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Autore: thedragontosaphira    08/12/2013    17 recensioni
Una mini long natalizia
Ispirata dal film Nine month, e rivisitata per l'occasione
Draco ed Hermione sono una coppia ben affiatata
Ma qualcosa arriva inaspettata a sconvolgere la loro routine
Dal prologo:
....
Il mio cuore perse un battito, non ero brava a mentire e, mordendomi il labbro mentre scomparivo veloce nel bagno, cercai di recuperare.
- Si, si .. Tutto bene, nessun problema, sono solo un po' stanca. -
Lo sentii rispondere
- Potevi dirmelo, avrei rimandato la cena. -
Dentro di me un tumulto, poi continuò con tono preoccupato
- In effetti ho notato che da qualche giorno hai delle occhiaie profonde e sei un po' pallida, magari sarebbe utile ti facessi vedere. -
Per poco non m strozzai con la mia stessa saliva.
" Si era accorto? E da quando era così attento, che sospettasse qualcosa? "
Mentre rieccomi sintonizzata sul canale della " Granger picture ", sentii delle voci provenire da basso, sicuramente gli ospiti erano arrivati.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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cap 4 Luglio -Agosto
                                                                             Luglio - Agosto
                                                         cap 4


































Cominciai a percorrere le vie classiche, telefonate, email, gufi ed invio di fiori.

Ma tutto mi veniva puntualmente restituito, se non cestinato. Hermione non voleva avere niente a che fare con me.
Aveva dato istruzioni precise.
Di lei non riuscivo a sapere più nulla, un muro di omertà la circondava, cominciavo a spazientirmi. Se prima gli amici si erano prodigati a darmi informazioni, ora si erano schierati con lei contro di me. E come dargli torto, ero io il cattivo della storia.

Avevo provato a seguire Potter, ma senza risultato.
Sicuramente la virago rossa che aveva per moglie l'aveva minacciato.
E lui si guardava bene dal contraddirla. Provai con sua moglie, ma mi era sfuggita dopo l'ultima smaterializzazione.

A quel punto puntai a Pansy, magari in nome della nostra vecchia amicizia mi avrebbe aiutato.

Ma sbagliavo, come sempre davo per scontato, ma non avevo tenuto conto della solidarietà femminile.

Mi presentai a casa sua con la scusa più banale del mondo, dimentico di chi avevo di fronte.

Bussai e con la mia faccia tosta dissi

- Ciao Pansy come stai? Passavo di qua ed ho deciso di farti un saluto. - La scusa era debole e lo sapevo.
Avevo messo su la mia migliore faccia da poker, ma lei mi conosceva molto bene.

Sull'ingresso infatti lei mi fissò scettica, un sopracciglio alzato mi rispose scostante e dura.

- Passavi di qua? - Mi fece eco sarcastica - Se non ti fossi accorto, siamo a duecento miglia dal primo posto abitato, praticamente in mezzo al nulla, quindi piantala e dimmi cosa vuoi. -

Presi fiato

- Voglio vedere Hermione. -

- E' lei che non vuole vedere te! - Esclamò fissandomi con una tale freddezza che mai avrei immaginato di vedere rivolta verso di me da parte sua.

- Mi manca. - Mi giustificai. E così ammisi molto.

- Ci dovevi pensare prima. - Era polemicamente contro di me e meno male che era mia amica. Mi stavo irritando con lei, ma non mi permisi di darlo a vedere.

- Ho sbagliato lo so, e vorrei rimediare. - Tentai di spiegare.

- Cos'è? Nessuna oca è all'altezza del grande Malfoy? - Mi sentii punto e parecchio.
Non aveva ancora perdonato quella sera.

- Perché parli così? Sei mia amica, una volta non potevi neanche tollerare di respirare la sua aria, ed ora la proteggi? - Attaccai, stufo di prenderle.

- Hai detto giusto, una volta, le persone cambiano. Non tutte, tu sei rimasto lo stesso stronzo di allora. - Il tono era stato secco, acido. Non mi diede nemmeno modo di replicare.

Senza tanti preamboli mi chiuse la porta sulla faccia, lasciandomi sui gradini come un cretino.

Me l'ero meritato, ma questo non voleva dire che non ci fossi rimasto male, se fossi stato un francese avrei usato un colorito epiteto “merde”, che da inglese di certo non mi potevo permettere. A volte mi spiaceva la compitezza della mia gente, mi impediva di sfogarmi un modo ecclatante. Di cattivo gusto senza dubbio, ma almeno mi sarei sfogato.

In ogni caso ci avrei provato, un Malfoy non si arrende. Avrei scoperto dove si nascondeva.

 ***

 
Mi aggiravo per casa, ero nella fase depressiva, dove sai che la tua vita è finita nel cesso.

E tu ne eri la causa principale.

Avevo chiesto di poter lavorare da casa, non volevo incontrarlo, sarebbe stato troppo doloroso.

Ed onestamente non mi andava di dare continue spiegazioni e di sentire su di me sguardi di compatimento.

Ero una reclusa.

Se non fosse stato per Pansy e Ginny, sarei impazzita.

E furono proprio loro a scrollarmi da dosso quella apatia.

- Basta - disse secca Ginny, che mi stava porgendo l'ennesimo fazzolettino di carta. - Non fa bene né a te, né al bambino. Esci, e se mai lo incontrerai, affrontalo e basta. Sei una grifona, non una viscida serpe che scivola nelle fogne per nascondersi. E poi quello che si deve vergognare è lui. Si è comportato come un verme. Non è altro che un dannato vigliacco incapace di affrontare la situazione. Tu non hai nulla di cui rimproverarti.- Affossò Draco con due battute al fiele. Voleva che capisse che a perdere era solo lui, lei se mai aveva guadagnato.

- Ehi - protestò piccata Pansy, che da serpeverde si era sentita punta.

- Scusa, ma questa testona deve capire che fuori di qui c'è un mondo, e che morto un Malfoy se ne fa un altro. – Spiegò con uno sguardo di scuse. Non voleva offendere l’altra, che si era dimostrata un’amica imprevista.

- Non voglio un altro - pigolai mentre tiravo su con il naso. Io volevo Draco, il mio Draco. Come poteva non  capire? Non era come premere un interruttore. Non potevo spegnere il mio cuore.

Mi fece alzare e mi portò davanti allo specchio.

- Guardati, guarda come ti sei ridotta. - In effetti l'immagine non era confortante, ero il fantasma brutto di me stessa e la causa era lui. O forse no?!

Avevano ragione, era ora di risorgere dalle mie ceneri, almeno se non per me per il mio piccolo. E poi lui aveva dimostrato ampiamente di non tenere a me.

Mi aveva abbandonata.

Se la spassava con una donna a sera.

Non mi aveva mai cercato.

Quante alte prove mi servivano per prendere atto della realtà? Per lui ero meno di zero. Mi aveva cancellato dalla sua vita con un colpo di spugna. L’amarezza mi invase, ma dovevo reagire, per un uomo simile non valeva la pena di auto distruggermi.

Drizzai le spalle, con il dorso della mano asciugai le lacrime e promisi a me stessa che nessun uomo mi avrebbe fatto ancora piangere.

Annuii, e mi girai verso di loro a cui mi rivolsi atona.

- Datemi dieci minuti e sarò pronta. Andiamo a fare shopping. – Cercai di dare alla voce un tono deciso. Stavo reagendo con la forza della disperazione, ma era uno sforzo immane.
Lo stavo facendo più che altro per farle contente e per un moto di orgoglio, ma era pura facciata.

Pansy batte le mani e disse

- Era ora, il mare è pieno di pesci.-

 Mi girai e feci una smorfia che loro non videro. Io ne anelavo solo uno, ma era uno squalo e della razza più pericolosa e non mi voleva.

Finalmente respirai aria, le portai nella Londra babbana. Ebbene si, non ero ancora pronta ad affrontare la gente, qui ero una fra un milione, nessuno mi conosceva e nessuno mi avrebbe fatto domande, a cui per ora non ero pronta a rispondere.

Stavo prendendo in considerazione di partorire qui, e non al San Mungo, come sarebbe stata la regola.

Per prima cosa andai a comprarmi qualcosa di nuovo, non potevo andare in giro con tute informi, niente di speciale, solo pochi capi abbinabili fra loro.

Alla fine del raid le ringraziai, ora mi sentivo meglio.

Più me stessa, più libera.


Almeno per qualche ora non avevo pensato a nulla, mi ero rilassata accantonando i miei problemi.

 ***

Stavo uscendo da una caffetteria con Blaise, dopo un incontro di lavoro, quando mi parve di vederla fra la folla.
Mi si era fuso il cervello. La vedevo ovunque. Non pensavo ad altro.

Anche Blaise continuava a ripeterlo.

- Smettila di pensarci. Non ti vuole? Amen, guarda quante c'è ne  sono disposte a stare con te. -

Non capiva, ero io che non volevo le altre. Del resto non mi aveva mai visto così. Avevo avuto sempre molte donne nella mia vita, via una avanti un’altra, senza rimpianti, senza dolore, senza strascichi. Quindi ora come avrebbe potuto capire come mi sentivo?

Ma la verità era che ero pronto a strisciare se necessario.

La spinta decisiva me la diede Miles, una sera dopo avermi portato il caffè, dopo cena si fermò sulla porta e disse

- Se mi permette signore,  vorrei dirle che nessuno ci insegna a fare il genitore, è il mestiere più faticoso del mondo. Ogni giorno impari qualcosa, ogni momento ti metti in gioco. – Aveva centrato il punto al millesimo senza tanti giri di parole.
Ero caduto proprio in basso, il mio  domestico stava per farmi la morale.
Sospirai.

- Hai figli Miles? - Gli chiesi.

- Oh si, e sono il bene più prezioso. -

Scossi il capo, e dissi con amarezza

- Ma tu sicuramente non avevi un padre come il mio. -

Si sedette su una poltrona di fronte a me e serio mi disse

- Lei è Draco Malfoy, non Lucius, non Abraxas. Lei non potrà mai essere la stessa persona, ogni individuo è a se. Potrà forse cercare di somigliargli, ma lei rimarrà sempre se stesso. -

- Io non voglio somigliargli - dissi con tono concitato. L'idea di diventare come loro mi terrorizzava.

- Questo l'avevo capito, ed è la sua più grande paura. Ma mi creda, crescerà con il suo bambino, insieme percorrerete sentieri irti e pericolosi, ma solo tenendovi per mano, potrete giungere dove vi siete prefissati. Non chiuda il suo cuore per timore. La cerchi e le dica quello che sente, è una donna intelligente capirà. Non si lasci sfuggire la possibilità di amare. -

- Amore..- Sussurrai, mentre il viso di lei mi balenava nella mente.
Avrebbe davvero potuto capire? Perdonargli il suo assurdo comportamento? L'amava fino a questo punto?

- Si, amore, signore, che sia per una donna, o per un figlio, parliamo d'amore. E se lei gli manca come l'aria che respira allora la ama. Quanto alla signora, sono certo che se le parlasse con il cuore, se si confidasse con lei, non la deluderebbe. Forse sarebbe un po' arrabbiata, ma l'amore consente di passare sopra a molte cose. Sono certo che alla fine la perdonerebbe. Certo vale la pena tentare. Non crede?- Non ricordavo che Miles avesse mai parlato tanto. Di solito era un uomo silenzioso. Mi fissò con i suoi occhi saggi come a incoraggiarmi a tirare fuori il coraggio di affrontare i miei demoni.

Poi si alzò e se ne andò, lasciandomi con un marasma di emozioni e domande in sospeso.

Era dunque questo che mi faceva stare male?

L'amavo ma non volevo ammetterlo, perché troppo calato negli insegnamenti paterni?

Eppure ero cambiato, possibile che non fossi stato in grado di dar voce a quello che mi stava distruggendo?

La consapevolezza mi piovve addosso schiacciante. Io l'amavo... Merlino, cosa avevo fatto?

Aveva ragione Miles, dovevo dirglielo, poi stava lei, se mi avesse respinto mi sarei arreso, ma solo in quel caso. La speranza però che Miles avesse ragione, mi diede il coraggio di agire.

Andai a casa dei Potter, lei era il mio jolly, la rossa era il mio cavallo di Troia, l'unico modo per me di arrivare ad Hermione.

Era tardi, ma Grimmauld place era la sola possibilità.

Bussai insistentemente, e quando un Harry dal volto assonnato e gli occhiali di traverso, mi aprì borbottando, come un treno gli sciorinai tutto.

Lo vidi confuso, e con la mano mi fece segno di entrare, Ginny ci raggiunse subito dopo. Non aveva una espressione amichevole, ma io lo ignorai.

Cominciai a parlare a ruota libera, come non avevo mai fatto. Misi sul " tavolo ", ogni piccola sensazione, ogni piccolo mio errore, non cercavo giustificazioni al mio comportamento, ma solo aiuto per riaverla.

E lo trovai.
   
 
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