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Autore: Allegra_    07/12/2013    11 recensioni
Manhattan, New York.
Lucinda Price è tutt’altro che una semplice diciassettenne in cerca del vero amore: lei è una vera e propria barbie programmata per aspirare sempre e comunque alla perfezione
La sua vita procede tranquilla e monotona tra premi di concorsi di bellezza, lodi scolastiche per il suo andamento, una famiglia più che ricca, un gruppo di amici alquanto popolare in tutta la città, il ragazzo dei suoi sogni e gli ideali principeschi a cui aspira perennemente.
Ma la sua routine subirà un vero e proprio sconvolgimento quando, a causa di una banalissimo progetto di letteratura, verrà a conoscenza dell’esistenza nella sua stessa classe dell’individuo più diverso da lei presente nel mondo.
Christopher Anderson è la reincarnazione del mistero.
Se ne sta sempre in disparte, non parla quasi mai con nessuno, vive in una famiglia che sembra non appartenergli per nulla, in quanto sprizza energia e vitalità da tutti i pori, mentre lui sembra quanto di più spento possa esserci.
Ma che cosa succede quando luce e buio si fondono?
Uno scoppio.
Oppure una meravigliosa storia d’amore.
Leggete per scoprirlo
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo 12 : Prigionieri Di Un Momento
 


Libertà.
Il dizionario la definiva come la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire usando la volontà di ideare e mettere in atto un’azione.
Ma era davvero quella l’affermazione corretta?
Essere liberi significava poter fare ciò che si voleva senza alcun limite?
Oppure voleva dire non avere costrizioni nel poter scegliere?
Ad ogni modo, io non sapevo se fosse o meno una cosa positiva.
Noi cittadini americani per esempio, eravamo un popolo libero.
Ma forse ciò non era poi tanto vero.
Perché essere liberi non significava semplicemente non essere dominati da altri popoli o oppressi da un dittatore.
Essere liberi significava non avere codici, legami, fede, speranze.
Voleva dire poter in qualunque momento trasferirsi nell’altra parte del mondo senza rimorsi, riuscire a non sentirsi legato a niente e nessuno.
Ed era davvero una cosa positiva essere liberi in quel modo?
Essere prigionieri invece?  Cosa voleva dire davvero?
Era una cosa negativa come convenzionalmente si credeva?
No, io non la pensavo in quel modo.
Perché si può essere prigionieri di una canzone dalla perfetta melodia accattivante, prigionieri di una persona che amiamo con tutti noi stessi, prigionieri di un libro che non vorremo smettere di leggere per niente al mondo.
Prigionieri di un momento che vorremo non finisse mai.
 
***
 
<< C..Chris >> biasciai sommessamente, allontanando le mie labbra dalle sue quel poco che bastava perché riuscisse a sentirmi.
Non rispose, si limitò anzi a chiudere gli occhi per baciarmi nuovamente.
Ed io mi lasciai trasportare dalle sensazioni che riusciva a regalarmi.
Era come essere naufragata su un’isola deserta, pensando che niente o nessuno sarebbe stato lì a farmi compagnia ad eccezione delle onde del mare.
Ed ecco, lui era la mia onda.
Mi ritrovai lentamente a corto di fiato, così interruppi il bacio per sussurrare ancora sulle sue labbra: << Chris >>
<< Shh…>> mormorò in maniera così sexy che l’avrei di colpo baciato, se le mie labbra non l’avessero già fatto involontariamente per me.
La sua lingua trovò dunque di nuovo la mia, mentre le sue mani mi accarezzavano i fianchi con dolcezza.
Stavo perdendo il senno.
E mi stava decisamente piacendo.
<< Potrebbe vederci chiunque >> biascicai appena, concentrata più che mai a parlare senza smettere di stringerlo a me.
<< Ha importanza? >> domandò retorico, prendendo ancora una volta possesso delle mie labbra.
Aveva importanza che il mio ragazzo, i miei migliori amici, i suoi fratelli e l’intero corpo studentesco avrebbe potuto uscire in terrazza in quel momento ed assistere alla nostra scenetta?
Ovviamente. E non poca.
Ma, quasi come se il fato fosse stato dalla nostra parte, nessuno accennava anche solo per sbaglio a scostare le tende della sala.
C’eravamo soltanto io, Chris e quel meraviglioso bacio.
O, tanto per ricordare alla mia pignola mente il numero dei battiti mancati del mio cuore, di quei 5 baci scambiati uno dietro l’altro, senza neppure il tempo di prendere fiato.
Ma a cosa mi sarebbe servito respirare in quel momento?
Non avevo bisogno d’altro se non di lui.
Lui che era ormai un’assurda e infinita necessità.
Allontanò lentamente le labbra dalle mie scendendo con il capo a lasciarmi un dolce bacio tra la mascella e il lobo dell’orecchio, mentre le sue braccia cingevano ancora i miei fianchi e le mie non accennavano a voler lasciare libero il suo collo.
Era così strano trovarmi in quella situazione che, se non avessi sentito più e più volte il mio corpo andare a fuoco e il mio battito cardiaco arrestato, avrei seriamente pensato di trovarmi in uno dei miei meravigliosi sogni.
<< Dobbiamo tornare dentro >> mormorò appena, lasciando scivolare via le braccia da me e portandosi le mani in tasca.
Annuii iniziando a camminare al suo fianco, ancora un po’ scossa dall’interruzione del contatto con il suo corpo.
Cosa gli era preso d’improvviso?
Nemmeno gli avessi dato una scossa, si era staccato da me a velocità sorprendente e si stava dirigendo verso l’interno della sala come se nulla fosse successo.
Lo guardai stranita mentre puntava il suo sguardo nel mio appena prima di voltare l’angolo.
<< Carina la scenetta con Matt di prima >> sorrise amaro << Ma devo dire che come attrice stai decisamente perdendo punti >>
E se ne andò lasciandomi sola su quella fredda terrazza.
Ecco svelato l’arcano: mi aveva vista quando poco prima avevo ricevuto il regalo di compleanno dal mio ragazzo e se n’era stranamente ricordato solo in quel momento.
Che cosa l’avesse però spinto a baciarmi rimaneva e, a dirla tutta rimane tutt’ora, un mistero.
Fatto stava che sentivo le gambe cedermi e una fin troppo repressa voglia di urlare a gran voce quanto fossi felice.
Perché si, ero fottutamente felice.
E la cosa che più di tutte mi spaventava era che proprio lui, Christopher Anderson, fosse il motivo della mia gioia.
 
***
 
Il lunedì successivo le cose non erano mutate di una virgola.
Se vi aspettavate che dopo quell’assurda sera del mio compleanno Chris fosse diventato dolcissimo e appiccicoso come la colla a caldo avevate effettivamente sbagliato previsione.
Quasi come se la festa fosse stata cancellata dalle menti, tutto era estremamente di routine.
E, se possibile, lui era anche più strano di quanto fosse mai stato in precedenza.
Ci eravamo beccati per i corridoi si e no due volte negli ultimi 3 giorni e mi aveva a malapena salutato con un cenno del capo, avevamo dovuto iniziare a lavorare anche in classe al progetto di Letteratura e aveva iniziato a prendermi in giro su quanto – a suo parere - stessi recitando male il ruolo che da sempre rendevo in maniera perfetta.
A pranzo non si era seduto con noi, ma era stato nel suo solito angolo di depressione ad ascoltare la musica, mentre sabato sera aveva preferito restare a casa a badare a sua sorella che venire al cinema con tutti gli altri.
Insomma, se con quel bacio aveva provato qualcosa non me ne aveva dato neppure la minima dimostrazione.
E forse era meglio così.
<< È una grandissima stronzata >> commentò Sam guardandomi di traverso, mentre addentava signorilmente un triplo hamburger con tanto di ketchup e maionese.
Il mio discorso non l’aveva convinta neppure un po’.
<< Prima ti odia, poi ti bacia e poi ti odia di nuovo >> elencò << Non ha senso! >>
<< Io credo che mi abbia baciato semplicemente per mettermi in imbarazzo >> mormorai.
Lo pensavo davvero?
Forse.
Insomma, il suo comportamento lasciava intendere precisamente ciò.
Ma d’altra parte, non potevo essere l’unica ad aver avuto un attacco di cuore a causa di quel bacio.
Avevo sentito il modo in cui mi aveva stretta a sé e mi aveva parlato, avevo percepito la dolcezza con cui mi aveva baciata inizialmente, la passione successiva.
E tutto mi diceva che anche per lui ciò che era successo aveva avuto un senso.
<< Ma per piacere! È chiaro che siete innamorati l’uno dell’altra e che quel bacio è significato qualcosa! >> masticò la mia amica.
<< Io non ho provato niente e lui neppure >> imposi con tono sicuro, forse più per convincere me stessa.
<< Ed ecco che ha sparato la cazzata! >> Sam mi trucidò con lo sguardo << Vuoi per piacere essere sincera almeno con me? Capisco che magari non vuoi parlarne con Dan e Charlie che sono le sorelle e con Am che non ne capisce un tubo di amore, ma almeno con me sii sincera! >>
Apprezzai con non poco piacere il fatto che fosse riuscita a formulare un pensiero così lungo utilizzando una sola parolaccia, mentre sentivo in cuor mio quanta ragione avesse.
Insomma, da quando Chris era entrato nella mia vita mi veniva sempre più difficile parlare dei miei sentimenti con qualcuno.
Neppure io riuscivo più a capire cosa mi passasse per la testa, figuriamoci le mie amiche.
L’unica che sembrava riuscire a mettere un po’ d’ordine ai miei pensieri di tanto in tanto era Jazmin, eppure non potevo rivolgermi a lei per ogni minima stupidaggine.
Quindi rimanevo con quel maledetto caos interiore il quale non mi provocava altro che scompiglio.
Avevo bisogno di qualcuno a cui poter raccontare davvero tutto e in quel momento sentii che probabilmente avevo davanti a me quella persona.
Eh si, quella matta di Sam faceva proprio a caso mio con la sua disarmante schiettezza e il suo riuscire a capire quando mentissi e quando fossi invece sincera.
Così presi un bel respiro e ammisi per la prima volta, anche a me stessa, ciò che mi stava capitando.
<< Non so da dove cominciare >> mormorai << Da quando Chris è entrato nella mia vita è tutto così diverso, io stessa mi sento diversa. Lui non è come tutti gli altri ragazzi che mi muoiono dietro, non è neppure come Matt, è così strano, insopportabile, lunatico, odioso e … unico. >>
Vidi la mia amica annuire mentre mi faceva cenno con la mano di proseguire.
<< Quando sono con lui mi sento ribollire dalla rabbia per le sue continue provocazioni e prese in giro, sono continuamente sotto pressione per cercare di mostrargli il meglio di me, analizzata di continuo e messa a nudo da quei suoi meravigliosi occhi che sembrano conoscermi meglio di quanto mi conosca io stessa. Gli urlo contro la maggior parte del tempo e odio quando mette in discussione la mia vita e chi sono davvero. E mi fa anche provare imbarazzo a volte, quando mi sfiora o semplicemente quando mi guarda soffermandosi sui particolari del mio viso. Mi rende poi triste ascoltare tutto ciò che di brutto pensa nei miei riguardi, e mi offende passare ai suoi occhi come una semplice teenager da telefilm. >>
Era così dannatamente bello poter dire tutto ciò pensavo che mi stavo lasciando decisamente prendere la mano da quei pensieri sdolcinati.
<< Ma vedi, in positivo e non, mi fa provare così tante emozioni da farmi sentire viva, forse più di quanto io sia mai stata in 17 anni. E questa cosa mi spaventa, perché mi sento come se stessi innamorandomi di lui e non devo >>
Samantha mi guardò senza dire nulla, alzando semplicemente il sopracciglio in una muta domanda: perché non devi?
Già. Perché?
<< Per tanti motivi, troppi >> mormorai << Innanzitutto ricordiamoci che ho già un ragazzo, e poi anche se io capissi di provare qualcosa per lui i miei sentimenti non sarebbero mai ricambiati >>
Sam annuì fingendosi soddisfatta e non dandomi a vedere quanto in realtà avesse capito che c’era dell’altro dietro quella mia semplice risposta.
Eppure vedevo nei suoi occhi un lampo di consapevolezza, segno che aveva compreso eccome.
O forse ero semplicemente io a volermi convincere di ciò, come se il fatto che lei l’avesse intuito da sola distogliesse me dall’incarico di doverlo dire ad alta voce.
Cos’era questo fantomatico altro?
Qualcosa che Chris aveva capito dalla prima volta che ci eravamo guardati negli occhi mentre io faticavo ancora ad ammettere, qualcosa di cui mi stavo rendendo conto soltanto in quegli ultimi giorni e che stava per sconvolgere a pieno la mia vita come se nulla fosse.
 
***
 
Il primo passo verso ciò la conquista di ciò che vogliamo  è capire cosa sia, mio padre lo ripeteva di continuo.
Individuare il nostro desiderio, elaborare la maniera di raggiungerlo e afferrarlo con pugno stretto e deciso.
Cosi semplice da dire quasi quanto difficile da fare.
Eppure ci stavo provando, forse più per trovare un modo di passare il tempo che per reale coscienza dell’utilità di quel metodo.
Insomma, non doveva essere poi così difficile capire cosa desideravo davvero, bastava solo individuare qualche punto base da cui partire.
L’amore ad esempio.
Avevo ragione a pensare che non ci fosse nulla di reale tra me e Matt?
Che cosa provavo per Chris?
Ecco due domande a cui avrei dovuto prima o poi dare una risposta, possibilmente in fretta.
E riguardo la mia vita invece?
Ero davvero soddisfatta di come andavano le cose o cercavo altro?
Mi bastava essere la ragazza più bella e popolare o avrei voluto essere qualcosa in più, la più simpatica magari?
Volevo continuare ad essere costantemente al centro dell’attenzione o mi sarebbe bastato starmene in un posticino con i pochi che davvero tenevano a me?
Maledette domande destinate a non trovare così in fretta una risposta: mi affollavano la testa senza darmi tregua, in qualunque momento e in qualunque luogo.
Anche in quell’istante ad esempio, mentre i miei occhi vagavano tentatori sulle labbra di Chris intenti ad individuare la minima traccia di salsa o briciola che avrei potuto usare come scusante per ristabilire un contatto con esse.
Ero un caso senza speranza.
E i miei dubbi continui su tutto e tutti ne erano l’ennesima testimonianza.
<< Che dici allora? Meglio usare un inglese raffinato o qualcosa di più informale? >>
Scossi la testa risvegliandomi dai miei pensieri.
Di cosa stavamo parlando?
<< Ehm … dove? >> mormorai svampita.
Chris sbuffò sonoramente.
<< Insomma, capisco che il suono della mia voce sia una delle cosa che più ti irritano, ma potresti almeno sforzarti di ascoltare ciò che dico? >> sbottò.
<< Ehi calmino! >> esclamai << Mi sono persa solo gli ultimi due passaggi >>
Fissò l’orologio sul muro dietro di me battendo spasmodicamente il piede sul pavimento.
Sembrava impaziente.
<< Hai un appuntamento? >> domandai allora a bruciapelo.
<< Che t’importa? >>
<< Rispondimi >> m’impuntai.
Sbuffò ancora una volta senza accennare a voler dire nulla.
Sentivo una strana rabbia crescermi dentro a poco a poco, quasi come se temessi mi nascondesse qualcosa, quasi come se in quel momento l’unica cosa che desiderassi fosse sapere cosa fosse.
<< No >> masticò semplicemente senza guardarmi.
<< Non ci credo nemmeno un po’ >> espressi ad alta voce il mio pensiero << Con chi devi uscire? >>
<< Nessuno >> rispose più serio che mai << Riesci a capire questa parola? N-E-S-S-U-N-O >>
No.
Evidentemente non riuscivo a capirla.
Squadrai velocemente il suo abbigliamento rendendomi conto con non poca irritazione che era decisamente più elegante del solito.
Soleva infatti indossare jeans e felpa, mentre quel pomeriggio si era dato ad un pantalone blu scuro e una camicia azzurra, con tanto di capelli messi in ordine – cosa che, da quando lo conoscevo, non era davvero mai capitata. –
Come avevo fatto a non accorgermene prima?
Era chiaro come il sole che dovesse uscire con qualcuna.
La rabbia che poco prima stava nascendo in me fu amplificata da quel pensiero.
E si mutò.
Non era più rabbia, ma qualcosa di decisamente peggio.
Gelosia.
<< Okay, non me lo dire allora, ma sappi che sei veramente un idiota ad uscire con un’altra dopo.. >> non sapevo come continuare << Dopo..>> boccheggiai per qualche secondo prima di concludere con un semplice e stupido << Dopo l’altra sera! Sei diverso da ciò che credevo! >>
E mi sarei aspettata qualsiasi reazione a ciò che avevo appena detto, tranne quella che ne seguì.
<< Che cazzo vuoi saperne tu di come sono!? >> sbottò infatti balzando in piedi << Non sai niente di me, niente! >>
E camminò a passo veloce verso la porta, sbattendola al suo passaggio rumorosamente, mentre io me ne stavo ancora seduta senza accennare a dire né fare qualcosa.
Che cosa gli era preso?
Non lo sapevo, ma dovevo trovare il modo per scoprirlo.
Assolutamente.
Così, senza pensarci, infilai il cappotto e corsi giù per le scale, decisa più che mai a seguirlo ovunque stesse andando.
Lo vidi salire nella sua auto rompendo quasi la portiera per la violenza con cui l’aveva aperta.
Qualunque cosa stesse passando per la mente di quel ragazzo, dedussi che non doveva esse proprio niente di positivo.
Mi sentii come in quei film vecchio stile dicendo al tassista “segua quella macchina!” e man mano che ci addentravamo nella periferia della città iniziai a chiedermi dove effettivamente ci stessimo dirigendo.
Manhattan era scomparsa da un pezzo, ma neppure Brooklyn era mai stata così tetra.
Ci vollero circa dieci minuti prima che Chris parcheggiasse di fronte un complesso di bassi palazzi grigiastri e scendesse dalla macchina dirigendosi verso l’entrata.
<< Dove siamo? >> domandai al tassista, nel frattempo fermatosi anche lui.
<< Quello li è il carcere di Saint Ellen, nella più remota periferia di Brooklyn >> mi spiegò conciso << Sicura di voler scendere? Non mi sembra affatto il posto per una signorina come lei >>
Un carcere?
Che cosa diamine ci faceva Chris in un carcere?
<< Ci ha preso in pieno in effetti >> mormorai << Ma ho bisogno di scoprire una cosa, aspetti qui >>
Appena scesa dall’auto una folata di nebbia mi investì a pieno, mentre il vento mi scompigliava i capelli e i tacchi dei miei stivali si impigliavano nelle crepe della strada sconnessa.
Camminai verso l’entrata a passo svelto, spaventata dall’atmosfera tetra di quel luogo che nessun film dell’orrore avrebbe reso a dovere.
Tutt’intorno regnava un silenzio tombale, mentre avvicinandomi ai plessi grigi erano sempre più evidenti le finestre coperte dalle pesanti sbarre di ferro.
Sbattei più volte le palpebre come a volermi capacitare di dove fossi, ed ecco che lo vidi.
Chris se ne stava appoggiato al muro d’ingresso, esitante sull’entrare o meno, mentre si torturava le mani e mordeva nervoso le labbra.
Non l’avevo mai visto così.
Lui che appariva sempre tranquillo e pacato, era così agitato da rendere anche me di riflesso in quella condizione.
Alzò lo sguardo al cielo e quel veloce gesto bastò perché mi vedesse, immobile di fronte a lui.
<< Che cavolo ci fai qui? >> domandò stupito e arrabbiato.
Deglutii appena prima di rispondergli ostentando decisione e calma.
<< Credo che tu mi debba delle spiegazioni >>
 


 
Piccolo Angolo Di Luce
 
Hola! Vi annuncio con grandissimo (dis)piacere per voi che no, non sono ancora morta.
Semplicemente tra scuola pesantissima, amici traballanti, un ragazzo che mi sta praticamente facendo impazzire e mille impegni da portare avanti, il tempo per scrivere mi è proprio mancato.
E mi dispiace davvero tantissimo, non solo per aver fatto un torto a voi che aspettavate questo capitolo, ma anche perché il più grande torto l’ho fatto a me stessa privandomi della cosa che amo di più: scrivere.
Sono due mesi infatti che non aprivo il file di questa storia, e appena l’ho fatto le mie dita hanno iniziato a battere da sole i tasti a velocità supersonica, come stanno facendo ancora adesso.
Ho così tante cose da scrivere che credo questo piccolo spazio non mi basterà.
Semplicemente voglio promettere a voi e a me stessa che non trascurerò mai più la mia passione per un periodo che mi è sembrato eterno e che continuerò a scrivere ogni giorno cercando di postare i nuovi capitoli quanto più in fretta possibile.
Voglio poi ringraziare tutte le fantastiche persone che mi hanno scritto in questo periodo dicendomi di aggiornare, ma che mi capivano e che per qualunque cosa potevo contare su di loro.
Siete state veramente meravigliose, ed è per questo che voglio dedicarvi questa capitolo, a voi e a mia sorella, Bruna, che mi è sempre molto vicino e che in questi mesi si arrabbiava perché non scrivevo più, arrivando ieri sera a minacciarmi per farmi finire questo capitolo.
Grazie di tutto, spero che continuerete ad esserci, perché per me siete davvero fondamentali.
Venendo a noi adesso, come stesso la nostra protagonista dice “Se vi aspettavate che dopo quel bacio Chris fosse diventato dolcissimo e appiccicoso come la colla a caldo avevate decisamente sbagliato previsioni” anzi, se possibile il nostro caro ragazzo è ancora più strano dopo la sera del compleanno di Luce.
Il motivo? Probabilmente concentrato nel finale, il quel luogo così tetro che è il carcere di Saint Ellen.
Perché lui si trova li? Voglio sentire un po’ che cosa immaginate..
Inoltre nel capitolo è stata un’importante presenza la nostra Sam, più schietta che mai, che sta aiutando Luce a capire cosa prova.
E poi c’è quel qualcosa che la nostra protagonista ha capito, ma che non riesce ancora ad ammettere: il motivo per cui ha paura di innamorarsi di Chris e di stare con lui.
Di cosa si tratta? Beh, anche qui voglio ascoltare qualche vostra previsione.
Spero di riuscire a scrivere il prossimo capitolo più in fretta possibile, grazie ancora di tutto.
Un bacino <3

 
LOL <3
   
 
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