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Autore: demjsbrowneyes    10/12/2013    1 recensioni
"Dovrei avere paura di te?"
"Beh, dovresti."
Quegli occhi color smeraldo incontrarono i miei, era tutto così splendidamente sbagliato.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Harry Styles, Liam Payne, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Triangolo
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Heaven’s POV
Ero confusa e tremante sul motore di mio fratello, l’unica cosa che riuscivo a scorgere erano gli occhi infuocati di rabbia di mia madre, non l’avremmo passata liscia nemmeno supplicandola.
Zayn non ebbe tempo di formulare una parola o un pensiero, la donna di fronte a noi mostrò uno dei suoi lati peggiori, non l’avevamo mai vista così.
«Vi sembra corretto lasciarmi fuori?! Vi avevo espressamente proibito di andare a feste e altre idiozie varie!» Sembrava che stesse buttando fuori l’anima, gesticolava nervosamente mentre le sue labbra si muovevano inferocite blaterando parole poco piacevoli.
«Se avete queste intenzioni tornatevene da vostro padre!»
I nostri genitori si separarono quando io avevo solo undici anni e decise di tenere entrambi perché non voleva che ci separassimo o che ci crescesse mio padre, lo riteneva un teppista.
Zayn strizzò gli occhi cercando di trattenere le lacrime, gli strinsi la mano.
Notai che le nostre dita combaciavano perfettamente, stringeva con forza cercando disperatamente conforto nel mio palmo esile.
«Se è questo che vuoi, rimarremo qui per la notte e domani mattina non ci saremo più.» Il ragazzo trattenne i singhiozzi, si sentiva ferito e probabilmente era distrutto.
Nostra madre annuì e con sguardo severo ci cacciò all’interno della casa senza dire una parola, senza un abbraccio, senza qualsiasi altro sentimento che avrebbe dovuto provare di fronte a questa situazione.
Salii in camera mia e misi i miei vestiti in due borsoni, le scarpe dentro una valigia e portai una valigetta con trucchi e accessori.
Amavo quella stanza e un nodo di malinconia si formò nella gola, tentai di piangere, ma ogni tentativo era vano.
Non riuscivo a non pensare a quel ragazzo di cui non vidi il volto, di cui non conosceva il numero ma che sapeva tutto di me.
Mi lasciai cadere all’indietro sul letto, mi strinsi al piumone e iniziai finalmente a gettare qualche lacrima dagli occhi gonfi, ormai stanchi di sopportare.
Notai una testa sbucare dalla porta e ne riconobbi subito la forma. Zayn.
Entrò cautamente in camera mia, credendo che dormissi e si stese accanto a me, poco dopo mi poggiò al suo petto e accarezzò le guance bagnate.
«Ehi, sei ancora sveglia?» Sussurrò per paura che una parola troppo forte avesse potuto scombussolarmi ancora.
Annuii solamente e gli strinsi di nuovo la mano, si lasciò trasportare dal mio tocco debole e sembrò rilassarsi. Ad un tratto sentii i suoi muscoli contrarsi e gli sentii sibilare una frase: «Chi era quel ragazzo?»
«Non lo so.» Balbettai facendo sembrare quella verità una menzogna, il mio tono non era sicuro come al solito, semplicemente fievole e tremolante. 
«Se dovesse infastidirti ancora, dimmelo. Nessuno tocca la mia sorellina.» Il suo tono era pieno di affetto, affetto fraterno, tutto il contrario di quel che provavo io.
“Sai, sei mio fratello ma ti amo.” Schiusi le labbra mentre quella frase mi invadeva il cervello, non glielo avrei mai detto, ma ero sicura, che un giorno lui ne sarebbe venuto a conoscenza e io sarei finita nel dimenticatoio.
Sarebbe partito, si sarebbe separato da me, avrebbe fatto tutto l’opposto d ciò che avrei voluto e in quel momento, l’unica cosa che volevo era sentirlo vicino, pronto a proteggermi, non avrei desiderato altro.
Quella notte feci fatica ad addormentarmi, lui non ci mise molto.
Decisi di rimanere a fissarlo, era più che perfetto.
Sembrava un angelo, ma non uno qualsiasi, perché di solito gli angeli hanno i capelli biondi, gli occhi azzurri o verdi, invece lui era uno di quelli speciali, con occhi nocciola e capelli color della terra.
Era speciale, c’era una luce in lui che avrebbe portato via qualsiasi pensiero maligno, anche durante il sonno.
In quegli attimi riuscii a concentrarmi solamente su di lui, le sue labbra perfette, il petto che si muoveva lento a ritmo del respiro e sperai i sogni migliori per lui.
Speravo anche il meglio, perché era ciò che meritava.
Dopo vari pensieri nascosti riuscii a prendere sonno anche io e, tra le sue braccia avevo la consapevolezza che gli incubi non avrebbero fatto breccia nella mia mente.
**
«Io sono pronta ad andare.» Sussurrai verso l’orecchio di Zayn e presi le valigie contenenti praticamente la mia stanza.
Il ragazzo annuì e andammo via lasciando un biglietto a mia madre.
Siamo consapevoli di non esserci comportati nel migliore dei modi ieri sera, ma hai ragione tu, è meglio prendere le distanze ed è meglio che noi stiamo con papà.
Non lo vediamo da tanto e sentirà sicuramente la nostra mancanza.
Ti vogliamo bene e ci dispiace averti delusa.
Baci,
Zayn e Heaven”

Sapevamo che con quella lettera, se così si può chiamare, si sarebbe sentita in colpa ma la nostra intenzione non era quella, volevamo solo distaccarci un po’ e lasciarle del tempo da dedicare a lei stessa.
Caricammo tutto sulla mia auto e ci dirigemmo ad Holmes Chapel dove abitava mio padre, distava circa un’ora e quindici minuti da Bradford.
Zayn mise in moto e cominciò a guidare a media velocità, la macchina sembro slittare sull’asfalto quasi ricoperto di ghiaccio a causa della temperatura gelida.
«Zay, rallenta, è pericoloso andare così veloce con l’asfalto in queste condizioni.»
Il ragazzo annuì e rallentò l’andamento del veicolo, ci avremmo messo più tempo ma non avremmo rischiato la morte.
Le strade erano per la maggior parte prive di guardrail e alla minima mossa falsa le macchine sarebbero potute precipitare ai lati del terreno. Quel giorno avevo la testa piena di negatività, riuscivo a pensare solo al peggio, ero confusa, impaurita e volevo sapere il nome, scoprire il volto di quello sconosciuto.
Il sorriso forzato non tenne più e si trasformò in una curva storpiata e triste delle mie labbra, non riuscii più a trattenermi e scoppiai in lacrime.
Fu un pianto silenzioso come i pensieri che giravano nella mia testa durante la notte, nessuno sapeva cosa il mio cervello avrebbe potuto nascondere.
La macchina frenò e il traffico si fece così intenso che si poteva procedere facendo un passo ogni due minuti.
Non fermai le lacrime e mio fratello si girò verso di me, mi alzò il viso per guardarmi bene negli occhi, riuscii a vederlo sfocato, avevo una cascata dentro agli occhi.
«Mi dici cosa succede?»
Il suo tono era dolce e pacato come di suo solito, e non come quello del giorno scorso, scontroso e menefreghista.
“Succede che ti amo, che già mi manca casa, che tutta la mia vita è a Bradford. Succede che sei l’unica ragione per cui non do un taglio alla mia vita perché mi fai sorridere. Va tutto male ,Zayn ,male.”
Sarei esplosa in quel momento, forse glielo avrei detto urlando, forse piangendo, forse in entrambi i modi, invece risposi con un singhiozzo e un abbraccio silenzioso e lui sembrò capire, perché non mi fece nessuna domanda.
Avrei voluto che non fosse mio fratello, sarebbe stato tutto più facile, ma mi sarei sentita morire se lui non fosse stato al mio fianco tutti i santi giorni.
Sentii qualcosa vibrare in tasca, un messaggio da uno sconosciuto.
“Pensavi ti avessi dimenticata? No, bambola, so dove sei, aspettami, verrò presto a trovarti. xx”
Rabbrividii al solo pensiero di un possibile incontro con quel maniaco lì.
Morsi il labbro e riposi cautamente il cellulare in tasca nella speranza di non ricevere più nessun messaggio.
«Chi era?» Non si scompose minimamente mentre lo chiedeva, la sua attenzione rimase attaccata al volante e alla strada. Ormai si vedevano le ridenti campagne del Cheshire e doveva prestare attenzione alle indicazioni stradali.
«NessunoQuasi sussultai e mi chiesi come avesse sentito dato che il telefono era silenzioso.
«Non è quello di ieri sera, vero?» Il suo sguardo non girò mai verso di me, forse per non intimorirmi.
«No, sarà..sarà qualche idiota.» Cercai di sembrare il più convincente possibile, in realtà io non avevo risposta, non sapevo chi fosse e forse mai ne avrei avuta una.
Rimase in silenzio come se avesse intuito la banalità della mia risposta, come se avesse sentito il velo di insicurezza che aleggiava nella mia voce.
Dopo un viaggio che sembrò eterno arrivammo di fronte la casa paterna.
Era enorme, con un grande giardino all’esterno molto curato ,il nostro vecchio era sempre stato un pollice verde ma non pensavamo che da solo potesse curare qualcosa di tanto meraviglioso.
Rimasi un po’ a fissare la struttura della casa, aveva due piani ben saldati e all’esterno era di un bianco splendente.
Era sicuramente più bella e confortevole del piccolo appartamento di Bradford, ma lì ci avevo passato buona parte della mia vita e questa era la prima volta che vedevo l’enorme abitazione di mio padre.
Presi le mie valigie, feci un respiro profondo e camminai lentamente verso il citofono, lo fissai per qualche minuto, non mi sentivo pronta.
Zayn suonò quel campanello, non avrei mai trovato il coraggio.
«Non sono interessato a vendere la mia casa, grazie.»
Una voce calda e quasi scocciata usciva dall’apparecchio in ferro attaccato al muro.
«Papà, siamo noi.»
Mi sembrò di sentirlo sorridere dall’interno, mi era mancato così tanto.
Le porte laccate di bianco si spalancarono e ne uscì un uomo alto e radioso, sembrava ringiovanito di dieci anni.
Mio fratello si limitò a sorridere, ma io non potei fare a meno di lasciar cadere tutti i bagagli a terra e corrergli incontro. Quella scena sembrò tanto un film.
«La mia piccola.» Sorrise ampiamente e senza pensarci due volte mi strinse a se e mi baciò la fronte.
«E Zayn?» Girai il viso per indicarlo e lo vidi fermo, con un sorriso che non sembrava affatto convinto, le sue labbra erano semplicemente incurvate come per fare una foto per la carta d’identità o per la patente. Sembrava finto, un facsimile.
Era ancora atterrito per la lite con nostra madre, lo capivo, lo ero anche io, ma mi finsi indifferente, era l’unica cosa che potevo fare.
 
Zayn’s POV
Rimasi impalato a fissare i due abbracciarsi, sorridendo come un falso sapeva fare.
Solo in quel momento mi resi conto dei piccoli attimi passati con Heaven in quelle poche ore in cui eravamo stati veramente insieme.
Voleva rassicurarmi e io volevo rassicurare lei, ma un falso ‘Va tutto bene’ in fin dei conti non sarebbe mai servito.
Mi diressi cautamente verso i due e presi più bagagli possibili, non volevo un saluto caloroso, un semplice ciao mi sarebbe bastato.
Non ho nulla contro di lui, ma sapevo solamente la vera ragione del divorzio, non era nulla di buono e nemmeno nulla di drastico, una via di mezzo, oserei dire.
«Ciao.» Passai agile fra di loro e portai i bagagli all’interno con un sorriso stampato in faccia.
Sembra vero, pensai e me ne convinsi.
«Ragazzo mio.» Mio padre sgattaiolò agilmente davanti a me, voleva parlarmi e lo avrei accontentato.
«Di nuovo ciao, pa. Come ti va la vita?» Gli sorrisi per rassicurarlo e comunicargli che contro di lui non avevo nulla.
Sorrise di ricambio e cominciò a blaterare qualcosa su quegli anni passati da solo, feci finta di ascoltarlo.
La tecnica del sorridi e annuisci funziona sempre.
«E tu, non hai una ragazza?» Rimasi stranamente calmo davanti a quella domanda, a cui avrei dovuto rispondere con sincerità se la risposta non fosse stata “Nulla, sono innamorato pazzo di mia sorella, lei non lo sa. Ho cercato di trattarla di merda un giorno ma non ci sono riuscito, quindi ieri sera mi sono coricato accanto a lei per sentirla vicina, dormiva, non sai quant’era bella.”
«Aspetto solamente quella giusta, magari la trovo qui.» Lo punzecchiai amichevolmente cercando di far calare la tensione costruita al mio ingresso.
«Puoi andare a sistemarti di sopra, vai tranquilloMi aiutò a caricare tutto di sopra, dopo ci lasciò soli e io entrai finalmente nella mia nuova camera.
Enorme, con tutto quello che ogni ragazzo potesse desiderare, il guardaroba era già pieno, ma era ciò di cui mi importava di meno.
Spostai le tende blu per far filtrare meno luce e mi stesi sul letto, era così morbido che sembrava di stare in paradiso.
Fissai il tetto per diverso tempo, sembrava tutto così strano e non mi sentivo per niente diverso, sperai solo che trovasse un ragazzo che avrebbe potuto amarla sinceramente, più di quanto potrei fare io, o forse quella quantità è troppa.
Mi alzai  lentamente dal morbido mobile su cui mi ero gettato poco prima, aprii l’anta dell’armadio su cui vi era un enorme specchio, alzai la  maglietta per osservare bene il tatuaggio.
Era davvero bello e aveva un significato enorme per me, soprattutto quella piccola iniziale incisa nel petalo della rosa. Poco evidente agli occhi degli altri, ma sempre davanti ai miei.
Sembrava quasi che il mio cuore si fosse spostato in quella piccola parte.
“Locked out of the heaven
For too long, for too long,
‘cause you make me feel like..”
Sembrava che la suoneria del mio cellulare si fosse amplificata più del solito, rimbombava in tutta la stanza.
Lo presi e risposi.
«Zayn, sono la mamma.» Una voce affettuosa proveniva dall’altro lato del telefono, sembrava dispiaciuta, avrei voluto essere con lei in quell’attimo.
«Ohi, ma.»
«Ho esagerato a dirvi tutte quelle cose ieri, lo so.» Sospirò dispiaciuta, l’avrei abbracciata se avessi potuto. Sarei tornato volentieri alla mia infanzia.
«Abbiamo capito, sta tranquilla. Prenditi del tempo per te, non siamo andati via per sempreLa rassicurai.
«Lo so.. Vi aspetto, qualche giorno, allora.» Sembrò più calma e la sua voce era meno tesa dell’inizio della conversazione, poi continuò dopo qualche minuto di silenzio totale.
«Saluta tua sorella e dille che mi dispiace, vi mando un abbraccio.» Chiuse la chiamata con amarezza e posai il cellulare sul mio nuovo comodino in legno.
Feci un sospiro di sollievo e iniziai a fare avanti e indietro per la stanza con le mani dietro la schiena, non sapevo esattamente a cosa stessi pensando.
«Scendete a conoscere i vicini!» Sbraitò nostro padre dall’inizio della rampa di scale.
Heaven non si fece chiamare due volte e corse giù, ansiosa di vedere facce nuove, sperai che fosse la volta buona.
Scesi anche io, prendendo più tempo e più calma, senza però farli aspettare troppo.
Uscimmo in giardino e un ragazzo abbastanza conoscente si presentò.
«Piacere, sono Harry.» Sorrise raggiante.
Avevo riconosciuto qualcosa in quella voce, mi era del tutto familiare.
Eppure quel ragazzo non lo avevo mai visto, o forse si. Ricomposi il ricordo solamente quando mia sorella sembrò diventare pallida e tendergli la mano.
Era il ragazzo della festa, quel bastardo ci abitava vicino, non avrei potuto immaginare cosa peggiore.
Avrei dovuto starle più vicino o la sua paura non sarebbe mai scomparsa.
 
**Spazio autrice**
Saalve a tutti e rieccoci con il terzo capitolo di ‘Is it so wrong?’ *voce da presentatrice*
Okay, sono pessima, AHAHAH,
Scusate per l’attesa, ma sabato e domenica l’ispirazione era uscita a cena col mio cervello. Anyway, adesso ho concluso qualcosa.
In questo capitolo i sentimenti dei due piccioncini sono più espliciti, si capisce che entrambi provano qualcosa di forte.
Ma cosa succederà con Harry tra i piedi? Non vi resta che scoprirlo!
TATATATA. *sigla*
La smetto, lol. Il latino mi fa male, gente.
Se vi è piaciuto questo capitolo e recensite. J (Anche gli altri se non lo avete fatto.)
Love ya.
-a.
  
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