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Autore: Fiamma Erin Gaunt    10/12/2013    1 recensioni
Italia, 1655. La peste infuria in tutti i regni centrali. Una bambina sporca, scheletrica e malata viene trovata da Klaus e portata via.
New Orleans, 2013. Arianne Bellin giunge in città distruggendo i fragili equilibri che Klaus ed Elijah credevano di aver trovato.
*****
- Pensavo fossi morta, ho visto la casa bruciare. –
- L’idea era quella di farlo credere a tutti, non sarei qui se non fossi stata altrettanto convincente. –
- Non ti ho vista per tre secoli e mezzo e ripiombi qui come se nulla fosse. –
- Non intendo scusarmi per aver cercato di restare in vita, Elijah. –
*****
- E così la pecorella smarrita è tornata all’ovile. –
- Non mettertici anche tu, Niklaus, ho fatto ciò che era necessario. –
- E chi ti dice che tu sia ancora la benvenuta? –
Inarcò un sopracciglio, - Hai tenuto il quadro. –
Arianne/Elijah/Klaus
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Klaus, Mikael, Nuovo, personaggio, Rebekah, Mikaelson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap 1

 

 

 

 

Le parole di Camille gli risuonavano nelle orecchie, “Doveva essere una persona speciale”, mentre fissava il quadro come se fosse maledetto. Quando Rebekah glielo aveva portato, la mattina prima, aveva dato per scontato che sarebbe stato contento di rivederlo, di sapere che si era salvato. Nulla di più sbagliato.

Era stato dipinto durante l’ultimo Natale che avevano passato insieme, un mese prima dell’incendio, prima che la bellissima e dolce Arianne andasse in fumo.

Con la coda dell’occhio, vide che anche Elijah lo stava fissando. Sapeva che stavano pensando alla stessa cosa. Faceva male guardarlo, quattro facce sorridenti e ammiccanti impresse su una tela da più di trecentocinquant’anni. A pensarci bene, da allora nessuno di loro era mai più stato veramente felice, ma a quel tempo non potevano certo immaginare cosa sarebbe accaduto. Faceva male soprattutto il sorriso di lei, congelato per sempre su quella tela.

 

 

 

**********

 

 

 

 

Italia, 1655.

 

- Niklaus, Elijah, finalmente siete tornati. Stavo cominciando a … –

Rebekah si zittì non appena vide ciò che il maggiore dei suoi fratelli teneva tra le braccia. Inizialmente le era sembrato solo un fagotto sporco, ma ora che guardava meglio riusciva distintamente a distinguere il volto e il corpicino di una creaturina denutrita e malata.

- Cosa c’è, adesso gestiamo un orfanatrofio? – commentò, mettendoci volutamente tutto il sarcasmo che riusciva.

I suoi fratelli sapevano che ciò che più la faceva soffrire era il fatto di non poter dare la vita. Avrebbe rinunciato a qualsiasi cosa pur di avere ciò che tutte le ragazze di quel tempo sognavano: un amore puro, una bella famiglia, e qualche marmocchio urlante in giro per casa. Lo sapevano, eppure le portavano in casa quella ragazzina.

- Le ho dato un po’ del mio sangue, sta guarendo e ha bisogno di un posto in cui stare. – cominciò Elijah, ma Klaus intervenne prontamente, - Perciò, mia volubile e sentimentale sorellina, credo che non sarà un problema per te aiutare … -

Lanciò un’occhiata desolata alla ragazzina, - Perdonami, tesoro, ma non so il tuo nome. –

- Arianne … Arianne Bellin, signore. – rispose. Ora, stretta tra le braccia forti di Elijah, sentiva di cominciare a fidarsi un po’ di più anche di Niklaus.

- Bene. Non sarà un problema per te aiutare la nostra piccola Arianne a darsi una ripulita, vero Rebekah? –

La ragazza storse il naso, - Non sono una governante, Nik. –, tuttavia annuì con un sospiro.

Arianne venne messa delicatamente a terra, alzò gli occhioni grigi a incontrare quelli castani di Elijah.

- Starai bene con Rebekah, puoi fidarti. –

E se lo diceva lui era la verità, lo sapeva. Lo sentiva con ogni fibra del suo essere.

Si allontanò lentamente dall’uomo e mosse i primi passi incerti verso quella ragazza dall’aspetto angelico che la fissava con una strana espressione dipinta sul viso. La seguì fino al piano superiore, si lasciò spogliare e aiutare a entrare nella vasca.

Rimase in silenzio finchè non avvertì una lieve melodia, che veniva mormorata dalla ragazza mentre le lavava i capelli. Per qualche ragione si decise a chiedere ciò che le stava a cuore.

- Perché avete accettato di aiutarmi, anche se non vi piaccio? – domandò con voce tremante.

Sua madre le aveva sempre ripetuto che non stava bene fare troppe domande, specie quando erano rivolte a qualcuno che si stava dimostrando gentile e altruista, ma la curiosità era troppa. In undici anni nessuno, tranne sua madre e i fratelli più grandi, si era mai dimostrato gentile e misericordioso con lei.

Rebekah smise di canticchiare, fissandola stupita. Quella bambina era straordinariamente intuitiva, aveva capito all’istante che c’era qualcosa che non andava.

- Non è vero che non mi piaci. E comunque, quando Nik fa qualcosa di buono è difficile trovare una spiegazione, lui stesso non sa darla. –

Arianne annuì, non aveva capito molto, ma la cosa importante per lei era che quella ragazza così bella e delicata non ce l’avesse con lei.

- Allora, se vi piaccio, perché avevate quello sguardo quando mi avete vista? –

Rebekah sospirò, cercando le parole giuste.

- Io non posso avere figli, anche se li desidero molto, ero solo sorpresa di avere una bambina in casa. –

Arianne riuscì a percepire chiaramente la tristezza nella sua voce. Una volta, aveva sentito sua madre parlare con una delle sue amiche; dicevano che la figlia del fornaio non poteva avere bambini, da come parlavano sembrava che fosse una maledizione. Rebekah però non sembrava così, infelice sì, ma maledetta proprio no.

- È per quella storia di bere sangue … Non siete come me, vero? –

Sì, era decisamente maledettamente intuitiva.

- Fai troppe domande. Vieni, devi asciugarti i capelli o ti ammalerai. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

******

 

 

 

 

Italia, 1661

 

 

 

 

Elijah distolse lo sguardo dal libro che stava leggendo e lo rivolse verso la ragazza seduta davanti al pianoforte. In quegli anni Arianne era cresciuta, non era più una bambina, ma una splendida giovane donna. I capelli le arrivavano a metà schiena e sembravano una cascata di morbide onde corvine, gli occhi grigi scintillavano di una luce particolare, un guizzo di malizia mista a intelligenza che per certi versi gli ricordava Niklaus.

- Come stavo andando? – domandò la ragazza, abbagliandolo con uno di quei sorrisi smaglianti che riservava solo a lui, o raramente a Rebekah. Quando gli sorrideva in quel modo, Elijah aveva l’impressione che ogni cosa diventasse più luminosa.

- Bene, come sempre. –

- Hai avuto un’incertezza nell’ultimo passaggio. Elijah forse era troppo preso dai suoi libri per notarlo, ma a me non è sfuggito. – intervenne una voce maschile.

Arianne sbuffò, voltandosi a rivolgergli un buffo broncio.

- Non riesci proprio mai a dire semplicemente che sono stata brava? –

- Voleva solo essere una constatazione sincera. –

- Tu non sei mai sincero, Nik. –

L’Originale le rivolse un’occhiata penetrante, mentre gli occhi azzurri si incupivano come accadeva sempre quando era contrariato da qualcosa.

- Ne sei proprio sicura? –

- Assolutamente, e lo sai. – ribattè, per nulla intimorita dall’aria minacciosa di Klaus. Poi abbandonò lo sgabello e si diresse a passo risoluto fuori dal salone.

Elijah la seguì con lo sguardo, per poi guardare il fratello con lo stesso sguardo che questo aveva usato con Arianne, - A cosa si stava riferendo, Niklaus? –

- Non sei tu quello che è sempre in perfetta sintonia con lei, che l’aiuta in ogni cosa? Credevo lo sapessi, o forse il vostro legame non è tanto forte come credevi. –

Scrollò le spalle, sforzandosi di ignorare l’insinuazione del fratello.

- Non è più una bambina, Niklaus, parla con me solo di ciò che vuole. Perciò te lo chiedo nuovamente, a cosa si stava riferendo? –

- Nemmeno io sono un bambino, Elijah, quindi non sono tenuto a dirti tutto ciò che accade nella mia vita. Soprattutto quando non ti riguarda. – aggiunse freddamente, abbandonando a sua volta il salotto.

 

 

 

 

 

 

 

 










Spazio autrice:

 

Eccomi con il nuovo capitolo. Come avrete notato, all’interno dei vari capitoli ci sono vari salti temporali. Questo perché ho voluto costruire la fic come nel telefilm, ossia con sporadici flash back in cui i personaggi rivivono eventi per loro importanti. Credo che questo metodo almeno per il momento sarà di aiuto per spiegare bene il rapporto tra Arianne e i Mikaelson, in seguito la narrazione sarà completamente ambientata a New Orleans all’epoca del telefilm. Spero che vi sia piaciuto e che vorrete farmi sapere che ne  pensate. Al prossimo capitolo.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt


  
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