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Autore: Aching heart    14/12/2013    2 recensioni
(JanexJacob)
Jane Volturi è famosa per essere una sadica senza cuore, un'aguzzina spietata nel corpo di un'angelica ragazzina, ma è davvero così? E se ci fosse stato qualcosa nel suo passato a farla diventare tale, qualcosa che lei stessa a stento ricorda? Se l'adorazione che prova per Aro non fosse altro che un'illusione creata dalla manipolatrice Chelsea e all'improvviso lei ricordasse la verità, cosa succederebbe? E se nella ricerca della vera sé incontrasse Jacob, un Jacob sempre più confuso a causa dell'imprinting con Renesmee che va indebolendosi? Potrebbe esserci spazio per qualcosa di diverso dalla crudeltà nella non-vita della vampira? Qualcosa come... l'amore?
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Jacob Black, Jane, Un po' tutti, Volturi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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5. Memories

Ora Jane ricordava. Ricordava che quel ciondolo le era stato regalato dai suoi genitori il giorno del suo decimo compleanno. Ricordava quanto amasse la sua famiglia e quanto fosse stata felice la sua vita, quando era umana. Ricordava persino i volti dei suoi genitori, e se si sforzava un po’ le sembrava perfino di risentire le loro voci. Ricordava la sua casa, il suo villaggio, le sue amiche, e ricordava che da quando c’era stato l’incendio aveva paura del fuoco. Quell’incendio aveva distrutto la sua villa, la vita dei suoi genitori, ma anche la sua e quella di Alec, perché da quel giorno era iniziato il conto alla rovescia per la loro rinascita da vampiri. Ricordava tutte le cattiverie che aveva subito nell’orfanotrofio in cui era finita e come aveva scoperto il suo talento, sperimentandolo sulle sue aguzzine. E quando la caccia alle streghe era iniziata, ricordava un terrore che non aveva mai provato prima, e che mai più avrebbe provato.
Nei suoi ricordi c’era anche Aro, ma allora ai suoi occhi appariva strano e spaventoso, e il sorriso che aveva mostrato quando aveva conosciuto Jane e Alec era stato inquietante. Come se loro due fossero stati due pezzi ambitissimi di una collezione; lei allora non poteva saperlo, ma era proprio così.
Aro era stato ospite nella loro villa con un suo servitore, che lei avrebbe poi conosciuto come Eleazar nella guardia dei Volturi, quando ancora lei e suo fratello erano umani. A quell’epoca lei poteva avere dieci anni, ed era decisamente impaurita dal misterioso ospite che veniva dall’Italia e che, a detta dei suoi genitori, era una persona di nobile lignaggio e amava viaggiare e scoprire nuovi tesori in terre straniere. Da quella prima visita, lui e i suoi genitori erano rimasti in contatto, e spesso veniva a far loro visita, finché, tre anni dopo, non era scoppiato quel maledetto incendio che aveva posto fine a tutto. Jane ricordò che Aro si era offerto di prendere sia lei che suo fratello in custodia, ma entrambi erano invece stati portati in un orfanotrofio, dove avevano subito varie angherie. Era stato così che Jane aveva scoperto il proprio talento: era sempre stata brava a ferire con le parole, quando voleva, ma quando raggiunse il limite di sopportazione dei soprusi delle ragazze più grandi il suo potere sovrannaturale si manifestò, lasciando sconcertate le sue aguzzine tanto quanto lei. Ne era spaventata, perché sapeva che poteri del genere erano opera del demonio, e non sapeva come controllarlo. Per questo ogni volta che si arrabbiava persone intorno a lei cadevano a terra doloranti, anche se lei non voleva, e non passò molto tempo prima che la gente iniziasse ad accusarla di stregoneria. Alec, da parte sua, le aveva confessato di aver scoperto da un po’ il proprio potere, e di essere anche in grado di controllarlo, ma di non averle detto niente per paura. 
E sempre Aro li aveva salvati dalle fiamme del rogo e trasformati in vampiri, anche se non sapeva più se fosse un bene o un male.
Più tardi, durante i suoi numerosi viaggi nelle guerre più sanguinose, aveva indagato e scoperto che era stato lo stesso Aro ad appiccare l’incendio che aveva ucciso i suoi genitori nella speranza di scatenare i poteri dei gemelli, di cui era misteriosamente già a conoscenza anche prima di loro, e suo fratello era addirittura al suo servizio! Così si era diretta a Volterra con l’intento di entrare nella guardia e contemporaneamente indagare a fondo in quella faccenda e avvisare suo fratello; le cose però erano andate in maniera abbastanza diversa dai suoi piani.
Era strano, adesso, trovarsi su una panchina di un parco di Boston, in mezzo alla gente comune che non aveva pensieri se non quello riguardo a che mangiare per cena, mentre lei ricordava il suo passato tormentato e ricco di intrighi e insidie. E ancora c’erano cose che non si spiegava: come era riuscito il capo degli anziani a tenerla all’oscuro del suo passato per tutto quel tempo, e perché proprio ora era tornato tutto a galla? Sarebbe di sicuro impazzita se non avesse ricevuto dei chiarimenti al più presto, ma chi poteva darglieli? Naturalmente chiedere al capo degli anziani era fuori discussione – meno sapeva di quella faccenda, meglio era –, ma allora chi? Nel corpo di guardia dei Volturi non c’era nessuno che avesse tutte quelle informazioni, eccetto forse Chelsea, ma non poteva chiedergliele senza che Aro lo venisse a sapere… quindi chi la poteva aiutare? Nessun vampiro esterno ai Volturi sapeva tante cose su di loro… eccetto Eleazar.
Aveva sempre guardato con sospetto a quel vampiro, che fin dagli inizi della sua vita vampiresca si era messo al servizio dei Volturi. Diceva sempre che non avrebbe potuto esserci per lui onore più grande, e sperava che il suo talento potesse rivelarsi utile. Il talento di Eleazar consisteva nel riconoscere i talenti altrui, e per Aro era stata una vera manna dal cielo. Era stato lui, dunque, ad avvisare Aro riguardo a lei e Alec. Per secoli aveva contribuito ad incrementare la forza dei Volturi trovando nuovi vampiri talentuosi, poi aveva conosciuto Carmen, che l’aveva cambiato e convinto ad andarsene per cercare un nuovo stile di vita – e l’avevano trovato, a quanto pareva, seguendo la dieta vegetariana degli amici dei Cullen che vivevano in Alaska.
Anche Eleazar aveva avuto l’onore di indossare il mantello nero degli anziani, e tutti sapevano che godeva di particolari privilegi ed era a conoscenza di molte cose a proposito della congrega. Forse poteva anche rispondere alle sue domande, ma se voleva raggiungerlo doveva fare in fretta.
Determinata, si alzò, si allacciò il ciondolo al collo e partì di corsa.
***
-Cosa? – chiese Jacob quando Bella gli ebbe comunicato l’ultima novità. Sentiva dentro di sé solo un decimo dell’irritazione che avrebbe provato se avesse avuto la notizia un anno fa, quando ancora il suo imprinting con Nessie era molto forte, ma si sforzava di fingere.
Edward, Bella e Renesmee erano stati invitati da Nahuel, il mezzovampiro che li aveva tratti d’impaccio contro i Volturi, a passare un po’ di tempo con lui e con sua zia in Sudamerica. Senza Jacob.
Era un chiaro tentativo di accattivarsi Nessie, e Jacob scopriva di non esserne poi molto colpito, anche se sentiva il bisogno di mantenere in piedi la finzione e soprattutto di “difendere” il suo territorio. Roba da lupi.
Non credeva di cavarsela poi bene, ma fortunatamente Edward e Bella sembravano non averci fatto caso. Avevano l’aria di chi si è preparato ad affrontare tuoni e fulmini, perciò erano passati subito al contrattacco.
-Jake, so bene che sarà molto difficile per te stare lontano da Nessie, ma non possiamo dimenticare che è stato Nahuel a salvare la situazione con i Volturi. Se non fosse stato per lui saremmo finiti inevitabilmente con lo scontrarci, e non so chi di noi ne sarebbe uscito vivo…
-Per favore, Bella, non ricominciare con le paranoie!
-Paranoie? Paranoie?! Hai dimenticato… – stava per scoppiare un litigio, ma Edward intervenne.
-Non è di questo che dobbiamo parlare. Il fatto è, Jacob, che non tutti sarebbero disposti a mettersi contro i Volturi come ha fatto Nahuel. Noi gli siamo grati, dovresti esserlo anche tu malgrado la gelosia, e saremmo disposti a tutto pur di rendergli il favore, anche se non faremo mai abbastanza. Senza contare che lui è l’unica fonte certa di informazioni riguardo alla natura di Nessie… magari un giorno potremmo avere bisogno di lui, non possiamo offenderlo rifiutando il suo invito. Oltretutto, Renesmee ne è entusiasta.
– Sa che non verrò?
-A dire il vero no – sospirò Bella.
-Allora riprenderemo la questione quando lei ne sarà al corrente.
-Spero che Nessie ti lasci col guinzaglio ben stretto – intervenne Rosalie facendo il suo ingresso nella stanza. Ovviamente aveva sentito tutto ed ovviamente non era riuscita a farsi gli affari suoi, soprattutto se in mezzo c’era Nessie e se si presentava l’occasione di poterne dire una a Jacob.
-Nessuno ha chiesto il tuo parere, bionda.
In quel momento il resto della famiglia Cullen rientrò. Alice e Jasper erano andati a caccia, mentre Carlisle, Esme, Rosalie ed Emmett erano andati a Port Angeles a portare Renesmee in giro.
Quest’ultima entrò nella stanza quasi danzando. Era cresciuta molto, perciò i suoi familiari erano giusto un tantino meno iperprotettivi nei suoi confronti. Era sempre più incantevole ogni giorno che passava, ma man mano che il tempo scorreva Jacob sentiva sempre più debole il legame che li univa. Non che non le volesse ben, ma Nessie non era più il centro del suo mondo, ormai… e non sapeva come affrontare la cosa. Per il momento Renesmee era ancora una bambina e ciò di cui aveva bisogno era solo un fratello maggiore, un amico, e lui poteva tranquillamente esserlo, ma quando sarebbe cresciuta – e non mancava poi molto tempo – avrebbe voluto qualcuno di diverso al suo fianco. Avrebbe voluto un amante. E lui sentiva che non poteva esserlo, né avrebbe sopportato di ingannarla.
Perciò forse non era una cattiva idea lasciare che lei conoscesse meglio un suo simile, un potenziale fidanzato... magari le cose si sarebbero messe a posto da sole. E, in fondo, stare per un po’ da solo non gli avrebbe fatto per niente male.
-E va bene –  concesse Jacob a Bella, sotto lo sguardo interrogativo di chi si era perso la prima parte della conversazione.
***
Carmen sentì un profumo estraneo nell'aria fredda e tumultuosa di neve. Era intenso, magnetico, ma anche dolce, femminile... e decisamente vampiresco.
Attorno a sé, nel vasto paesaggio ghiacciato e coperto da tumuli di neve, non vedeva ancora niente che fosse fuori posto, ma aveva la sensazione di essere osservata,  e il suo sesto senso sembrava gridare “pericolo!”.
Istintivamente scoprì i denti ed emise un ringhio quando, vagando con lo sguardo, scorse la chioma bionda e il viso angelico di Jane Volturi. Contro ogni sua spettativa, la vampira sedicenne si fece avanti lentamente con le mani alzate, come a dire che era venuta in pace. Ma Carmen non poteva dimenticare che circa un anno prima aveva sentito dire da Aro le stesse medesime parole quando invece aveva intenzioni opposte.
-A cosa dobbiamo la visita di un membro dei Volturi? – chiese Carmen senza mascherare la sua ostilità.
-Non sono qui in qualità di membro dei Volturi. Sono qui a titolo personale.
-Personale? – fu la stupita risposta di Carmen. Non sapeva se crederci o meno. Certamente se fosse venuta accompagnata da qualche altro membro della guardia non avrebbe avuto dubbi sulla falsità di quelle parole, ma era effettivamente sola e sembrava sincera. In fondo Carmen era una persona fiduciosa, e finché restava ad una certa distanza Jane non avrebbe potuto toccarla col suo talento.
-Ho bisogno di parlare con Eleazar… per questioni personali – riprese Jane.
Sulle prime Carmen si rifiutò fermamente di accontentarla, un po’ per gelosia, un po’ per istinto protettivo verso il compagno, ma poi la sua indole ebbe la meglio.
-Seguimi, ma mantieni questa distanza e mettiti in un punto in cui possa vederti bene. Ti porterò da Eleazar, ma ti avviso che se proverai a fargli del male…
-Non lo farò – tagliò corto lei.
Dopo uno scambio di occhiate cupe, le due vampire partirono alla volta della famiglia Denali ed in capo a qualche secondo furono arrivate. In casa non sarebbe stato possibile mantenere la distanza di sicurezza, rifletté Carmen, ma ci avrebbe pensato Kate a tenere a bada Jane.
La spagnola entrò per prima in casa, ma gli altri puntarono lo sguardo sull’intrusa dietro di lei, balzando in posizione chi dia attacco, chi di difesa. La reazione più violenta la ebbero Kate e Tanya, che ancora non erano riuscite a superare la morte della loro sorella Irina ad opera dei Volturi.
-Che ci fai lei qui? – ringhiò Tanya minacciosa.
-Jane ha bisogno di parlare con Eleazar di questioni personali.
-E tu ti fidi di lei?! – esclamò incredula Kate.
-Mi è sembrata sincera, e comunque vorrei mettere delle cose in chiaro – disse Carmen rivolgendosi a Jane -  Qualunque sia la questione che ti interessa, noi rimarremo qui. Può essere personale quanto vuoi, ma se davvero ci tieni a parlare ad Eleazar dovrai farlo in nostra presenza. E Kate starà accanto a te durante tutta la durata del colloquio. Al minimo segnale di un attacco da parte tua, ci penserà lei a sistemarti.
A quelle parole Kate si posizionò a fianco a Jane, spalla a spalla. Quest’ultima ebbe solo un momento di esitazione, ma poi accettò. La questione era troppo importante, e lei non aveva cattive intenzioni. Raccontò tutto, dalle sensazioni che aveva avuto ai flashback fino alla visita fatta a Salem.
-Tu sei l’unico che può sapere se i Volturi hanno davvero il potere di controllare così la memoria e i ricordi di un vampiro, Eleazar. Ti prego, aiutami.
Eleazar era sorpreso dal tono accorato di Jane e ancora di più lo era dal suo racconto. Aveva le informazioni di cui Jane aveva bisogno e poteva rivelarle, ma era poi una decisione giusta soddisfare così la sua richiesta, alleviare il suo tormento, quando lei aveva torturato – non fisicamente, certo, ma pur sempre provocando sofferenza – centinaia di vampiri e umani? Tuttavia decise di risponderle.
-Tu sai cosa Chelsea è in grado di fare?
-No, nessuno lo sa. Tu sì, però, giusto?
-Chelsea riesce a manipolare i legami fra le persone: può indebolirli fino a spezzarli o rafforzarli fino a renderli indissolubili, ma solo finché lei mantiene il controllo. Da quando Aro ha lei nella guardia, la usa per annettere più facilmente vampiri alle sue fila, ma nessuno può sapere qual è il suo talento, altrimenti si insospettirebbero troppo…
-Ma allora… anche io… - bisbigliò Jane debolmente. – Tutta la devozione per Aro, per i Volturi, per la causa… era tutta opera sua? – In cuor suo, Jane sapeva già la risposta.
-Sì.
-E allora come mai sono ritornata… normale? Perché i ricordi della mia vita umana sono così nitidi, e perché non è successo a tutti?
-Non ne ho la più pallida idea.  – rispose pensieroso Eleazar – O Chelsea ha ricevuto l’ordine di farlo, ma non vedo perché gli anziani avrebbero voluto farlo, o deciso di propria iniziativa di manipolare a proprio piacimento i legami, oppure… non lo so, sta avendo problemi con il suo talento.
-Chelsea ha avuto qualche problema, ultimamente – confermò Jane. – E’ rimasta scioccata quando ha rischiato di perdere Afton e da quel giorno ha l’aria preoccupata e affaticata, ed è da quel giorno che ho queste sensazioni – spiegò suonando sorpresa anche a se stessa. Dunque i talenti potevano dare problemi così gravi?
-Beh, allora il motivo deve essere questo. – Silenzio. Dopo un momento di esitazione, Eleazar chiese a Jane:- E adesso cosa farai?
-Non lo so – ammise. Ora che sapeva tutto, ora che sapeva che era stato Aro a far appiccare l’incendio in cui erano morti i suoi genitori, ora che sapeva che era stato lui a trasformarla e ad usarla a suo piacimento per quei secoli, tornare fra le fila dei Volturi era fuori discussione. Doveva dire la verità anche ad Alec , ma prima aveva bisogno di stare un po’ da sola e di riflettere. Sapeva, visto ciò che aveva fatto Eleazar a suo tempo, che in teoria avrebbe  dovuto essere libera di lasciare il corpo si guardia, ma non riusciva ad immaginare come avrebbero potuto reagire gli anziani. Aro era molto astuto e determinato ad avere il potere assoluto, ne aveva già dato prova. Jane non riusciva a pensare cosa sarebbe arrivato a fare pur di riportarla dalla sua parte, e poi, finché Alec era in mano loro, avevano un’arma contro di lei. Non che il gemello non fosse in gradi di difendersi, era tutt’altro che sprovveduto, ma era comunque da solo contro tutti gli altri Volturi. A meno che anche gli altri membri del corpo di guardia non si fossero ribellati come lei. In fondo, anche loro dovevano avere storie simili alla sua, o potevano essere stufi di essere manovrati come burattini, e se fosse riuscita a smascherare Aro e Caius… i Volturi non sarebbero esistiti più.
Rabbrividì a questa eventualità: certo il capo degli anziani aveva commesso azioni orribili, e lei lo odiava, ma aveva pur sempre fatto rispettare la legge nel corso dei secoli. Un mondo senza leggi è un mondo nel caos… senza controllo alcuno, i vampiri si sarebbero sentiti liberi di fare ciò che volevano, sarebbero ricominciate le guerre fra clan come era successo nel Sud, e avrebbero potuto essere scoperti dagli umani. Il caos totale.
Dovresti smetterla di pensare a scenari catastrofici, Jane , si disse.
Guardò il panorama desolato dell’Alaska. Si era allontanata da qualche ora dalla famiglia vegetariana sotto gli sguardi ancora sorpresi delle donne. Avevano avvertito che era sincera, e il loro stupore le aveva fatto male. Tutti i sentimenti che non l’avevano minimamente toccata in duecento anni erano tornati con la sua personalità e i suoi ricordi umani. Riusciva, chissà per quale miracolo, a rivivere i suoi ricordi come se appartenessero al giorno precedente e non a secoli prima. O forse non era un miracolo, forse era la sua tortura personale, la punizione per aver fatto soffrire innumerevoli persone.
Si chiese con dolore cosa avrebbero pensato i suoi genitori di lei se l’avessero vista, se avessero saputo cosa era diventata. Ripensare a loro faceva ogni volta più male.
Suo padre era stato un uomo grande e forte, con i capelli castani e un paio di baffi che le facevano sempre il solletico quando la baciava. Si chiamava Anton e aveva una voce cala e ruvida che Jane associava all’inverno, al crepitio della legna secca divorata dal fuoco, ai lunghi pomeriggi senza luce passati davanti al grande camino del salotto a cucire e ascoltare storie. La somiglianza con i suoi figli era fenomenale, ma sui volti di Jane e Alec c’erano anche i tratti delicati della madre.
Sua madre si chiamava Isobel e aveva i capelli biondo miele e caldi occhi nocciola. Era una donna elegante e dolcissima che profumava di vaniglia, e Jane si chiedeva come fosse stato possibile farle dimenticare la sua voce melodiosa quando cantava nei giorni di primavera.
La vampira sentì l’aria inciamparle in gola e gli occhi pungere, e si accorse di star remando. Capì che se fosse stata umana avrebbe pianto, e invece era peggio che morta, fredda più di quella maledetta neve.
Per la prima volta si ritrovò ad odiare ciò che era, si odiava perché era ancora lì, perché era sopravvissuta. Soprattutto, si odiava perché l’incendio era stata colpa sua: era lei che Aro voleva, era lei la strega dal potere malefico. Se solo fosse stata più grande quando lui l’aveva trovata avrebbe potuto semplicemente trasformarla e portarla con sé, invece non aveva potuto farlo subito, per non dare origine ad una pericolosa bambina immortale che avrebbe poi dovuto distruggere.
Si sentì debole, fragile e sola, e sentì prepotente il bisogno di avere la sua famiglia attorno.
Famiglia… da quanto tempo il significato di quella parola le era rimasto nascosto, sepolto in un angolo del suo cuore, dimenticato? Ora aveva dei significati nuovi quella parola, forse perché era lei stessa ad essere cambiata… la sua famiglia apparteneva a duecento anni prima, ad un’altra Jane. Ora, nel mondo vampiresco, non c’era qualcosa di neanche lontanamente simile ad una famiglia, neanche il clan di Denali lo era,  per quanto i suoi membri se sentissero legati. Una famiglia era composta da una madre, un padre e dei figli ed ogni vampiro era destinato a non averne una. Tranne i Cullen. Loro si erano sempre chiamati – anche a detta di Aro – “famiglia Cullen”, non clan,  famiglia. Ora, con Renesmee, lo erano davvero.
 Provò un moto di invidia nei confronti di quella bambina: era immortale, dotata di bellezza e abilità dei vampiri ma anche di sentimenti umani, e avrebbe avuto la sua famiglia attorno a sé, per sempre. Non avrebbe mai conosciuto il significato della perdita, il dolore della morte, sarebbe stata felice in eterno.
 Cosa avrebbe dato lei per un giorno con la sua famiglia… ne sentiva terribilmente la mancanza. Così, alla fine, furono i suoi sentimenti a decidere per lei, a muovere le sue gambe senza farla riflettere, a farla arrivare a Forks, nei pressi di casa Cullen.



Angolo Autrice:  Non mi sembra vero di essere riuscita finalmente ad aggiornare, questo capitolo è stato un parto. Non è uscito fuori proprio come volevo, in particolare non mi piace la parte in cui ho descritto gli intrighi e i complotti di Aro. Perdonatemi se è troppo riassunta e veloce, ma non mi sembrava il caso di dilungarmi troppo, considerato che questo è il quinto capitolo e ancora i nostri protagonisti non si sono incontrati. Perciò, per chi se lo stesse chiedendo... sì, nel prossimo capitolo si incontreranno finalmente! ^_^
Chiedo venia per eventuali errori di battitura; ditemi tutto quello che pensate del capitolo, se ci sono parti poco chiare chiedete, segnalatemi le imprecisioni se ci sono. Il vostro parere per me è importantissimo. 
Ringrazio tutti quelli che hanno inserito fra le ricordate/seguite/preferite questa storia, i lettori silenziosi e sunrise_1000 e Sylphs per aver recensito.
Alla prossima!

 
   
 
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