. Perché non dovrei parlare con nessuno? Ma non lo chiesi.

Le galline naturalmente erano infastidite, pensavano che fosse una cosa solo per noi (loro due) vip e invece c'erano credo una ventina di persone (il jet era molto grande).

Ci sedemmo sulle comode poltrone di pelle (io sfortunatamente vicino a Cathie) e ne approfittai per riposarmi un po. Mi tolsi il giacchetto visto che iniziavo a sentire un po' caldo e lo usai come coperta. Non volevo addormentarmi vicino all'arpia che mi guardava misteriosa ma sfortunatamente non ressi il sonno.

L'incubo iniziò a riformarsi, ma adesso sentivo la voce molto più chiara …

 

<< Clarissa! Clarissa! Scappa prima che ti prendano! Sono pericolosi, vai via! >> disse la voce e riaffiorarono le immagini della giuria.

<< Chi sei? >> volevo chiedere.

<< Vattene prima che puoi, vattene via! Non mi hai seguito e adesso se non scappi da lì dovrai affrontare le conseguenze! >>.

Mille immagini corsero nella mia mente : il medaglione, il viso dei giudici, la faccia di Cathie e di Lucy, le persone che urlavano del mio sogno e per ultimo il mio viso che muoveva la bocca. Li vedevo come dei flash che mi procuravano fastidio. Continuava ad urlare a dire sempre le stesse cose. Io volevo farla smettere ma non ci riuscivo, era impossibile.

 

Mi svegliai sconvolta e tremando di paura. La voce l'avevo riconosciuta.

Era la mia!

L'ultima immagine ero io che dicevo di scappare. Ma quella non ero esattamente io. Era il mio istinto, le mie brutte sensazioni, le mie paure che nei sogni mi volevano avvertire visto che io non le seguivo quando ero sveglia.

Avevo capito che centravano Angeline e i suoi due amichetti ma che centra il medaglione? Cathie e Lucy? Le persone che urlavano … non capivo.

A loro sarebbe successo qualcosa, anche a Cathie e Lucy e soprattutto a me.

Dovevo scappare subito ma stavamo ancora volando. Controllai il finestrino vicino a me.

Vedevo una distesa di colline che si estendeva in tutto il territorio, erano colorate e piene di bellissimi fiori.

Ne ero sicura, erano colline toscane. Ma che ci facevamo in Italia?

<< Angeline >> la chiamai. Avevo il cuore ancora a mille e parlare quella donna che vedevo una minaccia non era l'ideale, ma dovevo chiederglielo.

<< Si cara? >> disse con un sorriso d'angelo e si avvicinò nella mia direzione.

<< Che ci facciamo in Italia? Dovremmo stare nelle zone asiatiche o nell'oceano. Che ci facciamo qui? >> chiesi con un fil di voce.

<< C'è stato un problemino e adesso dobbiamo atterrare con urgenza. Non ti preoccupare cara, niente di cui spaventarsi >>.

<< Che vuol dire un problemino? Non dovremmo neanche toccare l'Italia invece siamo in Toscana. Io non … >> mi zitti mettendo un dito sulle mie labbra.

<< Adesso basta fare domande. Comportati bene e stai tranquilla. Non ce niente di cui preoccuparsi. Così va bene? >>.

Non ho la minima idea di cosa mi abbia fatto ma non dissi più niente e mi limitai ad annuire. Avevo terrore di quella donna, mi aveva stregato e dopo che se né andò presi il cellulare. Volevo chiamare o dare un messaggio a Elena ma non c'era campo.

Mi sentivo in trappola.

Quando Angeline annunciò che ci saremmo fermati in Italia a Volterra, anche altri passeggeri diventarono confusi ma dopo che Angline li tranquillizzo nessuno disse una parola.

Uscimmo dal jet lasciammo lì le nostre borse. Ci trovavamo in un parcheggio aereo riservato.

Angeline ci condusse in un grandissimo palazzo, noi procedemmo senza rendercene conto, in automatico.

Il cuore mi batteva all'impazzata e la paura non mi faceva quasi muovere.

Controllai in cellulare : niente capo.

Continuammo ad andare avanti e dopo poco ci ritrovammo in una reception con una donna che ci stava salutando dietro ad una scrivania.

Lei salutò Angeline in italiano però chiamandola Heidi. Lei contraccambio il saluto con la donna di nome Gianna.

Mi portai una mano al collo, mi sentivo strozzare.

Poi mi resi conto che qualcosa mancava : la mia collana.

Dov'era finita?

Controllai se ce l'avevo a dosso. Cavolo! Forse l'avevo lasciate dentro il jet.

Ne approfittai per andarmene via ma prima dovevo assolutamente prendere la collana, anche a costo della mia vita. Avevo fatto una promessa a mio padre e quella manterrò.

Cercai di allontanarmi, ma ci volle un bel po' per riprendere il controllo dei miei arti. Stranamente Angeline non si accorse di me e dopo essermi girata cercai di scappare ma di colpo spuntò William.

<< Buongiorno signorina Clarissa. Guardi che deve andare avanti se vuole seguire il gruppo >> mi disse suadente e iniziò di nuovo a studiarmi.

Che ci faceva lui qui? Non c'era sul jet …

<< Mi scusi ma non trovo una cosa, penso di essermela dimenticata sul jet. Perciò con permesso … >> dissi per andarmene ma lui mi blocco il braccio.

Aveva le mani più gelate della seconda volta. Sembrava morto per quanto era freddo e … anche per quanto era pallido …

Il mio cuore andava così veloce che non mi stupirei di morire di infarto anche se sono molto giovane per che questo possa accadere. Troppe cose che non quadravano e troppe le cose che avevo notato non erano normali.

<< Mi lasci >> balbettai spaventata.

Lui si era accorto della mia paura e anche del mio cuore accelerato. Sorrise.

<< Mi dispiace ma qualcuno ti attende. Lo andrò a prendere io l'oggetto che hai lasciato, non ti preoccupare >>.

Cercai di liberarmi ma era come essere bloccati da una statua. Lui si mise a ridere per i miei sforzi inutili.

<< Allora mi costringi ad usare la forza >> disse.

Alzi lo sguardo su di lui.

Era la prima volta che gli stavo così vicina e lì notai il suo volto perfetto senza nessun difetto, il suo ghigno divertito che gli avrei dato felicemente un pugno ma aveva anche il suo fascino. Ma la cosa che mi colpì ancora di più erano i suoi occhi, che non erano più marroni ma neri con qualche sfumatura rossastra.

Lui mi alzò prendendomi la vita e facendomi stare lontana dal pavimento di qualche centimetro. Era come se avesse preso una bambola.

Io non riuscivo a liberarmi, era troppo forte. Gli sferrai un calcio colpendolo alla gamba ma mi feci più male io che lui. Si mise a ridere divertito e facendomi spazientire.

<< Lasciami, lasciami! >> gli urlai spaventata e arrabbiata.

<< Senti raggio di sole, sfortunatamente tu non potrai essere il mio pasto visto che Heidi ti ha già prenotata per i miei signori. Non voglio che i capi si arrabbino con me perciò è meglio non farli attendere >>.

Mise il naso sul mio collo e iniziò a annusarmi come un cane. Io ero impietrita.

<< Che peccato >> disse con una smorfia e mi diede un bacio gelato sulla guancia.

<< Ah, comunque il mio vero nome è Demetri, dolcezza >> e mi sorrise.

Prima che riuscissi a ragionare su quello che mi aveva detto, sentii degli urli provenire dalla stanza in cui eravamo diretti.

Mi ci buttò dentro e sparì.

Io mi guardai intorno. Era come rivivere il mio sogno ma sta volta era più chiaro.

La gente scappava da persone che avevano la pelle pallidissima come Demetri e Heidi. Questa specie di mostri attaccava la gente come me e gli azzannava il collo violentemente. Era come vedere un film horror però questo era stra maledettamente vero.

Dove diavolo mi trovavo!?! Cosa sta succedendo!?! Il mio istinto, perché non l'ho seguito?(!)

Andai verso la grande porta di legno per scappare, ma era chiusa. Un altra ragazza con le lacrime a gli occhi stava cercando di aprirla e io l'aiutai ma era troppo pesante per noi due. La sentii urlare : Thomas l'aveva persa conficcandole i denti dentro la carne morbida della gola.

Cercai di scappare ma era inutile, tra poco avrebbero preso anche me. Mi misi contro un muro per tentare invano di trovare un altra via d'uscita.

Trovai invece qualcosa che in questa stanza mi ero dimenticata totalmente : il ciondolo. Che ci faceva qui?

Volevo prenderlo ma mai mi sarei avvicinata a quei mostri, così usai il mio dono per portarlo verso di me e lo presi. Almeno se sarei morta avrei mantenuto la promessa.

Una mano mi prese il polso. Era fredda e bianca. Era uno di quei mostri. Tra poco sarei anche io andata all'altro mondo.

Mi girò di scatto e io lo guardai con gli occhi pieni di terrore.

Era un uomo pallido con splendidi lineamenti, era molto più alto di me e aveva i capelli neri corvini lunghi, dimostrava circa sui 25 anni.

I suoi occhi erano rosso sangue.

Mi guardava curioso ma poi strabuzzò gli occhi sorpreso ma confuso.

Notai che aveva un volto molto famigliare ma non ricordo dove l'avevo visto.

<< La prego … >> dissi con voce tremante.

<< D-Didyme ? >> disse lui stupito.

Chi era Didyme? Io sono Clarissa. Mi aveva scambiato per un altra persona?

Mi prese la mano con cui tenevo il ciondolo e l'aprì.

Il medaglione anche se era caduto non si era fatto niente. Ma perché stava qui? Pensavo che stesse sul jet. Forse me lo aveva preso Cathie per vendetta ma gli era caduto.

L'uomo che mi teneva intrecciò la sua mono con la mia e mi guardava sbalordito. Non riuscii a reggere il suo sguardo così mi girai e trovai il corpo della ragazza che mi aveva odiato da quando avevo messo piede al college, rivolto a terra senza vita.

Vicino c'era anche quello della sua amica Lucy e di altri poveri innocenti vittima di questa carneficina. A vederle non provavo più rancore nei loro confronti ma solo un dispiacere immenso. Ormai ero l'unica nella stanza in vita come persona normale.

Ma perché non mi uccide subito? Non ce la faccio più a vedere cadaveri e mostri.

Guardai di nuovo l'uomo davanti a me e aveva un volto felice, ancora sorpreso.

<< Fratelli, venite a vedere cosa ho trovato >> disse con una voce che mi sembrava una sinfonia.

Un uomo dai capelli biondo platino lunghi e un altro dai capelli neri si girarono. Il primo era perplesso, il secondo sembrava apatico ma a appena mi vide strabuzzò gli occhi senza parole.

Tutti nella sala avevano notato l'espressione di quest'ultimo e ne rimasero sorpresi.

Io non riuscivo a capire e il loro avvicinamento mi metteva a disagio. Iniziai a tremare vedendo tutti quei occhi rossi che mi fissavano.

<< Assomiglia molto a Didyme ma lei è umana >> disse il biondo.

Perciò loro non sono umani. A questo ci ero arrivata anche prima ma adesso ho almeno la conferma.

<< Certo. E guardate >> l'uomo dai bellissimi lineamenti mi prese il medaglione dalla mano e lo fece vedere a tutti.

<< È lo stesso che aveva Didyme. Però il suo è ancora qui a palazzo >> disse.

<< Mah allora … Aro non capisco. Cosa vuoi dirci ? >> disse acido il biondo.

<< Questa umana è una ragazza molto speciale e unica >> rispose rivolgendosi a me con un sorriso angelico. Mi mise al collo il medaglione e me lo allacciò.

Io ero impietrita.

Lui mi guardò affascinato e disse : << Due gocce d'acqua >> e mi riprese la mano.

Avevo tremendamente paura di tutti loro e dei loro bellissimi sorrisi, quelli non promettevano mai niente di buono. Volevo scappare ma sapevo che mi avrebbero presa e anche usando il mio dono non sarei riuscita a fermarli. Questo mio pensiero fece sorridere Aro.

Che volevano fare con me? I loro discorsi erano senza senso, non capivo.

<< Felix, porta questa ragazza da Gianna e dirgli di farla calmare. Digli anche che gli deve spiegare cosa siamo e poi ritorna qui >> gli ordinò Aro clemente.

Lui mi lasciò per farmi prendere da Felix, quello che dovrebbe essere Thomas, e lui mi portò fuori dalla stanza dei mosti.

Avevo così tanta paura che mi veniva voglia di vomitare.

 

 

  
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