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Autore: chaska    07/12/2013    2 recensioni
«Un'altro incubo?»
Non si fece ingannare dalla voce atona usata, ben più appagata dal pensiero di vederlo mentre entrava in camera, col pigiama perfettamente in ordine, se non fosse per quel lembo ribelle di maglia che si ostinava da sembra ad impigliarsi nella stretta dei pantaloni, mentre si avvicinava a lei, occhiaie lievi ad accompagnargli lo sguardo e una tazza verde in mano.
«Un altro tea?»
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Petra, Ral
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note: Anche se è graficamente e logicamente più sensato scrivere le note a fine storia, questa volta meritano questo posto d'onore. Perchè tutti dovete sapere, prima di avventarvi qui sotto, che è la prima volta che tento qualcosa nel fandom di snk in qualsiasi sua forma, che l'OOCness va qui alla grande e che tendo a rendere delirante anche il momento più triste. Quindi yep, una slice of life di una AU che non è una AU, sort of. Non è uno scritto che mi convince particolarmente, ma uhm, ogni consiglio è il benvenuto?

L'amara realtà è invece che mi serviva un pretesto sensato per sconfiggere l'onta della pagina bianca.
Buona lettura ordunque, sempre se non mi avrete ancora cacciata via con stivali adatti alle docili misure di un titano~
p.s. titolo preso arrandom da Helena dei My Chemical Romance, buh
















 
So long and goodnight


Petra alzò il busto di scatto, il petto che si alzava e abbassava ad una velocità che le faceva quasi male, il respiro che non le donava alcun sollievo.
Passarono una manciata di secondi in quello stato di perdizione, fino a quando al forte sapore metallico che assaporava in bocca si sostituì quello lieve del dentifricio usato poche ore prima, al dolore della membra spezzate il torpidio del sonno, alla luce di un sole gentile la figura in ombra di un letto matrimoniale sfatto.
Sembrò riprendersi leggermente a quel pensiero -perchè dopotutto quel termine, matrimoniale, era così imbarazzante da farla ridere ed arrossire ogni volta, ma quello era il suo nome e quello andava usato.
Eppure, aspetto più rilevante  di quel piccolo lembo della sua vita, delle lenzuola strette fra le dita, quasi ne andasse della sua stessa vita, era tutt'altro particolare: a parte lei, era vuoto.

«Un'altro incubo?»

Non si fece ingannare dalla voce atona usata, ben più appagata dal pensiero di vederlo mentre entrava in camera, col pigiama perfettamente in ordine, se non fosse per quel lembo ribelle di maglia che si ostinava da sembra ad impigliarsi nella stretta dei pantaloni, mentre si avvicinava a lei, occhiaie lievi ad accompagnargli lo sguardo e una tazza verde in mano.
Si appoggiò sorridente alla testata del letto, mentre con un gesto men che meno calcolato, andò a carezzarsi la mano destra.

«Un altro tea?»

Levi si sedette al suo fianco, andando ad ingrovigliare le caviglie con le lenzuola e porgendole la tazza fumante, che accolse con un cenno.
Era vero, ormai Petra era divenuta alquanto avvezza alla materia 'incubi' -non che effettivamente ce ne fossero più di uno a disturbarle il sonno. Era sempre uguale, nel suo terribile realismo che la faceva sudare di notte in notte. E, cosa per lei alquanto buffa, aveva iniziato a tormentarla contemporaneamente ad altri due eventi: quando aveva scoperto una cicatrice bianca sulla mano destra e quando aveva incontrato per la prima volta Levi.
Come già detto, la questione veniva catalogata come buffa, mai avrebbe potuto avvicinare l'idea dell'uomo che in quel momento la intimava a bere il tea prima che si freddasse come 'inquietante'. Assolutamente impossibile, per lei.
Altrettanto però non si poteva dire per Auruo, suo amico da più di una vita, le piaceva dire ridendo, tanto era il tempo che era passato da quando si incontrarono la prima volta.
Petra scosse il capo, per poi sfiorare con le labbra la ceramica calda e bere un sorso della bevanda.
Che Auruo scherzasse pure incolpando Levi di quella sbiadita cicatrice a forma di morso, per lei rimaneva la mera testimonianza di un ricordo d'infanzia ormai dimenticato. E per l'incubo... beh, il suo lavoro era divenuto stressante, ultimamente -e il fatto che Levi stesso avesse un ruolo, fra assurdi giganti, foreste senza fine e macchinari troppo visionari anche per un giovane scrittore di steampunk, il che è tutto dire, non aveva molta importanza.
Solo tante coincidenze, elementi di una storia da brividi che la sua mente si ostinava a ricostruire durante i suoi sogni.

«Hai mai pensato di comprare un mantello?»

La domanda le sorse spontanea, mentre pensava a come fosse abbigliato in quei momenti onirici. Decisamente, quel capo gli donava, e non poco.

«Un mantello. Come no. Li vendono sotto casa, al giorno d'oggi.»

Rispose sbuffando annoiato, il sonno che gli gravava sugli occhi -il ragazzo non sarebbe mai stato di buon umore in un'ora così tarda, solo molto seccato.

«Oh certo. E dei pantaloni attillati, mi raccomando.»

La manciata di istanti seguenti vennero spezzati dalle risate di sottofondo della ragazza, mentre lo osservava da oltre la tazza. Beh, non che fosse una meravigliosa visione conciato in quel modo, ma sapeva di star esagerando.
Ah beh, quell'accenno di espressione indignata ne valeva la pena.

«Dammi il tea e vai a dormire. Subito.»

Petra sospirò mentre gli porgeva la bevanda al suono di quello che era, senza alcun tipo di dubbio, un ordine, e gli sfiorò la punta del naso con un bacio.

«Buona notte, caporale.»

Sussurrò, prima di avvolgersi fra le coperte e rimettersi a dormire, senza pensare a quelle parole senza alcun senso.
 
   
 
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