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Autore: gwuncan99    14/12/2013    8 recensioni
Questa fanfiction parla di Gwen, una ragazza di 16 anni con un brutto passato alle spalle. Si è trasferita a Toronto e frequenta il Liceo Artistico, ed è lì che incontrerà la persona che cambierà la sua vita.
Storia DxG.
Estratto dal capitolo 36:
Mi lasciarono lì, in ginocchio, mentre le persone pian piano andavano tutte via.
L'ambulanza partì, e il suono delle sirene si perse nell'aria.
"MERDA!" sbattei i pugni a terra.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Geoff, Gwen, Trent | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Scusate se non vi ho avvertito dello spoiler di Mike/Mal nello scorso capitolo...
Comunque c'è anche qui, quindi...SPOILER!

 


Pov ?

Hai sbagliato persona da sfidare, cara la mia Gwen.

"Secondo me Mike ha qualcosa...che non va..."
Zoey rimase a pensare.
"Naah, Mike non ha assolutamente, nulla...di strano!" rispose non molto convincente.
La fissai perplessa.
"Mike ha un problema di personalità multipla!" si intromise un damerino.
"Cameron!!!"
"Ops, scusa Zoey!" 
"Personalità multipla?" cercai di farmi spiegare.
"Vedi...Mike ha altri alter-ego che in certe occasioni escono fuori."
"Quindi anche Mal.." mormorai.
"Mal?"
"Sì, un suo Io cattivo..."


"Eheheheh. Ma che bel vaso di fiori. Peccato che tra poco si spaccherà per terra, o in testa a qualcuno..."

Pov Gwen

"AAAAH!"
Duncan sentì l'urlo proveniente da fuori casa.
"Gween!" mi raggiunse, trovandomi immobile. "Gwen, che succede?!"
Io gli indicai il vaso caduto a terra, che per poco non mi colpiva. "P-per un pelo..."
Il ragazzo mi abbracciò.
"Dai entriamo, con questo vento potrebbe caderci qualcos'altro in testa..."

Pov ?

"Sìsì..vento. Eehehehe." 
Il ragazzo svanì nell'oscurità.

 
***

Pov Gwen

Mi svegliai di soprassalto, scattando dal letto impaurita.
"Lo hai sentito anche tu?!" mormorai, cercando di coprirmi di più con le lenzuola.
"Sentito cosa?" rispose insonnolito Duncan, che si rigirò nel letto, stringendo il cuscino.
"Un rumore giù..." ribattei.
"Sarà stato un altro dei tuoi incubi..." borbottò, rigirandosi ancora.
"Forse..." quasi sussurrai. "Sarà stata la mia immaginazione."
Abbracciai il ragazzo da dietro, per trovare un po' di protezione, ma la mia pancia me lo impediva. 
Così mi alzai. "Vado a prendere un bicchiere d'acqua..."
Ottenni un "Mh." come risposta dal punk, che non si era mosso di un muscolo dal letto. 
Che cavaliere! Mi lascia andare da sola? Ho paura, cazzo! Ho sentito dei rumori, non sono diventata stupida!
E se ci fossero dei ladri?

Scesi lentamente le scale per non cadere. Nel buio vedevo poco e niente!
Finalmente raggiunsi la cucina. Aprii il frigorifero, scrutando al suo interno.
Acqua, succhi di frutta, Coca Cola, cibi vari...Uh! Uno snack andrebbe bene.
Presi la barretta e andai in salotto.
Mi sedetti comodamente sul divano mangiucchiando lo snack, non curante delle luci spente. Quando mangiavo la paura di tutto svaniva...Come quando canti o ascolti un po' di musica.
Da piccola restavo spesso a casa da sola, quando mia madre andava a lavorare, o quando  mia zia, che mi faceva da baby sitter, si addormentava in camera da letto...
I rumori che avevo sentito prima ricominciarono a propagarsi nella stanza.
Passi che lentamente si avvicinavano, e un ghigno soffocato.
Mi girai di scattò, notando l'ombra accanto a me.
"AAAAAAAAAAH!!" urlai così forte da aver svegliato tutto il vicinato, e gli altri abitanti della casa.
Sophie e Duncan corsero in salotto.
Io ero paralizzata sul divano, e davanti a me, a terra, c'era un coltello e la mia barretta mangiucchiata.
"C-cos'hai...cos'è quello? Che è successo?" balbettò mia madre avvicinandosi a me.
Duncan si sedette accanto a me, avvolgendomi tra le sue braccia.
"C'era q-qualcuno dietro di m-me, prima..." cercai di spiegare, ancora scioccata, come avessi visto un fantasma. Infondo, la situazione era più o meno quella.
"C-come ha fatto a fuggire così velocemente?"
Mia madre scrutò un po' per tutto la casa.
"Sembra che non manchi nulla. Se era un ladro avrebbe preso qualcosa..."
"Appunto! V-voleva uccidermi? Era q-qui per questo?"
Duncan mi aiutò ad alzarmi. 
"Ritorniamo a dormire, basta che ora stai bene..." provò a consolarmi, ma invano.
La sua stanchezza gli impediva anche di parlare.
"Sì..."
Sophie spense tutte le luci, chiuse le porte a chiave e le finestre, e ritornò in camera sua, come facemmo noi.

Ci sistemammo nel letto.
"Duncan..."
"Mh?" 
Gli accarezzai la schiena.
"Puoi abbracciarmi?" chiesi dolcemente.
Il punk si girò, regalandomi uno sguardo malizioso e comprensivo allo stesso tempo.
Mi avvolse tra le sue braccia.
"Ci sono qui io a proteggerti, va bene?" mi sussurrò, baciandomi la fronte.
Dopo pochi minuti, riuscii ad addormentarmi, cullata dal suo calore.

 
***
 
Pov Duncan

"Non è così...carina?" Owen ammirava quella stramba di Izzy con due occhi che per poco non si trasformavano in due cuoricini.
Io feci una specie di smorfia, continuando a mangiare la mia porzione.
"E' così strana...ma è fantastica." continuò a mormorare.
"Direi molto strana."
"Fate spazio a Caleido-Scopio, grazie." la ragazza, col suo vassoio di cibo in mano, ci ordinò di toglierci dai piedi, con aria da saputella.
"Siediti qui vicino..." disse Owen, ancora avvolto dai suoi pensieri romantici.
Izzy si sedette accanto a lui, e dopo un po' cominciarono a guardarsi negli occhi, dedicandosi strambe frasi d'amore.
"Vomitevole..." commentai.
"Tu piuttosto." mi lanciò uno sguardo di sfida. "Come sta la ragazza che hai felicemente ingravidato?" non mi staccava gli occhi assassini di dosso.
Per un attimo il cibo mi andò di traverso, cominciando a tossire ripetutamente.
"C-cosa? Felicemente ingravidato?" ripetei stupito. "M-ma cosa ti salta in mente?!"
"Non parlare così alla mia Izzy!" Owen cercò di difendere la sua ragazza.
"Caleido, grazie!"
"Fottetevi tutti!" mi alzai dal tavolo della mensa, per allontanarmi da quegli scarti di manicomio.
Izz-...Caleido, mi seguì, pretendendo una risposta.
Quando stavo per seminarla, andai a sbattere contro un ragazzino che ora avrei preso a pugni.
"Togliti dai piedi, razza di deficiente!" alzai lo sguardo su di lui, notando qualcosa di familiare.
"Mike?"
Il ragazzo ghignò divertito, per poi fischiettare quel motivetto raccapricciante.
"Duncan! Vieni qui!" la ragazza stramba ci raggiunse. "Devi dirmi come sta Gwen!"
Incrociò le braccia attendendo una risposta, poi incontrò lo sguardo del ragazzo accanto a me.
Socchiuse gli occhi, scrutandolo per bene. 
"Gli occhi sono lo specchio dell'anima..." mormorò. "Tu non sei Mike."
"Cosa?!" mi stupii della sua affermazione.
"Vero...Mal?" continuò lei.
Il ragazzo cominciò a ridere malvagiamente. 
"Per i miei gusti parli troppo, ragazzina." si lanciò su di lei, ma lo bloccai.
"Ehi ehi, calmati." lo strattonai.
"Piuttosto, come sta Gwen? Meglio andare a controllare, no?" cominciò a ridere lui, allontanandosi.
Cosa cazzo voleva dire?!
Presi di corsa il cellulare, digitando nervosamente il numero.

Pov Gwen

Passeggiavo tranquillamente con Dawn e Bridgette, che avevano saltato la scuola per stare un po' con me.
"E' il tuo ottavo mese, manca poco e vedremo quella piccola peste, finalmente!" cinguettò Bridgette, che ogni tanto dava un'occhiata al mio pancione.
Accennai un sorriso.
Nel centro commerciale la gente mi fissava come fossi un alieno. Alcuni parlavano tra di loro, altri mi guardavano con compassione.
"Lasciali perdere, per loro è piuttosto insolito vedere una ragazza con un pancione come questo, no?" spiegò Dawn.
"Hai ragione..." ribattei amaramente.
"Non hanno un'aura rossa, quindi non hanno cattivi pensieri." continuò.
Abbassai lo sguardo sul ventre.
Anche Dawn lo ammirò.
"Sai, sto imparando a vedere anche le aure dei bambini..." mormorò. "La tua bambina sta molto bene, è felice!"
Dawn vedeva mia figlia? 
Trattenni a stento un sorriso a trentadue denti. La mia bambina è in salute, cosa posso desiderare di più!

Finito lo shopping, uscimmo dal centro commerciale.
"Le 13:30...Wow, ci abbiamo messo tanto eh?" scrutai lo schermo del cellulare, che ad un tratto si illuminò.
"Una chiamata di Duncan?" pensai ad alta voce.
Risposi, continuando a camminare.

-Duncan?-
-Gwen! Gwen, come stai? Dove sei?- disse con troppa preoccupazione, per i miei gusti.
-Calma, sto bene...Sono appena uscita dal centro commerciale con Dawn e Bridgette.- spiegai.
Continuai a parlare, mentre Dawn e Bridgette si fermarono di colpo.
"Gwen, il semaforo!" urlarono le due.
Non capii, quindi mi bloccai girandomi verso di loro.
"Che?"
"Gween!"
Mi accorsi immediatamente di trovarmi sulle strisce pedonali.
Una macchina si stava avvicinando velocemente verso di me.
Io e le ragazze urlammo.
-Gwen? Gwen!-

Pov Duncan

-TU TU TU TU...-
"E' caduta la linea, cazzo!" ringhiai sbattendo il telefono per terra.
Cominciai a correre, non curante di Izzy e Owen che mi urlavano dietro.
"Ehi amic-" passai davanti a Geoff, che mi stava salutando.
"Non c'è tempo. Vieni!" gli urlai nervosamente, continuando a correre.
Uscimmo dalla scuola, e presi l'auto di Geoff.
Ero nervosissimo, e Geoff lo notò subito.
"Duncan..." disse confuso. "Cos'è successo? Dove stiamo andando?"
Mi passai una mano tremante tra i capelli, mentre premevo sul volante. 
"G-Gwen..." provai a dire.
"Gwen? Cosa le è successo?" cominciò ad agitarsi.
"Non lo so! Non lo so! E' una cosa grave...Me lo ha detto M-Mal e..."
"Mal?" mi interruppe sgranando gli occhi.
"S-sì, l'ho chiamata, e..."
"E?" mi incitò a continuare, notando la mia insicurezza.
"Prima che cadesse la linea, ho...ho sentito le ragazze urlare, del semaforo, non so...poi anche Gwen ha urlato e.." mi bloccai, non sapendo più cosa dire.
Non volevo pensare a qualcosa di negativo.
Respirai profondamente, per stare più calmo.
Il festaiolo si tolse il cappello, spettinandosi i capelli nervosamente.
"Cazzo..." mormorò, guardando fuori dal finestrino.
"C-cosa c'è?" mi girai verso di lui.
"Senti anche tu?" rispose, alzando la testa.
In quel momento un'ambulanza ci sorpassò.
"Andava verso di lì?" Geoff sgranò gli occhi.
"No, no, no!" urlai, sbattendo le mani sul volante.
Il ragazzo mi poggiò una mano sulla mia spalla. Boccheggiò come per dirmi qualcosa, ma si bloccò. Nemmeno lui sapeva cosa dire.
"Non può essere..." sussurrai.
Calò il silenzio.
Mi scoppiava la testa. Troppi pensieri. Ricordi sfumati di mia sorella, Iris...
Finalmente arrivammo. 

  
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