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Autore: inca25    14/12/2013    3 recensioni
Questo è la mia storia; di come la mia vita normale ad un tratto non c’era più, ma sono andato avanti.
Questa è la storia di mio fratello; che ha visto scomparire tutto ciò che c'era di bello nel suo mondo, ma non si è arreso.
Questa è la storia della mia migliore amica; a cui devo la vita, spero sia felice nonostante tutto.
Una semplice giornata di scuola che si é trasformata nella distruzione totale,
poi solo sangue, macerie e polvere.
Riusciremo a sopravvivere all'apocalisse?
Dal 1° capitolo:
“Finì anche il resto della mattina, e da li tutto cambiò.
I ricordi sono confusi... ero uscito dall'aula e mi stavo dirigendo al cancello...poi...
bianco, buio, un rumore assordante.
Urla e grida, confusione, panico.
Chiusi gli occhi senza accorgermene, quando li riaprii vidi una ventina di studenti che correva disperata.
Erano ricoperti di rosso e nero, erano ricoperti di sangue e cenere.
Una polverina bianca aleggiava nell'aria.
Mi guardai attorno e non vidi niente, o meglio, vidi tutto ma era distrutto.
Ebbi un solo pensiero: starà bene?”
[Temporaneamente sospesa]
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Credo che da quando sia successo.. tutto il concetto di tempo sia diventato inutile.
A che serve sapere che ore sono in mezzo alla distruzione?
Infatti non avevo idea di che ore fossero, o di quanto tempo fosse passato da quando Boris si era allontanato.
Io ero rimasto abbracciato a Yvie, sentivo un calore unico in quella posizione.
Non mi sarei mai mosso, ma non poteva durare per sempre.
- Hai idea di dove sia andato?- Mi chiese, la guardai.
Aveva gli occhi arrossati per il pianto, era pallida.
Scossi la testa e mi alzai, le ginocchia si erano indolenzite a forza di rimanere fermo.
L’aiutai a rimettersi in piedi, barcollavamo un po’tutti e due.
- Hai una vaga idea di quanto tempo starà via?- Alzai le spalle, con mio fratello non si poteva mai sapere. Lei sbuffò irritata,
- Dobbiamo aspettarlo qui?- Mi guardai in torno,
- Non che ci siano tanto posti in ci andare… se vuoi cerchiamo la casa di tua nonna.-
Mi resi conto subito dell’effetto delle mie parole, lei a sua nonna non aveva ancora pensato.
Annuì lentamente, la presi per mano e ci spostammo verso casa sua.
- Credi che…- Non finì nemmeno la frase, ci guardammo rassegnati.
Della piccola casetta in cui viveva infatti non c’era più traccia, solo una parte del muro era rimasta in piedi.
Lei si avvicinò ai resti e li sfiorò con le dita.
Non sapevo cosa dire, tanto per cambiare, quindi le cinsi le spalle.
- Sai… me lo aspettavo, sapevo che non poteva essere tutto normale, però… ecco… non cedevo che sarebbe stato così…..- Si stinse a me,
- Terrificante.- Finii la frase per lei, poi ci sedemmo con la schiena contro il muro.
- …Andiamocene da qui, appena recuperiamo Boris, non voglio più rimanere in questo cumulo di macere.- Annuii, pronto ad ascoltarla; la conoscevo abbastanza da capire quando stava per partire con un lungo monologo.
- Quante volte abbiamo giocato in questo giardino?.. tante, troppe per contarle. Ogni volta mia nonna ci faceva la limonata o la cioccolata calda, com’era buona! E ora tutto questo non c’è più… cosa faremo?- La fissai, avrei voluto dirle che ci saremmo svegliati e tutto sarebbe tornato normale, o che avevo un piano che ci avrebbe condotti tutti in salvo, oppure ancora che sicuramente sarebbero arrivati i soccorsi. Ma nessuna di queste cose era fattibile.
- Sopravviviamo.- Dissi, era l’unica cosa sensata che mi veniva in mente.
Lei sembrò rianimarsi.
-Giusto! Ci tornerà di nuovo utile il corso di sopravvivenza e di pronto soccorso, quello di cui non ti ricordi nulla.-
Già.. quel famoso corso, mi sono pentito di non aver ascoltato nulla, ma avevo fatto una dormita davvero piacevole.
Alzai gli occhi al cielo ripensandoci, e tornai a fissare il giardino.
Yvie aveva ragione, ci avevamo giocato tantissime volte.
Non avrei mai scordato la bambina dai capelli rossi e corti, che mi sorrideva allegra tendendomi la mano. Sempre con una collana a forma di nota musicale rosa addosso, controllai se ce l’aveva ancora, era un regalo dei miei genitori per il suo compleanno.
Non la portava più, in compenso ne aveva una con la stessa forma ma argento, gliel’avevo regalato io, me ne ricordai in quel momento.
 Quando la collanina in plastica si era rotta ne avevo comprata una con i miei risparmi.
Vedere che ce l’aveva ancora mi fece sorridere; almeno questo non era cambiato.
- Cosa stai fissando?- mi chiese,
-La tua collana.- ricevetti una pacca sulla spalla.
- Io il tuo regalo ce l’ho ancora, tutti quelli che ti ho fatto io dove sono finiti? – Scherzò.
Mi indicai la testa, tutti i libri che mi aveva regalato li sapevo a memoria; erano i miei preferiti.
Rise, e io risi con lei. Com’era strana una risata in mezzo a quella desolazione, ma credo che avessimo già pianto abbastanza.
Ad un tratto mi guardò e disse –Hei, dici che ci siamo solo noi?-
-Solo noi?Che intendi?-
-Intendo… bhe qua in giro, insomma non possiamo essere rimasti vivi solo noi, giusto?-
Le scappò una risata nervosa, anche a me dava fastidio quel pensiero.
-Cerchiamo.- Proposi, ci alzammo e andammo a cercare qualcuno.
Girammo fra le macerie per un bel po’, era deprimente; poi sentii che Yvie mi chiamava.
Mi diceva di venire, quando arrivai vidi che aveva ragione, qualcuno di vivo era rimasto, una ragazza:
il volto pallido nonostante l’abbronzatura, gli occhi chiari ancora più lucidi per il pianto, i capelli color pesca davanti al volto scompigliati… probabilmente se li era strappati o tirati.
Yvie si precipitò al suo fianco e la scosse.
- Chi sei? Stai bene?- La ragazza alzò gli occhi, sembrava sorpresa di vederci.
Aprì le labbra per parlare ma non ne uscirono parole, solo singhiozzi sommessi.
Mi chinai pure io e le scostai i capelli dal viso.
-C…cosa…?- Farfugliò, Yvie si mise a spiegare.
-Chi sei? Io mi chiamo Yvie e lui è Liam. – Sorrise rassicurante e continuò. –Sei ferita?-
Lei scosse la testa e poi parlò -... Anika…-
-Cosa?- chiesi.
-Anika, mi chiamo Anika…cos’è successo?- Io e la mia amica ci guardammo in cerca di una risposta.
-Piacere di conoscerti, noi non abbiamo idea di cosa sia successo… c’era un terremoto e delle persone che urlavano e poi… questo.- Indicò con un gesto il nulla attorno a noi.
-Oh… io ero in cantina, poi è crollata.- Disse, semplicemente.
La guardai perplesso, molto perplesso.
-E non ti sei fatta nulla?- Alzò le spalle.
-Non lo so nemmeno io, un attimo prima ero in piedi che cercavo il mio quaderno, l’attimo dopo per poco non rimanevo incastrata sotto la libreria. Credo di aver ancora i bernoccoli.-
Si massaggiò la fronte, scostandosi una delle due trecce che aveva ai lati del viso, gli altri capelli erano lunghi e sciolti lungo le spalle.
-Aspetta, la tua cantina è ancora in piedi?- Lei annuì e ci indicò un buco, dove prima dovevano esserci una porta e delle scale.
-E se dessimo un occhiata?- Propose Yvie guardandomi. Mi sembrava una buona idea ma non ebbi il tempo di dirlo, Anika mi precedette.
-Se riesci cerca il mio quaderno, non ho fatto in tempo a prenderlo.. ho avuto paura e sono uscita appena ho potuto.-
La guardai strano ma  annuii, come poteva pensare a un quaderno?
Mi infilai a fatica fra le macerie, speravo vivamente che non crollasse tutto.
Di solito gli spazi bui e stretti mi piacevano, mi sono sempre sentito bene al buio; ma lì l’aria, quella poca che c’era, sapeva di polvere e cenere peggio che fuori.
Non mi ha fatto un bell’effetto, anzi mi sono innervosito parecchio, quando sono nervoso divento sarcastico o isterico o ancor peggio tutte e due.
-Cosa vedi là sotto?- Urlò Anika.
Simpatico, molto simpatico il termine vedere se riferito a una cantina buia, con l’entrata quasi sommersa dalle macerie.
Evitai di rispondere con un insulto e mi guardai intorno, non si vedeva proprio nulla.
Decisi di affidarmi al tatto, cercavo di sentire qualcosa con le mani.
Sarebbe stato un lavoro lungo trovare quel maledetto quaderno e lì non c’era nulla di utile, quindi uscii.
Mi ritrovai davanti allo sguardo sconsolato di Anika, stava per rimettersi a piangere.
Ho sempre odiato gli occhi da cerbiatto, anche lei non mi andava a genio, ma Yvie era preoccupata e così mi ordinò di tornare giù.
La mia migliore amica era decisamente più convincente.
-Ok, Ok torno a cercare. Dove dovrebbe essere almeno questo quaderno?- Chiesi, sperando almeno in un indizio.
-Ehm.. era sulla libreria che è crollata, penso sia l’unico quaderno, il resto sono solo cianfrusaglie… Immagino che sarà sul pavimento lì sotto.-
Tornai di sotto a cercare quel maledetto oggetto, avevo molti dubbi sul fatto di trovare una libreria intatta, ma mi sbagliavo.
La trovai quasi subito, o meglio ci andai addosso e ci caddi sopra.
Credo che dovrei chiamarla fortuna, mi sono risparmiato parecchie ricerche con quel capitombolo, anche se è stato abbastanza doloroso.
Ero sopra il mobile rovesciato, mi rialzai e ci passai sotto cercando a tentoni quello stupido pezzo di carta.
Anika aveva ragione, era pieno di cianfrusaglie strane, credo fosse roba orientale o qualcosa del genere.
Trovai il quaderno senza troppa fatica; uscite fu la parte difficile, ero quasi bloccato lì sotto.
Mi devo essere raggomitolato in qualche modo strano perché dopo qualche tentativo sono uscito.
Risalito in superficie fu un piacere respirare l’aria “pulita”.
Avevo il suo tesoro in mano e Anika mi saltò quasi addosso appena lo vide.
-Calma, l’ho trovato. Ti prego dimmi che è questo, là sotto non ho più intenzione di tornarci.-
Lei annuì e quasi mi strappò quell’inutile pezzo di carta dalle mani.
Si sedette per terra e lo aprì;  dentro era pieno di scritte, disegni, scarabocchi e foglietti.
Yvie si sedette accanto a lei,
-Cos’è?- Chiese, -è il mio diario, e blocco per appunti e il posto in cui ho annotato la mia vita. -
rispose, -Era tanto importante da farmi andare là sotto?!-
Anika mi guardò come se avessi detto una scemenza –Ovvio.-  disse.
Mi stava ufficialmente antipatica, ma lo sguardo della mia migliore amica mi calmò; lei sembrava d’accordo che un diario potesse essere così importante.
Si alzò e disse –Bene, cerchiamo altri superstiti?-
Annuii e guardai Anika, lei non dava segni di volersi muovere,
- Se cercate qualcuno ho visto un bambino qua in giro; prima l’ho visto correre.-
-In che direzione?- Chiese Yvie, lei indicò un grosso edificio che mi resi conto essere la nostra scuola, sembrava uno dei meno danneggiati.
-Torniamo a scuola?- Domandai,
-Certo, non possiamo lasciare un bambino in giro da solo, senza nessuno.- Disse risoluta.
-Anika?- Lei si alzò per seguirci.
-Come sapete che cos'è quell'edificio?-
-Lo frequentiamo, perché tu no?- Risposi, con un tono più ostile di quello che avrei voluto.
-Scusa tanto, ho solo domandato, comunque no.-
Mi grattai il collo, ero teso.
-Mi dispiace… la cantina buia mi ha reso nervoso.-
-Claustrofobico?-
-Per niente.- Nonostante avessi cercato di rendere meno “brusca” la risposta la conversazione finì,
non mi piaceva parlarle.
Nemmeno io dovevo andarle troppo a genio, visto come mi squadrava di tanto in tanto.
Arrivammo alla scuola, il tragitto era più breve passando attraverso quello che rimaneva dei palazzi.
Anika aveva ragione, lì c’era un bambino ma non era solo.
C’era un adulto enorme vestito di stracci grigi, un ragazzo grande abbastanza da sembrare maggiorenne, due bambine piccole, un altro bambino più grande del primo, una donna e Boris.
Quando ci vide ci salutò; senza che ce ne accorgessimo ci mettemmo a correre, tutti e tre.
-Fratellino, principessa; ho trovato compagnia!- Disse tutto contento.
Non mi allettava molto la “compagnia” che aveva trovato, ma fu un sollievo non essere più soli.
-Vedo che anche voi avete trovato qualcuno, chi sei?- Chiese, rivolto ad Anika.
Lei sembrava in imbarazzo a vedere tutta quella gente; teneva il quaderno stretto al petto.
Solo in quel momento notai i suoi vestiti:
Una maglietta con una stampa floreale, una collana da Hippie e dei pantaloncini verdi.
-Anika… tu?-  mio fratello sorrise,
-Io sono Boris, il fratello maggiore di questo tizio qua col broncio.-
 Mi mise una mano in testa, lo scansai.
–Credo che ti chiamerò fiorellino, si decisamente ti sta bene.-
Non avevo ancora accennato al suo vizio di dare soprannomi assurdi alla gente: Yvie era “principessa”, papà era “capo” , mamma era “regina”, nonno era “saggio”, ne aveva uno anche per ogni suo compagno di classe… con cui non ho mai parlato; solo per me non ne aveva, mi chiamava Liam o fratellino perché sapeva che mi davano fastidio.
A lei non sembrava dispiacere il soprannome, evidentemente le piacevano i fiori o Boris; notando come lo guardava direi i fiori… stava cercando un modo di scansarlo e non certo per timidezza, forse notava la nostra somiglianza.
Provai una certa empatia per in quel momento, non ero l’unico a scansare mio fratello ogni tanto, ma io ero decisamente asociale e lei no.
-Dove sei stato?- Domandò Yvie,
 -Un po’di qua e un po’di là, ho trovato delle persone- indicò il tizio enorme, probabilmente imparentato con un armadio a due ante, e le due bambine che mi accorsi essere due gemelle.
 –Gli altri erano già qui, la scuola sembrava l’edificio più stabile da lontano.- 
Annuii e chiesi -Cosa avete trovato in giro?-
Boris prese fiato e iniziò a raccontare.






------------------------------------------------ Angolino dell' "autrice"------------------------------------------------------------
Eccomi! Scusate il ritardo, Scusate il ritardo... dovevo aggiornare lunedì lo so... (ma forse voi no quindi shhhhhhh non avete sentito niente).
Mi sono fatta perdonare scrivendo un capitolo di ben 2.048 parole *tutta contenta perchè ha scoperto come usare il contaparole di word*
...è triste pubblicare di sabato pomeriggio, quando vorrei essere fuori... maledetta febbre!
il senso della riga sopra è che ho la febbre, se il capitolo vi piace ringraziate la febbre, se non vi piace è colpa della febbre. Io sono innocente.
(sto continuando a ripetere febbre troppe volte, ma malattia suona male... viaggi mentali assurdi .-. )
Ehm.. a metà capitolo ho fatto venire a Liam un attacco di sarcasmo/asocialità verso Anika e il mondo in generale, avrà anche sprazi di socialità o gentilezza non preoccupatevi (o forse dovreste?).
Eh si, siamo ritornati alla scuola.. per ora ma tempo nemmeno due righe (seee ceeerto, come no?) e se ne andranno tutti da qualche parte,e il terreno strano avrà il suo "momento di gloria".
Ok metto fine a questo sclero che doveva essere l'angolino dell'autrice con le classiche domande:
Piaciuto il capitolo? Critiche? Errori? Consigli? Recensiteeeee (le critiche sono utili)
*mostra un cartello con scritto recensite, come una venditrice ambulante (?)*

Ci risentiamo al prossimo capitolo! *si dissolve e vola via*
  
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