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Autore: Merryweather616    10/05/2008    9 recensioni
Regola numero 1 del Villevalesimo: vai dove ti porta il Valo (senza fare domande e senza lamentarti, che sia pure un concerto di Avril Lasagna)
Genere: Parodia, Demenziale, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mai dare in mano a una scrittrice compulsiva di fan fiction un nuovo soggetto sui cui elucubrare e delirare...perché poi vengono fuori cose del genere. Il mio povero cervello mi ha rinnegata però almeno mi sono fatta due risate.

Qualche precisazione: la fic è stata spudoratamente ispirata da Ikunnaprinsessa, una collaborazione di Ville risalente al '99 con la band finlandese “The Agents”, è una canzoncina che non ve la togliete dalla testa nemmeno morti e ha un ritornello micidiale...per chi non lo sapesse Katsoo in Finnico significa “Guarda”...fate un po' voi XD


Enjoy

As usual la fic è dedicata alle mie compagnucce himmiche! Thaanks angels



The princess is looking out...




Naisiin ei voi pieni poikanen luottaa
Ne suuren ikävän pieneen sydämeen tuottaa
Mut ikkunaa tuijottaa kai pienikin poika illoin saa
Sieltä katsoo prinsessa unelmain

Ruudun takaa, Ruudun takaa Ruudun takaa tyttöni katsoo
vain


(The little boy can't trust in women
They cause in little hearts a lot of sorrow
But even a little boy may stare at a window in the evening
Out of which a dream princess is looking

Behind the windowpane behind the windowpane
My girl is looking out
)


Ikunnaprinsessa- Valo and the agents



Da brava e die-hard fan degli HIM, una volta in Finlandia la prima cosa che stavo facendo non era controllare che tutte le mie carte per l'Erasmus fossero a posto, ne pulire il mio appartamento, ne fare un giro per la città. Sicuramente starà facendo la spesa, direte voi. Ebbene mi dispiace deludervi, nessuna di queste cose era prima nella mia lista

Cose da fare appena arrivata nella terra di Ville Valo”

La prima era incontrarlo, ma su di questa dovevo lavorare ancora parecchio. La seconda era fare un giro negli hot spot del Villevalesimo allo stadio acuto.

Il primo dei quali era il negozio del padre di Ville, il bonario e gentile Kari Valo, che decidendo di aprire un sex shop a Helsinki non si sarebbe probabilmente mai aspettato che negli anni, tutto grazie alla fama di suo figlio maggiore, una buona percentuale della clientela sarebbe stata composta da fan impazziti per la sua progenie, tutti in cerca di quindici minuti di valosità endovena.

E anche io, dal mio 160 di QI mi trovavo ora li davanti a fare la figura della fan delirante, pronta a qualsiasi cosa pur di vedere e possibilmente abbracciare sangue del sangue del mio unico dio personale.

Avevo fatto davvero carte false per venire a fare l'Erasmus in quella terra quasi sperduta, avevo imparato il finlandese in sei mesi, accendendo ceri al mio cervello che mi sorprendeva ogni giorno. Ora con orgoglio potevo dire di sapere inglese, italiano e finlandese. Chi mi conosceva bene sapeva il motivo della mia leggerissima fissa per la Finlandia, e mi prendevano in giro come disperati, il resto del mondo semplicemente mi prendeva per pazza. Ormai me ne ero fatta una ragione.


Presi coraggio ed entrai nel negozietto, piccolo e colorato, tappezzato di heartagram ovunque. Era già diventato il mio posto preferito sulla faccia della terra. Detti un occhiata al bancone. Non c'era traccia del Sr. Valo, ma solo di un commesso con un orrendo cappello blu e la testa ripiegata sui gomiti, profondamente addormentato.

Meglio per me. Potevo vagare incontrollata per il sexy shop senza occhi fissi sulle mie spalle.

Trovai un bel frustino nero con un heartagram viola che sarebbe stato perfetto attaccato alla mia porta. Delle mutande masticabili al gusto di fragole e panna. Avevo fame, le avrei mangiate una volta uscita, e varie manette sempre con su disegnato l'amato simboletto. Proprio mentre mi avvicinavo completamente in adorazione ad un lenzuolo con un enorme riproduzione di Ville a misura naturale, urtai un qualcosa per terra che fece un rumore metallico, peggio delle unghie sulla lavagna.

Ed ecco che non potevo vagare più incontrastata. Il commesso iniziò a stiracchiarsi in maniera del tutto disumana e mi decisi che tanto valeva andare a pagare, sarei tornata presto, con la speranza di incontrare Kari.

Mi avvinai al bancone.

Il commesso era di schiena e il cuore mi mancò di un colpo.

Io quella schiena la conoscevo.

Ora si era girato, il cappello gli copriva la faccia, ma i capelli, quei maledetti capelli, non potevano essere di nessun altro.

E le gambe non mi ressero.

Franai per terra come una pera cotta, completamente priva della facoltà di reggermi in piedi.

Cazzo” esclamai caracollando sul pavimento.

Cazzo, cazzo, cazzo” continuai non riuscendo a smettere di imprecare, tanto non mi capiva.

oh cazzo” continuai facendo marcia indietro coi pensieri, non capiva cazzo in italiano ma...

Ehy, ho visto che sei caduta non c'è bisogno che continui a ripetere di guardare” disse lui. Terza persona singolare. Non c'è nemmeno bisogno di presentarvelo deduco. Capelli soffici come lo zucchero filato, occhi peggio di un faro di notte, e la voce, cazzo che voce. Ogni lettera era un orgasmo, se mi permettete la finesse. E in finlandese vi assicuro, è pure meglio.

Alzai gli occhi e con la bocca aperta, della serie facciamoci vedere per la prima volta in posa “pesce lesso”, lo fissai senza crederci. Scossi la testa, mi diedi qualche pizzicotto sulla guancia. Mi scoprii il polso e glielo feci vedere.

Vedere il mio tatuaggio sicuramente gli fece capire che non ero svenuta perché stavo male, ma solo perché la sua presenza mi stava provocando un acutissima sindrome di Stendhal.

Punto 1: erano 5 anni, non noccioline, che io amavo lui e solo lui. Pendevo da ogni singola stronzata che usciva dalle sue labbra.

Punto 2: non lo stavo incontrando ad un meet&greet dove a buona ragione sarebbe stato scocciato, ma da soli, per caso, in un sexy shop, porca fragola

Punto 3: avete presente le foto? Dove è bello come un dio greco, quelle che state a fissarle incredule che possa esistere tanta bellezza al mondo. Beh dimenticatevele, dal vivo è non meglio. Di più

Dopo aver elencato questi 3 punti è un miracolo che io sia colpita solo dalla sindrome di Stendhal, è un miracolo che io non sia morta e sepolta. Morta felice eh? Non fatevi strane idee. Ma già che c'ero avrei rimandato la morte di qualche minuto, giusto per aver tempo di parlargli due minuti.

Giusto due chiacchiere in compagnia, sapete com'è.

Respira, Glen, Respira.

E' un essere umano come te, non ha una aria divina intorno, ne lancia fulmini e saette, se gli parli non muori, tranquilla. Era la me stessa più razionale che stava parlando in quel momento.

Ma brutta lavativa, togliti dal cappero, non capisci nulla, le dissi. É Ville Valo, mica Riccardo Scatorcio, o come si chiama, è un dio, è unico e solo, posso stare qui a fissarlo come una melanzana per quanto mi pare, lasciami in pace.

In quel momento mi porse la mano. Capite?! La mano!!! Per aiutare ad alzarmi. Potevo morire felice ora. Ma magari prima avrei approfittato un attimo della sua gentilezza.

Presi la mano. E mi tirai in piedi. Con sommo sforzo riuscii a ridargliela indietro, non volevo aggiungesse punti alla lista mentale che si stava facendo “quanto è pazza questa”.

Grazie” riusciì a mormorare in un inglese scarso. Non c'era chance di parlare finlandese. La mia memoria stentava a ricordarsi l'italiano in questo momento.

Di nulla” mi disse ridendo sotto I baffi “faccio questo effetto lo so”.

Era pure ironico. L'avevo sempre saputo in fondo che era l'uomo perfetto.

ma che ci fai qui?”

Oo oh.

Aricazzo.

Incontravo Ville Valo e la prima frase coerente che mi usciva dalla bocca era Cosa ci fai qui? Ma...ma...cazzoooooo.

Mi guardò con aria interdetta. Forse aspettava che mi spiegassi.

Proprio mentre avevo quasi trovato le parole per spiegargli la mia domanda, fu lui a sorprendermi.

Ok. adesso dimenticate tutte le pose secssi da servizio fotografico, dimenticatevi tutte le descrizioni stile harmony che si trovano nelle fic (I suoi occhi mi distrussero come un fulmine in un mare di ghiacciata armonia e cose del genere). Una volta che avete fatto piazza pulita di tutte queste cose, visualizzate la sua smorfia migliore, un occhio socchiuso, la fronte aggrottata, un lato della bocca alzato, ed una profonda aria di concentrazione.

Così mi stava guardando in quel momento.

Ed era peggio di qualsiasi sguardo da principe azzurro o cowboy arrapato. Molto peggio. Nel senso migliore della parola.

Per questa sua smorfia lo amavo ogni giorno di più.


Avendo ormai perso l'uso della parola quando si decise a parlare cercai di connettere almeno il cervello per assimilare le sue parole.

Ma io ti conosco” esclamò felice.

Mi conosce?!

Mi conosci?!”

Datemi una bombola d'ossigeno. E portate un defibrillatore. Non solo non mi aveva cacciato via a calci dopo che gli ero svenuta davanti, ma stava anche affermando di conoscermi.

Salvatemi.

Si si, sono sicuro, sei Glenna Taisio, la campionessa mondiale di scacchi”

Bocca aperta. Cervello andato.

Mi appoggiai al suo braccio e lui mi sostenne finché non mi ripresi dallo shock. Poi, udite udite, mi prese la mano tra le sue, e fece un piccolo inchino, inclinando il capo nella maniera più celestiale che avessi mai visto.

Mi riscossi un attimo. C'era qualcosa che non andava.

Fermo, non muovere un altro solo muscolo” dissi suonando seria “sono io quella che si deve inchinare, non tu. Dovresti stare fermo e fare il dio greco quale sei, e farti adorare, non inchinarti. Nono mio caro non ci siamo”

Di certo non era come mi ero immaginata di incontrare per la prima volta il mio eroe personale. Però fino ad ora la cosa prometteva bene.

Mi sorrise. Arrossendo come un peperone.

Per una volta ti prego, fammi fare il fan ti prego!!” quasi mi supplicava con gli occhi “ho sempre questa schiera di adoratrici dietro, per una volta tanto che mi trovo davanti a qualcuno che sinceramente ammiro, tra l'altro sono convinto di poterti battere, voglio godermela”

Si ma Ville, c'è un piccolo problema” eravamo già passai ai nomi propri “io sono una tua fan, ma non una normale, capisci? Sono venuta in Finlandia per conoscerti, avevo tutti I miei film mentali su come ti avrei trovato e ora mi ti inchini perché casualmente sono brava a giocare a scacchi?”

Non rispose. Scoppiò solo a ridere.

Che dannato bastardo. E aveva pure osato dire che mi avrebbe battuto a scacchi. Giammai.

Mi prese sottobraccio. “Senti, quanto ti fermi a Helsinki?”

Perché?”

Tu dimmelo e basta”

Un anno”

Gli si illuminarono gli occhi.

Allora siamo a posto, voglio solo vedere la faccia degli altri quando vedranno chi gli porto stasera alla prove”


Gli altri?

Le prove?

Stasera?

Ditemi che è un sogno. E ditemi che posso non svegliarmi. Vi prego ditemelo.











  
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