Anime & Manga > Hellsing
Segui la storia  |       
Autore: The Stranger On The Moon    10/12/2013    4 recensioni
La Bella e la Bestia, il Gigante e la Bambina, la Spada e la Rosa, così li chiamavano.
Poi la Bella ha domato la Bestia, la Bambina ha piegato il Gigante e la Rosa ha spezzato la Spada.
Come, chiedete?
Lui un tempo l'ha chiamato Peccato,
Lei un tempo l'ha chiamato Amore.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexander Andersen, Enrico Maxwell, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Faccio una breve premessa.
Sarà un anno che non scrivo, per mancanza di ispirazione, voglia e tempo. Quindi sarà bene sapere su di me che preferisco fermarmi prima di scrivere boiate tirate via tanto per accumulare capitoli.
Altra cosa da sapere su di me è che ho scoperto Hellsing solo quest'estate, ma adesso non lo mollo più.
Terza cosa: Nel dilemma fra Andersen e Anderson, io tifo Andersen. Senza un motivo preciso.
Ultima cosa: il titolo di ogni capitolo corrisponde a una canzone. Una canzone che ascoltavo scrivendo quel capitolo, una canzone che lo rappresenta, una canzone di cui vi consiglio (non vi obbligo, chiaro) vivamente l'ascolto durante la lettura. Casomai vi fossero canzoni con lo stesso titolo, ma di diversi cantanti, vi indicherò eventualmente l'autore che intendo in una breve nota a inizio capitolo.
Detto questo spero possa piacervi (è la mia prima fic su Hellsing, non lo dite a nessuno) e ricordate che accetto sempre ben volentieri commenti e critiche costruttive.

Buona lettura!




1. Abraham's Daughter

-Papà, papà!

Un uomo levò gli occhi dal Vangelo che stava leggendo quando sentì una stretta debole e tremante all'altezza del polpaccio.

Abbassandoli li posò su una bambina non più grande di tre anni, che non riusciva nemmeno ad abbracciargli tutta la gamba, e che guardava verso l'altro con speranza ed una lieve nota di supplica.

Al vedere il suo volto, prima seminascosto dal libro, la bambina assunse un'espressione delusa e lo lasciò andare.

-Mi perdoni, mi sono sbagliata-Mormorò, mostrando una certa difficoltà nell'articolare la r.

Fece per voltarsi e correre via, ma l'uomo si chinò e la richiamò indietro.

La bambina si voltò senza più l'ombra di un sorriso nel visino smunto, ed anzi lo guardò con una certa diffidenza.

-Hai perduto tuo padre?-Chiese l'uomo a bassa voce, cercando di non spaventarla ulteriormente.

-Se n'è andato sette giorni fa-Rispose lei con una certa fretta, come se non vedesse l'ora di essere lasciata andare. Tuttavia c'era qualcosa, negli occhi di quell'uomo, come una certa autorità, che la spinse a continuare.-Non è mai stato via così tanto, io ho freddo, ho fame, ho paura...-E si bloccò, le labbra tremanti indice di un pianto imminente.

-E la tu mamma?-Continuò l'altro, cercando di addolcire ancora il tono.

-Oh!Lei?-Esclamò la piccola, sgranando gli occhi-Lei è andata col buon Gesù.-

Lui sospirò, impensierito.

-Capisco. Come ti chiami?

-Non lo so.

-Possibile?Come ti chiama tuo padre?

-Ehi tu, di solito.

L'uomo annuì gravemente, riflettendo. La bambina intanto si strinse nel cencio lurido e sbrindellato che indossava e che non le arrivava nemmeno a metà coscia, decisamente inadatto a quell'inverno rigido. Gli lanciava occhiate occasionali di sottecchi, studiandolo. Tuttavia dopo qualche istante la sua osservazione fu interrotta da un violento accesso di tosse, e il suo interlocutore si risolse velocemente.

-Vuoi venire con me?-Le propose-Ti darò da mangiare e ti aiuterò a trovare tuo padre. Va bene?

Per lui, la bambina aveva tutte le carte in regola per essere stata abbandonata.

Abituato com'era alle reazioni di gioia che accompagnavano quella proposta, rimase sorpreso e turbato dalla reazione della bimba.

Quella, infatti, prese a tremare violentemente, azzardando un passo indietro.

-No-Rispose, a malapena udibile.

-No?-Ripetè lui, notando che, sotto lo sporco, la bambina era diventata più pallida di quanto fosse possibile-Non vuoi mangiare?Non vuoi ritrovare tuo padre?

Lei scosse la testa.

-Non mi fido di lei-Balbettò, indietreggiando di un altro passo.

-Mi picchierà come tutti gli altri. Non è così?Non è così?-Ripetè quando non ricevette risposta.

L'uomo serrò le labbra in una linea sottile, scuotendo brevemente la testa, e allungò le braccia verso di lei.

Spaventata com'era, la piccola non osò neppure muoversi. Avvezza alle violenze com'era, anzi, calcolò che sarebbe stato meglio assecondare uno così grosso che prenderle da lui.

Sobbalzò quando sentì che quelle braccia erano anche più solide di quanto avesse temuto. Venire accomodata contro il petto coperto di stoffa nera, poi, parve non esserle di alcuna consolazione: i denti le battevano come nacchere quando guardò verso l'alto.

-Adesso io e te ce ne andiamo in un bel posto, hm?Ti porto al sicuro-Sussurrò l'altro, cercando di farle coraggio e carezzandole i capelli infangati con una mano inguantata di bianco.

Fallì nel suo intento: la piccola si lasciò andare ad un pianto inframmezzato di strilli e colpi di tosse, disperato al punto di stringere il cuore anche ad un sasso.

-No, no, non voglio, per favore-Singhiozzò, serrando gli occhi-Mi picchi, per favore, non voglio...

Corrugò le sopracciglia a quella supplica, confuso.

-Non voglio affatto picchiarti, sta tranquilla-Mormorò, iniziando a camminare.

La folla, impegnata com'era nei suoi affari, di certo non badava a quei due.

-Lo so cosa vuole fare...Per favore, piuttosto mi picchi-Pianse ancora la piccola.

-Non ti farò del male, non aver paura.

-Non è vero!-Urlò, battendogli il pugno sul petto-Non è vero...

Iniziò a cullarla; non capendo la sua reazione, lasciò che piangesse finchè, stremata dalla malattia, dalla paura e dalla fame, non si lasciò cadere svenuta fra le sue braccia.

Sospirò, coprendola con un lembo del suo cappotto.

Era così leggera che se non l'avesse avuta sotto gli occhi non si sarebbe nemmeno accorto di averla in braccio. Il colore dei suoi capelli era reso indefinibile dal fango, aveva le labbra blu e spaccate dal freddo ed era tutta nera dallo sporco. Lo straccio che le cascava addosso mostrava le ossa sporgenti delle costole e il ventre rigonfio. Era sicuramente denutrita e, a giudicare dai colpi di tosse che la squassavano di tanto in tanto, doveva avere come minimo una bronchite.

Immerso com'era nei suoi calcoli, non si accorse di essere arrivato all'orfanotrofio finchè qualcuno non lo salutò con un “Sia lodato Gesù Cristo”.

-Sempre sia lodato-Rispose, come d'abitudine.

Il prete lo fermò.

-Cos'ha in braccio?

-Un'orfana, padre-Rispose, discostando appena il cappotto per lasciarlo vedere-Pare che sia stata abbandonata.

-Quella povera creatura versa in condizioni terribili-Convenne l'altro, dopo averla esaminata brevemente-È una fortuna che sia ancora viva.

-Già.-La rincantucciò nuovamente sotto le falde, poi alzò lo sguardo sul prete.

-Vedesse poi che paura aveva quando l'ho raccolta dalla strada. Ha pianto talmente tanto che è svenuta, intendo ricoverarla il prima possibile. Se vuole scusarmi..

-Prego, prego. Buona giornata, padre Andersen.

-A lei.

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Hellsing / Vai alla pagina dell'autore: The Stranger On The Moon