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Autore: LarryTranslations    14/12/2013    2 recensioni
Come può l’amore parlare, quando uno dei due non riesce nemmeno a spiccicare la parola?
La vita di Louis era uno scherzo attraverso le sue parole argute.
La vita di Harry era uno scherzo attraverso la sua assenza di parole.
Louis era stato classificato come un ragazzo normale, mentalmente e fisicamente.
Harry era stato classificato come un ragazzo anormale, mentalmente e fisicamente.
Louis riusciva a parlare.
Harry non poteva.
Harry era affetto da mutismo progressivo.
Louis non lo era.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 8

Domenica 8

Erano le prime ore di domenica mattina quando Louis raggiunse la porta d'ingresso; immaginò che fossero circa le due del mattino, ma non ne era certo. C'era ancora un piccolo accennò di alcol che macchiava la sua mente, ma dopo la chiamata di Anne, era più che sicuro di essere tornato sobrio. Dopo aver riordinato i pensieri nelle giuste categorie, aveva spinto via da lui il ragazzo senza nome, riassortendo i pensieri e tutto ciò in cui consisteva la conversazione, così che potesse decidere come reagire.

 

Quello che decise di fare fu, in primo luogo, di uscire assolutamente dal locale. Quella che inizialmente fu un'atmosfera euforica, ora si era disintegrata ed era diventata un'aria soffocante e dolorosa che premeva sulla mente e sull'anima di Louis. Non sarebbe riuscito a sopportare il ritmo del basso che interrompeva i suoi pensieri ancora a lungo. Si fiondò fuori dalla folla, dimenticandosi dei suoi compagni che erano inchiodati da qualche parte, occupati a infilare la lingua nella gola di qualche ragazza.

 

L'aria fresca lo colpì bruscamente, come fece la chiamata: una grande forza che si inserì dritta nelle sue vene per far evaporare ogni intossicazione che scorreva libera nel sangue. Gli schiaffeggiò la pelle, filtrando all'interno per catturare quell'elettrizzante sensazione di gioia creata dall'alcol e intrappolarla in una capsula di preoccupazione e sensi di colpa. 

 

Passò davanti a vari club palpitanti, superò i confini dei negozi di kebab, dei rivenditori di alcolici, camminando sopra i piccoli stralci d'erba sui dossi artificiali. Cercavano di fare scena, aggiungendo un tocco di campagna a quell'area squallida, ma non era molto efficace.

 

Si sedette, mettendo le braccia esposte attorno al suo corpo, sfregandosele per mantenere il caldo che  irraggiava rapidamente dalla sua pelle. Dimenticando che era potenzialmente pericoloso stare lì, perché era nel bel mezzo della notte ed era buio, a parte la luce sulle strade, Louis serrò gli occhi e rimase con la testa sulle ginocchia.

 

Voleva semplicemente che qualcuno avesse deciso per lui. Voleva che qualcuno lo avesse schiaffeggiato con il buon senso prima di entrare nel locale. Voleva pregare qualsiasi Dio presente la fuori che non avesse causato più male, di quanto bene avesse fatto.  Pensava che fosse ok. Pensava che andasse bene quando l'aveva detto. Nonostante il peso sul cuore in quell'istante, l'alcol l'aveva fatto credere che andasse tutto bene. Ma non era vero, ovviamente, e ora se ne pentiva più di ogni altra cosa.

 

La visione di un Harry distrutto tagliò il cuore di Louis a metà con un colpo pungente. Si aprì e tutto l'amore che vi teneva all'interno fu lasciato scorrere fuori. Perchè se aveva ferito Harry, non meritava più di amare nessuno. Aveva rotto un essere innocente, un oggetto fragile.

E poi Louis si arrabbiò con sé stesso. Prima era solo infastidito e si sentiva in colpa. Ora, invece, era furioso dentro. Voleva prendersi a calci, pugni, graffiare fuori quelle parole che la sua bocca aveva pronunciato, così che non avrebbe più potuto dire di nuovo una cosa del genere. Fece uscire un forte lamento di frustrazione, le sue dita si aggrapparono alla radice dei capelli, accolto da pura furia. Perché l'aveva fatto? Che diritto aveva di dire quelle cose? 

 

Perché era spaventato. Quella era la ragione. Perché era fottutamente spaventato. 

 

Era un codardo.

 

La confessione di per sé non sembrò alleviare la forte stretta con cui il senso di colpa stringeva il suo cuore, ma comunque, quella piccola ammissione, aveva portato un leggero sollievo nella sua mente. Sapeva dove aveva sbagliato. Non era come se fosse inconsapevole, non era stupido. La confessione lo fece sentire almeno un po'  meglio, perché non stava negando il fatto di aver sbagliato ed era stato sincero con sé stesso, non come in passato, quando aveva ponunciato quelle brutali parole. 

 

Una volta che Louis ebbe assorbito l'aria fresca abbastanza a lungo da decifrare i suoi pensieri e ritenerli nella condizione adatta per decidersi sul da farsi, si alzò, rifiorendo dal suo crollo. Scrocchiò le ossa e si stiracchiò, cercando di liberarsi dell'ultimo spiraglio d'alcol nel suo corpo e si incamminò sulla strada, bloccando un taxi che passava. Dopo aver detto all'autista la sua destinazione, si accasciò sul sedile posteriore e appoggiò la fronte contro vetro freddo. Il sobbalzamento della sua testa sul finestrino ogni volta che l'auto faceva qualche manovra, non faceva alcun bene al suo mal di  testa, ma non si disturbò a muoversi. Guardava le luci lampeggianti stordirlo, accecandolo momentaneamente, prima di dissolversi.

 

Finalmente l'auto si fermò davanti alla casa familiare. Louis si sentì improvvisamente riluttante al pensiero di lasciare la sicurezza del veicolo, avrebbe voluto rannicchiarsi su  quel sedile non poi così comodo e legarsi alla maniglia, così che non sarebbe stato più in grado di andarsene. Lo sapeva che in quel modo l'avrebbe rifatto, sapeva che sarebbe stato un codardo, ma era spaventato. Non avrebbe potuto solamente mandare un messaggino, lo sapeva. Sarebbe stato troppo distaccato e non abbastanza personale e sentiva di doversi  scusare per tutto quello che aveva detto, nonostante Harry fosse ignaro di ciò.

 

Con esitazione, dopo aver pagato il tassista, Louis scese dalla macchina e lasciò che i suoi piedi lo guidassero fino alla porta d'ingresso.

 

Doveva suonare il campanello o bussare? Non sapeva se Anne avesse messo Harry a letto -dio, Louis odiava dirlo, faceva sembrare Harry un bambino- o no. Il campanello avrebbe potuto svegliarlo e Louis non voleva essere il responsabile di ulteriori problemi. Scelse la seconda opzione, decidendo che era quella più sicura nel caso Harry fosse addormentato. Poteva vedere una leggera luce attraverso le tende, ma ciò non significava che qualcuno fosse sveglio. Sperò che lo fossero, non voleva essere lui a svegliarli e causare ulteriore fastidio alla famiglia.

 

Con cautela bussò tre volte alla porta e rimase in attesa sul prato con imbarazzo, gli occhi impiantati sulle sue Toms luride. Circa un minuto più tardi sentì un movimento dietro la porta e quando alzò la testa, vide una luce accendersi nell'ingresso e risplendere attraverso il vetro ghiacciato.

 

Non appena la porta cigolante si aprì delicatamente, Louis sentì un brivido dovuto al nervosismo che inaspettatamente percorse la sua  pelle. Non sapeva cosa sarebbe successo oltre quella soglia - sempre che l'avessero lasciato entrare- perché, davvero, Anne avrebbe potuto dirgli che aveva beatamente mandato tutto a puttane e che non voleva che si avvicinasse mai più a suo figlio, e avrebbe avuto tutto il diritto di farlo.

 

La figura di Anne si mostrò man mano che  la porta si aprì. La sua faccia appariva spossata, stanca e stremata. Il suo corpo era coperto da una vestaglia, ai suoi piedi calzava delle pantofole e sembrava fosse pronta per andare a letto, anche se i suoi occhi dicevano il contrario.

 

"Louis" disse facendo un sospiro. Di sollievo? Louis non ne era sicuro.

 

"Ciao Anne" disse goffamente.

 

"Che ci fai qui?" disse attraverso uno sbadiglio che coprì con la mano.

 

"Io- è che.. Non potevo solamente scrivergli, dovevo vederlo." Confessò Louis balbettando.

 

Anne apparve leggermente scioccata dalla sincerità di Louis e si fermò a pensare. Si prese qualche secondo per elaborare le parole del ragazzo nella sua mente e lo lasciò poi entrare nell'abitazione, quando si rese conto che non lo diceva solo per il proprio interesse. Lo pensava davvero.

 

Louis chiuse la porta mentre entrava nel calore della casa e si girò verso Anne, che si era seduta sui gradini. Rimase in piedi imbarazzato vicino alla porta, non volendo rendersi ancora più ridicolo facendo qualcosa di proibito.

 

"Vieni qui, Louis" disse Anne stancamente. Gli gesticolò di avvicinarsi, dando un colpetto sullo spazio accanto. Louis si mosse e si strinse vicino a lei, i suoi occhi la guardarono con attesa e le sue mani si intrecciarono inquiete sul suo grembo

 

"Dorme?" Chiese Louis velocemente.

 

Addolorata, scosse la testa e rispose: " No, si rifiuta. Ma ad essere sincera, non penso ci riuscirebbe nemmeno se volesse."

 

Louis rimase seduto silenziosamente, lasciando che le parole si soffermassero in aria. Il suo senso di colpa era ancora un peso sulla bocca del suo stomaco e avvolto attorno al suo cuore.

 

"Mi dispiace" sussurrò in tentativo di mantenere la stessa atmosfera silenziosa. Nonostante il fatto che si sentisse un po' a disagio, almeno lei non gli stava urlando contro da ogni angolo. In realtà l'atmosfera era piuttosto confortante. Il calore di Anne c'era ancora. Aveva ancora quell'intero campo di forza, che costituiva la bontà dell'intera famiglia attorno a lei. Quella 'bolla' di gentilezza che Louis non pensava di poter mai bloccare, ma per una qualche ragione, pensò che avrebbe potuto scalfirla e  sarebbe potuto essere in linea con quella crepa. 

 

"Non è a me che devi chiedere scusa", rispose gentilmente." Anche se non credo sia questo che voglia sentirsi dire. Ha solo bisogno di sapere che stai bene, ogni altra cosa in aggiunta è un bonus, credo.

 

 

"Posso mica vederlo? Ma solo se pensi che vada bene, rispetterò assolutamente la tua decisione se non vuo-"

 

"Vai, Louis. E' nel soggiorno, la prima porta alla tua sinistra" sorrise debolmente, ma con una punta di dolcezza. " Solo.. stai attento con lui, ok?"

 

"Sempre."

 

I passi di Louis, mentre si avvicinava alla porta chiusa, furono ammutoliti dal tappeto. Bussò timoroso, aprì la porta e vi sbirciò all'interno con la testa.

 

Quando vide Harry, il suo cuore si sentì congelare.

 

Era seduto sulla sedia a braccioli, il suo corpo era rannicchiato su sé stesso, le sue braccia avvolte alle gambe con le dita che picchiettavano su una coscia. La sua faccia era nascosta con il naso tra le ginocchia.

 

La parte peggiore, secondo Louis, erano i suoi occhi. Fissavano dritti davanti a loro, diretti al caminetto che era acceso con un bagliore color arancione. Louis poteva vedere come Harry fosse ipnotizzato dalle fiamme danzanti e oscillanti, i suoi occhi erano inespressivi. Si abbinavano con la sua vecchia espressione, quella che mostrava nient'altro che il vuoto. Sembrava stanco: stanco di tutto. Non aveva alzato lo sguardo, quando aveva sentito bussare, né quando la porta si era aperta perché, Louis sospettò,  credeva che fosse Anne. Dopo tutto, chi altro avrebbe potuto essere?

 

E in qualche modo, vedere Harry così isolato, rendeva tutto molto più difficile. Ogni accenno di determinazione era stato lavato via da un'onda di compassione, pietà e senso di colpa.

 

Fece un passo nella stanza, chiudendo la porta cautamente con un 'click' dietro di lui. Harry non si mosse, i suoi occhi non si spostarono, ad eccetto per il lento sbattere delle palpebre. Louis non riuscì a non notare come quel colore fosse diventato di un verde opaco; era sicuro che non fossero  mai stati così spenti prima d'ora.

 

Il ragazzo più grande fece altri passi nella stanza, i suoi piedi increspavano il tappeto silenziosamente.

 

"Harry" la voce di Louis non voleva essere così silenziosa, non avebbe dovuto spezzarsi facendola diventare un sussurro, ma in qualche modo uscì rotta, senza nemmeno che ci provasse.

 

Gli occhi di Harry finalmente si mossero dalla loro ipnosi, il verde opaco cominciò a disperdersi, non appena Harry notò la figura di Louis, guardandolo dall'alto in basso con quello sguardo intenso del passato.

 

Improvvisamente, il corpo di Harry balzò dalla sedia, saltando verso Louis e finendo per crollare in una stretta attorno al suo corpo. Harry lo strinse forte e all'inizio Louis non seppe cosa fare. Avvolse le sue braccia attorno alla schiena di Harry e ricambiò l'abbraccio, come se ne andasse della propria vita.

Poteva sentire il respiro pesante della bocca di Harry sul suo collo, era così rumoroso e laborioso che poteva sentire chiaramente l'affanno di sollievo  nella stanza silenziosa.

 

Louis strofinò il naso sulla spalla di Harry e chiuse gli occhi nella forte stretta. Il suo respiro ora era dello stesso ritmo di quello di Harry. Era come se ci fosse stato un peso sullo stomaco che gli impediva ogni tipo di respirazione. Lui, invece che provare a riacquistare la padronanza del ritmo, respirò attraverso il naso, prendendo un respiro del profumo di Harry, il quale non era sicuro che avrebbe potuto sentire ancora.

 

"Mi dispiace" mormorò Louis nella spalla di Harry. Non era nemmeno sicuro che le sue parole fossero abbastanza chiare da essere capite, ma le disse in ogni caso, colto dal calore del momento, quando tutto ciò che voleva fare era chiedere scusa ancora una centinaia di volte.

 

Harry scosse la testa contro il collo di Louis per indicare che aveva lo aveva sentito  e che non era d'accordo con il suo commento. Era più una mossa sprezzante, una di quelle che fai quando qualcuno dice qualcosa che non andrebbe detto.

 

"Mi dispiace così tanto" ripeté Louis nel materiale della maglietta di Harry. Questa volta Harry scosse la testa con più determinazione, come se le parole di Louis fossero completamente senza senso.

 

Louis tirò via la faccia dalle spalle di Harry con riluttanza, facendo muovere a sua volta  anche la testa di Harry che si trovava accoccolata sulla pelle calda di Louis. La faccia di Harry era direttamente di fronte alla sua, ma il ragazzo non incontrava ancora i suoi occhi. Louis, invece, fissava intensamente nei suoi, nonostante la mancanza di contatto visivo. "No  Harry, hai bisogno di sapere quanto mi dispiace per quello che ho fatto, per tutto."

 

Quegli occhi verdi luminosi, guizzarono, dal bordo di cotone del suo colletto, verso quelli azzurri di Louis, tremolando un secondo prima di tornare al posto giusto. Louis non era sicuro di cosa significasse quello sguardo, ma non appena Harry tolse lentamente il suo braccio dal corpo dell'altro e si ritirò sul divano opposto al caminetto, capì che Harry lo avrebbe ascoltato, nonostante avesse voluto mettere le scuse di Louis da parte.

 

Louis sprofondò a fianco al più piccolo, che era raggomitolato nel lato opposto del divano. Si prese del tempo per notare gli abiti di Harry mentre si sistemava sui cuscini. Il suo outfit era totalmente adorabile, pensò Louis. Tirava fuori tutta l'innocenza di Harry, un solo completo che lo descriveva perfettamente. Indossava un pigiama dal disegno scozzese blu e verde: i pantaloni di cotone e la maglia a maniche lunghe, con solo un piccolo triangolo del petto pallido di Harry in vista. Era così teneramente carino che Louis pensò che il suo cuore gli sarebbe scoppiato fuori dal petto.

 

Prima che Louis avesse occasione di parlare, Harry si girò, sporgendo il suo di dietro in aria mentre trafficava per terra con le mani. Louis non riuscì a non guardare; voglio dire, sarebbe innaturale non farlo, giusto? Quelle morbide natiche erano esattamente rivolte verso la faccia di Louis, poteva davvero negare uno sguardo a quella rotondità così palpabile? Louis pensò di no, o almeno convinse sé stesso che non fosse possibile.

Harry, purtroppo per Louis - ma in realtà a Louis piaceva anche la sua faccia, quindi il fatto che il suo sedere non fosse più in mostra non fu troppo doloroso-, tornò nella sua posizione precedente con un block notes e una penna in mano. Dopo aver scarabocchiato sul foglio Harry lo mostrò a Louis:

 

Non hai bisogno di scusarti, Lou

 

Louis sospirò, ovvio che Harry avrebbe reagito così. Pensò che non ci fosse niente di male nel modo in cui Louis si era comportato.

 

"Vuoi che scriva o che parli?"

 

Non mi importa, puoi parlare se preferisci.  Scrisse di risposta Harry.

 

"Io- tu non capisci, Haz. Ho bisogno di chiederti scusa. Ho bisogno di dirti ancora e ancora che mi dispiace, perché sono stato così orribile e crudele ed è imperdonabile, ma ho bisogno almeno di provarci e farmi perdonare perché non posso perderti e io- mi sto perdendo in chiacchiere, vero?"  il discorso di Louis era rapido e precipitoso, ma quando vide Harry, seduto lì, con la più piccola piega sulle sue labbra, notò la sua parlantina e si fermò.

 

E' tutto a posto Louis, ero solo preoccupato per te quando non mi hai risposto- è tutto qua. Non è che hai ucciso qualcuno o roba simile.

 

"E' questo il punto, tu eri preoccupato. Non avresti dovuto essere preoccupato a causa mia. Non mi importa se tu sei così, non avrei dovuto comunque metterti in quella posizione." confessò Louis umilmente.

 

Non importa Louis, ora sei qui e questo è quello che conta. Stai bene.

 

Louis fece uscire un rumore soffocato. Harry non capì. No, Louis non aveva programmato di informarlo sulle terribili parole che aveva detto al club, ma voleva chiedere scusa indirettamente. Forse era solo per lenire il senso di colpa che si era introdotto nel suo cuore, forse era per fermare questo peso che sentiva sul petto, ma aveva bisogno che Harry capisse che gli dispiaceva.

 

Quando Louis guardò in alto dal suo grembo, dove stava torcendo le dita tra di loro, Harry aveva di nuovo preso il blocco, con un'altra riga scritta sopra. L' espressione di Louis era esitante e il suo labbro, catturato in mezzo ai suoi denti, come se stesse decidendo se ripondere o  meno.

 

Ti dispiace se ti chiedo perché non hai risposto?

 

Louis deglutì forte. Cosa avrebbe dovuto dire? Che lo stava ignorando? Che aveva smesso di rispondergli perché non voleva sembrare strano davanti ai suoi amici? Che praticamente era stato un vero stronzo?

 

"I-io mi sono fatto prendere da tutto e credo mi sia semplicemente passato di mente" la bugia rendeva la sua lingua appiccicosa, amara e collosa nella sua bocca. Quando Harry annuì solennemente, come se capisse, Louis sentì quel gusto inspessirsi sulle sue labbra e improvvisamente sentì il bisogno di lavarsi la bocca. Mentire era facile, Louis lo aveva provato nel club quando aveva sputato fuori quelle parole sul ragazzo, ma mentire a Harry era tutta un'altra cosa. La pura innocenza sul suo viso rendeva molto più complicato mentire perchè davvero, è di Harry che stiamo parlando.

 

Quando Louis guardò Harry, lo vide sbadigliare stancamente, strofinandosi gli occhi con il dorso della mano e sbattendo le palpebre pesanti.

 

"Sei stanco?" chiese Louis delicatamente, raggiungendo il ginocchio con la mano per dargli una pacca. L'altro sussultò leggermente, dopodiché, giudicò accettabile il fatto di lasciare che il tocco si soffermasse sul suo ginocchio. Annuì leggermente, come se non avesse avuto nemmeno l'energià di muovere adeguatamente la sua testa.

 

"Vai pure a letto, fatti una bella dormita" disse Louis al ragazzo esausto. Harry annuì un'altra volta, alzandosi dal divano. Si stiracchiò e inarcò la schiena mentre lo faceva. Nonostante Louis si sentì un po' strambo a guardare con desiderio la figura del ragazzo mentre stava indossando un indumento così innocente, non riuscì a non notare di nuovo quanto fosse lungo il torso di Harry. Fu una sopresa che quella maglia non fosse troppo corta per lui, visto che i pantaloni sembravano troppo abbassati e Louis davvero desiderò che fosse troppo corta e fosse riuscito a vedere uno scorcio di quella pelle nuda.

 

Harry cominciò a camminare verso la porta ma si fermò prima di andarsene e si girò verso Louis, a guardarlo era un' espressione incerta.

 

In realtà Louis pensò che il suo cuore avrebbe potuto esplodere quando Harry fece la sua prossima mossa.

 

La sua mano destra era chiusa in un pugno e strofinava un occhio, mentre l'altra era stesa verso  di lui, le sue dita afferravano l'aria, come se stesse cercando di afferrare Louis.

 

Louis pensò che avrebbe potuto piangere da un momento all'altro. Pensò di non aver visto niente di così carino in vita sua, perchè, dannazione, nessuno avrebbe potuto abituarsi a quanto fosse adorabile il ragazzo in quel momento. Il suo semplice pigiama e quel comportamento, che avrebbe solo un bambino piccolo che cerca di catturare l'attenzione della madre e attirarla verso di lui, era il simbolo di tutto ciò che era adorabile.

 

"V-vuoi che venga anch'io?" chiese Louis balbettando.

 

Harry annuì quasi energicamente (ovviamente non troppo, visto che era sfinito fino in fondo alla sua anima, ma l'ambizione nel suo annuire era presente) e una volta che aveva rimosso la sua mano dall'occhio, rivolse il suo sguardo in direzione di Louis.

 

"O-okay" Louis provò a elaborarlo nella sua mente. Sì, era consapevole del fatto che non sarebbe successo niente, ma le camere da letto erano qualcosa di privato e personale e Louis pensò che visto che era stato invitato in quella di Harry, allora, wow, il ragazzo doveva davvero sentirsi a suo agio con lui. Louis sentì un crescere di orgoglio e di sincera felicità quando si alzò e si mosse verso il ragazzo.

 

Harry guidò Louis attraverso il corridoio, passando accanto a sua madre che stava ancora seduta sugli scalini. Quando vide la tranquillità di Harry e l'assenza di preoccupazione sulla faccia di Louis, si illuminò visibilmente con un ampio sorriso, nonostante esso fosse avvelenato dalla stanchezza.

 

Louis si fermò con imbarazzo quando si avvicinò ad Anne. Il suo sorriso era diventato in qualche modo curioso quando Harry si fermò e aspettò Louis a metà della rampa. "Ehm, Harry mi ha chiesto se potevo andare in..camera con lui" Louis si grattò dietro il collo impacciatamente mentre parlava. "Va bene?"

 

Louis sentì il soffio melodrammatico di Harry, ma ciononostante lo ignorò, concentrandosi su Anne, i cui occhi si erano leggermente estesi dalla sorpresa.

 

"Davvero?"

 

"Sì.. cioè, lo capisco se non vuoi, ma non ho intenzione di fare niente a- con lui."

 

"No, va benissimo, sono solo sorpresa" disse Anne con un sorriso incredulo.

 

"Sì, sì, lo so.." balbettò Louis.

 

Dalle scale, Louis sentì un rumore che sembrava un lamento strozzato. Guardò in alto verso Harry che stava lì, i denti che tiravano appena il labbro inferiore e una ruga nel mezzo delle sue sopracciglia. Non c'era dubbio che Harry riuscisse a fare lamenti dai toni acuti e ovviamente voleva che Louis si sbrigasse.

 

"Arrivo, arrivo. Dio, se sei pretenzioso." rise Louis sotto un respiro. Quando superò Anne, lei si alzò velocemente e gli sussurrò nell'orecchio: " Una volta che si è addormentato vieni in cucina a parlarmi, ok?"

 

Louis annuì ubbidientemente e seguì l'Harry rassegnato su per le scale fino alla sua camera. La camera di Harry era la camera tipica di un ragazzo adolescente, eccetto per la mancanza di poster di donne mezze nude per tutte le pareti e la mancanza di disordine sparpagliato per tutto il pavimento -quindi alla fine non era poi così tipica. Però era semplice, niente di stravagante. Il suo letto singolo era rintanato nell'angolo della finestra e Harry ci si trascinò immediatamente. Vi si buttò sopra di peso, facendo ridacchiare Louis quando rimase senza vita con la faccia sul letto.

 

"Dai, piccolo, mettiti a letto come si deve" fece da mamma Louis. Si avvicinò al letto e fece rotolare Harry, così che potesse tirare su il lenzuolo. Harry restò a peso morto, quando Louis cercava di infilarlo nel letto. Finalmente Louis aveva sistemato Harry sotto le coperte. Le coperte erano rimboccate fino al mento, la punta delle sue dita spuntava dal bordo mentre le teneva, per mantenere il calore al suo interno. I suoi occhi si erano chiusi e pronti per il mondo dei sogni.

 

Louis si girò per strisciare fuori, ma una mano gli schiaffeggiò una gamba. Si girò verso Harry, i cui occhi verdi erano di nuovo in mostra, lo guardavano con espressione implorante.

 

"Cosa c'è che non va, Harry?", chiese Louis dolcemente, accovacciandosi vicino al letto di Harry.

Harry emise un suono di disapprovazione, tirando fuori un braccio dal bozzolo di calore e dando colpetti al lato del letto.  I suoi occhi erano estesi e pieni di un verde edera, lo guardavano bisognoso.

 

"Vuoi che rimanga?" Chiese Louis, la sua voce alta e interrogativa.

 

Harry rispose annuendo con sicurezza.

 

"Okay" sussurrò Louis, prima di sistemarsi sul pavimento e appoggiare le mani sul materasso. Harry sospirò contento prima di chiudere nuovamente gli occhi.

Louis rimase seduto pazientemente e in silenzio, mentre Harry veniva trasportato dal sonno, il suo respiro si faceva sempre più profondo. Rimase seduto accarezzando il pollice di Harry che aveva in qualche modo connesso al suo, mentre pensava a tutto quello che era successo.

 

Quando fu sicuro che Harry si era addormentato, si alzò silenziosamente in piedi. Si piegò sul letto, la sua mano accarezzò i ricci di Harry -che, a proposito, erano incredibilmente morbidi, in caso  ve lo steste chiedendo. Erano come fasci di seta- e abbassò la testa in modo da essere vicino all'espressione pacifica di Harry.

 

"Mi dispiace, Haz. Non lo pensavo davvero, lo giuro, sono solo stato preso dal momento e mi sono comportato da stupido. Per favore, perdonami." Louis sussurrò la sua confessione al ragazzo addormentato. Prima che se ne andasse, si chiese se sarebbe stato sbagliato premergli un bacio sulla fronte. Harry non l'avrebbe mai saputo e Louis non poté resistere, doveva appoggiare le labbra alla massa di ricci con affetto. "Scusa", farfugliò mentre gli dava un bacino sulla testa castana, dopodiché uscì dalla stanza e si fece strada verso la cucina.

Anne posizionò la tazza di tè tra le mani di Louis e crollò sulla sedia con un sospiro. Louis lasciò che il tè caldo gli sciacquasse la gola, sorseggiandolo, una calma istantanea che si insinuava attraverso i suoi pori.

Ci furono un paio di minuti di silenzio mentre i due bevevano la loro bevanda calda; un silenzio confortevole.

"Allora", cominciò Anne

Il discorso sembrò causare a Louis una serie di balbettii, non appena rilasciò tutti i suoi pensieri, investito dalla fretta.

"Non posso dirti quanto sono dispiaciuto, Anne. Per tutto. Per il casino con Harry, innanzitutto. Per come l'ho fatto preoccupare. Cosa che, di conseguenza lo ha fatto stare alzato tutta la notte e domani sarà stanchissimo. E lo sarai pure tu, perché sei dovuta stare qui a confortarlo mentre avrei dovuto starci io, e-"

"Louis" interruppe Anne" Smettila. Smettila di scusarti, è tutto a posto."

"Lo so, ma-"

"Niente ma. Non sapevi che Harry fosse così, eri inconsapevole di come avrebbe reagito, quindi ti sei comportato normalmente. Tu hai la tua vita, Louis. Essere amico di Harry non deve compromettere quella vita."

"Ma Harry è parte della mia vita adesso.."

 

"No, Louis, l'altra tua vita. Quella che avevi prima di Harry. Devi viverla, hai altri amici oltre a lui."

"Lo so ma guarda com'è andata a finire sta volta. Non smetterò di parlare con loro o di vederli, perché sono i miei migliori amici e voglio loro un bene dell'anima, ma guardalo ora Anne, guarda che gli ho fatto."

"Non hai fatto niente di male. Lo sai, Harry non ti disprezzerà per avere altre persone di cui prenderti cura, lo sa che hai una vita al di là della vostra amicizia. Voleva solo sapere che tu stessi bene. La prossima volta, cerca di assicurarti di rispondergli, anche se è breve. O digli che stai facendo, digli che sei occupato e che gli parlerai appena puoi, solo non lasciarlo appeso a un filo o ad aspettare un messaggio che non arriverà mai", iniziò Anne.

 

Le sue parole fecero sentire Louis maggiormente sollevato. Non aveva alcun senso di colpa persistente sulle sue spalle, si sentì complessivamente meglio a sapere che poteva vivere la sua vita con i suoi amici, nonostante i problemi d'ansia di Harry. Un semplice messaggio sarebbe stato tutto ciò che ci voleva e Louis era sicuro che avrebbe potuto farlo, magari anche più di quello.

 

"Mi accerterò di farlo, Anne. Non farò più di nuovo lo stesso errore" Louis iniziò. "E' solo- Mi chiedevo.. Harry è sempre stato così? E' sempre stato così preoccupato per le persone?"

 

"La maggior parte delle volte, sì. Anche se è più per le persone della sua età, tipo gli succedeva di preoccuparsi così per Gemma. Voglio dire, non ha molto l'occasione di preoccuparsi, visto la mancanza di amici, ma ad esempio in un' occasione particolare in cui i suoi cugini lo visitarono per il week-end e si era abituato alla loro presenza, quando se ne andarono Harry fece difficoltà ad accettare l'improvviso cambiamento. Penso si senta così perchè hanno la sua età, sente che loro vorrebbero sentire che qualcuno tiene a loro come lo vorrebbe lui. E l'unico modo in cui può canalizzare quell'interesse è andando fuori di testa."

 

"E tu lo trovi difficile da superare?"

 

"Dipende da quanto è grave, in realtà. E' frustrante quando non posso fare nulla , quando dipende tutto dall'altra persona, che normalmente è inconsapevole di quello che sta succedendo, e tutto ciò che voglio fare è aiutarlo. Si comporta in modo così infantile quando lo affronta. E' come se la sua mente fosse stata impostata a dieci anni prima, qualcosa che scatta nel suo cervello e si comporta come farebbe un bambino. Voglio dire, credo che questo mi dia la possibilità di prendermi davvero cura di lui, come abbracciarlo e confortarlo adeguatamente, a differenza dal normale, ma poi è anche più difficile perché semplicemente non ascolta quando provo a parlargli."

 

"E' come se fosse agrodolce, giusto?" aggiunse Louis.

 

"Esatto. Ed è dura quando diventa in quel modo, perchè non capisce davvero che è stato così accondiscente con tutti ed è difficile per me riportarlo alla realtà. Anche se sa quello che ha detto, sa quello che ha pensato. Diventa lunatico. Se passerai la notte qui - pensi di passare la notte qui?- allora lo vedrai tu stesso, è giusto un avvertimento. Non è tanto male, ma è un po' come camminare sui gusci d'uovo finchè non sta di nuovo bene.

 

Louis aveva intenzione di restare? Non lo sapeva. Non voleva oltrepassare il limite. Come aveva detto Anne, Harry non era pienamente in sé era diventato così ansioso, quindi forse non voleva perdonare Louis.  Ma se quello era il caso, allora sicuramente Louis avrebbe dovuto, o parlarne con Harry e assicurarsi che nessuno di loro venisse lasciato all'oscuro di dove fosse l'altro, o provare il suo meglio per farsi perdonare. Ma come aveva detto Anne, non è che non sapesse quali fossero i suoi pensieri. La mente di Louis, invece, elaborava pensieri sul voler restare, ma sapeva che sarebbe stato maleducato imporlo dopo tutto quello che aveva fatto.

 

"Posso?"

 

"Certo, Louis. Sei il benvenuto qui, ogni volta che vuoi, okay? So com'è l'università e so che vuol dire faticare per soldi e la mancanza di cibo in frigo, quindi se hai bisogno di qualcosa, basta che vien-"

 

Improvvisamente si sentì un colpo fortissimo dal piano di sopra, seguito da una serie di passi pesanti provenire dal secondo piando della casa. Anne e Louis si zittirono entrambi, con sguardi curiosi e confusi. Il pestare diventò più forte man mano che scendeva dalle scale e poco dopo, la porta della cucina si spalancò.

 

Harry entrò insicuro, il suo corpo rimbalzò dalla porta dentro la cucina. I suoi occhi erano spalancati e i suoi capelli scompigliati. Una delle sue mani afferrava i ricci alla radice con angoscia. Stava respirando affannosamente e in modo alquanto stressato, finchè i suoi occhi che guizzavano per la stanza non si soffermarono su Louis.

 

Una volta che vide il ragazzo più grande, sembrò che tutto lo stress in lui fosse uscito fuori. Barcollò verso Louis e crollò su di lui dal sollievo. Gli occhi di Louis erano spalancati, quando Harry lo strinse così forte come se non volesse più lasciarlo andare. Le sue dita scavavano le spalle di Louis bucando  lo spesso strato di cotone della sua maglietta. Le sue guance erano inclinate verso quelle di Louis e stava respirando profondamente. Fanculo, la sua pelle era così soffice, com'era possibile.. e, Gesù, sta respirando sul mio collo, merda, sto per- bene, ecco la pelle d'oca, era tutto quello che Louis riuscì a pensare mentre il ragazzo rimase lì, finché il suo corpo non si fosse rilassato un pochino.

 

"Stai bene, piccolo?" disse Louis dolcemente, portando la sua mano sulla testa di Harry, cercando di  calmarlo un pochino con delle leggere carezze.

 

Harry annuì debolmente mentre tirò via la testa per essere in linea con quella di Louis. I suoi occhi balzarono verso la porta del retro che dava sul giardino, mentre lasciava la presa sulle spalle di Louis per gesticolare verso di essa. Aveva un broncio sulla sua faccia - un broncio carino- mentre cercava di trasmettere la preoccupazione che aveva provato.

"Porta?" Chiese Louis confuso.

Harry annuì, piegando la testa di lato e gesticolando delle linee che se ne andavano da lì.

"Oh, pensavi che me ne fossi andato?" Disse Louis una volta che realizzò i motivi di Harry per una reazione di panico di quel genere. Harry annuì.

"Non- non volevi che me me andassi?"

Harry scosse la testa determinato come se fosse la cosa più ovvia, ma allo stesso tempo una cosa che avrebbe dovuto spiegare a Louis attraverso le sue azioni.

"Vuoi che resti?" Fece la voce di Louis interrogativamente.

Era piuttosto sorpreso di come si stava comportando Harry, di come volesse disperatamente che lui restasse. Harry annuì con la stessa determinazione, con un sorriso a bocca chiusa sulla sua faccia, totalmente appagato.

"Okay" Louis lo sussurrò talmente piano che fu quasi silenzioso, solo le sue labbra a mimare le parole.

Harry si mosse dal grembo di Louis e si alzò vicino a lui, tenedogli la mano, gesto fuori dalle aspettative di Louis. Fece uscire una risatina quando afferrò le lunghe dita della mano di Harry e si lanciò in piedi. La sensazione della mano di Harry era morbida e soffice. Sommerse le dita agili di Louis, nonostante la sua giovane età. La sua mano inghiottì letteralmente, tanto era grande, ma gli  sembrò così giusto. A Louis piacque il calore che portò quella stretta. Era piacevole.

Il panico sembrò essersene andato ed essere stato rimpiazzato dalla spossatezza e i piedi di Harry si trascinarono sul pavimento mentre tirava Louis al piano di sopra.Louis sentì Anne tubare mentre rigirava il suo tè, Louis si girò per farle una linguaccia giocosamente e vide il suo visto pieno di amore e luminosità. Il suo cuore si inondò di beatitudine, quando vide la sua espressione, segno che accettava l'amicizia tra di lui e suo figlio.

 

Louis lasciò che Harry lo trascinò su per le scale, fin dentro la camera da letto scura. Harry immediatamente si arrampicò nel letto e si accoccolò sotto le coperte, abbracciando di nuovo il calore di esse. I suoi occhi chiusi si aprirono immediatamente quando Louis non si mosse da dov'era, in piedi vicino al letto. Aggrottò le sopracciglia e strinse forte le labbra tra di loro, in un'espressione di intensa riflessione.

 

Il suo braccio uscì fuori dalle coperte e raggiunse il polso di Louis, tirandolo verso di sé. Fece inciampare il ragazzo, facendolo quasi cadere sul letto sopra Harry. Prima che poté chiedere a Harry che stesse facendo, quest'ultimo stava dando colpetti sul materasso, dietro la sua schiena, dove c'era spazio.

 

Louis lo guardò con cautela "Vuoi.. vuoi che mi infili anch'io? Con te?"

 

Harry annuì con entusiasmo, almeno, tanto entusiasmo quanto lo potesse avere una persona che sta per addormentarsi.

 

"Sei sicuro? Non penso che sia una buona idea, Harry.." Per quanto lo volesse, non voleva trarre vantaggio dallo stato infantile del ragazzo. Niente sarebbe successo, ovviamente,  ma era comunque qualcosa di molto intimo.

 

Gli occhi di Harry diventarono imploranti e Louis tentò il suo meglio per resistergli, ma poi vide che erano così teneri che non riuscì a fermare le sue mani dal togliersi le scapre e -accertandosi prima che Harry fosse d'accordo- i suoi pantaloni stretti, arrampicandosi poi verso il ragazzo stanco. Scivolò sotto le lenzuola e si sistemò. Non voleva avvicinarsi troppo a Harry, altrimenti c'era possibilità che il ragazzo si terrorizzasse. Questo era già un grande passo.

 

Tuttavia, quella decisione l'aveva presa Louis e Harry afferrò invece il braccio di Louis e lo mise attorno a lui. All'inizio, Louis sentì il suo corpo irrigidirsi, scioccato dalla sfrontatezza, ma si rilassò presto al corpo di Harry e lo abbracciò calorosamente. Harry si rannicchiò contro il corpo di Louis e sospirò gioiosamente, cadendo poi in un sonno pacifico, quasi immediatamente.

 

Louis guardò l'espressione calma di Harry, elaborando i suoi lineamenti perfetti e sentendo il peso forte contro il suo petto, come se fosse nato per stare lì.

 

Louis conosceva quella sensazione.

 

Lo svolazzare nel suo stomaco, il battito che aumentava,, la temperatura che spargeva il calore per tutta la sua pelle.

 

Quel forte battere nel suo cuore ogni volta che pensava al ragazzo, irrefrenabile.

Un'ondata euforica di emozioni che cresceva attraverso le sue vene ogni volta che lo guardava.

 

A Louis piaceva Harry.

 

Più di quanto a un amico dovrebbe.

 

Ma, sorprendentemente, non gli importava.

 

Gli piaceva.

 

E così, andò a dormire con un'insolita calma, tenendo il ragazzo più piccolo tra le sue braccia.

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Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

   
 
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