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Autore: alaskha    13/12/2013    9 recensioni
Aggrottai le sopracciglia, confusa. Una lettera per me? Da quando ricevevo lettere? Mio padre era troppo pigro e si limitava alle telefonate che duravano due ore e passa, lamentandosi poi del costo. Manuel non ero neanche sicura sapesse scrivere e Jane non si ricordava della mia esistenza.
Lui poi era in Italia, e non mi aveva mai cercata, mai in nessuna occasione: era rimasto a Milano per tutti quei quattro anni, magari trovandosi una bella fidanzata italiana dalle curve prorompenti e l’accento volgare. Non era mai tornato a casa neanche per Natale e quando chiamava Manuel, non chiedeva di me.
Beh tanto meglio, a me di lui non importava nulla e non volevo né parlargli e né tanto meno parlarne. Zayn Malik era un capitolo chiuso della mia vita.. un capitolo molto bello, certo, ma pur sempre chiuso.
(Sequel di "Skinny love")
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Half a heart
Chapter three - Meet again



Londra, 22 Maggio 2017, Zayn

La voce metallica del pilota avvisò tutti i passeggeri dell’aereo che tempo due minuti e saremmo atterrati. Mi chiesi se fossi pronto, pronto a respirare l’aria di Londra: quell’aria di casa che non sentivo più sulla mia pelle da quattro interi anni.
“Andrea, svegliati, coglione”
Federico, come tutti gli italiani, non sapeva neanche dove fosse di casa, la finezza.
“Federico – lo richiamai, abbozzando un sorriso divertito – adesso dovreste smetterla con l’italiano, no?”
“E che ci vuole? Lo sai che sono nato nella terra sbagliata” si pavoneggiò lui.
“Sì, la terra dei coglioni” lo canzonò Andrea, svegliandosi dal suo sonno profondo.
“Non chiamarmi coglione” gracchiò Federico.
“L’hai fatto tu, per primo” rispose ovvio, Andrea.
Scossi la testa , arreso, chiedendomi perché diavolo li avessi portati con me a Londra. Dopodiché, cessati i vuoti d’aria, il pilota ci avvertì nuovamente, ma stavolta del fatto che eravamo arrivati. Tolsi le cuffie dalle orecchie, fermando Afterlife degli Avanged Sevenfold.
“Londra, stiamo arrivando” disse Federico, alzandosi in piedi e dirigendosi verso l’uscita dell’aereo.
“Eh certo – dissi io – perché ci mancavano i cretini”
“Che simpatico”
Non dissi più nulla e rinfilai una cuffietta nell’orecchio sinistro, continuando ad ascoltare quella canzone che riusciva a darmi una carica assurda. Sfilai i Rayban neri dalla maglietta e li indossai, sistemandomi poi anche il cappello e lo zaino in spalla.
Quando scesi le scale dell’aereo e presi una boccata d’aria inglese, un sorriso si dipinse d’istinto sul mio volto. Ero tornato, e solo toccando il suo londinese con le mie vecchie converse nere, riuscii a rendermi conto di quanto diavolo mi fosse mancata la mia città. Milano era bella e dell’Italia mi ero innamorato, ma ero a casa, e nessun posto sarebbe mai stato così bello come Londra in quel momento.
“Malik? Ma sei davvero tu? Mi ero anche dimenticato la tua faccia, in questi ultimi anni!”
Come non riconoscere quella voce? Sorrisi al mio interlocutore, voltandomi verso di lui: Harry Styles era lì, con una maglietta bianca a mezze maniche scollata sul petto, che lasciava intravedere dei tatuaggi che non conoscevo. Gli skinny jeans neri non mancavano mai e le sue scarpe eleganti neanche. Incredibile come mi fosse mancata anche la sua curiosa immagine.
Come avevo fatto senza Harry Styles, per quattro interi anni?
“Styles? Ma che cazzo hai in testa?” dissi, alludendo alla fascia verde militare tra i capelli ricci.
Gli italiani mi avevano contagiato, con quel cazzo di ‘Cazzo’. Harry comunque non perse il sorriso, venendomi incontro.
“Posso abbracciarti, Malik?” mi chiese, con le braccia già aperte.
“C’è da chiedere?” gli risposi, per poi stringerlo in un abbraccio.
Forse era il primo abbraccio che ci scambiavamo, io ed Harry Styles. E mentre facevo quelle considerazioni sicuramente troppo smielate, sentii qualcuno schiarirsi la voce.
“Tomlinson?” domandai.
“Presente” rispose lui.
Così gli andai incontro, scambiando con lui un cinque e dopo un abbraccio. Mi erano mancati quei ragazzi, nonostante non lo avessi mai fatto presente a nessuno, in Italia.
Come avevo fatto senza Louis Tomlinson per quattro interi anni?
“Ma che hai fatto ai capelli?” dissi, ridendo.
“E tu? Ti sei scordato dell’esistenza del rasoio?” mi rispose Louis a tono.
“Ma che avete tutti contro la mia barba? Io la trovo sexy” mi difesi.
“Certo Malik, molto sexy” continuò a prendermi in giro Harry.
“E quei tatuaggi, Styles?”
Lui si strinse nelle spalle, con un mezzo sorriso.
“Sono collegati, non vedi?”
Styles e Tomlinson mi mostrarono le loro braccia, ed io guardai quei tatuaggi che avevano in comune, ammirato.
“Gli uccelli e la gabbia” mi spiegò Louis.
“La bussola e la nave” continuò Harry.
“Sono bellissimi, ragazzi”
“Grazie Malik – disse Louis – ma vedo che tu non ti sei risparmiato, dove diavolo è finito il tuo braccio?”
Mi ero dato alla pazza gioia anche io in Italia, con i tatuaggi. Ma non feci in tempo a dire nulla, perché due voci anche troppo familiari esplosero nel London City Airport.
“Ehi Zayn, ma dove scappi?” urlò Federico.
“Ma chi è?” mi chiese Styles.
“Ti vergogni di noi, per caso?” gli diede poi corda Andrea.
“Ragazzi, piantatela con l’italiano, chiaro?” li ripresi io, una volta raggiunti.
“Chiaro, papà” mi prese in giro Andrea.
“Ma che lingua parlate?” mi domandò Louis.
“E chi diavolo sono loro?” chiese Harry, confuso.
“Non gliel’hai detto?” mi rivolsi al suo futuro sposo.
Lou non disse nulla: non gliel’aveva detto.
“Detto cosa, Louis?”
Harry iniziò a battere il piede, e quando Harry Styles batteva il piede, erano cazzi. Dannazione, ero stato davvero troppo in Italia.
“Scusa Harry, te l’avrei detto, è che mi sono dimenticato” si giustificò Louis.
“Ti sei dimenticato di avvisarmi che avremmo avuto due nuovi invitati italiani? Guarda che c’è sempre tempo per annullare il matrimonio” lo minacciò Harry, ma tutti quanti sapevamo che non l’avrebbe mai fatto: erano la coppia più innamorata che conoscessi.
“Ragazzi, state per assistere ad una crisi isterica gay” avvertii i miei amici italiani.
“Piacere, io sono Louis” si presentò per primo.
“Andrea”
“Federico, piacere”
Si strinsero la mano e quando sentii Federico ed Andrea parlare inglese con il loro solito accento da mafioso, mi scappò una risata.
“E lui è Harry – lo presentò sempre Lou – il mio fidanzato”
Li guardai conoscersi, dopodiché mi sembrò di sentire una voce, anche quella familiare, arrivare alle mie orecchie. Era come sognare, non so, non ero sicuro che fosse proprio la voce a cui avevo pensato. Stava discutendo con qualcuno, forse qualcuno che si chiamava Mike. Ma non poteva essere lei..
“Natalie!” esplose Harry, correndole incontro.
Invece era proprio lei ed anche se sapevo che l’avrei rivista, non pensavo così presto. Ma non appena la vidi, non potei fare altro che chiedermi una cosa: come avevo fatto senza Natalie Shade per quattro interi anni?
 
 
 
 
 
 
 
Londra, 22 Maggio 2017, Natalie

Finalmente eravamo arrivati: non tornavo a Londra da Natale, ed erano passati esattamente cinque mesi. Mi mancavano la mia famiglia ed i miei amici, per cui, quando l’aereo atterrò, tirai un sospiro di sollievo e sfoderai un sorriso, che ero sicura avrei tenuto per tutto il giorno.
“No, non ci credo, non trovano la mia valigia”
Dannato Michael.
“Che significa che non trovano la tua valigia?” gli chiesi, cercando di rimanere calma.
“Che non trovano la mia valigia Natalie – ribadì lui, scocciato – cosa potrà mai significare?”
“Senti Mike, intanto ti calmi” lo avvertii io.
Jacque roteò gli occhi al cielo.
“Si può che perdi sempre tutto, tu?”
“Non è stata colpa mia!” si difese Mike.
“Ragazzi, cerchiamo di mantenere la calma?” consigliò Danielle, raggiungendoci.
“Certo, tanto non è la vostra valigia che è stata persa, non è vero?”
“Dai Mike, non ti scaldare – gli consigliò Julia – la ritroveranno, forse..”
“Ma puoi anche solamente immaginare quante scenate avresti fatto tu, se avessero perso la tua, di valigia?” le disse Mike.
“Dio del cielo, ti ringrazio per aver scelto quella di Mike” dissi, guardando verso l’alto.
“Cos’hai detto, scusa?” mi domandò Julia, sul piede di guerra.
“Ragazze – s’intromise Danielle – io eviterei, avete visto in che stato d’isteria è Michael? Un vostro litigio non è proprio l’ideale, adesso”
“Stato d’isteria?” chiese retorico, con una vocina stridula.
“Scusate, chi è il Signor Michael Bennet?” chiese un uomo.
“Sono io” si fece avanti Mike.
“Abbiamo trovato la sua valigia, è questa qui? - chiese , mostrandogliela – bianca e piccola”
Mike annuì ed abbracciò l’uomo, facendosi prendere dalla troppa gioia.
“Mi lasci!” urlò l’abbracciato indignato.
“Scusi, è la felicità” si giustificò Mike.
Camminammo lungo il corridoio del London City Airport, ed io andai avanti ad insultarlo ed imprecare contro di lui.
“Dannato Mike, faresti perdere tempo a chiunque tu, lo sai che ore sono? Le quattro e mezza, siamo in ritardo di un’ora, lo sai a chi farà il culo adesso quel rompi palle di Tomlinson? A me!”
“Natalie!”
Mi voltai, non appena sentii quella voce chiamarmi.
“Harry!”
Gli corsi incontro, abbracciandolo stretto e forte, come se non lo volessi più lasciar andare. Ed infatti era così, ogni volta che tornavo a Londra, mi veniva voglia di mandare tutto a puttane e restarmene lì, insieme a lui.
“Sei bellissima piccola, diventi sempre più bella ogni cinque mesi che passano”
“Ma smettila - feci la modesta – Harry, diavolo, stai per sposarti”
Lui annuì, sorridendo felice.
“E dov’è il tuo futuro sposo?” gli chiesi.
Così lui si voltò, indicandomi Louis, ed il mio cuore perse un battito. La testa iniziò a girarmi vorticosamente, avevo bisogno di sedermi.
“Natalie? Ti senti bene?” la voce di Harry arrivò ovattata alle mie orecchie.
Riuscii solo a scuotere la testa, e tutto ciò che vidi, furono le sue mani togliersi i Rayban neri, rivelando gli occhi che nascondevano. Non c’era più nulla attorno a me, se non quegli occhi che non vedevo da quattro anni. Il suo sguardo aveva intercettato il mio già da un po’, e rimanemmo a guardarci per istanti davvero lunghi, senza fare assolutamente nulla, senza muoverci, senza neanche respirare.
Non mi sembrava reale averlo davanti agli occhi, Zayn per me era come se fosse stato solo un sogno. Un bellissimo sogno da cui però mi ero svegliata, e dovevo svegliarmi, anche in quel momento.
“Natalie! Ti prego! Rispondi!” era Harry, che urlava.
“Perché gridi? – gli chiesi, guardandolo poi negli occhi – sono qui”
“Cretina, mi hai fatto spaventare” disse lui, guardandomi male.
“Non t’azzardare a guardarmi così, traditore”
“Che ho fatto?” domandò, ingenuamente.
Così gli tirai uno schiaffo sulla spalla, che si massaggiò prontamente.
“E questo per cos’era?”
“Per avermi detto che non avresti invitato Zayn – dissi, arrabbiata – quello chi è? Un suo sosia con la barba?”
“Veramente io non ti ho mai detto nulla, sei tu che hai fatto tutto da sola” si giustificò, il traditore”
“Giuda” gl’imprecai contro.
Zayn era cresciuto, aveva 25 anni, ed era 25 volte più bello di come lo ricordassi. Aveva più tatuaggi, aveva la barba.. ma aveva perso qualcosa, aveva perso quella scintilla negli occhi che aveva sempre. Dov’era finita, quella scintilla?
“Vieni, andiamo da Louis”
Camminammo verso di loro, ed i nostri occhi rimasero incatenati, dopo tutti quegli anni passati senza incontrarsi mai, neanche una volta.
“Natalie, piccola, ciao”
Louis mi strinse in un abbraccio in cui mi rintanai.
“Ciao Lou, non ci posso credere che vi state per sposare”
Loro risero, mentre una versione mal riuscita di Robin Thicke con una cuffia nell’orecchio e l’altra no ed un bambino cresciuto con gli occhi verdi, si facevano avanti.
“Piacere, io sono Andrea” si presentò, stringendomi la mano.
“Natalie” dissi, guardandolo stranita.
“Ed io sono Federico” e si presentò anche lui, imitando Robin.
“Sì, ma chi siete?”
“Amici di Zayn” mi spiegò il secondo.
Annuii, mentre sentivo la voce lamentosa di Mike farsi avanti.
“Non sto dicendo che a Parigi siano meno servizievoli, sto solo dicendo che..”
“Ah, voi dovete essere l’equipe dello studio fotografico La Roche – intervenne Harry – io ed il mio fidanzato Louis siamo molto felici di aver scelto voi”
“Voi siete gli sposi!” esclamò Mike.
E da lì iniziò tutto un presentarsi ed un conoscersi molto rumoroso, ma i miei occhi non avevano nessuna intenzione di spostarsi verso qualcosa che non fossero i suoi.
Però non ce la facevo, era più forte di me. Abbassai lo sguardo e corsi via, lontano da lui. Presi due respiri lunghi, che riuscirono a calmarmi, fino a che non sentii quell’inconfondibile tocco sulla mia mano. Socchiusi gli occhi per qualche impercettibile secondo, prima di voltarmi verso di lui.
“Ciao, piccoletta”
La gola mi si seccò ed i ricordi m’investirono, dolorosamente. Mi passarono davanti mesi di segreti, segreti che ci eravamo impegnati a mantenere. Mi passarono davanti momenti irripetibili, che non avevo mai scordato, insieme al ragazzo che in quel momento era davanti a me, con quella voce meravigliosa, capace di toccarti il cuore.
“Ciao, Zayn”.






 
who cares?
ciao ragazze :)
stavo giusto per andarmene a letto, quando mi sono ricordata che oggi avrei dovuto postare..
così eccomi qui e so che il capitolo è più corto rispetto agli altri, ma non potevo mettere tutto insieme, poi capirete sdjhd
allora, cos'abbiamo qui? gli Zatalie che si ri incontrano shfgsdfg 
e vi piacciono i nuovi personaggi? io personalmente adoro Mike, è adorabile sjdfdsg
adesso vi presento Julia e Danielle, e Andrea e Federico, ve l'ho già detto, sono nella mia testa
bene, scusate ma ho sonno, ci sentiamo lunedì, quando posterò il quarto capitolo :)
vi amo <3





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