Epilogo
Era
la mattina del 22
Dicembre, la
città di Edimburgo era completamente
imbiancata e Fedora guardava la neve
scendere sopra i tetti dalla finestra della sua stanza, sua e di Micael.
In
giardino Anastas’ya giocava nella neve con Natalie, poco
lontano Alexandra stava seduta in una panchina di legno posta sotto una
grande
quercia. Affianco a lei c’erano Marina e Francis, che Micael
aveva invitato per
le vacanze di Natale.
Erano
venuti ad Edimburgo anche Philip ed Elisabeth, ormai si
erano fidanzati ufficialmente, e probabilmente erano nel piccolo
giardino
d’inverno dell’antica villa della famiglia Witt.
La
donna sentì la porta aprirsi e poi richiudersi. Rimase
ferma davanti alla finestra e poco dopo sentì le braccia di
Micael stringerle
dolcemente la vita.
:<<
Sarà il tuo primo Natale. >>
:<<
Sì, e sarà bellissimo. >> rispose
lei
continuando a guardare Nast’ya che correva nella neve candida. :<< Niente
guerra, niente sangue. . .
solo noi. >>
:<<
Ti mancano tutti, vero? >>
Spesso
si svegliava di notte e piangeva, a poco serviva
Micael che la abbracciava e le accarezzava i capelli per calmarla.
Fedora
sospirò, avendo recuperato la memoria si era
ovviamente ricordata di tutte le persone che le erano state care, e che
erano
morte durante la guerra.
:<<
Sì, anche quell’incompetente del dottore. E poi
Lyubov, le altre infermiere, Tasha, la piccola Tasha… aveva
solo diciassette
anni, lo sapevi? E anche Romy, che è rimasta in Russia.
Chissà che starà
facendo, come starà. . . ? >>
:<<
Fedora. >>
Micael
la strinse a
sé mentre lei si rigirava nel suo abbraccio
:<< Mi sento così in colpa.
>> sussurrò.
:<<
Non devi. Sarà un Natale bellissimo, vedrai.
Aspetta di vedere tutti regali. >>
Fedora
rise fra le lacrime che aveva versato e che Micael
finse di ignorare :<< Il mio regalo te lo do adesso.
Preferisco ci sia
poca gente. >> sollevò il voltò
sorridendo, poi prese un respiro
profondo :<<
Aspetto un bambino.
>>
Dopo
un attimo di stupore Micael cominciò a ridere felice e
sollevò la donna prendendola fra le braccia.
:<<
Ah! Fermo. >> anche lei cominciò a ridere
:<< Fermo. >>
L’uomo
la rimise a terra e le baciò dolcemente la fronte
:<< Sei viva, incinta, e fra poco sarai mia moglie. Non
potrebbe andare
meglio di così. >>
:<<
Davvero? >> rispose lei abbracciandolo e
beandosi del tepore del suo corpo, così rilassante e
rassicurante.
:<<
Sì. C’è una sola che vorrei sapere, ma
non sei
obbligata a … no, non dovrei chiedertela. >>
:<<
Cosa? >>
:<<
Non è nulla, solo curiosità, inutile e sciocca
curiosità. >>
:<<
Micael… >>
:<<
Non- >>
:<<
Micael. >>
:<<
Vorrei solo sapere come hai fatto a salvarti dal
crollo del rifugio. >>
Lei
sospirò :<< Volevo uscire, non ricordo
perché, ma
volevo uscire, e mentre ero vicina all’uscita il rifugio
è stato bombardato e
mi è crollato tutto addosso. Mi hanno trovata Boris e Romy,
priva di sensi.
>>
Micael
le accarezzò dolcemente i capelli :<< Ti amo.
>> disse in un sussurrò.
Frase
scontata, forse fuori luogo, ma detta con sincerità, e
Fedora non si stancava mai di sentirselo ripetere.
La
guerra era finita da anni, ora era proprio tempo di
rincominciare a vivere, dimenticare il passato e andare avanti.
…
c'est lui pour moi,
moi pour lui dans la vie
il me l'a dit, l'a juré
pour la vie. . .*
Note:
la canzone è “La
vie en rose” di Edith Piaf.
Grazie
mille a tutti
colo ro che hanno letto, in particolare a Hoshi98 che ha seguito la
storia sin
dall’inizio.
Queste sono Fedora, Marina e Romy.