Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Vanoystein    12/12/2013    1 recensioni
Jill tornò a guardare la strada qualche secondo dopo, non ebbè nemmeno il tempo di gridare che si trovò subito ferma, immobile, con la cintura che le stringeva sul petto. La macchina si era letteralmente capottata, i vetri si erano rotti in mille pezzi, vedeva sangue ovunque, lei sanguinava, sua madre aveva perso i sensi.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Noah aprì velocemente il cassetto di legno del suo comodino, vicino al letto.
Prese subito il suo pugnale d’argento, nascondendolo nella tasca esterna della giacca grigia.
Si diresse poi verso l’uscita del suo rifugio, appena aprì la porta però, si trovò davanti il fratello sorridente, con il solito ghigno beffardo stampato in viso.
- Allora? Dove andiamo? – Gli chiese Alec.
– Levati. Non ho tempo da perdere con te adesso. – Rispose Noah aspettando che si spostasse, cosa che, ovviamente Alec non fece.
– Mmh. – Alec abbassò lo sguardo sulla giacca di Noah. – Cosa ci vuoi fare con questo? – Velocemente estrasse il pugnale affilato dalla tasca del fratello rigirandoselo tra le dita.
– Affari miei. Adesso ridammelo, muoviti. -
- Non ho intenzione di farti andare da Vincent. Ancora arrabbiato perché mi ha praticamente ucciso? – Alec rialzò lo sguardo su Noah. – Rilassati. Io l’ho superato. Tu dovresti fare lo stesso. – Continuò per poi allungare la mano arrivando fino alla maniglia della porta. – Rientra. – Gli ordinò spalancando la porta di legno. – Forza. –
Noah sbuffò roteando gli occhi al cielo, poi senza fare troppe storie rientro nel suo rifugio seguito da Alec che chiuse la porta alle sue spalle.
– Come fai a non avercela a morte con lui? So per certo che se chiunque altro avesse tentato di ucciderti tu ti saresti vendicato. Perché allora non gliela fai pagare? Se lo meriterebbe. – Disse serio Noah, togliendosi la giacca di pelle per poi buttarla sul divano.
– Appunto, l’hai detto. Con chiunque altro l’avrei fatto, con lui no. -
- Perché?! Lui, ma soprattutto sua sorella non fanno altro che crearci problemi. L’avevo detto io che lei ci avrebbe creato dei problemi…ma come al solito tu fai di testa tua. -
- Quante volte ti devo dire che ho bisogno di lei? Entrambi ne abbiamo bisogno. -
- No. Sei tu ossessionato da quell’idea folle di salvare i caduti ma non ti rendi conto che così peggiorerai soltanto le cose. Saremo tutti spacciati. -
- Ti sbagli. -
- E poi, quanto tempo credi che ci voglia prima che lei, o Vincent, o chiunque altro si renda conto delle tue vere intenzioni? Quando succederà andrai nei casini. Io e Ginevra anche. – Ribattè Noah.
- Come sei pessimista, fratello. – Ridacchiò Alec poggiando la schiena contro la porta. – Ginevra mi sta infastidendo parecchio, giuro che se continua la uccido. Tu non parlerai, so di potermi fidare di te…quindi, nessuno lo verrà a sapere. -
- Ti stai prendendo gioco di Jill. Lo scoprirà. Presto anche. -
- Non vederla sotto questa luce. Non mi sto prendendo gioco di lei. Non la sto usando. Mi serve solamente il suo aiuto. -
Noah sospirò. - Non ti aiuterà mai. -
- E invece lo farà. Farà tutto ciò che le dirò, al momento giusto. Se si opporrà la costringerò. Oppure, potrei solamente farglielo fare con l’inganno. Sarà facile. – Alec scrollò le spalle poggiando finalmente il pugnale sul piccolo tavolino di fianco a lui.
– E invece, Jill ha scoperto se quell’impiastro di suo fratello centra qualcosa con il demone che ha posseduto Abigail? – Domandò Noah cambiando discorso.
– Non lo so. Non ci parliamo da qualche giorno. –
Ed era vero. Dall'ultima conversazione che aveva avuto con lei a proposito di Vincent non si erano più parlati.
Noah mugugnò tra sé e sé qualcosa di incomprensibile, senza sorprendersi neanche del fatto che non si fossero più rivolti la parola.

****

- Parla, diamine! Dimmi quello che sai! Dove sono? Ci sarà pur un posto dove si ritrovano! Parla o giuro che ti uccido! – Jill sollevò nuovamente da terra la donna insanguinata.
Era piena di ferite e tagli che continuavano a perdere sangue.
Sulle spalle, sulle braccia, sulle gambe.
Aveva superato l’arcata magica, addentrandosi nel cuore della foresta nonostante non ne avesse il permesso.
Lì aveva trovato quella donna che era una vegliante.
I veglianti, creature del bene, sempre alle costole dei propri superiori.
Se trovi un vegliante le possibilità di trovare anche un angelo aumentano.
La mente dei veglianti era prigione di premonizioni e visioni, ma la loro forza fisica era ritenuta piuttosto scarsa. Jill, infatti, stava cercando degli angeli.
Non riusciva ancora a mandare giù il fatto che loro avessero ucciso Dakota.
Voleva trovarli. Voleva uccidere i responsabili.
– Ho già detto che non lo so! – La donna non troppo giovane le urlò praticamente in faccia, arrabbiata, dolorante e rognosa.
I capelli ricci neri avevano le punte sporche di sangue, quasi secco.
Il completo color pastello aveva assunto un colore ormai scuro, inzuppato anch’esso di sangue e di terra.
– Va bene. – Jill strinse i denti, stringendo violentemente la presa sulla sua spalla.
La donna cacciò un urlo atroce, avvertendo la mano ferma di Jill stringerla mentre le affondava le unghie nella carne.
– Continuo oppure mi dici dove sono? –
La donna però non le rispose. Ansimante la guardò negli occhi.
– Abominio. – Ringhiò lei sputando per terra.
– Ci si vede all’Inferno. – Jill aumentò ancora la presa sulla spalla della donna, questa volta più lentamente fino a che non sentì le ossa rompersi.
Le urla di dolore rimbombavano nella fitta foresta. La ventenne non si fermò, continuava ad avvertire il ‘crack’ delle ossa della scapola frantumarsi dandole quasi un senso di soddisfazione.
Qualche secondo dopo, finalmente, le grida cessarono.
Con un colpo secco, Jill le girò la testa, sentendo anche le ossa del collo della donna rompersi tra le sue mani.
Dopodichè la spinse con forza a terra facendole picchiare volontariamente il cranio contro l’enormi radici di una quercia.
Jill osservò il corpo della donna per qualche secondo, poi tornò indietro, tornando al piccolo villaggio, ripercorrendo lo stesso percorso che aveva fatto per arrivare in quel punto.
  
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