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Autore: lalla124    08/05/2008    5 recensioni
Avete mai provato a leggere Stargirl di Jerry Spinelli? Se sì, tanto meglio, se no, bhè, non importa; scoprirete chi è leggendo questa fanfiction.
E se Edward incontrasse Stargirl, una ragazza molto fuori dal comune, cosa succederebbe?
Sinceramente non so quello che sto scrivendo! é solo un'idea che mi è venuta così! Mi è sembrata abbastanza carina, quindi ho deciso di provarci......non auguro niente, però!
Premetto subito una cosa: la storia è vista sotto il punto di vista di Edward e con tutte le seghe mentali che si fa quel ragazzo (non dico nella mia storia, ma in generale) spero di essere riuscita ad esprimere al meglio i suoi pensieri! Che dire, buona fortu...cioè....lettura!
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
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“Buon compleanno Edward

“Buon compleanno Edward!” mi disse Emmett sarcastico.

Io gli risposi con uno sguardo che esprimeva molto più fastidio delle parole. Oggi non era il mio compleanno. Secondo la mia patente però sì; non ricordando quando ero nato ero stato costretto a dichiarare un giorno qualunque. E quel giorno era oggi. Un futile giorno come gli altri per me.

La cognizione del tempo di noi vampiri era diversa da quella degli esseri umani. Mentre per loro la noia non fa altro che allungare il tempo e l’agonia, per noi produce l’effetto contrario, talmente ne siamo abituati. La nostra tuttavia è un’agonia infinita, che non svanirà mai; almeno fino a quando il tempo davanti a noi si sarà esaurito.

Un’eternità; spesso mi ero trovato a riflettere su questo concetto. Non ero mai giunto alla conclusione di “cosa” si trattasse. Una cosa avevo imparato dall’Eternità; aveva il potere di far dimenticare. Una delle capacità più lodabili e nel contempo odiabili, che distrugge sia i ricordi più inutili, sia quelli più importanti, vicini o lontani nel tempo che siano. Da ciò un’altra cosa avevo appreso: odiavo l’Eternità. Questo era un altro punto che componeva l’elenco della mia filosofia.

Grazie alla noia il tempo passò in fretta. Ormai mi muovevo come fossi una sorta di burattino, ripetendo i soliti e costanti gesti, sempre gli stessi da quando ci eravamo trasferiti qui a Forks. Un burattino mosso dai fili del Destino.

Eh sì. Io credevo nel Destino. Tutti coloro che non credono nel Fato hanno sempre affermato che non esiste qualcosa o qualcuno in grado di predisporre il futuro di ognuno e che l’avvenire lo decidiamo noi stessi. Io non avevo mai deciso di diventare un vampiro, non avevo mai desiderato che mia madre morisse di spagnola. Per questo, anche se tutt’ora mi era difficile ammettere che c’era qualcun altro che decidesse la mia vita, io credevo nel Destino.

A causa di questi scuri pensieri anche oggi la mia giornata era rovinata, nonostante il sostantivo “giornata” per me non avesse nessun significato. Mi sedetti con il mio vassoio, la nostra copertura per far credere a tutti che eravamo come loro.

 Il mio sguardo fu puntualmente catturato, come tutte le volte, da lei. Oggi mi avrebbe suonato la canzoncina di buon compleanno? Credevo proprio di no. Dopo così tanto tempo vicini durante le lezioni di inglese il suo istinto l’avrebbe sicuramente messa in guardia su di me e sulla mia famiglia. Tra poco la campanella avrebbe suonato e la pausa sarebbe finita.

Come previsto non fece niente. Mancavano ormai solo pochi minuti. Si alzò per mettere al suo posto il vassoio vuoto e per andarsene. Solo che imprevedibilmente non uscì dalla porta, ma cominciò a suonare con il suo ukulele “buon compleanno”. Ovviamente con il mio nome alla fine. Tutti si voltarono a guardarmi, ma non ci feci caso. Non notai nemmeno le risate trattenute di Emmett o lo sguardo scioccato di Rosalie. La mia attenzione era catturata da quella figura esile e saltellante che si stava dirigendo verso il nostro tavolo. Si fermò esattamente davanti di me. Sul suo volto si era dipinto un grande sorriso. Non sembrava per niente intimorita. Non mi diede i soliti biscotti, bensì una rosa rossa.

Da sempre avevo pensato che il fiore che meglio poteva rappresentare i vampiri fosse la rosa; dall’aspetto affascinante, ma dalle spine letali, dai delicati petali e dal dolce profumo, ma dal colore rosso del sangue. Guardai la rosa, poi guardai lei.

“Saluta Edward Cullen, Cannella” disse al suo topo che portava sulla spalla. La campanella suonò e lei prese subito la sua sacca andandosene. Tutti rimasero lì, noi compresi. Sentii impertinenti i pensieri dei presenti, sbalorditi da ciò che aveva fatto. Anche loro credevano che non avrebbe potuto osare tanto. Continuai a evitare Rosalie che scuoteva la testa sconvolta, le risate fragorose di Emmett e i pensieri allibiti di Alice e Jasper. Rimasi quasi incantato a guardare quella rosa. Perché non mi aveva dato i soliti biscotti? Probabilmente aveva intuito qualcosa di strano in noi. Non ne ero sicuro dato che non potevo leggerne i pensieri.

Avrei dovuto accertarmene; il mio compito era proprio quello di capire se qualcuno aveva intuito la nostra vera natura. Se ciò si dimostrava vero allora di norma ce ne andavamo senza lasciare tracce. E la musica della noia sarebbe iniziata di nuovo, come un vecchio disco rotto che non vuole fermarsi. Avrei dovuto scoprire qualcosa di più su di lei. Non negavo che mi gravava molto; avrei voluto restare nella mia coltre di noia e sperare che il tempo passasse. Ma passasse poi per cosa? Per tutta l’Eternità? Come potevo saperlo, dato che non conoscevo il suo significato? Sapevo che non avrei mai trovato la risposta a questo domande.

 

Per tutta la lezione di inglese la osservai. Stargirl. Perché una persona cambierebbe il proprio nome? Che soddisfazione può ricavarci? Non stava facendo niente di particolare. Notai che questa volta non aveva messo una margherita, ma una viola sul suo tavolo.  

Non mi piaceva come mi comportavo; non mi piaceva come mi faceva comportare. C’era un motivo per cui la continuavo ad osservare ed era un motivo pericoloso. Da quando era arrivata mi aveva subito incuriosito, ora però la mia curiosità era aumentata. Chi sei, Stargirl? Il motivo non lo sapevo nemmeno io e questo mi dava una grande stizza. Fino ad ora nessun umano aveva mai attirato così tanto la mia attenzione. Forse perché c’era qualcosa di più profondo dietro a quel profumo di lavanda? Forse il destino ha deciso di tirare i fili un po’ più in là questa volta? Scossi violentemente la testa. Che pensieri erano questi, Edward? Forse era dovuto alla fame? Stasera sarei partito con Jasper per andare a caccia.

 

La fine delle lezioni arrivò presto e senza guardare in faccia nessuno mi diressi verso la mia Volvo, dove ormai mi stavano già aspettando. Misi la prima e cercai di arrivare il più veloce possibile a casa. Anche questa volta però lei attirò il mio sguardo. Stava andando a casa come tutti, pedalando su una bicicletta blu. Nessuno veniva a scuola in bicicletta. La cosa non mi sorprese per niente, data la personalità della persona in questione. Stava ancora scalfendo piccole brecce nella mia coltre di noia. E la cosa mi irritava. Desideravo solo essere lasciato in pace. Chiedevo forse troppo, Destino?

 

Ero appena tornato dalla battuta di caccia e stavo correndo veloce nella foresta. Il vento che infilzante mi colpiva da sempre mi dava un forte senso di benessere. Sommato al fatto che ero sazio il mio umore era migliorato. Mi stavo dirigendo nel solo luogo dove potevo raggiungere un compromesso con la mia agonia; una piccola radura all’interno della foresta. Un luogo perfetto per pensare in tranquillità, senza il chiasso dei pensieri altrui.

Giunto nel posto desiderato ebbi una spiacevole, quanto curiosa sorpresa. La trovai seduta a gambe incrociate su una roccia al centro della radura. Aveva i palmi delle mani alzati verso il cielo e le mani appoggiate sulle ginocchia, mentre i suoi occhi erano chiusi. Non sembrava essersi accorta della mia presenza. Il mio umore crollò di nuovo; non potevo starmene per conto mio nemmeno qui. Fui sul punto di chiederle di andarsene, ma invece mi avvicinai incuriosito. Possibile che in quel momento la mia malsana curiosità fosse più forte della mia ragione?

Nonostante fossi a pochi centimetri da lei, non si accorse di niente. Cosa stava facendo? Il mio olfatto percepì la sua dolce fragranza alla lavanda. Scossi la testa per svegliarmi da quel senso di tepore. Il mio istinto mi spinse a provare a parlarle. La scossi appena e lei sussultò, come se l’avessi svegliata da un sonno.

“Salve, Edward Cullen” mi disse con quella voce da bambina “Come stai?”

La sua personalità si rifletteva anche nelle parole. Ignorai la domanda.

Cosa stavi facendo?”

“Mi stavo cancellando” rispose lei con un sorriso.

Io rimasi scettico. Non perdeva mai occasione di dimostrarsi diversa dal normale. Questo non fece altro che aumentare la mia attenzione.

Cosa intendi?”

“Cerco di isolarmi per non pensare a niente. In questo modo i brutti pensieri escono dalla mia mente e mi sento più tranquilla…”

Sarebbe stato bello se questa sorta di sua meditazione avesse potuto funzionare anche su di me.

“Vuoi provare?” mi chiese serena.

Come poteva il suo istinto non avvertirla del pericolo che affrontava se mi fossi seduto accanto a lei?

Spinto ancora una volta dalla curiosità mi sedetti sull’erba accanto a lei, consapevole che assecondarla sarebbe stata una terribile sciocchezza.

“Chiudi gli occhi” disse lei mentre faceva lo stesso. Ero stato coinvolto in una completa idiozia. Potevo benissimo alzarmi ed andarmene in quello stesso momento, ma l’attenzione verso di lei e la consapevolezza che forse potevo riuscire un po’ a capirla mi obbligarono a restarmene lì seduto. Alla fine chiusi gli occhi anch’io.

“Ora pensa solamente ad una grande gomma che cancella ogni tua parte del corpo”

Aprii di scatto gli occhi, ancora colpito dalla sua imprevedibilità. Cosa dovevo fare? Pensare che una gomma da cancellare facesse svanire il mio corpo. La mia ragione e il mio istinto stavano combattendo, divisi dal desiderio di andarmene immediatamente e di restar lì. Vinse alla fine il mio istinto, ormai troppo forte. Era la prima volta che facevo qualcosa contro il volere di me stesso. Seguii quindi le indicazioni che mi aveva dato. Immaginai una grande gomma da cancellare che lentamente spazzava via ogni mia parte. Cominciai dalle dita, per poi salire con le mani e poi con le braccia.

Avevo la strana sensazione di non essere più in grado di muovere i miei arti. Aprii gli occhi di scatto. Allora questa sua strana meditazione aveva realmente fatto effetto. Non mi piaceva; l’idea di poter perdere ogni contatto con la realtà non era affatto piacevole per un vampiro abituato a una sorveglianza costante.

“A quanto pare ci sei riuscito. La prossima volta però devi essere più rilassato.

Solo allora mi accorsi che insieme a me c’era anche lei.

“Tu ci riesci?” Lei annuii.

“Per quanto tempo resti in… meditazione?” Lei alzò le spalle.

“Dipende da quale tipo di pensieri mi devo liberare, talvolta anche ore…”

“Devi venire per forza in luoghi simili per pensare?” Ancora una volta il mio istinto prevalse e cominciai a porle una lunga concatenazione di domande inspiegabili persino a me.

“Sì, la mente necessità di spazio e aria per liberarsi.

Ormai l’avevo accettato; Stargirl mi aveva conquistato.

Perché hai cambiato nome?” continuai ancora. Lei alzò le spalle.

“Non mi piaceva. Non era il mio nome.”

E Stargirl è il tuo nome?”

“Per ora sì, se poi mi stuferò lo cambierò…”

“In cosa?” Più parlava, più la mia voglia di sapere cresceva.

“Non lo so, quando ne troverò uno più adatto a me”

E sai anche trovare il nome adatto per altre persone?” chiesi di getto.

Lei mi guardò pensando alla risposta. Non se la aspettava una domanda del genere.

“No. Ognuno può scoprire solamente il proprio nome. Tu ti senti Edward?”

Mi spiazzò ancora di più del suo comportamento. Sembrava un domanda da nulla, ma in realtà era molto più contorta di quanto sembrava. Mi fece pensare a lungo, ma non riuscii nemmeno a capire cosa volesse significare. Non le risposi.

“E tu ti senti Stargirl?” Lei annuii con foga.

In quel momento capii che non era per niente una persona stupida, anzi. Si stava dimostrando molto più intelligente di chiunque altro, me compreso. Era riuscita a dare una risposta ad una domanda che non ero in grado nemmeno di pormi per la sua complessità, nonostante avessi passato molto tempo a riflettere e a interrogarmi. Stava crescendo in me la consapevolezza che da lei potevo imparare più di qualche cosa.

“Qual è il tuo vero nome?” continuai sempre più attratto.

PerchéStargirl non può essere un nome vero?”

Altra domanda che mi bloccò, ma continuai.

“Intendevo dire qual è il tuo vero nome”

“Ha importanza?”

“Tanta quanto ne ha questa conversazione, no?” risposi io.

Stavo cominciando a capire come pensava la sua mente, e lo faceva veramente in modo insolito. Lei non se l’aspettava. Abbassò lo sguardo e annuii con la testa.

Perché mi hai regalato la rosa e non i biscotti oggi?” dissi ricordandomi della mia “missione”.

“Semplice, a mensa tu e la tua famiglia non mangiate mai niente. Pensavo non ti avrebbe fatto piacere, visto che avete paura del cibo.”

Non riuscii a trattenermi dal ridere fragorosamente e di gusto. Paura del cibo? Non era nemmeno minimamente vicino alla realtà.

Cosa c’è da ridere?”

“Pensi veramente che noi abbiamo paura del cibo?”

“Certo. Per ogni cosa esiste un tipo di paura.”

Il mio viso ritornò serio, colpito ancora una volta da queste sue frasi enigmatiche. Senza aggiungere altro si alzò.

 “Ci vediamo domani, Edward Cullen.” E dicendo questo si inoltrò tra gli alberi come se nulla fosse, scomparendo nella foresta.

Stargirl. In quel momento intuii che avrei passato molto tempo con lei.

 

 

 

 

 

Ok… ho provato a scrivere anche il secondo capitolo. Devo dire che questo è un Edward che si fa mooooolti problemi. Che volete farci; problemi per l’autrice, problemi per i suoi personaggi…. Comunque spero che questo capitolo vi abbia intrigato più del precedente!

Concludo ringraziando moltissimo coloro che hanno avuto la pazienza di commentare sotto propria volontà, oltre anche a coloro che hanno letto questo capitolo!

 

 

   
 
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