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Autore: misScarlett    08/12/2013    0 recensioni
Jane è Jane. Will è Will. Jane è stronza, ma è debole. Will è accondiscendente, ma è forte. Jane non sa cosa vuole. Will invece lo sa benissimo. Jane e Will erano due strade parallele, che non si erano mai accorti della leggerissima inclinazione che li avrebbe portati a incrociarsi. Inevitabilmente.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO I.

Febbraio 2012. Gli piaceva quella ragazza. O perlomeno, a vederla. Non la conosceva, se non per le poche volte che l’aveva vista e ci aveva scambiato due parole, ma insomma alla fine non contava molto se era stupida o intelligente. Non pretendeva chissà che creatura perfetta. Era carina: bionda, occhi verdi, snella e altri dettagli che non dispiacciono affatto. Era molto carina. Magari avrebbe dovuto tentare di conoscerla meglio, diciamo così.
- Ehi, Sam! Samantha!
Samantha. Più di una volta si era fermato a pensare di quanto quel nome suonasse dannatamente male, ma in fondo era un problema secondario. Se non nullo. La rincorreva per il campus, sperando che si fermasse. Lo fece. Si girò teatralmente – troppo teatralmente, tanto che sembrava finta – e gli sorrise.
- Ciao Will!
Battito di ciglia ammaliante. Sorriso a trentadue denti. Imbarazzo a mille. Fece un respiro profondo, Will, cercando di fingersi disinvolto. In fondo non era nulla di difficile. Niente di che, no? Niente di che.
- Ehi. Hai un minuto?
- Certo. Dimmi tutto!
- Ehm… Che ne dici se una volta andiamo a prenderci un caffè?
Un caffè. Richiesta universale per una specie di primo appuntamento. O un pre-primo appuntamento. Non sapeva nemmeno se gli piacesse l’idea romantica del primo appuntamento. Forse non con lei. Ma Will non si è mai fatto tante domande, lui è sempre stato un tipo pratico. Un Pragmatico con la P maiuscola. Il sorriso sul volto della bionda traballa. Probabilmente non se l’aspettava. Ansia, pentimento. Forse non avrebbe dovuto farlo. Forse avrebbe dovuto parlarci altre volte. Tastare il terreno, vedere come andava. Forse…
- Bhé, ok. Sì, va bene.
Andava bene. Will assunse quell'espressione strana che gli invadeva sempre il viso quando era sorpreso. Aveva detto di sì, era fatta. Doveva solo fingersi ancora quasi indifferente.
- Perfetto! Domani, verso le… sei e trenta? O quando vuoi, insomma.
- Domani sarebbe l’ideale. Ci incontriamo davanti al Dipartimento di Economia?
- Ok, sì. Economia. A domani!
Le fece un cenno con la mano, lei sorrise e di nuovo come una Barbie si allontanò per il sentiero del campus che portava agli alloggi degli studenti. Gli era andata bene, gli era andata benissimo. Eppure niente ansia da incontro, niente adrenalina da attesa, niente di niente. Non sapeva nemmeno perché davvero l’aveva invitata. Una come un’altra. No, lui non faceva queste cose. Non ci pensava nemmeno.
- Oh, ti prego, ma che cazzo vuoi che me ne freghi?
Rotto l’idillio, una voce femminile, dal linguaggio colorito e familiare gli arrivò alle orecchie. Si voltò e la vide. Una camminata da guerriera, capelli neri e lisci come la seta, che la sua camminata decisa e fiera, insieme alla leggera brezza, spingeva all'indietro, facendoli ondeggiare. E uno sguardo indispettito e altezzoso, il più duro di sempre, che riempiva quella faccia che se vista sorridere avreste scambiato per innocente e dolce. Parlava al telefono, gli occhi blu che ardevano come un mare in fiamme.
- Seh, seh, seh. Fottiti.
Chiamata chiusa. Gli occhi di Jane vanno dal telefono a Will. E li si fermano, senza indugio.
- Oh, oggi deve essere la mia giornata fortunata.
Ironica Jane, con quel sorrisetto aspro che la caratterizzava spesso. Eppure, in tutto quel voler apparire aggressiva e forte a tutti i costi, Will coglieva qualcosa di tenero, anche se era sempre portato a non mostrare di aver un tale pensiero, per non finire nella tela del ragno. Non la capiva completamente. Ma , inconsapevolmente, la capiva molto più di quanto facesse la maggior parte della gente. Non sapeva se le piacesse o meno, ma c’era sempre qualcosa che lo colpiva particolarmente, come la voglia matta di capire cosa nascondesse. Che Jane fosse bella, ormai, nel fiore dei suoi 21 anni da poco compiuti, non c’erano dubbi. Ma non era bellezza sterile. Non era come Samantha. Era di più. Oggettivamente di meno, ma irrazionalmente di più. Molto di più. Era affascinante. Era quel modo che aveva di camminare come se volesse schiacciare qualunque cosa, e quel modo che aveva di guardarti, come se fossi l’ultimo disgraziato sulla faccia della Terra. Ma era anche il modo che aveva di ridere, il modo più felice che avesse mai visto.
- Niente può rallegrarti la giornata più di me, lo so.
- Mi rallegrerebbe vederti morto, effettivamente.
- Cambia repertorio, Jane.
- Non spreco energie per te, Will.
Le fiamme blu nei suoi occhi sembravano essersi spente di rabbia e accese di un divertente infantilismo, quello che d'altronde caratterizzava entrambi. Will si trovò a pensare che non avrebbe voluto che se ne andasse. Era divertente stare con lei. Era bello, addirittura. Ma era un pensiero stupido, perché Jane e lui erano amici, e poi lei era troppo stronza. E la odiava. Ci si potevano fare solo battutine divertenti. E basta. Non era come Samantha. Samantha era carina e… e… Will non sapeva nulla di Samantha, in realtà. Era una sua compagna di corso, perciò si incrociavano spesso. E a parte sapere che adorava masticare chewing-gum alla fragola e far tintinnare i mille bracciali che aveva ai polsi quando si limava le unghie con fare annoiato a lezione, non sapeva molto altro. Non che di Jane sapesse molto. Ma Jane era un altro discorso, Jane era un altro pianeta. Jane era quella che ti rovinava in un millesimo di secondo una giornata perfetta. Jane era quella che avresti preso a schiaffi se solo non avessi avuto paura di farle male e rovinarle quelle labbra rosee. Jane era quella che si infervorava per le questioni più stupide e non era contenta finché non faceva infuriare anche l’avversario. Jane era Jane. E Samantha era solo una tipa con cui sarebbe dovuto uscire quel venerdì, sapendo già che non appena fosse arrivato sabato, nella classica uscita al pub, tutti insieme, Jane avrebbe riso della sua ennesima disfatta, oppure si sarebbe congratulata con lui per aver finalmente trovato una ragazza perfetta per lui. Aggiungendo ed esplicitando che il suo essere perfetta era dato dal fatto che fosse un essere inferiore che a lui ben si accompagnava. Prevedibile, Jane. O almeno, per lui lo era.
- Sei dei nostri sabato?
- Vuoi sapere se riceverai o meno la tua umiliazione settimanale?
- No, voglio sapere se posso evitarti almeno per un weekend.
Per qualche misteriosa ragione, tutte quelle persone che andavano e venivano quando prima parlava con Samantha e che lo distraevano ogni 10 secondi, ora erano sparite. Anzi, era lui a non accorgersene. Vedeva solo Jane, e il suo sorriso sadico.
- Allora inizia a festeggiare, perché questo sabato ho di meglio da fare. Ciao.
Troncata la conversazione, Jane riprese a camminare, di nuovo dentro il campo di battaglia. Spiazzato e sorpreso, Will la guardò allontanarsi, ipnotizzato da quelle gambe che si muovevano con quella celata insicurezza.
Non ci sarebbe stata. Niente Jane. Niente insulti, frecciate, veleno, ferite.
Niente Jane.
Ma c’era Samantha, l’indomani. Tutta Samantha. Tutta lodi, dolcezza, lucidalabbra, sorrisi.
Bella merda.
  
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