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Autore: holls    12/12/2013    8 recensioni
Mary Sullivan è la classica ragazza perfetta: è bravissima, è bellissima e, soprattutto, è terribilmente odiosa.
Susy Carlsson è la classica ragazza normale: voti mediocri, né bella né brutta e, soprattutto, odia Mary Sullivan.
Ma cosa potrebbe accadere se le due si ritrovassero insieme per una ricerca di scienze? Mary Sullivan sarà davvero così perfetta come sembra?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7. L’abbraccio di Mary Sullivan
 

È la domenica più straordinaria della mia vita. Non è accaduto nulla di speciale, ma forse è la presenza di Mary a renderla tale. Abbiamo cominciato con una fantastica colazione, io e lei, sedute sul letto a ridere e scherzare; siamo poi andate a fare shopping insieme, e ho trovato l’entusiasmo chissà dove; infine, adesso, siamo intorno al famoso tavolo dove mi mollò la prima volta.
« Perdonami, Susy. Ero solo una stupida. »
« Se ci ripenso, non posso fare a meno di ridere. Sembra passato un secolo. »
Lei annuisce ed entrambe scoppiamo a ridere.
Non penso di essere mai stata più felice.
 
Rimango sorpresa nell’osservare Mary che si districa così bene tra i libri che abbiamo preso in biblioteca. Le basta una lettura rapida per capire subito cosa può essere utile e cosa no, evidenzia i passaggi più importanti e li rielabora con una fluidità estrema.
Io riesco solo a guardarla imbambolata, a passarle i libri su sua richiesta e fare un cenno col capo quando mi legge i passaggi.
Dopo circa mezz’ora di silenziosa contemplazione, Mary lascia la penna e alza i pugni al cielo.
« Sì! Abbiamo finito! »
Esulto anch’io, con meno entusiasmo.
« Non sei felice, Susy? »
« Sì, sì. Certo. Però io non ho fatto niente. »
Lei ridacchia.
« Non preoccuparti. A me piace molto fare le ricerche. »
Sposto lo sguardo verso il primo oggetto nel mio campo visivo: un centrotavola bianco e finemente ricamato.
Con tutta la vergogna possibile, ammetto le mie colpe.
« Ho sempre pensato che qualcuno le facesse al posto tuo. »
« Lo so, Susy. Non preoccuparti. »
Lei non dice altro, riordina i fogli con le mani e chiude i libri, impilandoli uno sull’altro. Poi torna a sorridermi.
« Quando hai molto tempo da passare da sola, in casa, i libri sono l’unica cosa in cui puoi rifugiarti. »
Io non so che rispondere, e mi limito ad annuire. Ripenso ai pomeriggi passati con Monica e Lara. Mi mancano? Forse un po’. Fino a ieri erano mie amiche e oggi non più. Mai più, probabilmente.
« Pensi a loro? »
Faccio spallucce.
« Sì, ma va bene così. Non erano vere amiche. »
« Spero di poter essere una buona sostituta. »
Scuoto il capo.
« Tu non sei la sostituta di nessuno. »
Mary abbassa lo sguardo, per poi mettersi i capelli dietro le orecchie. Mi sembra quasi di scorgere un lieve rossore, su quelle guance prive di trucco.
All’improvviso, qualcuno bussa alla porta. La maniglia si abbassa e cigola e, dalla porta, spunta un uomo dall’aria familiare.
Non entra nemmeno in sala e subito si rivolge verso Mary.
« Tesoro, potresti venire un momento? Devo parlarti. »
Mary si volta verso di me.
« Arrivo subito. »
La vedo alzarsi con quella grazia che l’ha sempre caratterizzata, con quel modo un po’ buffo di sollevare la sedia per non fare rumore e con quell’ abitudine di sistemarsi i vestiti. E pensare che un tempo mi sembravano gesti a dir poco odiosi!
Mary si alza, lasciandomi sola in sala.
Mentre aspetto che torni, mi metto a contemplare il grande lampadario che scende imponente dal soffitto, che pare interamente affrescato. Se penso a come guardavo gli oggetti di questa casa, la prima volta che sono venuta qui! Ricordo ancora le minacce, le occhiate, gli agguati.
E invece, adesso, sono in pace con questa casa.
Contemplo la vernice del tavolo, accarezzandone la superficie con un polpastrello, quando Mary fa ritorno.
Scorgo una nota di tristezza, subito rimpiazzata da uno dei suoi grandi sorrisi.
« Tutto bene? » chiedo.
Lei annuisce e si avvicina a me. Non si siede.
« Susy, purtroppo devo chiederti di tornare a casa. Mio padre ha bisogno di me. »
« Ma certo! Non preoccuparti. Tanto ci vediamo domani, no? »
Lei mi tende la mano.
« Vieni, ti accompagno all’uscita. »
Non capisco. Ormai conosco bene la strada e lei lo sa. Inoltre, mi dispiace trattenerla se suo padre ha bisogno di lei. Taccio e le tendo la mano, lasciando che mi guidi in quel corridoio che ormai ho imparato a conoscere. Siamo davanti alla porta e ancora i nostri palmi sono uniti. Sento la sua mano stringere la mia, non capisco. Mary mi squadra da capo a piedi, come se volesse fotografare ogni mio dettaglio.
« A presto, Susy. »
Le nostre mani si staccano, ma lei mi abbraccia. Sento l’argento del ciondolo che le ho regalato sfiorarmi la pelle, e rabbrividisco. Il nostro abbraccio è fatto solo di attimi: nessuna parola, nessuno sguardo, nessun movimento. Sembriamo due statue scolpite, imprigionate per sempre in questo intreccio che ha un sapore d’addio.
Poi, come animate da un incantesimo, riusciamo a plasmarci in modo diverso, guardandoci negli occhi.
« A domani. Sono certa che la nostra relazione sarà la migliore di tutte! »
Con un sorriso, apro la porta e sventolo la mano, salutandola. Scendo la piccola scalinata antistante la porta e mi volto indietro, di tanto in tanto, per salutarla ancora. Lei ricambia, finché non scompare dietro la porta.
Non vedo l’ora che sia domani.
 
***
 
Mary non c’è. Il suo banco è vuoto e nessuno sa il perché della sua assenza. Ho provato a mandarle un messaggio sul telefono, ma non ha risposto. Non risponde neppure alle chiamate.
Che è successo?
Comunque, per la cronaca, Monica e Lara non mi hanno fatto proprio un bel niente. Mi sarei aspettata colla sulla sedia, puntine, tempera. Invece niente, si limitano a non parlarmi. Pace.
Ma Mary che fine ha fatto?
 
***
 
Mary non viene a scuola da tre giorni. Le tre grazie non sanno niente di lei, dov’è, se sta bene. E io sono qui che mi logoro, pensando a lei.
Perché mi evita così? E perché anche a casa sua non vogliono dirmi dov’è?
Mary, perché non vuoi più vedermi?
 
***
 
Sto tornando da scuola. È una settimana, ormai, che Mary è scomparsa. O meglio, che non viene più a scuola. Chissà se sta bene? Cosa stai facendo, Mary?
Arrivo a casa e intrufolo la mano nella cassetta delle lettere.
Sfoglio volantini, bollette, richieste di donazioni.
Poi, lì, la vedo.
Una lettera.
Da parte di Mary.
Famelica, la apro. Ma, già dalle prime righe, inondo di lacrime quella calligrafia piccola e sinuosa.
 
Cara Susy,
scusa se sono sparita. Mio padre ha ricevuto un'offerta di lavoro lontano da qui, e io sono dovuta partire con lui.
Perdonami se non ti ho detto niente. Non volevo farti soffrire.
Non ti dimenticherò mai, Susy. Sei stata la mia prima e unica amica, nonché la più preziosa. Nessuno potrà mai sostituirti, amica mia.
Non so se ci rivedremo mai, ma avrò sempre una parte di te, nel mio cuore.
Addio, Susy. Ti voglio bene.
 
Mary
 

Eccoci arrivati in fondo! A breve pubblicherò anche l'epilogo, ma di fatto la storia è finita. Spero che questo piccolo racconto, in qualche modo, vi abbia emozionato o che semplicemente vi sia piaciuto.
Ringrazio tutte le persone che mi hanno seguito e quelle che hanno commentato, grazie davvero!
A presto ^___^
   
 
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