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Autore: Hurin    15/12/2013    0 recensioni
Questa storia, che è anche la mia prima storia su EFP, parla delle "avventure" di Luca, il protagonista; dei suoi problemi con i genitori e con gli amici. In particolare con una certa ragazza per la quale si prenderà una cotta.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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  Fa male.

- Giovanni, per piacere smettila, non ti sopporto più. Cerca di fare silenzio -
- Tu non sei il mio padrone e io non sono il tuo schiavo - e poi mi fa la linguaccia e continua a gridare. Che palle quel bambino. Non lo sopporto. Giovanni è mio fratello minore, ha undici anni, io ne ho sedici, Alessandro diciassette, quasi diciotto. Sono quello di mezzo, ciò significa che se succede qualche casino sono stato io perché Giovanni è piccolo, e non può essere stato lui, Alessandro è quello grande cioè responsabile. Se il merito di qualcosa deve andare a qualcuno, va sempre ad Alessandro, è quello maturo lui. Non fraintendete, voglio bene ai miei fratelli, sono brave persone, è mia madre che mi tratta come feccia e da a loro tutti i meriti di ciò che capita di buono.
- Giovanni smetti di gridare santo cielo! -
- Ti ho detto che non smetto! -
- Okay, è la tua fine fratellino -
Mi alzo dalla sedia con fare minaccioso e mi avvicino a lui, Giovanni scappa e grida impaurito. Non lo lascerò scappare. Correvamo per casa come impazziti, come se avessimo il diavolo alle calcagna.
- Giovanni attento, potresti farti male se sali le scale di corsa! -
- Non rallento. Lo dici solo perché cosi mi prenderai facilmente -
- Idiota sta attento! -
Certo, dicevo a lui di stare attento ma non mi ascolto quando parlo, perciò metto male il piede e scivolo, rotolando lungo tutte le scale. Mi feci un bel bernoccolo quel giorno.
- Luca! Luca! Ti sei fatto male? -
- Razza d'idiota! Certo che si, prendi del ghiaccio svelto -
Poco dopo tornò col ghiaccio e me lo misi in testa.
- Non morire ti prego. Su, ho bisogno di te! -
- Tranquillo, non morirò cosi presto, ho da fare prima -
Gli metto una mano sul petto e una in faccia, lo metto a terra, e incomincia la tortura: solletico! Tanto solletico!
- Ti prego. Mi arrendo! Hai vinto hai vinto! -
- Molto saggio fratellino -
- Mio Dio! Che combinate? -
Era Alessandro, con una bella ragazza. La sua faccia era un chiaro messaggio: uscite di casa, ho da fare.
- Ciao Ale. Stavamo solo giocando. Ora dobbiamo uscire così voi potete restare soli. Ciao -
- Bella idea fratellino -

- Non capisco. Perché ogni volta che Ale arriva a casa con una femmina, noi dobbiamo andarcene. Non capisco proprio -
- E' complicato. diciamo solo che sei troppo piccolo ecco -
- Maledizione! Non è giusto! Io non sono piccolo. Ho undici anni! Sono grande. Dimmi la verità su -
- Non posso adesso ma ..... -
Era lei. Era lì. Che ci faceva lì? E chi cavolo era quella donna accanto a lei? Si somigliavano particolarmente tranne che per il colore dei capelli. Già che ero lì dovevo salutarla, no? Camminiamo e con mio fratello ci avviciniamo alla vetrina del negozio che stavano guardando.
- Ciao Fede -
- Oh, ciao Luigi. E questo chi è? - ha sorriso di nuovo, amo quel sorriso.
- Sono Giovanni! Sono il fratellino di quest'idiota - Cosa? Idiota? Solletico, mi vendicherò.
- Ahahahah si. E' un idiota tuo fratello -
- Salve. Io sono la madre di Federica, Lucia -
- Salve - rispondemmo in coro io e mio fratello.
- Sei la nuova arrivata, vero? - perspicace Giovanni, complimenti.
- Sì, esatto - rispose Federica.
- Luigi aveva detto che era carina. All'inizio pensavo stesse esagerando, mi ero sbagliato - e questa parlantina da baby-seduttore da dove viene? E poi io non ho mai accennato al suo aspetto fisico. Il mio fratellino è pericoloso.
Lei era in imbarazzo. Palesemente in imbarazzo. Non bastavano i capelli ad essere rossi, ora lo erano anche le sue guance. Quant'era bella.
- Giovanni vieni, lasciamoli soli, nel frattempo mi racconti qualcosa di te -
- Okay signora - Maledetto moccioso, vedi di non mettermi nei guai.
- Particolare il tuo fratellino - disse Federica.
- Già. Scusa, non volevo metterti in imbarazzo - risposi io.
- No, tranquillo. Ha una ragazza piace sentirsi lodare -
- Sì, ma come posso farlo scusa? Le parole non ti renderebbero giustizia - L'ho fatta arrossire, spero sia un bene.
- Domani Riccardo parte, verso le cinque del mattino. Nel pomeriggio verrai alle prove vero? -
- Certo, però io... ecco... -
- Cosa?- chiesi io
- No niente, lascia stare -
- Quando vorrai parlarne fammi un fischio - conclusi io
- E' in ritardo - Antonio è sempre stato bravo a dire l'ovvio. Ma era solo un quarto d'ora, non cosi tanto dopo tutto. - Vado a prendere da bere, voi avete sete? - almeno Gabriele usava il cervello.
- Io sì, sto morendo di sete - cavolo se stavo morendo.
- Scusa Luca, come si chiamava questa tipa? -
- Alessandro, te l'ho detto centinaia di volte. Federica -
- Scusa brò. Non ti incazzare okay? -
Squilla il citofono. Speriamo sia lei.
- Scusate il ritardo, io... ecco io... non volevo fare tardi, scusate -
- Tranquilla, sei qui, è questo che conta no? - Ha sorriso di nuovo. Sto impazzendo cazzo! Se mi sorridesse così un altra volta potrei impazzire, ma ne varrebbe la pena.
- Okay piccioncini, ora iniziamo? -
Va bene. Ho capito. Mi sono innamorato di Federica. Cavolo è cosi bella, sarebbe impossibile non innamorarsi e poi, canta benissimo, ha uno sguardo che ti fa vedere le stelle e ti ipnotizza, e quel sorriso, cosa non farei per vederla sorridere? Nulla, pur di vederla sorridere ancora farei di tutto. Devo dirglielo. Guardo alla mia destra verso il comodino, prendo il cellulare e decido di mandarle un messaggio.
E ora come glielo scrivo? Non ho idea di come si faccia a dire ad una ragazza che ti piace. No, non l'ho mai fatto prima. Cosa le scrivo? E' meglio essere diretti con "mi piaci da impazzire, voglio stare con te" o è meglio girarci attorno e poi dirglielo? Questo è quello che ho scritto:
"Ehi, volevo dirti una cosa da quando ti ho vista a scuola. Ecco, non so bene come dirtela. La parola "bellissima" è poco per descriverti, e per ipnotizzarmi non serve un mago o batter le mani, basta il tuo sguardo. Ogni volta che vedo il tuo sorriso sento le forze che mi abbandonano, il cervello si blocca e non riesco più a pensare a qualcosa che non sia trovare il modo di renderti felice e poter continuare a vedere quel sorriso. Mi piaci tantissimo Fede, solo mi dispiace di non avere le palle per dirtelo di persona."
Già, se le avessi detto tutte queste belle parole di persona avrebbero avuto tutt'altro risultato.  Passano diversi minuti e nessuna risposta. Che ansia. E se non le piaccio? E se dopo queste cazzate che le ho scritto decidesse di lasciare la band? O peggio, se dovesse ridermi in faccia per ciò che le ho scritto? Sarebbe orribile, non riuscirei a sopportarlo.
D'un tratto si apre la porta della mia stanza ed entra Alessandro ridendo con le lacrime agli occhi.
- Sei un idiota Luigi! - dice lui.
- Ma che stai blaterando? - chiedo confuso.
- Tieni, leggi cretino -
Mi porge il suo cellulare con la casella dei messaggi aperta. Leggo. Era il messaggio che avevo mandato a Federica. Che cazzo avevo combinato? Appena ho scoperto che non le avevo mandato il messaggio però, provai un certo senso di sollievo: non dovevo aspettarmi una sua risposta.
Passò qualche ora. C'era un pensiero che non riuscivo a scrollarmi di dosso, mi perseguitava e non mi mollava, mi girava tutt'attorno e non voleva saperne di andarsene, c'era questo pensiero che mi stava facendo impazzire: Alessandro le dirà del messaggio?
Sappiamo tutti che un buon fratello dopo una risata ti avrebbe dato una pacca sulla spalle e ti avrebbe detto "tranquillo, il tuo segreto è la sicuro con me", ma questo non puoi aspettartelo da un tipo come lui. Da Alessandro puoi aspettarti solo che farà di tutto pur di dirle della mia svista, che farà di tutto per mettermi in imbarazzo o per continuare a farsi due risate. Io l'ho supplicato di non fare cazzate e far finta di nulla. Lui mi ha risposto "Si brò, ci rifletterò su ma... non contarci troppo" e dopo tale frase arriva il suo ghigno malvagio. Perciò capirete la mia inquietudine.
Questa sera ci eravamo organizzati per andare a casa di Antonio e ordinare una pizza. Io dovrei ancora prepararmi e non si sa ancora se Federica verrà. Cavolo che ansia. Se verrà ci sono buone probabilità che Alessandro dica tutto. Ma se non verrà... non sarebbe certo la stessa cosa, insomma, Federica è Federica, con lei l'atmosfera è un altra! Non che non mi diverta con i miei amici, ma potersi sedere accanto a lei, poter sentire il suo profumo, poter ammirare quel sorriso. E' meglio di una pizza, e diciamocelo: quante cose, che potete affermare con assoluta certezza, sono migliori di una pizza? Poche, troppo poche!
E' ora di vestirsi, mando un messaggio a Federica chiedendole se viene, sperando di non sbagliare nuovamente numero.
Mi risponde dopo pochi minuti:"Sì, ci vediamo li??" dopo averle risposto di sì mi sono infilato i pantaloni e messo il profumo. Sto morendo di fame.
- Ehi fratello, sei pronto, sì? -
- Un attimo, arrivo -
- Sbrigati. A proposito, Fede viene vero? -
- Sì, viene -
- Ci sarà da divertirsi brò -
- Se glielo dici giuro che ti ammazzo, brò -
- Che paura, - mi fa una pernacchia - ti prego non picchiarmi -
- Stronzo. Andiamo, sono pronto -
Eccoci a casa di Antonio. Una bella casa, abbastanza grande, con un giardino davanti l'ingresso e una piscina sul retro. E' qui che ci riuniamo da... da che ne ho memoria. Ogni sabato che eravamo disponibili andavamo a casa sua, altrimenti andavamo al cinema.
Eravamo arrivati al cancello, suonammo il citofono proprio quando arrivò Federica accompagnata da sua madre. Stavo incominciando a sudare, respiravo a fatica, il mio stomaco che si contorceva su se stesso ed il mio cervello stava facendo le valige per non tornare finché avrei avuto Federica davanti ai miei occhi. Il cuore diventava sempre più grande, stava esplodendo, io stavo esplodendo. Alessandro si accorse quasi immediatamente di ciò che mi stava succedendo, così mi sussurrò
- Tranquillo brò, non le dirò nulla, però, cerca di controllarti, sembri sul punto di scoppiare -
Scoppiare? Chi? Io? Macché. Sua madre nel frattempo se ne era andata e Federica si stava avvicinando.
- Ciao Luca, ciao... -
Non le diedi il tempo di finire di salutarci che la stavo già stringendo tra le mie braccia: le mie labbra sulle sue, le mie mani sulle sue guance, il mio naso che si ubriacava del suo profumo e le sue braccia che penzolavano come in cerca di un sostegno senza riuscire a trovarne alcuno, finché, non trovò le mie spalle. Continuammo cosi per non so quanto tempo, ricambiandoci così tanti baci appassionati. Poi successe qualcosa: era Alessandro - Hai capito? Sveglia sto parlando con te! -  Era tutto frutto della mia immaginazione, un sogno ad occhi aperti.
Stava arrivando, era davanti a noi e decisi di provare, dovevo baciarla.
- Ciao Luca, ciao... -
Mai dimenticherò quell'istante, l'istante in cui assaporai le sue labbra, l'istante in cui sentì il suo odore, l'istante in cui accarezzavo i suoi stupendi capelli rossi, l'istante in cui mi allontanò con una piccola spinta, seguita da un grande e sonoro schiaffo. Non era quello che mi aspettavo, non era neanche quello in cui tanto speravo, non era quello che avevo immaginato insomma. Che dolore atroce. Non era tanto per lo schiaffo. Era qualcosa di più profondo e straziante che sembrava strapparti il cuore, gettarlo in un cestino e dopo averci cagato sopra esplodesse con botto sonoro, impossibile da ignorare neanche se fossi stato distante centinaia di kilometri.
Ci vuole tanto coraggio per comportarsi così, io ho avuto questo coraggio e come ricompensa ho provato un dolore che non si può comprendere se non lo si prova. Calò un silenzio di tomba, Alessandro in disparte incredulo con gli occhi spalancati. Io deluso e amareggiato in piedi davanti a lei. Federica, con la testa abbassata, una mano alla bocca e l'altra che la seguiva. Che immagine dolorosa porto nei miei ricordi. Finalmente Federica si fece coraggio e interruppe quel silenzio - Andiamo, ci stanno aspettando -
Alessandro e Federica entrarono ma io restai fuori per un po', solo con i miei pensieri, il mio dolore, il mio sconforto e la mia voglia di morire. Come posso entrare, tornare lì da tutti e fare finta non sia successo nulla? Non posso riuscirci, non sono il tipo. Ora che sarebbe successo? Avevo paura Federica abbandonasse la band o peggio, non mi parlasse più. Non avrei potuto sopportarlo.
- Che ne dici di entrare? - era Antonio, che idiota che sono, dovevano essersi preoccupati. In effetti erano passati più di venti minuti.
- Sì arrivo, ma vorrei stare solo un altro po' prima... -
- Che succede? Che cazzo succede perché non entri? Sembri sconvolto, posso aiutarti? - No. Ho bisogno di stare solo, arrivo fra poco -
- Okay Luca, ma ricorda: se hai voglia di parlare di qualcosa o qualcuno io ci sono, okay? -
- Grazie, me ne ricorderò - dissi io
Antonio tornò dentro, un po' scosso, un po' preoccupato e un po' perplesso.
- Ehi io... - Mi volto di scatto e la vedo, era Federica. Stava lì, con le mani unite poco sotto la cintola. Stava lì, immobile con la testa inclinata verso il basso e gli occhi intenti a fissare la punta delle scarpe.
 Stava lì, tanto imbarazzata.
Stava lì, tanto bella e perfetta a guardarsi che non puoi far'a meno di sorridere ammaliato da quella luce di cui risplende, ma non stavolta. Stavolta non sorrido, non ci riesco. Fa troppo male.
- Ehi... -
- Entri con me e gli altri? -
- Scusa, non... -
- Non scusarti, tocca prima a me: non avrei dovuto darti quello schiaffo. Sei una brava persona e soprattutto sei il mio migliore amico. Mi perdoni? -
Ero a bocca aperta, letteralmente. Non mi aspettavo che dovessi essere io a perdonare lei. Ma come posso dirle di no?
- Sì - risposi io
- Grazie -
Finalmente alza un po' la testa dopo essersi fissata così a lungo quelle scarpe. I lunghi suoi capelli le coprivano il viso e gli occhi, così li portò indietro con una mano rimettendo in mostra i sui bellissimi occhi. Di nuovo quella sensazione: il cuore che batte, batte così forte... il sangue che scorre nelle vene sempre più veloce... il cervello che non ha intenzione di farmi pensare a qualcosa da dire... le forze che se ne vanno, i muscoli tremano e hai paura che da un momento all'altro, senza poterti controllare, sverrai.
- Voglio dirti che io ti voglio bene, tanto. E' solo che... quello che sento per te non è la stessa cosa che senti tu. Spero che quest'episodio però non sia d'impaccio per la band e... e per la nostra amicizia -
- Ti voglio bene eh? Non credo esistano parole per... per dirti cosa provo quando vedo il tuo sorriso, quando ti sistemi i capelli o per quando tocco la tua pelle o sento il tuo profumo quando mi stai accanto. Okay, detto cosi magari posso apparire un po' come un maniaco, ma io ti amo da quando ti ho vista la prima volta a scuola -
- Sei molto dolce Luca, è una cosa che apprezzo di te però... non posso -
- Perché? - chiesi io
- E' meglio se non te lo dico - rispose lei scuotendo al testa come per dire: no! - Voglio saperlo! Devo saperlo ... non dormirei la notte se restassi senza un perché - dissi io.
- Mi piace un altro, scusa - disse lei con un filo di voce.
Ti prego no, dimmi che non è vero! Dimmi che è tutto un sogno! Dimmi che non c'è un altro! Dimmi solo che non mi ami ma non che c'è qualcun'altro. Già di per se è straziante non essere ricambiati, ma non dirmi che ti piace un altro.
- Chi? Chi è? - Il tono non era dei migliori è vero. Ero arrabbiato. Credo che un po' l'abbia spaventata, il mio tono.
- Non è importante, non potrebbe funzionare perché lui è già impegnato -
Si avvicina a me, mi poggia una mano sul braccio e mi da un bacio sulla guancia. Quali parole possono esprimere cosa provai in quell'istante? Quali parole possono rendere giustizia alle sue morbide e calde labbra? Quali parole possono descrivere quanto adori il suo profumo? Quali parole possono esprimere cosa provai quando mi guardò negli occhi con quell'espressione così triste e abbattuta che così tanto mi faceva star male? Quali parole possono esprimere quanto sia vellutata la sua pelle e quanto possano essere piacevoli le sue carezze sul mio viso?
- Dobbiamo entrare ora - disse lei.
Andammo nel giardino sul retro e vedemmo che erano tutti in piscina a fare tuffi con la palla. Io e Federica ci cambiamo e ci tuffammo con gli altri. Che dire? Federica è bellissima e vederla in costume è una tortura.
Dopo esserci asciugati e rivestiti ordinammo le pizze e ci sedemmo sul divano a guardare la tv. Ad un certo punto qualcuno telefona sul cellulare di mio fratello il quale si alza, esce in giardino e risponde. Pochi minuti dopo tornò a sedersi con un aria un po' triste e abbattuta.
- Sono di nuovo single - dichiarò lui
- Eh?! - Esclamammo tutti in coro
- Già, Giulia mi ha telefonato per dirmi che non mi ama più e le solite stronzate che si dicono in questi casi - spiegò lui
- Mi dispiace tantissimo - così Fede cercò di consolarlo - se c'è qualcosa che posso fare... beh, sai dove trovarmi -
In quell'istante suona il citofono, andiamo subito ad aprire; la situazione sentimentale di mio fratello viene dopo la pizza.
Attraversammo il corridoio che porta dal salotto all'ingresso. Le parete ricoperte di quadri e librerie, mobiletti con sopra diversi oggetti che, agli occhi di uno che non se e intende, sono di ottima fattura. Il pavimento di parquet sempre pulitissimo, in certi punti coperto da tappeti, tutti bellissimi. Arrivammo alla porta, demmo i soldi ad Antonio che pagò il conto. Appena si voltò verso di noi rimase sconvolto dalle nostre espressioni: bava alla bocca, pupille dilatate, narici più larghe del solito. Credo che questo sia il motivo che lo ha spinto ad urlare.
La pizza era squisita, la miglior cosa della serata fino a quel momento. Dopo aver finito mi alzai e avvertì gli altri che sarei andato fuori a "prendere una boccata d'aria". Passano pochi minuti che arrivò Alessandro. Io ero appoggiato al muro e fumavo la mia sigaretta del sabato sera. Solo Alessandro era a conoscenza di ciò.
- Una boccata d'aria, eh? -
- Già. Ho fatto una cazzata comportandomi così con Fede? -
- Ecco... dovevo parlarti di questo. Vedi, Federica è una bella ragazza, è... intelligente e... beh, non sei l'unico ad avere una cotta per lei - disse lui
Nell'esatto istante in cui finì di parlare lo fulminai con lo sguardo. Aspettavo che dicesse qualcosa come "ci sei cascato" o "ti prendo in giro brò", ma non arrivò.
- Sei serio? - chiesi io.
- Si fratello... -  Non gli lasciai il tempo di finire che gli diedi un pugno in pieno viso, dopodiché buttai la sigaretta e lo spinsi a terra. Gli salii sopra a cavalcioni, bloccandogli le braccia con le mie gambe e martellandogli la faccia con i miei pugni. Gabriele, Antonio e Federica corsero fuori appena sentirono alcuni strani rumori. Antonio e Gabriele mi sollevarono e mi allontanarono da mio fratello, non smisero per un secondo di chiedere cosa stesse succedendo. Federica intanto, con tanta premura, sollevava Alessandro da terra e lo portava dentro. Dopo aver preso fazzoletti e cercato di fermare il sangue che usciva dal naso. Antonio e Gabriele mi misero contro il muro e non smettevano di urlarmi e rimproverarmi per quello che avevo fatto. La verità è che al mio posto loro avrebbero fatto di peggio. Passato circa un quarto d'ora si convinsero ch'io mi fossi calmato e tornammo in salotto.
Mai i miei occhi videro qualcosa di più doloroso, più straziante.
Erano sdraiati sul divano, Alessandro stava sopra Federica, lei era senza la camicetta. Si baciavano e si toccavano a vicenda. Lui che le baciava il collo e lei che ansimava. Stavo impazzendo. Sentivo il bisogno di urlare, di gridare così forte da farmi sentire pure dai morti. Sentivo il bisogno di spaccare tutto, di fare a pezzi qualsiasi cosa mi capitasse a tiro. Sentivo lo stramaledettissimo bisogno di fare a pezzi mio fratello, ucciderlo e farlo soffrire, cagargli in bocca e prenderlo a bastonate. Ma non feci niente. Rimasi lì a guardarli disgustato, inorridito, turbato e soprattutto tradito.
Ad un certo punto Federica si accorse di me, di Antonio e Gabriele, si ricomposero e in fretta e cercarono di rivestirsi, ma non aveva importanza. Io ero già uscito da quella casa, ero già per strada e cercavo qualche automobilista di buon cuore disposto ad investirmi.
Mio fratello mi raggiunse mentre camminavo per strada, era solo.
- Fratellino ti prego... - disse Alessandro
- Non sono più tuo fratello, stronzo - dissi io
- Ti prego non fare così, non posso faci niente se Fede mi piace -
- Stronzo, a te non è mai piaciuta una ragazza come persona, l'unico motivo per il quale ti vedevi con Giulia era il suo culo! Non provavi niente per lei e l'hai illusa, quando si è accorta di che razza di bastardo immorale tu sia ti ha lasciato - urlai io
- Io... ti prometto che sarà diverso, la tratterò da regina, ti prometto che... -
- Non devi promettermi nulla! La tua parola vale meno dello sputo! Non hai mai neanche provato a mantenere una promessa. Io credo tu non sappia cosa significa provare emozioni. Sei solo un opportunista, uno stronzo, la tua testa è solo uno scroto contienente un cervello grande quanto un testicolo di opossum. Se avessi un minimo di rispetto nei miei confronti avresti almeno aspettato domani per dirmi che non puoi dire di no alla tua minchia. Tu, per me, sei morto -
Sono parole dure da dire al proprio fratello, ma non era nulla in confronto all'odio, la rabbia che provavo in quel momento. Continuai a camminare, gli dissi che se sarei tornato a casa non doveva aspettarmi sveglio. Lui tornò a casa di Antonio, io feci pochi metri e mi sedetti per terra sul marciapiede.

 
  
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