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Autore: MileyPotterWeasley_95    08/12/2013    2 recensioni
"Se lo puoi pensare, lo puoi fare".
****
Dal Capitolo 2:
“Amami..” sorrisi.
Lui poggiò di nuovo le sue labbra morbide sulle mie.
“Gioco” ansimò.
Non potevo credere che l’avevo detto.
****
Storia ispirata al film "Amami se hai coraggio".
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Pronto? La signorina Desiderio? Parla l’ospedale Doncaster Royal Infirmary il signor Tomlinson ha avuto un incidente”
 
Avevo chiamato Alvin con l’ordine di sbrigarsi a rientrare a casa e accompagnarmi in ospedale, la macchina ce l’aveva lui e a quest’ora di notte i mezzi di sicuro non stanno ad aspettare me.
Appena arrivò non lo salutai nemmeno e mi precipitai in macchina.
 
“è il mio migliore amico! Se non vuoi capire lascia perdere.. puoi anche tornartene a casa” eravamo arrivati a destinazione in tempo record e ora camminavamo svelti, discutendo mentre cercavamo la stanza di Louis.
“Lo conosco dalle elementari”
“Quale migliore amico? Non me lo hai mai presentato” chiese Alvin scettico.
“Io non conosco i tuoi amici eppure tu li vedi tutti i giorni. Non mi pare che ti creo problemi” ribattei nervosa.
“Apetta.. Lo vedi tutti i giorni?” domandò alzando la voce.
“Abbassa la voce, siamo in un ospedale”
“Charlie cazzo!” mi bloccò per un braccio facendomi voltare “Lo vedi tutti i giorni? Guarda che io l’ammazzo!”
Strattonai il mio braccio per liberarmi dalla presa “Sembra che non ce ne sia bisogno”.
Finalmente avevo raggiunto la stanza dov’era ricoverato Louis, il momento della verità era arrivato. Per la prima volta nella mia vita non avevo il coraggio di sapere, di guardare. Non volevo affrontare la realtà.
L’infermiera mi aprì la porta, scrutai l’interno della stanza e sul comodino riconobbi la nostra scatola dei giochi. Il letto era stato ricoperto da una tenda.
“Se la sente signorina?” la voce mortificata dell’infermiera non prometteva nulla di buono.
Annuii senza dire una parola.
Entrai lentamente, con lo sguardo basso, non avevo il coraggio di scostare quella tenda bianca.
Feci un respiro profondo, allungai una mano tremante e spostai la tenda.
Mi portai le mani sulla bocca trattenendo il respiro.
Quello che stavo vedendo non poteva essere il volto di Louis. Il suo bel viso rovinato dalle bruciature, pezzi di pelle che si staccavano, pezzi di pelle viva, rossa. La sua bellissima chioma non esisteva più, completamente bruciata. Presi la scatola, annerita dal fuoco e la strinsi forte al petto.
Non potevo sopportare oltre.
 
LOUIS POV
A dire la verità ero veramente arrabbiato con Charlie, mi ero ripromesso di vendicarmi con qualche colpo di genio, ma poi si sa, con il tempo si perdona, si finisce con il riderci sopra, dopotutto è solo un gioco. Urtai un uomo che correva verso la sua ragazza nel corridoio dell’ospedale.. e sapevo benissimo chi erano. Alvin e Charlie, ma il gioco era questo. Charlie non aveva visto il vero me.. vediamo dopo quanto ci sarebbe arrivata.
“Louis ti ho cercato da per tutto” mi richiamò la voce di Christine.
“Sono andato in bagno, scusami”
“Stai bene?”
Se stare bene vuol dire avere uno sfregio sul sopracciglio, una guancia bruciata, tutte le singole ossa nel corpo che ti fanno male e avere tutta la camicia bianca sporca di sangue, beh allora sì sto bene.
E il bello arrivava ora dovevano mettermi cinque punti sulla fronte, un male assurdo, non ho mai sopportato il dolore.
Continuavo a ridere come un cretino, mentre sentivo mia moglio parlottare.
“Serata al pronto soccorso, bell’anniversario di matrimonio”.
E ridevo.
“Le faccio male?” mi chiese il dottore.
“Nono si figuri, non è niente”
E continuavo a ridere.

CHARLIE POV
Continuavo a piangere e la pioggia non aiutava.
Ero in macchina con Alvin con la testa rivolta verso il finestrino , le dita di una mano tamburellavano sulla mia coscia mentre l’altra la tenevo davanti la bocca per cercare di fermare i singhiozzi.
“Mi dispiace per prima” continuava a ripetere Alvin.
Mi dispiace. Mi dispiace. Quante volte l’avevo sentita? Così talmente tante che risultava non essere più credibile. Mi dispiace. Che parola stupida.

LOUIS POV
E ridevo ridevo ridevo.
Che cazzo ti ridi imbecille! Renditi conto di cosa hai fatto.. hai fatto credere alla tua migliore amica, alla tua anima gemella, alla tua più grande fonte di adrenalina che sei morto e questo perché? Per un fottutissimo gioco!
“Charlie..” sussurrai.
Improvvisamente mi fu tutto più chiaro, basta giocare, era il tempo di andarmi a riprendere ciò che in realtà è sempre stato mio.
Tolsi le mani del dottore dalla mia fronte e cominciai a correre come un forsennato fuori dall’ospedale.
Pioveva, mi fermai all’entrata urlando il suo nome. Spero solo di non averla persa per sempre.
 
CHARLIE POV
E poi mi fu tutto chiaro. Era il gioco, c’era la scatola lì. Era un’altra maledetta sfida. Porca miseria Louis, questa volta l’hai fatta veramente grossa. Ma che cretina.
Scoppiai a ridere sotto lo sguardo incredulo di Alvin, mi starà sicuramente prendendo per una fuori di testa. Ma sì, infondo ero sempre stata un po’ fuori di testa.
“Riportami all’ospedale” ordinai ancora ridendo.
“Charlie sicura di stare bene?” domandò Alvin sconcertato.
“Riportami in ospedale” urlai.
 
Scesi dalla macchina con la scatola in mano. Pioveva ma non me ne fregava niente.
Louis era lì in piedi davanti a me. Il sollievo fu grande quando vidi solo un graffio sulla sua fronte e qualche bruciatura, inutile dirvi che era bellissimo anche così.
Mi avvicinai e lui mi sorrise. Era così bello quando rideva.
“Gioco” dimmo all’unisono.
Il battito del mio cuore aumentò i suoi occhi brillavano, ma non quel bagliore furbo che non lo aveva mai abbandonato, brillavano per brillare. Brillavano come quando parli di una persona che ami, come quando la vedi.
Alvin mi raggiunse tirandomi via per un braccio e puntando il dito contro Louis come per minacciargli un ‘sta attento a te’
“Louis io sono qui!” gridava Christine nel frattempo.
“Dillo Louis! Ti prego dillo!”
Cazzo Louis, o adesso o mai più dillo! Di quel maledetto “Ti Amo” Louis non guardarmi con quella faccia da imbecille dì qualcosa!
“Charlie..” sussurrò appena il mio nome.
“Charlie..” di nuovo e poi ancora e ancora e ancora e sulla sua bocca si disegnò un sorriso bellissimo.
Mi liberai dalla stretta di Alvin per corrergli incontro.
Alvin e Christine cominciarono a urlare, richiamarci e mandarci a quel paese, ma non mi fregava niente, in realtà nemmeno sentivo le stronzate che stavano dicendo
Mi accarezzò una guancia, continuava a sussurrare il mio nome. Com’era dolce quando usciva dalle sue labbra ora così vicine alle mie..
Alvin arrivò come una furia colpendo in pieno viso Louis scaraventandolo a terra.
“Ma sei impazzito?” gli urlai contro cominciando a dargli dei cazzotti sul braccio muscoloso per poi accovacciarmi accanto alla figura di Louis immobile.
“Louis” gli presi la testa fra le mani “Per favore svegliati” cominciai a singhiozzare “Non mi lasciare sola, Louis ti prego” cominciai a scuoterlo “Dai svegliati adesso, svegliati apri gli occhi.. apri gli occhi ti supplico Louis”
Le lacrime avevano cominciato a scendere e la mia voce era sempre più spezzata dai signhiozzi.
“Non mi lasciare sola”
Gli poggiai delicatamente la testa sull’asfalto bagnato e mi sedetti vicino a lui.
Non so con precisione quanto tempo fosse passato, so solo che aveva smesso di piovere.
Presi la scatola che avevo lasciato di fianco al copro di Louis e l’alzai in aria.
“Non mi lasciare, giochi o non giochi?”
Louis non accennava a muoversi.
“Giochi o non giochi?” ripetei alzando la voce.
Ancora niente.
“Louis! Louis lo so che mi ascolti!” cominciai ad urlare come una pazza “Louis torna indietro! Giochi o non giochi?!”
Finalmente respirò, fece un profondo respiro per poi dare due o tre colpi di tosse.
Mentre io tirai un sospiro di sollievo, soddisfatta.
Alzò una mano per asciugarmi una lacrima che mi ero lasciata sfuggire.
“Stai piangendo.. Io.. In trentacinque anni non ti ho mai vista piangere” sussurrò con quel poco fiato che gli era rimasto.
“Vieni” lo aiutai ad alzarsi.
 
Potevamo osservare il cielo limpido anche a cinque – sei metri sotto terra. Infondo in tutti questi anni è questo che avevamo fatto, ci eravamo scavati la buca da soli.
E ora tutti e due fissavamo il cielo per l’ultima volta, uno sguardo verso l’alto come se stessimo aspettando qualcosa, come se nella nostra vita non abbiamo poi aspettato così tanto.
“Non ci lasceremo più?” domandai a Louis.
“Mai più” rispose stringendomi in un abbraccio.
Per vincere questo gioco ci vuole una bella scatola, un migliore amico e soprattutto tanto coraggio.
Il resto non conta.
Adesso che ci penso, la buca doveva essere più alta di cinque – sei metri perché mi sembrò che il cemento ci mise una vita ad arrivare a noi.
Lo strinsi forte a me.
I nostri respiriri si fecero affannati, avevamo paura, ma non importava. Eravamo noi due.
“Ci sono due o tre cose che non mi hai chiesto e mi dispiace” disse lui mettendomi le mani sulle spalle “Ci sarei riuscito”
“Tipo?” sorrisi io.
“Mangiare formiche.. Rovinare uno spettacolo al teatro dell’opera.. Amarti come un pazzo..”
I suoi occhi si fecero lucidi, il ghiaccio si stava sciogliendo ma non aveva perso quel bagliore che io amavo tanto. Stava piangendo e io piangevo insieme a lui.
Lo baciai. Dio quanto avevo desiderato quelle labbra.
Il cemento saliva, sempre più su.. da lì in meno di due minuti ci avrebbe comletamente ricoperti.
Lo baciai assaporando per bene le sue labbra, non c’era niente di più buono del sapore delle sue labbra, non c’era niente di più luminoso del bagliore dei suoi occhi, non c’era niente di più bello di quell’alone da bambino che non aveva mai abbandonato il suo viso, nonostante la barba e i baffi, non c’era nessuno al mondo come lui e adesso sarebbe stato mio per sempre ed io sarei stata sua per sempre.
Siamo stati così stupidi da bambini, così egoisti da non capire di appartenerci, così orgogliosi, ci siamo dovuti perdere.. perdere per dieci anni prima di capirlo. Si ha il coraggio di fare le cose più estreme, più rischiose, più imbarazzanti, arrivando al punto quasi di uccidere o di far credere di essere morti e non si trova il coraggio di dire due parole, due semplicissime parole che se pronunciate possono cambiarti una vita intera.
È così che si conclude il gioco. Insieme. Felici.
E la infondo al cemento abbiamo condiviso il sogno della nostra infanzia. Il sogno di un amore senza fine.

SPAZIO AUTRICE

Buuonasera! Come state? Oggi è 8 Dicembreeee *-* In quante avete fatto l'Albero?? Anche se ho un cucciolo distruttore di 7 mesi a casa ho preteso di avere un albero anche piccolo u.u Sì, come si può capire amo il Natale *w*
Allora allora, questo è l'ultimo capitolo della storia.. Non odiatemi se ho fatto suicidare così i personaggi, era per racchiudere il concetto di amore eterno e blablabla.. No in realtà mi piaceva un finale così :3
Vorrei ringraziare tutte quelle che hanno seguito la storia fino alla fine e l'hanno recensita, grazie <3 <3. Come già detto è stata la prima fic che ho pubblicato e non mi aspettavo tutto questo "successo" quindi, veramente grazie grazie grazie <3 
Detto ciò non pensate di esservi liberate di me perchè vi aspetto con l'altra mia FanFiction "Teenage Dream" completamente diversa da questa, sempre sui ragazzi.. Quindi continuerò a rompervi la ciospa comunque muahahah
Penso di aver detto tutto, in caso ci vediamo dall'altra parte.. Chi mi ama mi segua! Ahahah
No scherzo, se volete andatela a leggere :)) posso farvi una torta invece che darvi i biscotti ahah (Mio padre è cuoco quindi vi conviene :3)
Se volete potete anche lasciare una recensione, un puntino, un "ciao" a questo capitolo anche un "Sei una testa di cavolo, un'assassina perchè hai ucciso Charlie e Louis" va bene :)) Come al solito mi sono prolungata una cifra ahahah 
Peace&Love <3 <3 <3

 
  
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