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Autore: ethelincabbages    10/12/2013    8 recensioni
C’era una volta. Le storie, quelle belle, iniziano tutte così. Perché una volta c’era qualcosa, qualcuno, che ricordi e riguardi con un sorriso triste. E adesso dopo mille inverni e primavere, dopo mille foglie lasciate a morire, adesso, ti manca.
In un futuro lontano, Hermione ricorda i suoi anni migliori.
(Poco più che) Flashfic | (Sort of) Angst, Introspettivo | Harry/Hermione
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Titolo della fanfiction: Close to finding truth
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Altro personaggio
Generi: (Sort of) Angst, Introspettivo
Rating: Giallo
Capitoli: 1 – One-shot, (Poco più che) Flash-fic
Beta-reader: Bea-Potion
Note personali: Questa shot è companion piece di All the things that we must do. Le due flash sono legate da parallelismi e riferimenti, si può dire siano complementari.
Credo di aver preso inconsapevolmente qualcosa da Forse in due non sentiremo più freddo di roxy_xyz, un piccolo capolavoro che fareste bene a leggere se amate Harry/Hermione.
Ringrazio tanto Bea e Roxy che mi aiutano sempre con una pazienza incredibile.
Credits: Hogwarts, gli ippogrifi, Hermione Granger e Harry Potter appartengono a J.K.Rowling, Warner Bros e chiunque altro ne detenga i diritti. I versi di We might fall appartengono a Ryan Star e chiunque altro ne detenga i diritti.

 
 
Close to finding truth
 
C’era una volta. Le storie, quelle belle, iniziano tutte così. Perché una volta c’era qualcosa, qualcuno, che ricordi e riguardi con un sorriso triste. E adesso dopo mille inverni e primavere, dopo mille foglie lasciate a morire, adesso, ti manca.

Now that we are older
I remember youth

Senti le increspature leggere della pietra sotto le dita. Ti è sempre piaciuto questo lato di Hogwarts: la pietra è imperfetta, ruvida, antica e viva. Resti immobile, appoggiata a quella vecchia colonna, a quelle mura alte e familiari, lo sguardo lontano, al di là di quel portico dove solevi passeggiare prima di tornare a lezione o in dormitorio.

C’erano due ombre accanto a te. Sempre due ombre. Due risate che ti accompagnavano, quattro braccia che ti sostenevano. C’era un ippogrifo che volava in lontananza e migliaia di ragazzini che cicalecciavano intorno a voi, insieme a voi.

Come adesso, migliaia di ragazzini corrono, ridacchiano, chiacchierano, si sussurrano segreti all’orecchio e preparano qualche scherzo di nascosto. Scorgi appena una coppia di mani intrecciarsi e poi scappare via dalla tua visuale.
 
Era facile stringergli la mano e poi scappare via.
 
Alza lo sguardo, Hermione. I ricordi sono solo piccoli gnomi dispettosi, rubano quanto di bello c’è in questo tramonto. Quel cielo rosso e la collina macchiata di poca neve. Un po’ di sole a dicembre è una promessa per la primavera a venire.

Senti le ginocchia tremare. Vecchie sciocche ginocchia. Ma che male c’è, adesso, nell’accucciarsi contro la parete, la tua pietra ruvida e viva? È anche casa tua, in fondo. C’eri anche tu a cantare inni stonati e a proclamare incantesimi, c’eri anche tu a ripulire detriti e a trascinare mattoni.

Faceva freddo e sciarpe e colonne non sapevano proteggervi dal vento. Ma vi piaceva sentirne la sferza forte sul viso, profumava di elleboro, tracce sulla neve e braccia intrecciate. Vi nascondevate nella nicchia dietro la statua di Alfredo il Grande, e condividevate un mandarino, uno spicchio alla volta.

Cos’è successo a quell’angolino segreto? Che fine ha fatto? Cosa ne è stato di quel mandarino?
 
Tutto finisce. Tutti lo sanno.
 
“Cos’hai? Stai bene?” Una voce ti chiama preoccupata, un braccio ti afferra e sostiene. Una mano si avvolge alla tua. Non è ruvida né increspata questa mano. È piena di speranza e di futuro. È una promessa. Come il sole a dicembre.

“Sto bene. Sono solo queste ve-” cchie sciocche ginocchia. Tossisci e vorresti scuotere un ‘no’ con la testa, ma non ce la fai. Sta arrivando, sai che sta arrivando.

“Ti porto in infermeria,” propone, a bassa voce. C’è timore, preoccupazione e anche un po’ di rabbia in quella voce. La rabbia che ci prende ogni volta che arriviamo all’ultima pagina. Tocca a tutti leggere l’ultima pagina prima o poi.
 
E cosa resta dopo? È quello che resta dopo che fa paura.
 
 Non c’è tempo. Alza lo sguardo, Hermione.
“Ti ho mai detto quanto siano belli i tuoi occhi?” Verdi e profondi. Grandi e curiosi. E tristi. “No, non piangere. Non arrabbiarti. È giusto così.”

Now that we are close to death
And close to finding truth

Chiudi gli occhi, Hermione. È tempo. E non fa così paura, adesso. C’è ancora il cielo rosso e la collina leggermente innevata, c’è ancora l’ippogrifo che vola in lontananza. E le risate, tante risate.

Poi lo vedi: Harry. E hai voglia di ridere anche tu.

“Dammi la mano,” ti chiede. L’afferri sicura, come una volta, pronta a correre verso qualsiasi altro guaio si sia cacciato. “Ti stavo aspettando,” confessa. Abbassa lo sguardo, abbozza un sorriso, come fosse vagamente imbarazzato. Non sembra aver fretta di correre, non c’è nessuna creatura che vi insegue, non ci sono nemici da distruggere. “Possiamo andare in biblioteca, o fare un salto a Londra, se vuoi, o giocare a nascondino. È da tanto che non gioco a nascondino.” Sembra un bambino. “Possiamo fare tutto quello che vuoi, scegli tu, qualsiasi cosa.” Rialza lo sguardo, determinato e onesto. Resta lì a guardarti con quegli stessi occhi verdi e profondi, e grandi e curiosi.

“Io vengo con te.” Promette.
 
   
 
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