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Autore: Ningen    11/12/2013    3 recensioni
Le foglie cadevano lente, e pigramente si posavano al suolo, senza fare rumore.
E allora cos'era quello scricchiolio, nel bel mezzo di un bosco, a novembre inoltrato?
Un animale, forse. Un uccello, chissà.
Incurante di chi fosse la presenza, restava sempre lì, fisso, seduto su quella roccia a fissare le profondità del bosco del pomeriggio tormentandosi la corda fra le mani.
Cadde una goccia. Di acqua? Del suo sangue? Poco importava. Ormai i ricordi lo avevano semplicemente svuotato. Chi fosse lui, era difficile dirlo. Qualcuno poteva aiutarlo?
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Finnick Odair, Peeta Mellark
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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“In che senso?” Chiese Mellark.
“Lo sai perfettamente, il senso.” Rispose freddo Finnick, probabilmente seccato dai ricordi di quei dieci anni di tormento.
Un silenzio freddo calò fra i due. Uno imbarazzato, l’altro stizzito.
All’improvviso, una sferzata di freddo vento li scosse da quella fermezza glaciale, causando i brividi ad entrambi. Finnick aveva iniziato a battere i denti.
“Hey, tutto bene, Finnick?” Lo guardò con un misto di preoccupazione e compassione.
“Sì, grazie, ho solo freddo… non ci sono ancora molto abituato, al clima senza il mare.” Rispose.
Peeta, mosso probabilmente da un attacco di altruismo e una probabile mancanza di affetto strinse Finnick in un caldo e lungo abbraccio, togliendo il fiato a sé stesso e all’altro.
“Ehm…” Finn provò a dire qualcosa, ma le parole non riuscirono ad uscire, quasi strozzate dall’abbraccio dell’altro.
Alla fine, dato che Peeta non accennava ad allentare la presa, posò timidamente, e arrossendo (dal caldo dell’abbraccio?), le sue braccia sulla schiena dell’altro, e, come se il suo tocco fosse magico, Peeta si staccò, nascondendo un sorriso con un pugno chiuso per schiarirsi la voce.
Il pescatore si trattenne dal sorridere a sua volta.
’Cosa mi prende?’ Si disse Finnick.
“Come mai quest’abbraccio così?” Chiese ad un tratto per spezzare quel silenzio che si stava tornando a formare.
Non gli piaceva.
“Hai detto di aver freddo… ti ho scaldato nell’unico modo che mi è venuto in mente.” Rispose educatamente Mellark.
Rimase in silenzio, spiazzato da quella risposta; così tornò a guardare in lontananza, fra gli alberi, osservando il cielo.
Stava diventando di un plumbeo allarmante.
Annusò l’aria con un profondo respiro, sentendo la forte umidità che si era formata.
Una goccia cadde sui capelli di Peeta, facendo un suono quasi impercettibile, e iniziando a cospargergli i capelli di piccoli brillanti freschi.
Finnick lo guardò, e vide i suoi capelli spruzzati qua e là con fresche gioie delle nuvole.
Sembrò quasi che gli brillassero gli occhi, e fissò la testa dell’altro per qualche attimo, poi una fredda massa di acqua gli inumidì la punta del naso con un pizzico gelido.
“Sta piovendo.” Sussurrò Finnick.
“Davvero?” Chiese l’altro.
“Sì, dovremmo trovare un riparo. Non credo pioverà molto.” Disse.
“Allora pensi che quella quercia andrà bene?” Indicò una quercia poco distante, innanzi loro.
“Penso di sì.” Rispose iniziando ad affrettare il passo per non bagnarsi più del dovuto, tremando ogni tanto, sempre a causa del freddo.
Si appoggiò alle basi dell’albero, poggiando la schiena contro il tronco umido.
Peeta lo raggiunse subito dopo, appoggiandosi accanto a lui.
Stavolta non ci fu un vero e proprio silenzio fra i due, dato il rumore ripetitivo e rilassante della pioggia.
Finnick si girò, e sfiorò con le labbra i capelli rinfrescati dalla pioggia dell’altro, sorrise.
“Ti si sono bagnati i capelli.” Osservò.
Peeta si girò a sua volta per guardarlo, e poi disse:
“Hey, ora hai gli occhi grigi.”
Finnick sbatté le palpebre un paio di volte, e poi rispose:
“Quando il cielo è nuvolo diventano di questo colore. I tuoi sono ancora blu come due lapislazzuli.”
Sulle guance di Peeta comparve un accenno di rossore, che lo rese ancora più carino.
Finnick arrossì a sua volta, e sorrise.
“… Le tue fossette…” Disse Peeta a mezza voce “sono bellissime.”, continuò mentre fissava incantato le guance del pescatore.
Finnick parve arrossire di più e distolse lo sguardo dal suo, facendo strisciare una mano in tasca per afferrare la corda e stringerla, per farsi coraggio.
Si guardò intorno per osservare i colori caldi e rilassanti dell’autunno e delle foglie cadute, misti a quelli delle foglie di un verde pallido ancora sugli alberi, e ancora, l’aria frizzante e fresca della stagione fredda, ed il cielo grigio, mentre le gocce di pioggia sfumavano il tutto in uno scenario suggestivo e incantato.
Ebbe un altro brivido. Aveva decisamente molto freddo. Evidentemente Peeta se n’era accorto, poiché lo guardò.
“Hai ancora freddo?” Chiese.
“… un po’.” Rispose.
Peeta, senza dire nulla gli prese le mani e le chiuse fra le sue, sfregandole piano e soffiando per riscaldargliele.
Allora, Finnick, tirò fuori le mani dalla stretta di quelle di Peeta.
“Va megl-” Le parole del panettiere furono bloccate da qualcosa, qualcosa di caldo e morbido che gli serrava le labbra, ma che lo inondò di un torpore incredibilmente caldo ed accogliente.
“E tu? Adesso hai freddo?” Chiese sorridendo Finnick.
“… no.” Rispose Peeta, rosso per l’imbarazzo, ma con un bellissimo sorriso stampato sul volto.
In fondo, Finnick lo aveva appena baciato.
 
  
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