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Autore: anqis    15/12/2013    4 recensioni
Ho allacciato ogni singolo bottone stamattina soffermandomi giusto un poco di più sull’ultimo originale rimasto, ‘che ne è passato di tempo ed alcuni li ho persi in giro, per strada, a scuola, nella tasca del tuo giubbotto prima di partire.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiudi la finestra.


Ho messo il cappotto verde scuro, quello che indossavo quando mi hai notato in quella folla di gente e che ti piace tanto perché «Mi ricorda casa».
Ho allacciato ogni singolo bottone stamattina soffermandomi giusto un poco di più sull’ultimo originale rimasto, ‘che ne è passato di tempo ed alcuni li ho persi in giro, per strada, a scuola, nella tasca del tuo giubbotto prima di partire. È caldo però – mi ci stringo dentro mentre gioco con la manica rovinata – esattamente come una volta, forse il tessuto è appena più ruvido, ma non mi dispiace. Mi ricorda un po’ l’abbraccio di qualche anno fa, di come sono riuscita a fermarti con un «ti prego» sussurrato e un braccio teso verso di te, di come tu hai mormorato qualcosa alla rinfusa a uno dei bodyguard – occhi al cielo e "va bene, ma muoviti" – e sei tornato indietro, giusto per pasticciare con il pennarello della ragazza accanto a me e sorridermi contro l’orecchio mentre le tue braccia toccavano le mie spalle. Una stretta ruvida come il cappotto, ma altrettanto caldo.
Cammino piano, nonostante non senta più le dita dei piedi e quelle della mani che artigliano il tessuto interno delle tasche per un nervosismo non da me e l’eccitazione che fingo di non provare e che sto inutilmente cercando di non dare a vedere. Ma è come se gli autisti sempre di fretta e arrabbiati con il mondo, fermi ai semafori stessero sorridendo mentre affondo il mento nella sciarpa pesante, perché sto sorridendo e dio, quanto mi sento stupida. Tengo lo sguardo basso, forse ridono delle ragazzine che mi hanno appena superato, con i cartelloni arrotolati e gli zaini di scuola ancora sulle spalle.
Rallento appena: è diverso, mi dico, non è lo stesso.
Gli alberi che si innalzano di fronte a dove sei tu sono sempre alti, ma spogli, gelati dal freddo invernale che ghiaccia i parabrezza delle auto e accende le luci che illuminano la città. Come ogni anno, l’entrata è stata decorata con le solite luci, calde e dorate, di quando mi hai permesso di entrare di nascosto e ti ho accompagnato per una passeggiata notturna, io a piedi e tu con quella tremenda bici tamarra che ti ostini a portare con te in tour. Ma non le vedo bene, le luci, c’è troppa gente e non ho né il coraggio, né la voglia di avvicinarmi. Per cosa poi? Niente.
Niente, come ciò che mi hai lasciato nelle mani all’aeroporto, l’ultima chiamata per il tuo volo.
«Partiranno senza di te.»
«Come se mi mancassero i soldi per un altro biglietto.»
«Ruffiano», un ancora-ultimo bacio.
Niente, come ciò che vedo con il viso rivolto verso l’alto in attesa che una delle finestre si apra e tu o Liam – litigate sempre per chi si fa vedere per primo – facciate la vostra comparsa. Niente come ciò che rispondo quando una ragazzina mi chiede che ci faccio lì e niente come ciò che faccio quando mi chiede cortesemente di levarmi dalle scatole. Ero così anche io?
«Tu sei la peggiore fra tutte.»
Scuoto la testa, stringo i pugni e aspetto. Aspetto e trattengo il fiato, i pensieri che è un attimo che prendano il sopravvento e la voglia di avvicinarmi all’entrata con il biglietto che mi hai fatto arrivare per posta con cui ogni anno ti vengo a trovare. Stanza 553, a destra, infondo al corridoio.
Perché quest’anno, Niall, ho deciso di mettere fine a tutto questo. Ho deciso di dare una possibilità al ragazzo dell’altra classe, quello che mi guarda quando passo per prendere il caffè e poi mi raggiunge per offrirmi una chiacchierata, un abbraccio – così diverso – e una tazza calda di cioccolata, che «Sei già sveglia di tuo, ti ci vuole qualcosa di dolce». Ho deciso di cancellare il tuo numero di cellulare che so a memoria nonostante quel tasto verde io non abbia mai avuto il coraggio di premerlo. C’è l’intervista, il meet&great, il concerto, il servizio e non il tempo per me. Ho deciso, mentre ispiro forte l’odore del cappotto che sa ancora di te, che sarà l’ultima volta che lo indosserò, perché l’ultimo bottone si sta staccando ed io non ne ho ancora comprato uno nuovo dalla tua ultima partenza. Decido, quando la finestra del terzo piano si apre e spunti tu con una felpa che hai comprato e non ne sapevo nulla, che questa volta non mi unirò alle urla, né avanzerò verso la folla, con un braccio alzato e il biglietto proteso.
Ti osserverò da lontano, a dieci passi di distanza dalle siepi che hanno nascosto il nostro primo bacio e dalle luci che ne hanno fatto una magia. Con le mani che stringono l’ultimo bottone, il volto rivolto verso di te e la miopia che non mi permette davvero di raccogliere ogni tuo singolo dettaglio, questa che è l’ultima volta che lo farò dal vivo. Ma non ce n’è bisogno, perché lo vedo da come smetti di giocare con la folla, da come ti appoggi al davanzale con le braccia e guardi (me) giù in silenzio, senza accennare ad un solo movimento, che hai capito. Allora sorrido e ti chiedo con gli occhi lucidi di salutare i ragazzi per me, di abbracciare forte Zayn con cui non ho mai parlato molto, ma andava bene così, e Liam che invece di parole e consigli me ne ha detti, ma che non ho mai ascoltato se non fino ad’ora – lo sto lasciando andare, come hai detto tu; di stringere forte Harry e dirgli che la sua camicia a quadri rossa me la tengo, di dare un pugno sulla spalla di Louis e dirgli che alla fine ha vinto lui – non funzionerà.
E ti chiedo scusa e insieme ti dico grazie, che è giusto così, non è il momento per questo storielle d’amore impossibili, ci sono tante ragazze che sapranno amarti come è giusto, che non avranno il timore di chiamarti nel bel mezzo della notte e che ci saranno per te sempre. Anche quando magari sarai tu a non esserci.
Allora, ciao, Niall, ti ho amato, forse non abbastanza, ora chiudi quella finestra che a riscaldarti non ci sarò più io.

 

Buonasera a tutte.

Va bene, lo so, avevo detto che avrei smesso di scrivere cose così, ma non posso controllarlo e dopo giovedì 12, i ragazzi a Milano per X Factor ed io che sono andati ad osservarli dalla strada di fronte all'hotel, non ho potuto fare a meno di scriverci su. Lei, la voce che parla sono io, quel guardare e non muoversi, gli occhi lucidi e le parole in gola, e.. questo è come mi sento io nei loro confronti, anche se quel "basta" io ancora non l'ho detto. Ho scelto Niall semplicemente perchè è lui quello che in Italia si fa vedere per primo e la scena di lui che si appoggiava semplicemente al davanzale e ci osservava in silenzio mi è rimasta impressa nella mente.

Niente, spero soltato che abbiate apprezzato.

Anqi.

   
 
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