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Autore: Fantfree    08/12/2013    3 recensioni
Dopo una gita in un parco tematico, sette ragazzi si conoscono per caso all'entrata delle montagne russe chiamate Atlantipse, particolarmente conosciute per il loro tunnel del terrore (tunnel buio dove non si vede nulla). Saliranno tutti più o meno felici e quando tutto sembra andare alla perfezione... Il carrello si blocca proprio lì dentro...
Discutendo sul da farsi decidono di liberarsi ed andare a chiamare aiuto ma... si ritroveranno in una città completamente disabitata e distrutta...
Da lì comincia il loro viaggio... La loro avventura farà scoprire loro il grande segreto che si cela dietro quel mondo apparentemente diverso ed il motivo di essere arrivati fino a lì...
Un'umanità schiavizzata in un mondo dove ormai la tecnologia sembra essere stata del tutto sostituita dalla magia, la quale è posseduta solo da coloro che si fanno chiamare abitanti di Atlantide. Intanto, qualcuno da lontano sta preparando la sua vendetta e sta attendendo il momento giusto per colpire...
Che cosa c'entrano allora Cora, Blake, Clark, Mya e Dean con tutto questo?
Questa è la prima storia che scrivo, spero che vi piaccia!
Genere: Dark, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Afterworld'
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Ragazzi, mi sa che questo capitolo è molto "carico": è il capitolo che porta dalla stabilità all'instabilità della storia, le emozioni forti sono quasi scontate. Reggetevi, perchè non sarà come gli altri: questa volta sarà diverso... Da qui più niente è dato per scontato. Preparatevi!

Il castello risplendeva di una luce intensa, anche visto da sott'acqua.

Cora rivide la galleria da cui erano passati qualche ora prima, ma questa volta dall'esterno.

<< Siamo arrivati. >> Disse il principe. << L'entrata del castello è qui sopra. >>

<< Bene. >> Rispose la ragazza felice. Guardò il principe con ammirazione, ammirazione nei confronti della sua bellissima figura e sapeva già che il suo amore non era altro che un amore platonico. Non avrebbe mai potuto amare del tutto una persona con una maschera, sebbene si sforzasse di farlo. Lo apprezzava tantissimo, questo era vero, eppure quella “distanza” imposta dalla copertura del principe non avrebbe mai potuto scaturire in un sincero amore profondo.

Lui lo sapeva: per questo non avrebbe mai voluto innamorarsene, ma neanche la più grande magia avrebbe potuto impedirgli di amare. Nonostante egli fosse il più eccellente dei maghi dopo sua madre, nulla avrebbe potuto fare nei confronti dell'amore. Talvolta le magie lo creavano, ma una volta “tratto il dado” non avrebbero più potuto distruggerlo. A quel punto solo l'ordine naturale delle cose le avrebbe rimesse a posto, ma ci sarebbe voluto del tempo.

<< Come ci arriviamo fino a lassù? >> Domandò la ragazza un po' perplessa. << La vostra magia non ci permette di nuotare. >>

<< Chi ha detto che dovremo farlo? >> In quel momento pronunciò una formula magica in un linguaggio arcaico e poi si voltò verso Cora.

La ragazza lo osservò ancora più confusa: che cosa aveva mai fatto?

Il principe, sotto la maschera stava sorridendo, come per rassicurarla, sebbene non potesse notarlo.

<< Che magia avete fatto? >>

<< Porgetemi la mano! >> La invitò lui e nel contempo rassicurandola.

In tutta risposta, essa lo fece. Si fidava del principe, si fidava tantissimo. Sapeva che su di lui avrebbe potuto contare e che forse sarebbe stato proprio lui la risposta alle sue domande.

In quell'istante, circondati da una luce misteriosa, si sollevarono. Era come se stessero fluttuando a mezz'aria, eppure erano nell'acqua. Era una cosa molto strana ma anche affascinante.

“Se solo Mya, Blake e Dean potessero vedere!” Pensò lei voltandosi verso i ragazzi ancora bendati.

Come avrebbe mai potuto raccontarglielo? Semplice, non glielo avrebbe detto.

Mentre osservava lo strano paesaggio acquatico intorno a sé, vedeva la superficie farsi sempre più vicina, finchè non arrivò a toccarla con la mano. Thera e Tera erano splendide, due città in una, la nuova e la vecchia, l'isola e la città sommersa, due realtà coesistenti. Per un solo momento, per uno solo, si ricordò di tutto quello che aveva visto fino a quel momento e si domandò se la sua realtà potesse mai coesistere con quella, se fossero state le facce della stessa realtà. Su questo aveva in parte ragione ed in parte torto, per un motivo che avrebbe scoperto un po' più in là.

Toccò la superficie con una mano e poi la trapassò. Stava abbandonando quella parte di città per giungere nell'altra, in quella nuova, in quella che risplendeva dorata sotto i raggi del sole.

Capì che quello era il posto più bello che aveva mai visto e che la sua memoria difficilmente lo avrebbe dimenticato.

Insieme rimisero i piedi sul terreno, davanti al palazzo reale, circondati da una folla radiosa che acclamava il principe.

Si accorse di essere completamente asciutta e di non avere bisogno di asciugarsi. Sorrise guardando con riconoscenza il ragazzo mascherato, senza essersi nemmeno accorta dei turisti.

<< Sua maestà! >> Lo lodavano. << Sua maestà! >>

<< Quanto darebbero per avere uno di quegli strumenti che gli umani usano per catturare le immagini! >> Disse lui a Cora.

<< Perchè sono banditi? >> Domandò lei.

<< Perchè sono incivili ed immorali. Ma, >> aggiunse << vi pregherei di mantenere il segreto, fa la gente si è diffusa la falsa diceria che rubino l'anima. >>

<< Una diceria? >>

<< Esatto, solo una diceria. >> Rispose lui mentre avanzava scortato dalle sue guardie che lo facevano passare in mezzo a tutte quelle persone. Alzò lo sguardo verso il palazzo orgogliosamente mentre il cancello dietro di loro si chiudeva, lasciandosi dietro tutta la folla.

<< Bene, ora sbendateli. >> Aggiunse rivolgendosi alle guardie ed indicando Blake, Mya e Dean.

<< Non racconterò nulla, promesso. >> Disse Cora.

<< Ah, potete anche farlo. L'importante è che essi non abbiano visto nulla. >>

<< Comunque sia, non lo farò. >>

<< A vostra libera scelta. >> Rispose sorridendo.

In quel momento i tre ragazzi ripresero la cognizione della realtà e dove si trovassero. Mentre i loro occhi si stavano pian piano abituando alla luce, la prima cosa che Blake cercò fu proprio Cora. Infatti la vide. Era sempre più bella e sempre più radiosa, ma capì che colui che la stava influenzando in quella maniera così positiva era il principe. Chiuse gli occhi strizzandoli, mentre un'espressione cupa si appropriò del suo volto.

<< Ehi, amico! C'è qualcosa che non va? >> Domandò Dean.

In quel momento Blake si riprese: scosse la testa come se si stesse risvegliando da un brutto sogno e rispose: << No, tutto a posto. >>

Senza neanche degnarli, Cora ed il principe si erano già avviati, parlando di chissà che cosa.

<< Mi sa che dobbiamo seguirli, se no questi ci fanno il pelo. >> Disse Dean indicando le guardie.

<< Già. >> Rispose lui facendo un finto sorriso.

Li raggiunsero rapidamente, da essergli dietro in poco tempo. Nessuno di loro fiatò, come se si aspettassero il primo passo della ragazza. Si limitò semplicemente a dire: << Ciao, ragazzi, bentornati! >>, poi ricominciò a parlare in quella strana lingua con quel ragazzo mascherato.

“Ci potrebbe essere chiunque lì dietro.” Pensò Blake. “Ma come fa a fidarsi di uno che non conosce nemmeno?” Domandò. Ma poi capì che era meglio rimangiarsi tutto. Lui era un perfetto sconosciuto agli occhi di Cora, eppure lei si era fidata.

Salirono le scale e percorsero la sala del trono, dove il principe dovette lasciarli.

<< Allora a stasera! >> Disse Cora.

<< Stasera? >> Domandò lui sorpreso.

<< Sì, stasera! Qualcosa non va? >>

<< Ma la festa è fra venti minuti! >> Disse lui perplesso.

<< Come fra venti minuti? >> Domandò lei altrettanto sorpresa.

<< Oh, già! Non ve l'ho detto! >> Rispose lui. << Le feste di Thera si fanno sempre prima del tramonto, e poi continuano anche dopo di esso. >> Si toccò la fronte: quella ragazza non sapeva che cos'erano i minuti! << Venite prima che il sole scenda, vi aspetto! >>

<< Capisco. Non vi preoccupate: ci saremo! >>

<< Ricordate che per voi dev'essere come una specie di sorpresa! >>

<< Farò del mio meglio. Ora andate a cambiarvi, sono proprio curiosa di scoprire come vi vestirete! >>

<< Oh, già! >> Disse di nuovo. Parlando si era completamente dimenticato sul da farsi. << Vado, con permesso. >> In quell'istante si mise a correre impacciato nelle sue pesanti vesti, con l'agilità di un normale ragazzo qualsiasi. In fondo in fondo lo era anche lui.

Cora sorrise guardandolo allontanarsi. La grazie con cui si muoveva gli conferiva una rara bellezza, una bellezza che un giorno si sarebbe aggiunta alla figura di un grande uomo.

Cora sorrise senza sapere bene che cosa fare in quel lasso di tempo, irrequieta nel rivedere il principe il prima possibile.

Blake le pose una mano sulla spalla, attirando la sua attenzione: << Cora! >>

<< Sì? >> Domandò lei scendendo dalle nuvole.

<< Sembra che tu sia così presa dal principe! Non ci hai neanche notati! Noi siamo qui con te e questo viaggio lo stiamo affrontando tutti insieme! Ricordati che non ci sei solo tu! >>

<< Certo, certo, lo so! >>

<< Eppure sembra che di noi non ti importi niente! >>

<< Non è vero! >> Si giustificò lei. << Invece ti dico che ho scoperto un sacco di cose! >>

<< Un sacco di cose che non ti importano più niente! >>

Dean li guardò preoccupato: non voleva assolutamente che accadesse qualcosa, mai più. Perdere Clark era stato un dolore troppo grande ed adesso doveva intervenire.

<< Ragazzi, basta litigare! >> Urlò mettendosi in mezzo.

A quelle parole così determinate e sicure, si bloccarono entrambi, ravvedendosi. Forse stavano esagerando.

<< Hai ragione, Dean. >> Disse Blake. << Forse ho esagerato un po'. Grazie. >>

<< Prego, Black B. >>

<< Chiamami Blake. >> Il ragazzo sorrise. Tutte le volte che qualcuno voleva entrare in confidenza con lui, lo faceva sentire a suo agio chiamandolo con il suo soprannome, quel soprannome che lo aveva reso popolare in tutta la scuola. Ma adesso basta. C'era qualcosa in lui che stava cambiando, forse era proprio quel viaggio o forse era Cora. Stavano cambiando entrambi, sebbene lui lo stesse facendo in maniera meno evidente. Non era ancora pronto a farlo notare agli altri, forse perchè non lo era nemmeno con sé stesso. Ma doveva accettarlo. Era una cosa che non avrebbe più potuto rinnegare. Lui era Blake, solo Blake.

Dean sorrise all'amico, nel modo più sincero possibile, ed i loro occhi si scambiarono una semplice ma solidale intesa. Notò come gli occhi dell'amico stessero diventando più azzurri, più sinceri. Non aveva mai visto quell'espressione sul viso di Blake, eppure sapeva che qualcosa in lui sarebbe cambiato per sempre.

<< Scusa, Blake. Vi ho trascurato un po' ma prometto che non lo farò più. >>

<< No, sono io che ho insistito. >>

<< Ragazzi, ci siamo chiariti adesso. Basta così. >> Intervenne ancora una volta Dean, evitandosi il noioso momento delle scuse.

<< Vi racconterò tutto quello che c'è da sapere. >> Disse la ragazza sorridendo: quel tempo lo avrebbe occupato raccontando loro quello che aveva scoperto. Ma come dire loro della festa? Sicuramente avrebbero accettato e capito, pensò. Ma si sbagliava.

Dopo aver chiarito la questione, narrando di come il principe fosse soggetto ad una maledizione, di come gli abitanti avessero trovato gli pterodattili al loro ritorno e tutte le altre cose non meno importanti che aveva saputo, senza tralasciare alcun dettaglio, si convinse che in quel mondo non andasse cercata alcuna testimonianza del loro, ma solamente il perchè loro fossero lì. Qualcosa però le diceva che non doveva più farlo, o altrimenti non avrebbe più potuto vedere il principe nella speranza di poterne conoscere i lineamenti.

<< Ricapitolando... >> Disse Blake << Atlantide è sprofondata per colpa della magia, gli uomini se ne sono dimenticati, nonostante essi fossero anche loro dei vecchi possessori di tale potere. Fin qui è giusto? >>

<< Sì. >> Rispose Cora un po' con la testa fra le nuvole.

<< Allora, come dicevo, Atlantide è sprofondata ed il suo sovrano fece un'ultima magia per impedire che il suo popolo morisse, trasformandolo in sirene e tritoni. Per far riacquistare loro la forma umana originale, i discendenti del sovrano racchiusero il potere nelle pietre e coloro che le possiedono dominano uno dei cinque elementi. Per fare ciò però il sovrano dovette compiere un sacrificio a sé stesso ed ai suoi figli ed alle generazioni che lo avrebbero seguito. >>

<< Esattamente. >> Rispose Cora pensando alla festa ed al principe.

<< Quando è stata ora di ritornare, gli abitanti di Atlantide si sono dovuti scontare con gli uomini ed hanno vinto, riacquistando i loro antichi territori. Conseguenza: gli umani vengono trattati come degli schiavi e sfruttati. >>

<< Certo. >> Rispose la ragazza sognando ad occhi aperti.

In quel momento Blake era troppo preso dalle sue riflessioni per farci caso. Continuò a capire quale fosse la soluzione, anche perchè il sogno che aveva fatto quella mattina stessa lo aveva convinto a continuare, a non arrendersi. Quel mondo aveva un legame molto profondo con il loro: lui avrebbe solo dovuto scoprire quale fosse il punto di giunzione fra i due.

<< C'è una cosa che non mi quadra affatto. >> Disse lui.

<< Cosa? >> Domandò Dean. << Non ti basta sapere questo? Mi sembra che tutto ciò che c'ra da sapere ormai lo conosciamo. >>

<< No, invece. >> Rispose lui. << Solo se scaveremo a fondo potremo sapere la verità. Potremo capire perchè siamo qui e come tornare a casa. >>

Quelle parole inquietarono Cora, che però decise di non dire nulla.

<< La questione è questa: se è vero che gli abitanti di Atlantide hanno vissuto sotto la superficie dell'oceano per tutto questo tempo, allora che cosa ne avrebbero ricavato con una forma umana e con delle pietre che nemmeno funzionano sott'acqua? >> Si voltò verso Cora. << Quando mi hai raccontato il tutto, mi è sembrato di capire che c'è anche un altro piccolo particolare da non escludere. >>

<< Che cosa? >> Domandò Mya incuriosita.

<< A quanto pare, pterodattili che compaiono in maniera anomala quando dovrebbero già essere estinti da milioni di anni, la luna anomala, la carta geografica totalmente sfasata... Sono cose le quali nemmeno gli abitanti di Atlantide stessi erano al corrente dell'esistenza. Forse c'è qualcosa che loro non sanno, oppure che non vogliono sapere. Non sappiamo tutto. Non siamo ancora al corrente di niente. >> Si voltò verso Cora. << La donna che ci ha salvati dal giaguaro ci ha parlato della silfide, portatrice di profezie. I membri della famiglia reale la temono: perchè? Se non ricordo male, Cora, mi hai anche raccontato di un concetto di strano equilibrio che si è andato a formare accennato dal principe. C'è qualcosa che non torna, qualcosa di troppo. >>

<< Lo so. >> Rispose la ragazza. << Ma vedi, Blake. Forse ti fai troppi pensieri laddove non dovresti. Prenditi una pausa e vieni a divertirti con me alla festa! >>

<< Divertirmi? Festa? >> Domandò lui molto stupito.

<< C'è una festa in nostro onore, vieni, tutti ci stanno aspettando! >>

<< Una festa? >> Domandò lui innervosito. << Perchè non ce lo hai detto prima? Come credi che noi potremmo venire? >>

<< Vieni senza porti troppe domande. >>

<< No, Cora. Questa non la digerisco. Questo è troppo. >>

<< Ma... >>

<< Non c'è nessun noi. Vuoi capire che loro vogliono te e non Blake, Mya e Dean? >>

<< Se ci sono io siete ben accetti! >>

<< Se ci sei tu! >> Urlò lui. << Noi siamo solo degli umani e a te spetta la parte migliore! >>

<< Dai, venite! >>

<< No, Cora! Vattene! >> Urlò. << Vattene! >>

Presa dalla preoccupazione e dalla rabbia, la ragazza lo guardò negli occhi sconfortata e se ne andò. Dopotutto lei non aveva bisogno di loro, semmai era il contrario. Adesso sarebbe andata a divertirsi. Per un momento tutto quello non le sarebbe più interessato.

Chiuse gli occhi e camminò.

<< I- io vado con lei. >> Disse Mya avviandosi.

<< Ma Mya! >> Disse Dean preoccupato.

<< Lasciala, lasciala andare. >> Lo esortò Blake.

<< Ma se la lascio andare, ho paura che poi le succeda qualcosa. >>

<< Starà bene, te lo assicuro. >>

Il ragazzo guardò l'amico e sorrise: forse era vero. Doveva lasciarla andare, non poteva costringerla a restare. Sapeva che parlare a Blake lo avrebbe aiutato a superare la difficoltà del dichiararsi, inconscio che anche l'amico soffriva del suo stesso problema.

Cora tornò sulla terrazza, dove però non trovò nessuno. Si fermò a fissare il meraviglioso panorama che aveva davanti, il mare era ancora più blu ed il sole ancora alto nel cielo risplendeva dorato mettendo in risalto il colore acceso del terrazzo.

<< Vi stavo aspettando. >> Disse il principe.

<< Principe! >> Si voltò lei verso la provenienza della voce. Ed infatti lo trovò.

Sorrise nel vederlo vestito ancora meglio delle altre due volte: adesso vestiva un bellissimo abito rosso porpora lungo fino al ginocchio, mentre un bel mantello sempre dello stesso colore gli scendeva maestosamente sulla schiena, con la maschera bianca ed i guanti bianchissimi, come gli stivali che mettevano in evidenza le sue gambe ricoperte di un bellissimo tessuto rosso.

<< Venite, la festa è da questa parte. >> La invitò lui porgendole la mano.

<< Come state bene! >> Sorrise accettando l'invito.

<< Sapevo che vi sarebbe piaciuto. >> Rispose lui felice.

I due camminarono per un lungo tratto lungo la terrazza, finchè non giunsero vicino ad una maestosa scalinata che scendeva fino al sontuoso giardino.

Insieme scesero sorridenti, incuranti di essere seguiti.

Ad un certo punto la ragazza sentì una musica e tante, tantissime voci gioiose: erano giunti alla festa. Notò che aveva luogo vicino ad un tempietto vicino ad una folta vegetazione e a dei salici piangenti.

<< Principe, benvenuto. >> Iniziavano a dire alcuni servi gentilmente, mentre tutti i presenti si fermarono per un attimo davanti a tanta eleganza.

<< Figlio mio! >> Disse la regina contenta di rivederlo dopo una giornata di assenza.

<< Salve madre. >> Rispose lui cortesemente.

<< Salve, Maestà. >> Si inchinò Cora cortesemente.

<< Oh, benvenuta Cora. Sapevo che mio figlio vi avrebbe condotta qui. Sono lusingata di avere alla mia festa una persona come voi. >>

<< Quanti complimenti, madre. >> Disse il principe.

<< Siete la nostra ospite d'onore. >> Sorrise. << E i vostri schiavi? >>

<< Non ci sono. Ho preferito lasciarli da soli, stasera. >>

<< Come desiderate. Gli schiavi sono vostri dopotutto. >> Rispose lei. << Ora devo andare ad intrattenermi con i presenti, scusatemi! >>

<< Di niente, madre, di niente! >> Rispose il principe.

<< Godetevi la festa! >>

<< Certo! >> Il principe guardò Cora negli occhi, anche se lei non lo poteva notare. << La riconoscete? >> Domandò riferendosi alla musica.

<< Ma è una di quelle che ho imparato! >> Rispose lei entusiasta.

<< Volete ballare? >>

Cora sorrise. << Con piacere! >>

Si misero in mezzo alla pista e cominciarono a danzare, l'uno attorno all'altra, in una coreografia di passi molto complicati ma belli da vedere. In quel momento la ragazza notò come il principe fosse un eccellente ballerino, come di muovesse elegantemente e come lo facesse con naturalezza. Erano davvero belli insieme e tutti li notarono. Insieme a loro si misero a ballare quasi tutti i presenti, attirati da quei due bravissimi giovani.

Non si ritrovarono più soli ma circondati da una grandissima folla che faceva i loro stessi movimenti: erano tutti una cosa unica, una cosa che si muoveva ordinatamente e a ritmo.

La regina stette a guardare e a sorridere, poiché sapeva che l'ora del tramonto era vicina e sapeva che se si fosse allontanata, il destino delle giovani vite di Atlantide sarebbe stato segnato per causa sua.

Ad un certo punto, il principe disse a Cora: << Vieni con me. >>

<< Dove? >> Domandò lei.

<< Ti faccio un'altra sorpresa: tu vieni. >>

<< Va bene. >> Rispose lei sorridendo.

Così i due smisero di ballare e si allontanarono da tutta quella gente danzante, che ormai era troppo presa dal divertirsi per notarli.

Eppure qualcuno c'era: quel qualcuno era Mya.

Camminarono, camminarono immersi nel verde fino a raggiungere la spiaggia, una bellissima spiaggia piena di sabbia soffice da calpestare coi piedi nudi.

<< Cora. >> Disse il principe. << Vi voglio dire una cosa. >>

<< Ditemi. >>

Il principe sotto la maschera sorrise.

<< Anzi, no. Non dirò niente. >>

La ragazza rimase ad aspettare in silenzio, attendendo la reazione del ragazzo.

Con un gesto molto elegante alzò il braccio e mosse lentamente la mano, fino a muovere le soffici nuvole che aveva sopra la testa.

Ora rimase silenziosa ed affascinata a guardare.

In un secondo attirò le nuvole e le concentrò nel palmo della sua mano, in una piccola sfera.

Poi, con l'altra, la sollevò a mezz'aria e plasmò l'acqua del mare che aveva vicino a sé, facendole fare una piccola danza e poi la concentrò in una sfera grande quanto l'altra. Avvicinandole le fece danzare fino a fonderle insieme. Abbassò dunque la mano fino a tenerla ad un palmo dalla sabbia e l'attirò verso di sé, senza toccarla. Girò il palmo e se la ritrovò in mano. Chiuse il pugno e la distribuì proprio come una polverina sulla sfera e fuse insieme anche questo elemento.

Sollevò di nuovo la mano e questa volta con un gesto rapido, creò il fuoco che lo seguì in una rapida ed impressionante danza. Dopodichè lo fece volteggiare attorno alla sfera e poi lo fuse insieme agli altri quattro elementi. Ne mancava solo uno: il fulmine. Facendo volteggiare la sfera fra le due mani, le racchiuse intorno ad essa e poi iniziò a creare delle piccole scosse, finchè non alimentò abbastanza energia per diffonderli intorno ad essa: questa li inglobò e fuse insieme tutti quanti gli elementi.

<< Vedi, Cora. >> Disse lui. << Questo è il potere che tutti noi abitanti di Atlantide abbiamo rinchiuso dentro. Nella regina sono cinque distinti. >> Sempre tenendo la sfera fra le sue mani, fece separare in cinque parti visibili i vari elementi. << In me sono uniti... >> In quel momento essi si unirono a formare una cosa omogenea. << Ma ognuno di essi è unico, è speciale. >>

La ragazza sorrise: non aveva mai visto nulla del genere e quella era sicuramente la cosa più affascinante che avesse mai visto in tutta la sua vita.

<< Come ognuno di noi. >> Disse lui creando una superficie vitrea attorno alla sfera. << Tenete, questa è per voi. >> Poi aggiunse: << Voi mi fate sentire speciale. >>

La ragazza arrossì: ma che cosa le stava succedendo?

I loro sguardi si incrociarono ed i loro visi si avvicinarono. Ma il principe si bloccò: come poteva avvicinarsi a lei con quella maschera?

Imbarazzato si portò una mano dietro alla nuca e sotto la maschera arrossì anche lui.

<< Ehm, io, io... >>

<< Non serve che vi giustifichiate. >> Rispose lei con sguardo sofferente.

Il ragazzo la guardò negli occhi: aveva una grandissima voglia di togliersi quella maschera, e subirsi la maledizione per l'eternità. Ma come poteva? Lui sarebbe dovuto essere un grande sovrano: che cosa poteva fare? Confuso, disse: << Meglio che torniamo di là. Si staranno preoccupando. >>

<< Andate. >> Disse Cora sorridente. << Vi raggiungo subito. >> Voleva stare un po' sola a pensare, pensare che cosa mai avrebbe potuto fare: era confusa, molto confusa per tutto quello che stava accadendo ed ogni passo buono che faceva la mandava ancora più in conflitto con sé stessa.

<< Va bene, vi aspetto di là. >> Rispose lui capendo benissimo quello che la ragazza stesse provando in quel momento.

Da dietro le piante, Mya aveva visto tutto: ne aveva davvero basta, basta di quel privilegio della magia che Cora aveva ricevuto, basta di tutti quegli eventi che fruttavano vantaggi solo a lei, basta di tutto quello! Quel bracciale doveva assolutamente diventare suo!

Spuntò arrabbiatissima davanti a Cora ed urlò: << Ho visto abbastanza, basta! >>

In quel momento Blake e Dean stavano già parlando da un bel pezzo.

<< Tu la ami, vero? >> Domandò Blake.

<< E tu ami Cora? >>

<< Sì, io la amo. >>

<< Devi dirglielo. >>

<< E tu devi dirlo a Mya. >>

<< Praticamente è come se fossimo già insieme. >>

<< Seeh! >> Disse Blake. << Siete distanti come l'America dall'Europa, non vi avvicinate neanche! Devi dirglielo! >>

<< Ok, io mi farò coraggio e tu farai lo stesso, ci stai? >>

<< Ci sto. >> Rispose lui dandogli la mano in segno d'intesa.

In quel momento il principe tornò alla festa, un po' sconcertato da quello che il suo “travestimento” gli impediva di fare.

Guardò la madre con sguardo dispiaciuto, comprendendo che entrambi erano reduci di un crudele destino.

<< Maestà, è quasi il tramonto. >> Le dissero.

<< Va bene,vengo. >> Rispose lei sorridente.

Cora guardò la ragazza disperandosi: << Mya, che cos'hai? >>

<< Tu hai tutto da quando abbiamo incontrato quella donna, non pensi che a qualcuno questo non vada giù? >> Domandò gelosa.

<< Che intendi con tutto? >>

<< Magia! Tu hai la magia dalla tua parte! Ho sempre voluto rubartela, ma quale momento opportuno se non quando eri da sola? >> Urlò furiosa.

Cora la guardò disperata: perchè faceva così? Mya era una persona di cui si era sempre fidata! Perchè adesso si stava comportando in quel modo?

<< Adesso quel potere sarà mio! >> Urlò lei. In men che non si dica si avventò sul suo braccio e lo strinse con tutte le sue forze. Cora lanciò un urlo di dolore.

<< Non mi importa se tu subirai delle conseguenze, quel potere ora è mio! >> Afferrò in bracciale e tentò di tirarglielo via. Il cielo si fece oscuro in un istante ed iniziò a crearsi una bruttissima nuvola a vortice sopra le teste delle due ragazze.

<< Ora è solo mio! >> Urlò ridendo come una dannata.

In quel momento dal cielo partirono tantissimi fulmini, fulmini che andarono a colpire in pieno Mya, ma lei sembrava non desistere.

<< NO! NON MI FATE NIENTE! IO VOGLIO LA MAGIA! QUEL POTERE ORA APPARTIENE A ME! >> Gridò molto forte.

Blake e Dean notarono il cielo cupo e la grandissima quantità di fulmini, tutta in un solo punto.

<< Hai visto anche tu? >> Domandò Blake confuso.

<< Certo che l'ho vista... Che cosa potrà mai essere? >>

I due ragazzi si scambiarono un'occhiata d'intesa: << Cora e Mya! >>

<< Presto! >> Urlò Dean.

Intanto alla festa, la folla aveva iniziato a correre disperata di qua e di là senza sapere che cosa fare.

<< Calma gente, Calma! >> Cercava di rassicurarli il principe, ma tanto era tutto inutile. Aveva capito che cosa stava succedendo ma sapeva che la priorità del suo popolo veniva considerata prima di tutte le altre cose.

Un ultimo fulmine letale, ancora più potente colpì la ragazza e la fece cadere a terra tramortita. Cora rimase in piedi senza parole, completamente spaesata. Aveva visto morire un'altra persona davanti a lei, di nuovo per causa sua.

Si accasciò a terra davanti al corpo morto e rimase in attesa, in attesa di qualcosa. In quel momento cominciò a piovere molto forte ma a lei non importava più nulla. L'acqua le bagnava i vestiti e la pelle ma lei stava lì, senza fare nulla.

In quel momento arrivarono Dean e Blake, allarmatissimi.

<< Che cosa è successo? >> Domandò Dean preoccupato.

Cora giaceva a terra senza dire una parola. Ed accanto a lei c'era Mya.

<< Mya! >> Urlò lui forte.

<< Lei non può più... >> Rispose la ragazza.

<< MYA! >> Gridò disperato. Si inginocchiò davanti a lei e le accarezzò il corpo dolce e senza vita. I suoi occhi marroni non si aprivano più, i suoi capelli ricci e biondi non emanavano più alcun colore. Mya era morta.

La abbracciò forte e pianse, pianse forte. Lui la amava e glielo stava per dire. Perchè il destino gli aveva portato via il suo amore? Chiuse gli occhi e la baciò, come se fosse viva, come se fosse ancora la ragazza radiosa che lui conosceva.

Piangendo urlò: << Scommetto che sei stata tu! >>

<< No! >> Rispose lei.

<< Sì, sei stata tu! Tu porti solo rovina! Prima Clark e poi Mya! Tu non sei umana! Che cosa sei? Vai via! >> Gridò dolorante.

<< Ma io... >>

<< Vai via! >> Urlò più forte.

Presa dai sensi di colpa, la ragazza si mise a correre più veloce che poteva verso una destinazione ignota.

<< Cora! >> Gridò Blake mettendosi a seguirla. Aveva commesso uno sbaglio, ed ora non voleva più perderla.

La ragazza correva, correva senza guardare dove andava. Voleva fuggire, sparire, non essere mai più vista da nessuno. Raggiunse un bellissimo edificio di cristallo in mezzo ad una foltissima vegetazione e senza pensarci vi corse dentro.

<< Maestà. A voi la magnificenza di donare il potere a tutti coloro che lo aspettano! >> Le dissero.

La donna alzò le braccia ed iniziò a formulare la sua magia, mentre la corona iniziava a risplendere con le gemme dei cinque elementi incastonate al suo interno ed il grandissimo mucchio di gemme neutre davanti a lei si alzò, pronto a ricevere l'incantesimo che li avrebbe spediti in tutto il mondo.

<< Cora! >> Urlò Blake seguendola.

Erano entrambi entrati nella sala dove la regina stava facendo il suo incantesimo, ed incuranti di quello che stava avvenendo passarono in mezzo alle gemme levitanti, che rallentarono la loro corsa.

In quel preciso istante la regina, che aveva gli occhi chiusi per la concentrazione, disse la sua ultima parola e poi alzò le braccia, pronta a mandare le pietre in tutto il suo impero.

Fu in quel momento che vide i due giovani sospesi in aria ma ormai era troppo tardi; fu in quel momento che Blake toccò la mano a Cora e la strinse forte per non lasciarsela scappare: sapeva che sarebbe successo qualcosa ed adesso ci sarebbe stato lui a proteggere quella ragazza che amava: lei. La abbracciò forte e strinse gli occhi, attendendo che accadesse qualcosa.

In un istante le pietre sparirono tutte, e così anche loro insieme ad esse.

La regina si portò le mani alla bocca: non le era mai successa una cosa del genere: che cosa avrebbe dovuto fare adesso? Si prese le mani e si accasciò a terra, confusa e spaesata.

Che dire? Immagino che nessuno di voi si sia immaginato una cosa del genere... Io ve lo avevo detto. Il bello è che da qui più niente è dato per scontato, niente. Tenetevi forte, perchè la verità sta per venire a galla. Il bello comincia adesso. Lo so, questo è un capitolo che ha dentro molte cose, eppure manca ancora quel qualcosa che da un fine all'intera storia, proprio come ha detto Blake. Se siete pronti, venite con me. Altrimenti vi consiglio di fermarvi qui, perchè più niente sarà come prima. 

  
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