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Autore: Sama_013    10/12/2013    1 recensioni
Sedici anni è un’età complicata ed è più complicato scoprire di essere una via di mezzo tra una strega e una sirena. E a quell’età è anche così semplice innamorarsi di uno qualunque perfino del ragazzo della propria migliore amica. Caren ha tanti segreti da tenere nascosti a Rachel e quella di ospitare qualche sera Keys nello stesso letto è uno di quelli. Nessuno dovrà sapere cosa succede a Caren, ma come si fa a mantenere un segreto simile anche se si ha la voglia di dirlo a tutti? Come fai a mantenere un segreto pur sapendo che prima o poi lo sapranno tutti? Sventurati eventi coinvolgeranno la vita di Caren. Nuove persone, nuove rivelazioni, nuove magie, nuovi segreti da mantenere. Ma ora, sapete qual è il vero segreto nel mantenerne uno? Tenerselo per se oppure sapersi davvero fidare delle persone che più si ama. Quindi, sai mantenere un segreto?
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Entrai in un locale. C’erano molte persone, la maggior parte con un sigaro in bocca,
che si dedicavano a bere boccali interi di birra o a giocare a poker. Vidi che la maggior parte dei ragazzi della mia età entravano in una porta rossa e scendevano giù. C’era attaccata una freccia verde che indicava il basso dicendo che di sotto c’era una sala da biliardo. Aspettavo qualcuno, così mi accomodai su uno sgabello e appoggiai il gomito sul bancone. Sentii delle mani fredde coprirmi gli occhi e il sorriso stampato sulle sue labbra. Mi voltai e lei era lì. Capelli castano scuro, perfettamente lisci, che le ricadevano sulle spalle. Un sorriso perfetto e il rossore del freddo sulle sue guance. Gli occhi marroni si abbinavano ai suoi capelli e quel maglione bianco lo indossava su una camicetta di jeans. Mi abbracciò e senza dire una parola mi prese per mano e mi costrinse a seguirla. Scendemmo le scale di marmo della porta rossa e scendemmo in uno scantinato occupato da tre tavoli da biliardo e tutta la squadra di lacrosse e giocarci. La maggior parte dei ragazzi si dedicavano ai tiri al canestro appeso al muro, altri invece, si divertivano con il biliardo. Uno di loro mi fissava già da un po’. Aveva un sorriso a dir poco stupendo e i suoi occhi azzurri guardavano i miei. La mia amica vide il suo ragazzo, che lasciò l’enorme asta e si diresse verso di noi. Era leggermente scuro di pelle, capelli ricci neri e occhi di un incredibile color mandorla. Il suo nome non lo ricordavo, come non ricordavo quello della mia amica e del resto dei ragazzi. Comunque, la mia amica si alzò e prese per mano il ragazzo –Caren, io dovrei andare con Amar- a ecco, ora ricordo, beh, almeno il suo nome –a prendere una cosa in auto. Tu aspettami qui.- capii al volo cosa intendesse e annuii. Mentre aspettavo, seduta su quella scomoda sedia blu, il ragazzo che continuava a fissarmi, posò l’asta e venne verso di me. Il suo nome non lo ricordavo e il suo viso era parecchio offuscato ma riuscii a scorgere i suoi capelli biondi e ricordai che di solito, li portava sempre e solamente sparati in aria, invece quella sera, li portava con un ciuffo che gli ricadeva sulla fronte e che gli copriva quegli occhi azzurri che ora erano offuscati. Si avvicinò e si mise accanto a me –Allora, dov’è la tua amica?- non capii perché gli importava ma mi accorsi che mi stavo annoiando e che lei ancora non tornava. –Non lo so.- dissi con voce tremolante e guardando incuriosita il display del telefono che segnava le dieci. Mio padre mi avrebbe ucciso se non sarei stata di ritorno per le dieci e un quarto. Con lo sguardo preoccupato, mi alzai e mi preparai a correre a casa, ma il ragazzo mi fermò –Ehi, che hai?- la sua voce era profonda e aveva un tono preoccupato quasi quanto il mio –Senti, devo tornare a casa. E’ tardi e se non mi sbrigo..- mi soffermai a pensare alle possibili punizioni che mio padre avrebbe potuto darmi. Il ragazzo vagò nella tasca dei jeans e prese un mazzo di chiavi. –Dai andiamo, ti accompagno io.- il ragazzo mi prese per il polso e mi costrinse a salire le scale insieme a lui e a ritrovarci su nel locale. Era davvero gentile da parte sua proporsi di accompagnarmi, il che era strano dato che non ci conoscevamo molto. Sapevamo solo i nomi di entrambi e che lui era un ottimo giocatore di lacrosse, in grado di portare un sacco di vittorie ad ogni partita. Uscimmo fuori e ci dirigemmo verso il parcheggio. Con la chiave che aveva in mano, premette un pulsante e i fari di un auto lampeggiarono lasciando un clic. Non avevo idea di che auto fosse, ricordavo solo che all’interno era completamente di pelle. I sedili erano comodissimi e appena entrai, ne ricordai il profumo che era sparso ovunque. Sapeva di lavanda e qualcos’altro che ora non ricordo. Comunque, appena il biondo entrò, accese la radio e mise in moto. Eravamo quasi a metà strada quando mi chiese –Dove devo portarti?- si voltò, il suo viso era ancora dannatamente offuscato, ma riuscivo a scorgere un filo di sorriso che illuminava appena le sue labbra. –Via Dalia 73°- balbettai appena e concentrai il mio sguardo fuori. Lentamente sentii che tutto intorno a me cominciava a offuscarsi completamente. Mi voltai e con la mano, sfiorai quella del biondo, che al mio tocco si polverizzò, come il resto di ogni cosa attorno a me.


Battei velocemente le palpebre, incredula di ciò che avevo appena visto. Mi sembravano ricordi cupi che lentamente riuscivo a recuperare. Anche se non ricordavo di essermi dimenticata qualcosa o di aver vissuto quelle scene. Comunque, quei flashback dovevano pur dire qualcosa. Forse dovevo solo aspettare. Mi rilassai sul sedile e inspirai profondamente, assaporando l’odore di lavanda che profumava l’interno dell’auto. –Siamo arrivati.- mi alzai appena e vidi dal finestrino. La casella della posta con su scritto Wood, era lì, piantata nel prato del mio giardino ben curato. Lana, quel grosso batuffolo di pelo chiamato gatto, era lì, bella accoccolata sullo zerbino con su scritto: You are welcome! Nel flashback, ricordo che ero in un auto simile a quella di Keys. L’odore era più o meno lo stesso e i sedili erano comunque comodissimi. Ma cancellai immediatamente che il ragazzo del ricordo fosse Keys. Non lo avevo mai visto prima di quella sera e nel ricordo invece, pareva che lo conoscessi già. Irrefrenabilmente ebbi l’istinto di voltarmi e di guardare Keys negli occhi. Lui sorrise appena e contemporaneamente sorrisi anche io, abbassando lo sguardo imbarazzata. E anche se io non volli, mi avvicinai a lui e sfiorai le sue mani con le mie. Non so perché, ma ebbi la strana sensazione che di lì a poco sarebbe successo qualcosa di molto, molto strano. E non so perché, ma sentii che il mio battito cominciava a battere velocemente. Cominciai a respirare a fatica e mi avvicinai ancora di più a lui. Non riuscivo più a controllarmi e provai più di una volta a bloccarmi ma non successe nulla, continuavo ancora ad avvicinarmi, fino a quando non mi ritrovai il suo viso completamente davanti al mio. Io stavo per baciarlo e non potevo fare nulla per impedirlo. Strinsi le mani a pugno e cercai di non andare oltre. Tum. Tum. I battiti del mio cuore facevano eco nella mia mente, facendomi impazzire ancora di più. Appena vidi Keys chiudere gli occhi, d’istinto li chiusi anch’io, e appena sentii il tocco delle sue labbra sulle mie, capii di aver appena perso un battito. Non volli andare più oltre di un semplice bacio, ma stavolta, fu Keys che controllò me. Le sue mani accarezzarono i miei capelli e le sue labbra continuavano a toccare le mie. Volevo fermarmi, ma Keys continuava a tenermi ferma. Avevo ancora gli occhi chiusi e sentii che Keys si porse leggermente in avanti, avendo ancora il controllo su di me. E finalmente aprii gli occhi, tornando alla realtà. Mi staccai immediatamente da lui e ritornai a sedermi comodamente sul sedile. Con le dita mi sfiorai le labbra, assaporandone ancora il sapore. Volevo voltarmi e urlargli perché non si era fermato, perché non mi aveva detto di smetterla. Ma l’unica cosa che riuscii a dire fu: -D-devo andare.- con la mente ancora vuota, aprii lo sportello, e appena fui pronta ad uscire, Keys si porse in avanti e mi tenne per un polso, costringendomi a voltarmi. –Ci vediamo domani- sussurrò, sfoggiò il suo sorriso migliore e con una mano accarezzò la mia guancia, rossa per l’imbarazzo. Si porse ancora di più e lasciò un tocco leggero delle sue labbra sulle mie. Si staccò e continuò a sorridermi. Chiusi lo sportello dell’auto e corsi a casa. Salii velocemente le scale e mi fiondai sul letto, spalancando gli occhi e guardando il soffitto sopra di me. L’avevo baciato. Lui aveva baciato me. Entrambi avevamo tradito Rachel. Dio, non sapevo come sarei riuscita a guardarla negli occhi e dirle di volerle bene. Volevo chiamarla all’istante e dirle tutto, ma come prima, mi sentii bloccata, non solo dal qualcosa che continuava a trattenermi, ma anche dalla paura. Forse lei non doveva necessariamente saperlo, ed ero sicura che di lì a poco entrambi ci saremo dimenticati di quel bacio. Oppure potevamo far finta di niente e nascondere tutto. Dio non lo so. Ero così disperata, così impaurita, e così maledettamente in colpa da non accorgermi di aver pianto appena. Presi il cellulare e cercai più di una volta a scriverle il messaggio, ma non ce la facevo. Prendevo il telefono e scrivevo il messaggio: Ho.. baciato Keys. Ma non riuscivo a premere il tasto invia. Lasciai il messaggio in bozze e mi misi a letto. Volevo dormire e cadere nei sogni, l’unico luogo dove posso pensare di non essere colpevole di nulla.

Chiusi gli occhi e riaprendoli mi ritrovai nuovamente in auto, con il ragazzo biondo che si era gentilmente offerto di portarmi a casa. Mi accorsi di avere ancora la mano sulla sua, e immediatamente la tolsi portandomela in tasca. Feci finta di trovare qualcosa mentre lui continuava a guidare indifferente. –Eccoci qui.- disse con aria trionfante, poi si voltò sorridente e alla luce chiara della lucetta interna dell’auto, i suoi occhi azzurri sembravano quasi brillare come i fari di un auto. Aveva un leggero filo di barba e il sorriso maledettamene perfetto. Continuava a guardarmi malizioso, aspettando che io parlassi o che scendessi dall’auto. Presi le chiavi, pronta a scappare, e mi strinsi nel cappotto. –Ehm, grazie..- mi voltai verso la portiera e l’aprii appena, quando una mano calda sfiorò la mia e mi costrinse a voltarmi immediatamente. –Q-qual è il tuo nome?- chiese quasi ridendo, e quella domanda bloccò completamente il flusso del mio sangue. Avevo da poco cominciato il secondo anno e lui era lì da qualche anno in più a me e non aveva mai saputo il mio nome. Io invece sapevo bene chi era ma non so per quale motivo, il suo nome era completamente offuscato nel bel mezzo della mia mente. Comunque, sapevo bene che genere di ragazzo si nascondeva dietro quella maschera di occhi glaciali e sorriso smagliante. Uno di quei ragazzi che conquistavano ragazze facili e che le usavano a proprio piacimento. Lo guardai con aria confusa e lui mi rispose con un cenno di sorriso. –Non parliamo.. molto.- mi aggiustai il ciuffo di capelli che si era appiccicato alla mia fronte per il troppo sudore e imbarazzo. –Lo so, ma almeno io so chi sei.- mi sentivo.. strana. E’ brutto quando uno, che condivide la tua scuola e che frequenta qualcuna di quelle 36 ore a settimana con te, ti chiede chi sei. –Ok, perdonami per la mia poca attenzione nei “dettagli”.- disse quelle parole con disprezzo, come se mi stesse sputando in faccia o tirando forti pugni allo stomaco. Così mi alzai e uscii dall’auto, e prima di chiudere la portiera, lo guardai negli occhi e urlai –Sapere nomi di persone, non sono dettagli. Io so chi sei, e ti conosco e so, appunto, che anche se te lo dicessi, non te lo ricorderesti manco per un giorno.- continuava a rinfacciarmi quel sorriso da imbecille. E pensare che per un momento mi era sembrato un ragazzo dolce, gentile, ma.. mi ero enormemente sbagliata. –WOOD. CAREN WOOD!- gli urlai e sbattei con forza la portiera, sperando si rompesse. Lo sperai con tutte le mie forze e nella mia mente mi dissi: –Fa che con un solo tocco, quel vetro sia poi rotto.- mi dissi quasi cantandola e appena lasciai la mano e mi preparai per andare, sentii i vetri dell’auto sbriciolarsi velocemente con un rumore fastidioso. Mi voltai e guardai il ragazzo impaurito fissandomi confuso. Era sbalordito e si preparò velocemente a riaccendere l’auto e a scomparire nel buio della notte. Forse era stato solo un caso. Forse quel vetro aveva già qualche crepa e sbattendo la portiera avevo fatto il botto finale. Forse.

Riaprii gli occhi sbattendone velocemente le palpebre e mi ritrovai in un letto fastidiosamente bagnato del mio sudore. Le lenzuola erano fradice e appena mi guardai le mani, mi scappò un leggero urlo che però continuai a trattenere in gola. Tra le mie mani stringevo un pezzo di vetro. Lo stringevo forte. Ma la cosa più tragica fu che.. non sanguinavo. Non c’era traccia di sangue sulla mia mano, nemmeno un misero taglio. Poi sentii qualcosa pungermi sotto le gambe, così mi tolsi le lenzuola di dosso e rimasi nuovamente pietrificata. Ero seduta su un materasso coperto da schegge di vetro, e come prima, non sanguinavo. Non so perché, ma mi ricordava quella specie di sogno-incubo in cui ruppi il vetro di quell’auto. Però non aveva senso.










Buon pomeriggio :'') allora
eccomi qui, spero vi piaccia 
e, come sempre, spero in recensioni.
Alla prossima <3
  
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