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Autore: Alissya_Paglieri    09/12/2013    0 recensioni
“Dai Ajay, prendimi!” urlò una bambina mentre scappava dal suo fratellone.
“Forza Avani, è inutile che scappi, tanto sai che ti prendo sempre, dobbiamo andare a casa, è tardi!”
Ora Avani è cresciuta, non è più una bimba, ora è una donna e sta per sposarsi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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“Fate l’amore, non la guerra”
 



 
 
 
 
 
 
 
«Avani… Avani… Amore, sveglia, siamo arrivati»
«Uhm… Ancora cinque minuti…»
«Avani, siamo a Bareilly»
«Come?!»
«No va beh, ma dirmelo prima che bastava dirti così perché ti svegliassi?»
«Scusa, ho dormito tutto il tempo!»
«Tranquilla, andiamo?»
«Sì… Uhm… Ho fame!»
«Ti ho lasciato lì il panino»
«Grazie» Diede un bacio ad Akash e lui la trattenne contro il suo petto.
«Maiṁ yahām̐ hūm̐ (Sono qui
«Lo so, grazie per avermelo ricordato»
«Non devi ringraziarmi»
«Invece sì, stai facendo tanto per me»
«Vedila così allora: questa “gita” sta servendo ad entrambi» Lei lo guardò stranita «A te per cercare di ritrovare la tua pace interiore, a me per conoscere il paese delle mie origini»
«Ok»
Si scambiarono un secondo bacio, meno casto e veloce del primo e una volta presisi per mano si addentrarono per le vie di Bareilly.
«Com’è cambiata!»
«Molto?»
«Sì! L’ultima volta che sono stata qui quelle non c’erano»
«Sono anche passati 11 anni»
«Vero»
«Allora, dove dobbiamo andare?»
«Da quella parte»
«Sei sicura?»
«Assolutamente no, te l’ho detto, è tutto cambiato rispetto a com’era prima»
«Bene»
«Eh dai Akash, non fare il pessimista»
«Preferiresti che facessi i salti di gioia?»
«Preferirei che tu stessi zitto!»
«Come desidera la signorina»
«Grazie plebeo»
«Plebeo a chi?»
«A te!»
«Inizia a correre perché se ti prendo non finisce bene per te»
«Uuuh, sto tremando di paura!»
«Peggio per te!» Avani iniziò a correre e Akash la rincorse. Dopo 5 anni che stavano insieme Avani aveva imparato che Akash era molto più veloce di lei e che scappargli in velocità era impossibile, così usava trucchetti come nascondersi e fargli perdere le sue tracce. Decise di fare così anche quella volta e svoltò in una via, svoltando subito dopo in un vicoletto e da lì si ritrovò nella via principale di Bareilly. Sapeva dove andare ora. Non le importavano più i passi dietro di se di Akash che sentiva sempre più vicini. Era arrivata. Percorse tutta la via correndo fino ad una svolta a destra. Casa sua. La riconosceva, era ancora uguale. Forse il giardino era più curato, e l’esterno era stato ridipinto. Ma era sicuramente quella. Si bloccò appena se la trovò di fronte e Akash capì dal suo sguardo vitreo che erano arrivati a destinazione. Si avvicinò lentamente alla compagna e le mise una mano sulla spalla. Lei si girò di scatto con gli occhi colmi di lacrime.
«Non piangere piccola»
«Non ce la faccio! Non posso suonare quel campanello, non sono pronta»
«Non devi farlo per forza oggi»
«Andiamo via ti prego»
«Va bene»
«Scusa»
«Non devi scusarti»
«Invece sì, ti ho fatto venire fin qui per niente»
«Non è ancora detto, cosa ne dici se ci facciamo un giretto per la tua città?»
«Va bene»
«Dai, andiamo»
Passarono così tutto il pomeriggio in giro per Bareilly e Akash si sforzò per far tornare il sorriso sul viso della sua ragazza. Lei gliene fu grata. In quanti possono dire di aver trovato un amore così? Un amore così vero. Certo, avevano anche loro i loro alti e bassi e i loro problemi, chi non ce li ha? Non avevano mai litigato davvero. Il massimo della litigata era stata un urlarsi dietro al secondo mese quando lei era uscita con quel suo amico, lei si era arrabbiata perché lui non si fidava, lui perché lei non lo aveva avvertito. Urlarono davvero quel giorno, ma capirono man mano che le parole venivano sputate fuori dalle labbra che tutto quello che stavano dicendo era solo paura di perdersi e risolsero in fretta, chiudendo la questione. Non erano mai stati giorni interi senza parlarsi perché orgogliosi e arrabbiati, non erano stati neanche ore senza vedersi per questo stesso motivo. Loro dicevano quello che pensavano con tono pacato e ne discutevano civilmente. Il loro legame era qualcosa di speciale e indissolubile. Non avevano più paura di perdersi, sapevano che non sarebbe mai successo. Terra e cielo. Dove finiva l’una iniziava l’altro, fino all’orizzonte, in cui i contorni sfumavano unendoli. Si completavano. Le loro anime si erano sfumate fondendosi mentre i loro corpi mantenevano l’individualità. Impossibile da vedere agli occhi. Dovevi essere dentro di loro per capire fino a che punto si erano saldati.
 
 
«Suprabhāta mērā pyāra (Buongiorno amore mio
«Suprabhāta (Buongiorno
«Andiamo a fare un giro per New Delhi oggi?»
«Sì, mi vesto e scendiamo a fare colazione, tu sei già pronta?»
«Sìsì, ti aspetto»
«Ok, faccio in fretta» Scese dal letto e si diresse in bagno, salvo poi accorgersi che non aveva ancora salutato come si deve la sua futura moglie. Quindi tornò indietro e le lasciò un morbido bacio sulle labbra. E mentre tornava verso il bagno le mormorò un “sei bellissima”. Ed era vero, lo era molto. Era una bellissima ragazza Avani e entrambi lo avevano sempre saputo. Non era mai stata una di quelle ragazzine che guardandosi allo specchio non si piace. Non era vanitosa però. Era solo consapevole di non essere brutta. Inoltre era capace di vestirsi in modo da risaltare le gambe lunghe, il seno prosperoso e il colore della carnagione. Quel giorno era vestita con pantaloni bordeaux e un maglioncino leggero color panna. ( )
«Ho finito, possiamo andare»
«Scendiamo a fare colazione e iniziamo a girare allora, ho un sacco di posti da farti vedere, cammineremo un po’, ti avverto subito»
«Ho già capito che per il matrimonio torniamo che siamo più magri e palestrati dei modelli»
«Dovrò dire a mia madre di farmi stringere il vestito»
«Mi sa che dovrai»
«Ciò che davvero mi permetterà di dimagrire è che qui non c’è Roshini»
«Ma siamo in India!»
«Non significa che si mangi bene come da lei, sai che è una maga-cuoca quella donna»
«Mi fai impazzire, lo sai?»
«In senso buono?»
«In tutti i sensi!»
«Allora va bene»
«Argh!»
«Dai, muoviti che ho fame»
«Ma se stai già mangiando!»
«Ho fame lo stesso»
«Ma quando sarai incinta mangerai per un reggimento?!»
«Non ci voglio neanche pensare, appena partorito dovrò iniziare una dieta drastica e mi toccherà andare in palestra»
«Ma smettila»
«Va bene… Ma sappi che se mi metti incinta di due gemelli ti stacco un orecchio e lo do al cane»
«Non abbiamo un cane»
«Ma lo avremo»
«Vuoi un cane?»
«Sì, un meticcio»
«D’accordo»
«Quando torniamo a casa lo prendiamo?»
«Possiamo almeno aspettare di esserci sposati, essere andati in luna di miele ed essere tornati a casa nostra?»
«Chissà come se la sta cavando la mamma con casa nostra»
«Sicuramente benissimo»
«Già… non vedo l’ora di vederla»
«Devi aspettare ancora più di un mese»
«Lo so, evita di ricordarmelo tutte le volte»
«Scusa»
«Ti perdono solo se mi dai un bacio»
«Si può fare» Si alzarono entrambi dal tavolo, lasciarono le chiavi alla reception e uscirono nel caldo di Delhi.
«Sto aspettando ancora il mio bacio io»
«Mi scusi» La baciò prendendole il viso tra le mani e accarezzandole la guancia con il pollice destro. Non era un bacio passionale, era piuttosto un bacio dolce, che sembrava dirle “io sono qui”. Loro esprimevano così quello che provavano, non a parole, ma con gli sguardi, gli abbracci, i baci e i gesti. Tutto quello che facevano era fatto in funzione del sentimento che li legava.
«Grazie»
«Pensi che finirai di ringraziarmi?»
«No, mai»
«Ah bene, quindi mi toccherà ogni volta tapparti la bocca?»
«Ma se mi baci io poi ti ringrazio»
«Chi ha parlato di baciare? Io ti metto una mela in bocca e voglio vedere come mi ringrazi poi»
«Semplice: la mangio»
«Touchè»
«Evita per favore»
«Ahahah cosa c’è?»
«Il francese lascialo ai francesi»
«Dovrei?»
«Sì, dovresti… Oh, guarda, questa è Janpath, quella che una volta era chiamata Queen’s way. È il “percorso del popolo”. Secondo me è una delle vie più belle di New Delhi. Guarda, questo è il Janpath market, uno dei più famosi mercati per i turisti.»
«Quanti colori»
«Già, noi indiani siamo molto allegri»
«Di sicuro più degli inglesi»
«Perché tu non vai nelle vie etniche»
«Giusto»
«Vieni, facciamo un giretto, magari trovo qualcosa da portare a Māṁ e a Shaila… Magari trovo anche qualcosa per Roshini»
«Va bene… Prevedo che sarà una lunga giornata»
«Prevedi bene, sei uno stregone?»
«No, ti conosco solo molto bene»
«Non puoi negarmi un po’ di sano shopping»
«Assolutamente no»
«Dai vieni a vedere, non sono bellissime?!» ( )
«Secondo me quella rossa potrebbe piacere a tua madre, le starebbe bene»
«Già, anche secondo me… Cosa ne dici invece di quella azzurra per Roshini che è sempre così eccentrica?»
«Sì, mi piace»
«Andata!»
«Manca solo Shaila quindi…»
«Sì, ma non le prendo questi, a lei non piacciono. Vedremo più avanti se trovo qualcosa, magari le faccio le foto dei vari posti che vediamo, sai che adora le foto e l’arte»
«Hai avuto una bellissima idea! Hai dietro la macchina fotografica?»
«Sì, è in borsa»
«Perfetto, paghiamo questi e andiamo avanti allora»
«Fatto, andiamo»
«Guarda! Tira fuori la macchina fotografica» ( )
«Bello vero?»
«Enorme direi!»
«Facci l’abitudine, conta che la residenza del presidente indiano è 17 volte più grande della casa bianca negli Stati Uniti!»
«Sei seria?»
«Sì, solo l’ala residenziale è composta da 340 stanze»
«Mi prendi in giro?»
«No»
«E tu tutte queste cose come le sai?»
«Si chiama conoscenza del proprio paese»
«Wikipedia?»
«Certo, mi sono informata su internet, poi qualcosa mi ricordo ancora di quando ci portava Pitā»
«Ho vissuto ventuno anni pensando che Londra fosse la più bella città e ora scopro che il mio paese d’origine ha delle città così sorprendenti»
«Già, fa impressione»
«Sì! Avevi ragione, è proprio bellissima. È così ariosa e spaziosa, non dà la stessa sensazione di chiusura di Londra»
«Sì, le strade sono molto più larghe e i monumenti meno alti, ma non ti illudere, ora perché siamo sulle vie antiche di New Delhi, ma non penso che anche le vie moderne siano così contenute»
«Giusto»
«Tieni, fai tu qualche foto adesso»
«Ok»
«Vieni, questa in cui stiamo voltando è Rajpath, anticamente chiamata King’s way. È la via principale, dove il 26 gennaio si svolge la parata per la repubblica indiana.»
«È infinita!»
«Sì, è lunghissima»
«Wow»
«Questo che vedi è l’India gate ( ) mentre dietro ad esso si trova il Canopy ( ). L’India gate è il monumento nazionale Indiano ed è situato nel cuore di New Delhi. Il Canopy invece, è un baldacchino fatto di arenaria che venne introdotto solo successivamente»
«Sembri un’enciclopedia, lo sai?»
«Se vuoi ti lascio continuare a vivere nell’ignoranza»
«Nono tranquilla»
«E allora taci e cammina»
«Ci fermiamo a mangiare?»
«Sì, vuoi mangiare subito o finiamo prima la via?»
«Mangiamo subito, ho una fame da lupi»
«Ok, continuiamo a camminare e vediamo cosa troviamo»
Dopo mangiato continuarono a visitare la città e così fecero anche nei due giorni successivi.
  
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