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Autore: sakura18    09/12/2013    1 recensioni
dopo la morte della madre in un incidente stradale, rosy va a vivere dal padre in montagna a caponotte. un paesino in mezzo al bosco. una nuova scuola. una nuova vita. nuovi amici. era tutto troppo perfetto fin chè all'ora di arte rosy disegnò un ragazzo che non aveva mai visto. questo ragazzo si chiama sakurai hiroki. la sua vita cambiò. qualcuno cerca di ucciderla.
questa è una storia di vampiri, licantropi e angeli una lotta eterna tra bene e male. chi vincerà?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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mancavano pochi metri e sarei dovuta entrare in classe, mi ha incastrato non potevo pensarci. È davvero furbo.
   -non saprei, lo fai per conquistare il mio cuore?- si mise a ridere, io ovviamente lo seguì. Eravamo arrivati davanti alla porta, dovevo dargli una risposta ed entrare subito. -si, va bene- gli sorrisi e andai al mio posto. Lo vidi rimanere in palato e sorrideva, poi si accorse che faceva tardi ed è corso via.
   In classe c’erano pochi studenti e tra questi c’era già Hiroki, mi sedetti al mio posto vicino a lui.
   -un tuo amico?- non feci in tempo neanche a sedermi e aveva già concluso la domanda. Annuì. -ti piace?-
   -cos’è questo interesse verso di me tutto d’ un tratto?- ops. Dovevo restare zitta. Avevamo fatto “pace” poco fa e già cercavo una litigata con lui? Fortunatamente la prese come uno scherzo tra amici. Che fortuna.
   -carina. Quindi ti piace- non era una domanda, per niente. La prof entrò e ci consegnò un foglio, a quanto pare ci toccava una verifica a sorpresa.
   -si mi piace- serrò il pugno, aggrottai le sopracciglia. Perché quel gesto? -ti sto prendendo in giro. È un amico, mi piace come amico quello si- gli vedevo i muscoli contrarsi sotto il maglione, l’ho fatto arrabbiare. Bene!
   -non scherzare su questo- abbassai la testa e gli chiesi scusa. Mi scompigliò i capelli. E lo vidi che sorrise.
   -ok ora basta parlare e iniziate il compito. Ora!- fece partire il timer, avevamo tutta l’ora.
   La verifica era facile, erano domande sugli strumenti, sulle note. Mi è andata bene. Finì cinque minuti prima, consegnai e andai a posto, subito dopo consegnò anche Hiroki. Vidi atterrare sul mio banco un bigliettino, lo aprì.
 
 
   Ci vediamo sabato alle quindici. Ti vengo a prendere a casa tua, quindi fatti trovare pronta.
 
   Presi una penna scrissi la mia risposta dietro il suo bigliettino.
 
Va bene capo.
 
   Glielo lanciai e atterrò sulla sua mano. Lo prese e lo aprì, quando lesse la mia risposta sorrise e mi guardò e fece di si con la testa. Avevo un appuntamento con Hiroki, be “appuntamento” credo sia una parola grossa, ma è qualcosa. Il problema adesso è: che cosa mi metto? No, non ci devo pensare, prima di tornare a casa devo andare in libreria a comprarmi dei libri e poi ci penserò quando torno a casa, se mi va sennò mi metterò a leggere.
La campanella suonò e come ieri, Hiroki mi aspettò. Mi rende felice, sta davvero cercando di essermi amico. Che carino! Mi alzai e insieme andammo a lezione di ginnastica. Ginnastica, strano all’improvviso ho paura. Una strana sensazione allo stomaco, mi tremarono le gambe, forse per quello che è successo ieri.
   -che ti prende? Non stai bene?- 
   -he? Perché?- lo guardai, presi l’elastico che portavo al polso destro mi feci la coda di cavallo alta, così ho una cosa in meno da fare. Lui distolse lo sguardo.
   -mi sembri pallida, hai incrociato le braccia e hai rallentato il passo- non si fa sfuggire neanche un dettaglio. Misi le mani in tasca nei jeans.
   -no sto benissimo- accelerai il passo, a dire il vero avevo paura. E se il vampiro compariva di nuovo? e se Vanessa ha in mente qualcosa? E se stavolta invece di starsene li impalato a guardarmi mi attacca? E se.. oh devo smetterla con questi “e se” mi sto torturando per niente.
     -sicura?- annuì, eravamo arrivati davanti alla palestra, il prof ci raggiunse.
   -buongiorno prof- non era proprio un buongiorno però va bene lo stesso.
   -buongiorno. Hiroki vai pure a cambiarti.- fece un leggero inchino e se ne andò. Alcune usanze Giapponesi le ha tenute. Bene. Il prof mi mise un braccio sulle spalle e mi girò verso la palestra. -sai, per oggi è meglio se salti, dopo quello che è successo ieri non vorrei che ti affaticassi troppo. Per oggi ti esonero e se domani ti sentirai meglio puoi tornare a fare ginnastica. Ora vai a sederti sulla panchina ok?- sbuffai, spero che non se ne sia accorto.
   -va bene prof- con lui è meglio non discutere, può essere strano a volte. Mi sedetti sulla panchina aspettando i mie compagni, il prof si mise accanto a me sulla sua sedia imbottita a rotelle. I ragazzi entrarono e si misero in fila, io abbassai lo sguardo. Mi sento in imbarazzo. Sentivo i loro sguardi addosso e dei bisbigli. Vedevo Hiroki preoccupato, gli feci un sorriso per fargli capire che stavo bene, poi guardai il prof e di nuovo lui. Annuì, aveva capito che era stato il prof a esonerarmi. Anche le ragazze entrarono e iniziò l’appello. Oggi c’era in programma la solita corsa e i soliti allenamenti, subito dopo i ragazzi giocarono a basket e le ragazze si sedettero vicine a me, parlammo di quanto erano carini i ragazzi che correvano e sudavano. Deborah era indemoniata! Saltava addosso a tutti, un ragazzo non faceva in tempo a tirarsi su la maglia per asciugarsi il sudore che lei cominciava a urlare: “aah! Che figo!” lo ha detto anche a Hiroki, lui sentì e inarcò un sopracciglio guardando me. Io gli feci di no con la testa e portai le mani in avanti e indicai la Debby, lui sorrise divertito e riprese a giocare. Devo dire però che erano tutti bravi e carini guardarli mentre correvano di qua e di là palleggiando. Hiroki era bravo a fare canestro aveva un salto molto più elevato degli altri. Saltava molto, molto in alto, sembrava che volava. Il prof fischiò e toccò le ragazze. Giocarono a pallavolo. Io rimasi da sola, i ragazzi si misero sulle panchine o seduti per terra a commentare il gioco delle ragazze. I suoi amici lo trattenevano e quindi non ha avuto la possibilità di venire a farmi compagnia, non che doveva essere obbligato, però… poteva benissimo dire “vado a farle compagnia per dieci minuti” che solitudine.
   Mi concentrai a guardare il gioco erano dieci a dodici, erano brave e tanto. Sentì la panca scricchiolare vicino a me, mi voltai.
   -ciao esonerata- mi fece sorridere. Aveva una maglia a mezzamanica bianca e dei pantaloni blu con una striscia bianca di lato e delle scarpe da ginnastica nere con lacci verdi. Teneva le mani sulle ginocchia.
   -ciao- mi concentrai sulla partita, ora Debby era alla battuta, fece volare la palla all’alzatrice che l’alzò alla schiacciatrice e fece punto. Grandi, sono delle grandi. -sono brave he?- chiesi interrompendo il silenzio calato fra di noi.
   -molto. Chissà se lo è anche la ragazza esonerata. Tu che dici?- lo spinsi con la spalla, ridendo.
   -mi prendi in giro? Uffa non ho chiesto io di esonerarmi, è il prof che ha insistito, ma domani- dissi alzando l’indice. -tornerò a fare ginnastica- ero nervosa non mi sono mai comportata in questo modo con un ragazzo che mi piace, sembra che sto parlando con Mattia invece che con Hiroki. La squadra di Debby era in svantaggio, tifavo per lei visto che era l’unica con cui avevo legato di più.
   -bè, meno male. I ragazzi pensano che sei una sfaticata, stavano cercando il motivo del perché sei seduta qui invece di stare lì- indicò il campo di pallavolo dove stavano giocando. Mi serviva una lettura. Sembro una drogata. Ha! Ha! Che cosa vado a pensare. Mi tamburellai la testa con l’indice e il medio.
-bello. Che gentili che sono i tuoi amici, e non sai cosa stavamo dicendo noi di voi.- smisi di torturarmi la testa e la rimisi sulla panchina. Avevo ancora i capelli legati ad una coda di cavallo. La slegai, ma quando stavo tirando giù l’elastico guardai Hiroki, se mi sarei slegata i capelli mentre lui è qui vicino penserà che lo faccio apposta per attirare l’attenzione e per farmi notare. strinsi la coda per far risalire l’elastico. Misi i gomiti sulle gambe e appoggiai il mento ai palmi. Guardai il pallone andare da una direzione all’altra, sembrava che guardavo una partita da ping-pong. Punto per la squadra di Jessica. Ora erano undici a tredici.

   -aah ma lo so che cosa dicevate. Mi sono sentito un po’ osservato, soprattutto dalla tua amica Deborah- mi guardò con la coda dell’occhio, io abbassai lo sguardo colmo di imbarazzo. -be..- si diede delle pacche sulle ginocchia e si alzò. -io ora vado da loro, a dopo- mi fece un cenno con la mano e lo imitai. Si sarà accorto che anche io lo guardavo? Solo a volte però non così tanto come Debby, mi sa che è ossessionata dai ragazzi. Lo guardai andare via e per sbaglio mi calò lo sguardo. Cambiai colore dal bianco al rosso pomodoro. Come ho potuto guardargli il sedere? Mi stavo facendo contagiare da Deborah, non va affatto bene, però c’è da dire che non è niente male.. ma che mi metto a pensare! Mi coprì la faccia con le mani, sento ancora il rossore inondarmi le guance. Posso dire che ora erano in tinta con i capelli. Giusto i capelli! Ora potevo benissimo scioglierli, non penserà più che voglio fare colpo su di lui. Mi scoprì il viso e mi slegai i capelli, aah finalmente liberi! Odio legarmi i capelli, preferisco tenerli sciolti.
   Il prof fischiò, l’ora era finita, ma la partita no erano arrivate a quindici a venti, vinse la squadra di Jessica. Peccato, comunque erano tutte brave, le andai incontro e battei a tutte loro il cinque.
   Uscì dalla palestra e mi sedetti sugli scalini aspettando pazientemente.
   -puoi già andare a casa- il prof si mise davanti a me incrociando le braccia. Aveva gli occhiali legati da un filo e li teneva come se fosse una collana. Li usava solo per leggere. Aveva una maglia bianca con le maniche lunghe -che aveva tirato su- con righe nere e dei pantaloni blu e scarpe bianche, si vestiva sempre così, ah e aveva dei baffi grigi sotto ad un naso abbastanza grande e capelli grigi. E la pancetta non mancava.
   -no aspetto i miei amici. È brutto andare via senza salutare, giusto prof?- gli sorrisi.
   -giusto- ricambiò e se ne andò via lasciandomi da sola seduta sulle scale. Dopo pochi minuti i ragazzi uscirono e se ne andarono agli armadietti a prendere lo zaino e scappare via per andare a casa. Davanti a me si fermarono un paio di scarpe nere -delle all stars- con righe bianche e dei jeans grigio chiaro della misura perfetta del ragazzo, ne troppi larghi ne troppi stretti. poi salì e vidi un maglione grigio con il colletto alto. Poi vidi un sorriso e dei meravigliosi occhi a mandorla.
   -che fai? Non te ne vai a casa?- mi alzai e mi pulì i jeans.
   -ti aspettavo. E ora che ti ho aspettato me ne posso anche andare. Ciao. A domani- salì le scale e lui mi seguì correndomi dietro,  andai al mio armadietto e presi lo zaino.
   -potevi anche aspettarmi, sei salita di corsa le scale di fretta e furia- lui si appoggiò di schiena agli armadietti mettendo le mani in tasca nei jeans.
   -si. scusa è che devo andare subito in libreria a comprare dei libri. Visto che è da molto che non leggo qualcosa, e ne ho bisogno, ma non pensare che sono una drogata di libri perché non lo sono. Sai adesso sto solo blaterando, chissà perché he, he- sbattei la testa contro l’armadietto e rimasi in quella posizione per qualche secondo.
   -perché tieni la testa appoggiata al tuo armadietto? Non avevi fretta?- alla parola fretta mi risvegliai e mi misi lo zaino in spalla -sai, anche a me piace leggere e vedo che non vedi l’ora di andartene via.-
arrossì, era la verità non vedevo l’ora. -allora.. ciao. a domani Rosy- detto questo si allontanò salutandomi con la mano e uscì, mi incamminai subito dopo dirigendomi a passo svelto alla libreria del paese.

   C’erano un sacco di libri di ogni tipo, il mio reparto lo trovai presto.
La scelta era difficile, ce ne erano così tanti belli e interessanti, cominciai a svogliarli e leggere la trama, uno mi interessò. Si chiamava “l’accademia dei vampiri” ce ne erano quattro. Li comprai tutti. Andai alla cassa e pagai.
   Andai di corsa in camera i mi buttai sul letto tirai fuori i quattro libri e li misi sul comodino, presi il primo e iniziai a leggere la trama e il primo capitolo, di tanto in tanto annusavo le pagine. Leggere mi rilassava tantissimo andavo in un altro mondo e questa volta ero in un accademia di vampiri di due razze “Moroi” i vampiri diciamo buoni che bevono il sangue umano dai cosiddetti donatori. Erano umani che donavano il loro sangue. E poi c’erano i Damphir che erano metà Moroi e metà umani. Questi li chiamano guardiani perché devono proteggere i Moroi da un'altra razza di vampiri. Gli Strigoi, loro uccidevano le persone per berne il sangue.
   Quando mi accorsi che il tempo era volato, controllai l’ora. Erano le diciannove e quindici. Mi alzai e corsi di sotto a mettere su una pentola d’acqua, ovviamente portandomi dietro il libro, mi sedetti e continuai la lettura. Quando l’acqua cominciò a bollire misi il sale e buttai dei maccheroncini. Decisi di farli con il pomodoro e una noce di burro. Quando la pasta fu cotta la scolai a la raffreddai, preparai il sugo e intanto entrò mio padre.
   -sono tornato.. mmh che profumo che cucini?. stavo mescolando il pomodoro per sciogliere il burro. Gli davo le spalle. -cos’è questo? Hai comprato un libro?- mi girai, speriamo che non lo abbia sporcato. Stava leggendo la copertina dietro, poi aprì il libro e lesse la trama –il libro ha una copertina che si toglie e può essere usata per tenere il segno- lo rimise a posto.
   -maccheroncini al pomodoro, e a dire la verità ne ho presi quattro perché è una saga, ti prego fai che non mi hai tolto il segno!- gli andai in contro controllando che la parte della copertina dove c’era la trama non si era tolta. Fortunatamente era ancora al suo posto, meno male. Tornai al sugo che era pronto, spensi e cominciai a saltare la pasta.
   -papà puoi prendere due piatti, due forchette, due bicchieri e l’acqua per favore?- potevo benissimo dire se poteva apparecchiare, ci ho pensato solo adesso, bè fa lo stesso.
   -agli ordini- apparecchiò e impiattai la pasta. Ci sedemmo a mangiare.
   -allora com’è andata la scuola?- chiese mio padre.
   -bene, oggi c’è stata una verifica a sorpresa di musica, ma credo di essermela cavata abbastanza bene- o almeno spero. -il lavoro?- non disse niente annuì e basta. Non avevamo molte cose con cui parlare, che imbarazzo.
   -com’è andato il campeggio? Vi siete divertiti?- il campeggio. Che bella esperienza! La rifarei mille volte.
   -si bellissimo, mi sono divertita tantissimo e anche gli altri, ma a proposito di questo, è dal campeggio che non sento e non vedo Lorenzo. Gli è successo qualcosa? Sei amico di Luca no? Ti ha detto qualcosa?- si fece serio improvvisamente. Oddio, gli è successo davvero qualcosa,  cosa potrà essere accaduto? Starà male? Cominciavo a preoccuparmi, mio padre non mi degnava di una sola risposta, guardava solo il suo piatto quasi vuoto con un’espressione seria. Poi finalmente si decise a parlare.
   -niente di grave, doveva… sbrigare qualche faccenda, niente di che- niente di che, non mi convince molto.
   -davvero? Che faccenda?- scosse la testa, si alzò e si diresse in sala ma prima mi arruffò i capelli e lasciando lì la mano.

   -ancora non sei pronta per saperlo- se ne andò mentre faceva cadere la mano, mi prese una ciocca di capelli e se la trascinò con se, poi cadde sulla mia spalla. È difficile togliere le parole di bocca da mio padre, quali faccende doveva sbrigare? E per cosa non ero ancora pronta? Sbuffai, finì di mangiare e lavai i piatti, poi raggiunsi mio padre.
   -cosa guardi?- gli chiesi mentre mi sedevo sul divano accanto a lui.
   -il signore degli anelli- 
   -oooh! È vero che c’è stasera! Allora vado a preparare i pop-corn!- aprì la credenza e presi una confezione di pop-corn, la misi nel microonde e puntai tre minuti. Appena suonò presi due piatti di plastica e li divisi. Andai da mio padre e gli porsi il piatto. Lo prese e mi sedetti sul divano a guardarci insieme il signore degli anelli.

 
  
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