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Autore: Sirius_the_real    14/11/2004    2 recensioni
Così comincia il seguito del Fiore di Cristallo .... in una veste molto più cupa della precedente ;)
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella fu di gran lunga la nottata più insonne e interminabile che Hermione avesse mai trascorso; era stanca, confusa e pensierosa ma sapeva bene che non aveva più ormai molto tempo prima che il sole avesse fatto timidamente capolino all’orizzonte lasciando filtrare dalla finestra qualche fioco raggio mattutino. La ragazza richiamò una candela con la bacchetta e la ripose accesa sul tavolo. Si sedette ed estrasse pergamena e piuma d’oca, facendo ben attenzione ad intingerne la punto in un inchiostro denso e nero. “Non so proprio da dove cominciare..” Aver affrontato la professoressa Sospiria e aver incontrato Dobby e Jacoby l’aveva sfiancata: quella donna era terribile, agghiacciante. Hermione cominciava a sospettare anche di lei, in fondo l’unica pista che stavano seguendo era quella di un essere demoniaco che si cibava di anime, e a quanto pareva anche la professoressa di Astronomia sembrava aver a che fare con strani vapori argentati: che stesse davvero nutrendosi con un anima? E quella voce.. la sua voce… era davvero d’oltretomba! “Jacoby ha detto che alcuni di questi disegni sono.. simili.. se fosse veramente così forse allora Sirius.. potrebbe aver cifrato il suo messaggio?... vediamo… questa .. potrebbe essere una.. una A… questa una … R … ” Uno dopo l’altro mille pensieri cominciarono a dipanarsi nella sua mente mentre tentava a fatica di venire a capo del problema. Jacoby era davvero ridotto male: chi l’aveva ferito a quel modo? Era davvero possibile che Sirius fosse cambiato a tal punto, che fosse diventato cattivo, malvagio? E soprattutto, quale motivo aveva spinto Jacoby a rischiare persino la vita per arrivare fino ad Hogwarts?! Chi o che cosa lo stava spaventando così tanto? Hermione aveva visto coi suoi occhi lo stile di vita del piccolo elfo a casa Black, e non riusciva proprio a figurarsi un cambiamento così improvviso. Forse quella donna era immischiata in qualche modo? “No così non va! Non può essere una R … ! Oooh!” – borbottò Hermione grattandosi la testa. “E’ più complicato di quanto pensassi… e se non fosse affatto un alfabeto?... sembrano quasi rune..” “Serve una mano?” – bofonchiò una voce assonnata e tetra affianco a lei. Hermione trasalì. La faccia pallida e trasparente di Nick Quasi Senza Testa era sbucata all’improvviso dal tavolo, con la luce della candela che gli trafiggeva un occhio. “Oh.. salve Nick.. no.. non credo che puoi aiutarmi, mi spiace.” – rispose Hermione cercando di nascondere la pergamena. Il fantasma la osservò quasi offeso. “Emm che ci fai qui?” – chiese la ragazza ostentando garbo. “Pix ha distrutto un lampadario proprio vicino a dove mi ero appisolato.. un baccano terribile.” – disse stizzito il fantasma. “Oh .. ma.. emm .. pensavo che i fantasmi non dormissero.” “Che ci vuoi fare, abitudine.. che darei per una bella dormita! E tu piuttosto Hermione, che fai ancora alzata? Sono quasi le due del mattino.. non dovresti essere a letto?.. è un po’ tardi, anche per il prefetto di Grifondoro non trovi?” – sussurrò Nick con un leggero tono di rimprovero nella voce. Hermione indugiò un istante. “Hai mai.. visto qualche lettera in codice in tutti questi anni da fantasma?” – gli chiese Hermione. Il fantasma la osservò stupito per la domanda. “Forse..” – rispose asciutto. Evidentemente la risposta di Hermione in merito alla sua utilità gli bruciava ancora. La ragazza decise di giocare d’astuzia. “Ooh scommetto che eri il più bravo vero? Avrai avuto anche tu il tuo bel da fare in questi anni! Qualche bella signora fantasma magari? Una storia d’amore?” Il volto trasparente di Nick si accese un istante quasi come se volesse arrossire. “Io umm beh.. beh sai una volta.. – sussurrò Nick immettendosi – una volta la Baronessa Scarlatta ha tentato di sedurmi con un lettera un po’ particolare..” “Profumava di rose?” – gli chiese Hermione sorridente. “Emm veramente era scritta col sangue..” – rispose lugubre il fantasma. La ragazza mosse le labbra in una smorfia di disgusto cercando di sembrare compiaciuta. “Ah… aaah .. oh.. beh suppongo sia stato molto romantico da parte sua!” “Certamente! – rispose tronfio Nick – posso dare un’occhiata?” “Un’occhiata? a.. a che cosa?” – rispose Hermione con ambo le mani ormai vistosamente sopra il pezzo di pergamena. Nick infilò la testa attraverso le mani di Hermione scomparendo con la faccia per qualche istante. “Ohooo! Interessante! Si tratta di un messaggio in codice! Da che parte viene? Chi lo manda?! Qualcuno in combutta con Serpeverde? Come l’hai trovato? Se lo scopre il Barone Sanguinario!” “Nick fa silenzio!! Vuoi farlo sapere a tutto il castello!?” – lo rimbeccò Hermione. “Perdonami! È che non mi capita di frequente di imbattermi in simili avventure! Oh se solo la mia testa fosse ancora attaccata saldamente sul mio collo! Sguainerei la mia lama!” “Non importa, non importa.” – rispose quasi spazientita Hermione ravvedendosi subito nel trattenere il tono di voce. “Allora, puoi aiutarmi?” – chiede speranzosa. “Aiutarti? Mah.. fino a un minuto fa dicevi che..” “TI PREGO NICK!” – sbottò Hermione implorandolo. Il fantasma la osservò un poco divertito con uno sguardo da cui non trapelava alcuna espressione, poi all’improvvisò ridacchiò contento. “Che ridacchi?” – chiese Hermione perplessa. “Stavo pensando che le ragazze non sono poi così cambiate dai miei tempi.. sempre strane, sempre così misteriose.” Hermione arrossì un poco, evidentemente l’aveva preso per un complimento e la cosa altrettanto chiaramente tornò a suo favore. Nick fluttuò qua e là per la Sala Comune canticchiando un motivetto con sguardo perso nel vuoto, con Hermione che non smetteva un secondo di puntargli lo sguardo addosso. “Ma.. Nick?” – gli chiese con apprensione. “Un momento! Sto cercando di ricordarmi dove l’ho già sentita… umm fammi pensare…” “Già sentita? Che cosa?” – domandò Hermione aggrottando le sopracciglia. “Di che parli Nick?” Il fantasma si era fermato per risponderle proprio a metà di una delle poltrone della Sala. Fischiettò un motivetto cantilenoso e poi si grattò il mento. Non che ci fosse nulla da grattare ovviamente, ma si sa, quando uno muore non perde mai i vizi che aveva in vita. “Ho sentito questa canzoncina più di una volta, tempo fa.. e sono sicuro che in qualche modo…” “Si..?” “Perbacco!! Ecco dov’era!” “Beh?! Dai .. sputa il rospo!” – bofonchiò Hermione accesa. “E’ stato circa 30 anni fa.. proprio in questa stanza!!” “Continuo a non capire..” – rispose Hermione un po’ nervosa. Stava tentando di decifrare quella lettera da tutta la notte e Nick ora non trovava niente di meglio che parlarle di una stupida canzoncina sentita trent’anni prima nella Sala Comune? Non capiva proprio come tutto questo potesse esserle d’aiuto. “E’ una vecchia filastrocca inglese, credo che … umm si facesse più o meno… umm beh le parole non le ricordo..” – concluse Nick pacato. Hermione cominciava a spazientirsi davvero. Prese due libri che stavano accatastati su uno scaffale e li rilasciò pesantemente facendoli schiantare. “Eih! Così sveglierai tutti!” – la rimbeccò Nick. “SCUSA” – rispose seccata Hermione. “Ragazze..” – commentò il fantasma il più flebilmente possibile. “Ehm ehm.. comunque stavo dicendo che Sirius e James canticchiavano quel motivetto seduti proprio dove stavi prima tu. Ecco perché quella lettera mi suonava così familiare!” “Sirius?! Cosa c’entra lui? Ma non potevi dirmelo subito??” – disse Hermione trasalendo. I suoi occhi si erano di nuovo accesi di speranza. “Eih ma la piantate un po’? Non si riesce a dormire se fate tutto questo baccano!” Ron era in piedi sulla porta delle scale che conducevano ai dormitori dei ragazzi, con i capelli tutti arruffati e la faccia stravolta ancora mezza addormentata. “Ron! Che ci fai sveglio?” – chiese la ragazza fingendo di essere sorpresa quanto lui di vederselo lì davanti. “E me lo domandi? .. è tutta la notte che ti sento rumoreggiare qua sotto. Ho anche creduto che di sentire Dobby a un certo punto!” Hermione non sapeva cosa dire. Parlargli di Dobby avrebbe significato raccontare di Jacoby… e si era ripromessa di non dire niente a nessuno finchè non ci avrebbe visto più chiaro in quella faccenda… dirlo a Ron sarebbe stato come dirlo ad Harry, dato che di amici inseparabili come i suoi ne aveva conosciuti ben pochi. Ron sbadigliò sonoramente e quasi leggendole nel pensiero borbottò: “Ma che ci fate qui voi due? .. è quasi l’alba… Hermione va tutto bene?” “Io emm veramente..” – la ragazza detestava mentire proprio a Ron. “Nick?” – chiese Ron stralunato rivolgendosi al fantasma. “Oh.. stavo giusto ricordando ad Hermione come anni fa James Potter ha usato la stessa identica scrittura per mandare un messaggio nascosto a Lilly Evans.” “James e Lilly?!” – sussultò Hermione. “Ma di cosa state parlando?” “Shh! Zitto Ron, fammi ascoltare! E’ tutta la notte che cerco di venire a capo di questa lettera!” – borbottò la ragazza brandendo in mano il pezzo di pergamena scintillante. Il ragazzo decise che era meglio non obiettare. Si stiracchiò un poco e sprofondò su una poltrona libera li accanto. “Cosa c’entra quel motivetto?” – chiese Hermione. “Uh.. beh ricordo che Sirius lo canticchiava mentre aiutava James a riformare le parole.” “Così è stato Sirius? Il codice .. voglio dire.. è un codice? L’ha inventato lui?” “Esatto, ma non me l’ero ricordato prima, non fino a quando non m’è saltata in testa quella musichetta divertente.” – disse Nick riprendendo a canticchiare in tono lugubre quella che sembrava sempre di più una marcia funebre. Ron trasalì mugugnando tra due sbadigli. “E questa sarebbe una canzone allegra?! Andiamo bene..” “Silenzio Ronald, va avanti Nick! Qual è il significato di questo messaggio?!” Nick osservo Hermione fluttuando mentre la ragazza aspettava ansiosa una risposta. “Non ne ho idea.” – concluse il fantasma tornando a gironzolare per la Sala Comune. “Cosa?!” – sbottò la ragazza nervosamente. “Tutto quello che so è che … “ – bofonchiò Nick trapassandole le spalle per dare un’altra occhiata al foglio di pergamena. “… questa è una A … e questa… questa deve trattarsi di una R … … e… si forse questa è una P … non ricordo altro, mi dispiace.“ “Una A.. una R… una P … beh è già qualcosa! Grazie Nick!” – lo ringraziò la ragazza trattenendosi a stento dal lanciargli un abbraccio evanescente. Il fantasma fece per andarsene. “Vai di già?” “Oh.. beh suppongo che il mio compito qui sia ultimato … “ “Ma.. tu.. sapevi che..?” “Hermione.. Hermione… quanto ancora hai da imparare sugli elfi domestici?” “Come?” – bofonchiò la ragazza perplessa. Ancora non le era ben chiaro cosa intendesse dire Nick, anche se presto se ne sarebbe resa conto con i suoi stessi occhi. Oh.. e come se ne sarebbe resa conto! “A-aspetta Nick!” – bofonchiò sottovoce facendogli il cenno di avvicinarsi a lei. Il fantasma si accostò abbassando la testa, che penzolava minacciosa senza però staccarsi. “Emm cosa c’è ancora?.. sai così non sto molto comodo.” – ridacchiò macabro. “Mi chiedevo.. – bofonchiò Hermione curiosa sottovoce, suscitando l’interesse di un sempre più sonnecchiante Ron – come fosse andata a finire con la Baronessa Scarlatta!” … e fu così che Hermione realizzò che il senso dell’umorismo dei fantasmi non era decisamente stuzzicabile: Nick strabuzzò gli occhi e borbottò qualcosa di incomprensibile, prima di infilzarsi la testa a forza sul collo e scomparire tra le pietre del pavimento. “Ma che gli hai detto!?” – sbottò Ron soffocando uno sbadiglio. “Ma oggi ce l’hanno tutti con me?!” – rispose stizzita Hermione mani ai fianchi. “Che ne dici di raccontarmi quello che è successo?” – le chiese Ron di malumore. Erano quasi le sette del mattino quando, stanca e assonnata, Hermione finalmente emise un gemito di contentezza poggiando la piuma d’oca. Ron era ancora sommessamente addormentato sulla poltrona e la Sala Comune era ancora vuota. “Ron!.. Ron svegliati! Ce l’ho fatta! Ron!” – disse Hermione scuotendo il ragazzo per una spalla. “Ragni! Ragni!? Cosa!? C-Come?! … He-Hermione… sei tu?” – borbottò il ragazzo aprendo lentamente gli occhi. “Chi vuoi che sia? Ho decifrato il messaggio, finalmente!” “Quale messaggio?” –chiese Ron sbadigliando. “Dovevi essere proprio cotto di sonno stanotte. Non ricordi più niente?” “Ho un gran mal di testa. Ricordo solo che c’era Nick… e tu eri in pigiama … ma che diamine… oh.. ora ricordo!! La lettera di Sirius.. sei riuscita.. davvero??” “E’ mezz’ora che cerco di dirtelo.. ecco guarda.” – disse con tono grave Hermione porgendogli il pezzo di pergamena in cui aveva decifrato il messaggio. “Ci ho impiegato tutta la notte, credevo di non farcela. Senza l’aiuto di Nick sarebbe stato impossibile.. anche perché ogni volta che tentavo di trovare una combinazione, se sbagliavo carattere tutta la scritta cambiava e dovevo ricominciare daccapo! Suppongo sia stata una protezione aggiuntiva messa da Sirius.. davvero astuto.” Ron nel frattempo stava leggendo con occhi sbarrati il breve messaggio. Era diventato pallido, bianco come Piton in una delle sue giornate più colorite. Rimase ammutolito qualche secondo assumendo un’espressione da pieno panico prima di rivolgersi nuovamente ad Hermione. “Come lo diremo ad Harry?” La ragazza divenne cupa all’improvviso. “Non lo so … che ore sono?” – chiese preoccupata. “Non sento l’orologio battere i rintocchi ma è quasi ora di colazione, il mio stomaco gorgoglia. Tra poco dovrebbe scendere Harry.. parlagli tu ti prego .. io non me la sento.” ”I-io? .. credo che dovresti farlo tu Ronald, è molto meglio così..” “E perché dovrei farlo io allora?” – borbottò Ron a voce alta. “Fare che cosa?” Harry era in piedi sulla porta delle scale dei dormitori maschili, già pronto per scendere a colazione. “Beh? .. ma.. che ci fate ancora così? C’è stato un pigiama party e nessuno mi ha avvisato?” Hermione arrossì lievemente e Ron si limitò a tossicchiare. “Emm no.. noi.. beh b-buon giorno Harry! Di buon umore oggi?” “Si abbastanza.. stanotte niente incubi e nessuno ha tentato di entrarmi in testa. Il ciondolo di Netheril ha smesso di formicolare e mi sento proprio al top della forma.” ”Felice giornata.” – rispose abbattuto Ron. “Ma insomma che vi succede?!” – sbottò Harry balzando giù dal gradino e atterrando prontamente in Sala Comune. “Ho un po’ fame.. che ne dite di andare a far colazione?” – propose Hermione evitando di rispondere alla domanda. “D’accordo, la trovo un’ottima idea! Vado a cambiarmi allora, torno subito, mi aspettate?” “D’accordo.. ma non metterci troppo e..” “Vado anche io, ci metto un minuto Harry!” – bofonchiò velocemente Hermione senza nemmeno dargli il tempo di ribattere. Harry si ritrovò da solo in mezzo alla Sala Comune in meno di due secondi. “Ma che gli prende a tutti e due!?” – borbottò stizzito. Mezz’ora dopo erano tutti e tre in Sala Grande per la colazione. Ron quella mattina s’era riempito il piatto più che mai cercando in tutti i modi di tenere la bocca sempre occupata a masticare leccornie di tutti i tipi, così da non poter parlare. Hermione era sparita come al solito dietro i ritagli della Gazzetta del Profeta e non accennava a proferire parola. Harry era rimasto un pezzo imbronciato a guardarli facendo finta di niente, ma quando Ron decise che era opportuno evitare di chiedergli addirittura di passargli un po’ di melassa da aggiungere ad una succulenta ciambella fritta, sbottò a voce alta: “Allora, mi sono perso qualche cosa oppure?” Ron, con ancora il boccone in gola inarcò leggermente le sopracciglia scuotendo la testa per indicare Hermione. Harry portò lo sguardo sull’insolitamente estesa pagina della Gazzetta del Profeta che copriva l’amica per intero. “Hermione? … sputa il rospo.” – disse in tono metà tra arrabbiato e glaciale. La ragazza rimase in silenzio qualche secondo come per darsi il tempo di riflettere, poi abbassò lentamente il foglio di giornale e infine si decise a parlare. “Ho decifrato il messaggio di Sirius … ricordi? Quello che credevi fosse solo un mucchio di scarabocchi.” – disse con apprensione. “Beh? .. non era così?” – domandò passando lo sguardo da lei a Ron alternativamente. “Insomma ma che avete scoperto!?” “Calmati… ora te lo diciamo.” – disse Hermione cercando di rimanere tranquilla. Ron la guardò storto. “Ok ok .. glielo dico io. Beh.. senti.. io.. non voglio che ti allarmi per questa cosa… io … ecco veramente…” “Dov’è il messaggio?” – chiese Harry, sempre più confuso. “Ce l’ho in tasca..” – rispose la ragazza. Ron era rimasto muto con una indecifrabile espressione scolpita sul volto. “Posso leggerlo oppure devo aspettare che vi si sciolga la lingua?” – chiese Harry stanco. “Eccolo.. beh eccolo qui..” – rispose Hermione comprensiva, tirando fuori un pezzo di carta da una tasca della divisa. Harry lo prese, lo aprì e lo spiegò sul tavolino.. i suoi occhi scorsero velocemente le poche righe scritte dalla familiare grafia di Hermione in qualche istante appena. Non voleva crederci.. si costrinse a rileggerlo più volte anche a voce alta. Chissà, magari era solo un cattivo scherzo di Hermione!.. no impossibile … sentiva le viscere contorcersi dentro di lui. “Harry ho bisogno di aiuto… Jacoby … sangue, tanto sangue. Lui mi troverà… c’è un grande pericolo … io… la scuola… io … non .. posso… guardati da…” “Va tutto .. va tutto bene Harry?” – gli chiese Ron, che aveva finito di ingozzarsi. Hermione gli poggiò una mano sulla sua, stringendola forte. Harry non rispondeva; probabilmente non sapeva da dove cominciare. “E’ in pericolo… Sirius è in pericolo .. di vita.. “ - mormorò glaciale. “Harry?” – sussurrò Hermione. “E’ in pericolo! Devo aiutarlo!!” – sbottò d’un tratto. “Calmati Harry! Parla piano o ci sentiranno tutti!” –disse Ron agitato. “Calmarmi? Ma come fate a rimanere così calmi?! Avete letto o no questo messaggio?” – sbottò ancora più forte. Qualcuno dai tavoli vicini alzò la testa incuriosito dal battibeccare. “Non fare così Harry! .. certo che l’abbiamo letto! Ho passato tutta la notte a decifrarlo.” – lo rimbeccò Hermione severa. “Dai.. calmati.. vediamo di riflettere un po’.” – aggiunse con dolcezza prendendolo ancora per mano. Harry chiuse gli occhi e si sforzò di respirare a fondo, cercando di quietarsi. “Cosa dovremmo fare adesso? .. Qui Sirius parla di sangue! Sangue capite? .. magari è anche ferito! Dove sarà ? Nessuno ha sue notizie e l’unica cosa che sappiamo è che è in un mare di guai? Non mi aveva mai chiesto aiuto prima d’ora, deve stare davvero in una brutta situazione.” – disse velocemente Harry, col cuore che gli pulsava in gola. “Non.. non credo che sia ferito.” – disse Hermione semplicemente. “E tu come fai a dirlo?” – chiese Ron. “Beh.. tanto per cominciare, se fosse stato ferito lo avrebbe chiaramente scritto nel messaggio.” “Forse – bofonchiò Harry preoccupato – ma guardate queste parole, sembrano scritte da qualcuno sul punto di scoppiare dalla paura! Non è da lui! Non l’ho mai sentito così! E poi.. e poi Jacoby .. Jacoby cosa c’entra? Avranno rapito anche lui?” “Rapito?!” – sbottò Ron. “Beh è un’ipotesi da non scartare!” – ribattè Harry. “Sentite insomma! Io non credo che l’abbiano rapito! .. Anche se… ecco non ho idea di dove sia.” “E chi te lo dice?” – domandò Ron più inerme di prima. “Beh.. niente.. è solo un’idea – mentì Hermione – ma non mi sembra il tipo che si faccia rapire con così tanta facilità.” “Ma questo non spiega il perché del messaggio Hermione. E soprattutto il perché del sangue e anche del pericolo di cui parla. A cosa dovrei fare attenzione qui a scuola?.. E Jacoby ne sa qualcosa? Dovrei tornare a casa di Sirius per poterci scambiare qualche parola.” “Io.. ecco. Non credo sia una buona idea.. magari.. magari..” “Magari che?” – intervenne Ron. “Non penso che sia una buona idea per Harry andarsene a zonzo da solo con l’Alchimista a piede libero… ecco tutto.” “E che mi importa dell’Alchimista!? Qui stiamo parlando di Sirius! E l’unico che può sapere qualcosa di lui forse è proprio Jacoby!” “Non credo che… non credo che lo troverai a casa visto come stanno le cose.” – bofonchiò Hermione vaga. “Di che parli?” – chiese Harry ancora comprensibilmente agitato. “Io.. ecco.. niente.” – mentì di nuovo la ragazza. “Sentite: non pensate sia meglio andare dalla McGranitt a dirle di questo messaggio?! Almeno lei saprà dirci cosa fare, magari ne parlerà lei stessa con Silente!” – bofonchiò Ron allarmato intromettendosi nel discorso. Harry che era rimasto ancora un po’ a scrutare il volto dubbioso di Hermione, rispose cercando di calmarsi per quel che possibile. “La McGranitt … lei saprà cosa fare no? Hermione tu che ne pensi?” – disse forzatamente più calmo. “Forse sarebbe bene aspettare che arrivi Silente verso l’ora di pranzo, ma … ok.. suppongo che in sua assenza non possiamo attardarci ad informare i professori della cosa, anche perché tutti cercano Sirius da più di un mese.” “Va bene.. allora è deciso? .. andiamo dalla McGranitt?” “D’accordo.” – disse Ron indugiando su un ultimo pezzo di ciambella per poi lasciarlo ricadere nel piatto. “Troppa melassa … bleah! Mi sta venendo il mal di pancia!” – ridacchiò Ron forzatamente. “Così impari a non parlarmi di prima mattina.” – rispose Harry fingendo di essere più rilassato. L’unica a non sorridere era Hermione. Tutta quella faccenda si stava terribilmente ingarbugliando, e forse erano solamente a un capo della matassa da sbrogliare. “Scusate.. se sono stato un po’ brusco.” – si scusò Harry porgendo loro una mano. Si strinsero tutti e tre insieme come per infondersi coraggio. “Che lezione abbiamo ora?” – chiese Hermione. “Cura delle Creature Magiche!” – risposero in coro Harry e Ron. “Hagrid. Potremmo parlarne con lui?” – disse sottovoce Hermione. “Non s’era detto la McGranitt? Non voglio allarmare Hagrid..” – tagliò corto Harry. “Beh andiamo, s’è fatto tardi.” Harry, Ron ed Hermione giunsero ai piedi della capanna del guardiacaccia con circa mezz’ora di anticipo. Il resto della classe non si era ancora vista e quella mattina sembrava che anche il loro amico Hagrid fosse scomparso nel nulla. Dal comignolo del tetto non usciva il solito fumo denso e nero e non si sentiva nemmeno l’abbaiare di Thor, il vecchio cane da caccia che seguiva sempre Hagrid ovunque andasse. “Ma dove si sarà cacciato Hagrid?” – borbottò Ron, alle prese con uno sbuffo-muschio vescicoso che cresceva indisturbato lungo un tronco reciso all’altezza della sua testa. “Non credo sia una buona idea Ronald.” – disse Hermione severa. “Guardate!” – esclamò Harry. Si era avvicinato al grande portone di legno che sovrastava l’entrata della capanna. Si volse e in mano teneva un pezzetto di carta che doveva essere stato attaccato alla porta con un vecchio pezzetto di magic scotch. “Che c’è scritto sopra?” – chiese Ron, scrollando ambo le mani ormai ricoperte di una sostanza verdastra e appiccicosa. “Dice. VENITE AL LAGO, HAGRID “ – lesse Harry. “Emm… tutto bene Ron?” – bofonchiò all’amico in difficoltà. “Emm quelle vesciche sono esplose proprio quando..” “Te l’avevo detto di non toccarle no? Sempre il solito!” – lo rimproverò con tono severo Hermione. “Invece di sbraitare che ne dici di aiutarmi? Questa roba comincia a pizzicare!” – rispose Ron cominciando a saltellare sul posto mentre soffiava disperatamente sulle mani, che stavano diventando vistosamente di un colore rosso acceso. “Evanesco!” – bofonchiò Hermione sfiorando con la punta della sua bacchetta la bava verde e quella scomparve in un istante. “Va meglio?” – gli chiese poi più dolcemente. “Si.. grazie” – borbottò Ron con le mani che stavano lentamente tornando al loro colorito naturale. “La prossima volta impara a non toccare le cose che non conosci. – disse Hermione severa. “Che ne dite di andare da Hagrid prima che voi due troviate di nuovo il tempo per litigare?” – disse Harry sarcastico. Con tutti i pensieri che aveva, non era minimamente entusiasta di doversi sorbire l’ennesimo battibecco di Ron ed Hermione. Così i tre amici si incamminarono lungo il sentiero che attraversava il parco, costeggiando le alte mura del castello, proprio in direzione del lago oscuro. La brezza mattutina dei settembre soffiava leggera tra l’erba e il sole riscaldava piacevolmente quelle ultime giornate estive. Harry senza nemmeno accorgersi, assorto com’era nei suoi pensieri, aumentò la distanza da Ron ed Hermione, camminando così spedito che ben presto i due amici dovettero affrettare il passo per stargli dietro. “Eih! Ma chi ti mette fuga? Hai paura di arrivare tardi?! Harry!.. ma mi ascolti?” – farfugliò Ron col fiatone. Ma Harry non lo sentiva. Nella sua testa continuava a frullare la frase di quel messaggio e solo una era la domanda che gli tormentava la mente in quel momento: cosa era successo a Sirius? “Harry??” – domandò Ron più forte. Il ragazzo s’era fermato a due passi davanti a lui e per poco non gli era finito addosso. “Ora che ti prende?” – chiese Ron preoccupato. “Guardate!” – esclamò Harry con la voce ricolma di stupore. Un braccio era teso davanti a lui ad indicare la piatta superficie del lago. La vista di ciò che gli si era mostrato di fronte sembrò quasi fargli dimenticare i pensieri di Sirius per qualche breve secondo. Hermione si lasciò sfuggire un grido di eccitazione e Ron si esibì in uno dei suoi meglio riusciti “Wooooow!”. Quasi come dipinta dalla mano di un artista, al limitare dell’erba, proprio dove l’acqua fredda e cristallina scuoteva leggermente la riva, c’era una deliziosa casetta di legno. Pesanti tronchi tenuti saldi tra loro con qualche particolare magia costituivano le mura esterne, e una porta più chiara e decorata di intarsi che ricordavano molto le quattro case di Hogwarts si ergeva imponente a metà di una piccola veranda, sovrastata da un tettuccio di paglia e fieno legati insieme a rami più piccoli e contorti. Le tende dell’unica grande finestra, fatte della vecchia stoffa di qualche sofà a giudicare dall’aspetto, erano tirate e una grossa sedia a dondolo giaceva immobile con una pesante coperta dall’aria molto familiare arruffata sopra e mordicchiata in ogni sua parte. Allegro, barcollante in piedi su una enorme barca con tanto di lanterna, forse una di quelle usate per trasportare gli studenti del primo anno, c’era Hagrid che , conciato con una tenuta più marinara che mai, salutava a grandi bracciate i tre piccoli amici che erano ancora lì fermi ed immobili, incapaci di dire una parola. “Ragazzi! Ciao! Come va?!” – esplose euforico Hagrid atterrando pesantemente a terra con un balzo, dopo aver accostato la barca a un piccolo molo costruito su misura. “Ca-Capista! Hagrid! Ma.. l’hai costruita tutta tu??” – sbottò Ron entusiasta indicando con ambo le mani la baita da sogno proprio accanto a lui. “Eheh, regalino di Silente. Beh .. emm sapete , dopo l’attacco dei Giganti l’anno scorso, avevo pensato di risistemare la vecchia casa, ma poi mi sono ricordato che quest’anno dovevamo fare gli animali acquatici, e così ho chiesto a Silente se potevo trasferirmi di qualche metro…” “Ecco cosa aveva intravisto Ginny la sera che siamo arrivati a scuola! Dalle carrozze non si riuscivano a distinguere bene i contorni della casa.” – disse Hermione saggiamente. “Niente male come trasferimento!” – disse Ron ridacchiando. Hagrid sorrise tronfio. “Sapete .. giusto per poterci badare meglio emm sapete, sono un poco maldestri e hanno un caratterino…sono adorabili!” Lo sguardo di gioia e stupore sui volti dei tre amici si andò scemando al suono di quelle parole. Quando Hagrid annunciava delle nuove amabilissime creaturine, in genere si trovavano di fronte a mostri di ogni sorta. “Badare a c-cosa?” – chiese Hermione preoccupata. “Uh.. beh .. li vedrete presto, ne ho pescati giusto cinque stanotte.” In quel momento tutti e tre notarono una grossa rete di corde intrecciate che scalpitava appesa a poppa della barca. “Buoni.. Buoni!” – tuonò Hagrid lanciando un grosso sasso vicino alla barca che fendette l’acqua con un tonfo sordo. “Come ti sei conciato?” – chiese Harry alludendo al buffo paio di pantofole pelose e zuppe d’acqua che Hagrid indossava ai piedi. Sembravano quasi le scarpe di un clown. “Ah, queste dici?” – rispose allegro sbattendo forte i piedi a terra, così che grandi gocce d’acqua innaffiarono letteralmente l’erba tutto intorno. “Sono per distrarli! Ci piace vedere colori vivaci! Beh.. insomma.. beh.. ma che ve ne pare della nuova casa??!” “Stupenda!” – bofonchiò Harry meccanicamente. “Fantastica!!” – disse Hermione col sorriso sulle labbra. “Incredibile! Possiamo trasferirci quaggiù da te?! – chiese Ron speranzoso. “Sarebbe una bella idea, ma non credo che le regole lo permetterebbero. Beh.. “– disse Hagrid dando un’occhiata a un piccolo orologio da taschino che pendeva da una tasca del suo pastrano. “Manca ancora un po’ prima della lezione. Vi va di vederla dentro?” – propose con gli occhi che gli brillavano. “Certooo!!” – concordarono Harry Ron ed Hermione, senza farselo ripetere due volte. L’interno della baita ricordava in tutto e per tutto il vecchio stile di Hagrid: ogni sorta di calderoni e arnesi vari erano appesi alla rinfusa sulle pesanti travi che solcavano il soffitto; il fuoco del camino era acceso e qualcosa ribolliva allegramente sopra. Thor era rannicchiato al suo solito in mezzo a diversi strati di polvere e coperte, sopra un vecchio sofà ingiallito e pieno di tarme, che aveva l’aria di averne passate di tutti i colori. Su una mensola alla parete c’era un vecchio acquario babbano a corrente, la cui spina era stata intrecciata ad opera d’arte e penzolava esanime da una parte. “E questo come lo fai funzionare?” – chiese Hermione curiosa. “Oh, l’aquac.. com’è che si chiamano Harry?” – disse Ron titubante sforzandosi di indovinare la parola. “Acquari Ron, i babbani li usano per metterci dentro i pesci.” “Dubito che qui nei paraggi ci sia qualcosa di tanto piccolo da allevare, vero Hagrid?” – disse Hermione con una nota di allarme nella voce. “Beh .. beh… quest’anno ho in serbo molte sorprese, e quel vecchio arnese Silente l’ha modificato apposta per me! Però mi ha fatto promettere di non farvi avvicinare troppo.. ‘ Sicuro ! ‘ gli ho detto io, però mi dispiace, ci tenevo così tanto.. ma meglio di niente. Vi piacerà di certo!” “Di che si tratta? “ – chiese Ron quasi sentendosi male. “Oh.. un bell’esemplare di Tentaculus Acquaticus, me l’ha dato proprio Silente in persona quest’estate. E’ stato ben allevato, e non mi sembra troppo pericoloso.. cioè beh.. per uno della sua taglia.. intendo.” – disse Hagrid distrattamente mentre porgeva a Thor una specie di sbobba marrone in una ciotola dalle ragguardevoli dimensioni. “Qui bello! Su! Thor è ora della pappa!” – disse incoraggiando Thor. Il cagnolone balzò giù dal sofà in una nuvoletta di polvere e si avventò sulla ciotola sbavando a destra e a manca. “Silente? – disse Ron più rincuorato guardando con leggero disgusto Thor. “Si, proprio lui. E’ stato un po’ prima che andassi a Diagon Halley.” “Se glie’ha trovato lui mi sento più tranquillo” – aggiunse sottovoce ad Harry ed Hermione che non poterono far altro che convenire in silenzio. “E.. che cosa fa questo Tentaculus Acquaticus?” – chiese Hermione incuriosita. “Stacca le teste a morsi!” – ridacchiò Hagrid divertendosi a guardarli tutti e tre mentre cercavano di non far trasparire l’angoscia. “Stavo scherzando!” – rise il gigante di gusto. “Aaah, certo ecco… vedi Ron? È tutto a posto.” – disse Hermione incerta. “Che c’entro io?” – arrossì Ron. Una serie di esclamazioni di stupore e meraviglia annunciò l’arrivo del resto della classe di Grifondoro. “Sarà meglio andare, non voglio mica fare tardi alla prima lezione. Coraggio, vi divertirete un mondo!” – disse Hagrid spingendoli verso la porta. “Quello a che ti serve?” – chiese Ron sconcertato notando che il gigante aveva afferrato un vecchio arpione dall’aria minacciosa. “Uh beh a volte fanno un po’ di capricci.” – ridacchio Hagrid contento. Ron impallidì sorridendo. “Quest’anno ci scappa il morto, te lo dico io Harry!” – bofonchiò sottovoce all’amico. Harry sorrise di controvoglia. La classe di Grifondoro era al completo adesso, e tutti erano ancorai intenti a scambiarsi commenti e giudizi sulla nuova residenza di Hagrid. Neville rischiò di cadere dentro il lago quando, giungendo di corsa per il ritardo ( aveva tutto il colletto della camicia scombussolato ) finì col scivolare su un tronco che era ancora rimasto a terra. “Tutto bene?” – gli chiese Hermione acuta. “Emm .. si si .. splendidamente.” – rispose contento Neville. “Eih! Ciao Neville!” – lo salutò Ron dandogli una pacca sulla spalla. “Hai più parlato con Cho?” – aggiunse come se fosse la cosa più normale del mondo. Il ragazzo non rispose ma arrossì vistosamente. Harry, nonostante l’impegno dei suoi amici, rimase taciturno, evitando però di sembrare eccessivamente preoccupato. Si limitò a spostarsi in prima fila dove avrebbe potuto seguire al meglio Hagrid. In realtà non vedeva l’ora che la lezione finisse e forse un po’ si sentiva anche in colpa per questo, ma al momento l’unica cosa che gli premeva davvero era andare dalla McGranitt e raccontarle tutto sulla lettera di Sirius. Era convinto che la professoressa avrebbe saputo dargli tutte le risposte. Hagrid ruppe i bisbigli con un colpetto di tosse. “Bene ragazzi, quest’anno ho collezionato per voi una bel po’ di animaletti acquatici, ce ne sono per tutti i gusti. Faremo gli Stritatelli delle paludi, qualche esemplare di Snorcione e se facciamo in tempo alla fine ho una vera chicca per voi eheh, però non ve lo dico, se no vi rovino la sorpresa!” – annunciò Hagrid felice. La classe tutta rabbrividì e Ron ed Hermione si guardarono disperati. Evidentemente tutti e due avevano pensato che la sorpresa a cui alludeva Hagrid doveva essere questo misterioso Tentaculus Acquaticus. Si presero per mano e si affrettarono a raggiungere Harry. “Allora ehm.. venite qui, più vicino coraggio! Non mordono mica.. adesso radunatevi lungo la riva, e oh.. state attenti non troppo vicino voi due!” “Che roba è?” – chiese Dean Thomas. “Questi – disse Hagrid dopo essersi messo spessi guanti in pelle di golem e averla ficcata dentro la robusta rete scalpitante appesa alla barca – sono dei bellissimi esemplari di Stritatelli delle paludi!” Hagrid teneva in mano un orribile esserino che ricordava vagamente un pesce palla troppo cresciuto. Era verdastro e aveva sei occhi tutti sporgenti e più grandi del normale. “Ora, la prima cosa che dovete sapere sugli Stritatelli è che il loro nome non è stato messo a caso.” – disse Hagrid solenne e dette una piccola strizzata alla bestiola. Questa subito spalanco la bocca rivelando una doppia fila di denti così aguzzi e affilati che tutta la classe sobbalzò facendo almeno tre passi indietro. Harry nonostante tutto doveva ammettere che la lezione si stava rivelando interessante… beh certo: interessante secondo i canoni del buon vecchio Hagrid. “E noi cosa dovremmo farci con questi cosi Hagrid?!” – chiese Ron tremebondo. “Beh oggi cominciamo a darci da mangiare, che ne dite? Se ci prendete confidenza non sono pericolosi, anzi, a volte possono diventare deliziosi animaletti da compagnia. Nevvero Thor?” Dalla baita sopraggiunsero dei guaiti inequivocabilmente di paura in tutta risposta. Hagrid rimise lo Stritatelli nella rete. “Purtroppo ne ho presi solo cinque, mi dispiace ma non ce ne sono abbastanza per ciascuno. Però visto che c’hanno un grande appetito penso che potrete lavorare tutti quanti. Ecco tenete: infilate questi guanti di golem così eviterete di farvi mordicchiare.” Hagrid prese un grosso secchio ricolmo di pezzi di carne sanguinolenta. “Ecco poi mettetevi in fila e dateci da mangiare, occhio a non avvicinarvi troppo alla rete, questi birbantelli sono attratti dai colori sgargianti, e le cravatte delle vostre divise rosso e ora sono un bel bocconcino attraente.” Neville roteò gli occhi e svenne a terra. “Mordicchiare?!” – borbotto Dean mentre cercava di far rinvenire l’amico. “Quelli ci staccano le mani a morsi!” – sussultò Lavanda irrigidendosi. Hermione si era fatta piccola piccola senza proferire parola. La prima lezione di Cura delle Creature magiche fu di gran lunga più emozionante di quella di Difesa contro le Arti Oscure. Ron aveva mollato un grosso pezzo di carne che si era andato a schiantare proprio nel centro della rete. Un grosso Stritatello balzò in aria spalancando le fauci e inghiottendo il boccone in un solo grande morso. “D-Davvero carini Hagrid.” – balbettò con una mano davanti alla bocca e sforzandosi di non dare di stomaco. Quando tutti ebbero lanciato almeno un pezzo di carne a testa nella rete, Hagrid soddisfatto si decise a far togliere loro i guanti di golem, ormai pregni dell’odore di carne maciullata. Ripose il secchio nella barca e, afferrata saldamente la rete la agganciò al molo, in modo che le teste degli Stritatelli scomparissero del tutto sott’acqua. “Il sole ci fa male alla digestione, sapete?” – bofonchiò contento. Qualcuno rise sarcastico. “Beh! Che ve ne pare come prima lezione?” – chiese speranzoso. “Straordinaria!” – mentirono Harry, Ron ed Hermione. Gli altri Grifondoro si limitarono ad Annuire. “Non c’è male davvero… si per poco non vomitavo anche la cena di ieri sera.”- sussurrò Ron sottovoce con lo stomaco che ancora gli centrifugava. “Beh ora s’è fatto dardi mi sa. Riprenderemo con gli Stritatelli la prossima volta! D’accordo?” La classe annuì rassegnata. Hagrid salutò tutti cordialmente e dette una pacca ad Harry, Ron ed Hermione prima di riprendere su le sue cose e allontanarsi verso la baita. “Che ore sono?” – chiese Harry all’improvviso. “Quasi le dieci. Abbiamo storia della magia adesso… se non sbaglio aspettate controllo sull’orario.” – disse Hermione tirando fuori un pezzetto di pergamena. “Sentite, andiamoci adesso dalla McGranitt.. tanto Ruff nemmeno se ne accorgerà se non siamo in classe.” – disse Harry risoluto. “Ma Harry!” – sbottò Hermione. – è solo il secondo giorno di scuola non possiamo..” “Sono d’accordo! Un’ora con quello lì e finirò per diventare un fantasma anche io, e poi dopo questi Stritatelli, non ho voglia di sorbirmi l’ennesima storia sugli attacchi della guerriglia Goblin del seicento.” – disse Ron solidale. Entrambi guardarono Hermione con sguardo eloquente. “E va bene , va bene! Siete due contro una .. però non è leale così!” – borbottò la ragazza imbronciata. Tutti e tre si incamminarono verso il castello di gran lena. Harry e Ron erano già stati nell’ufficio della McGranitt il giorno che erano arrivati a scuola. La professoressa si era premurata di metterli guardia dal tentare chissà che di avventato o sciocco immischiandosi in cose più grandi di loro, con tutte quelle storie sull’Alchimista, ed Hermione si era dimostrata almeno in parte concorde con lei. La professoressa McGranitt era una donna di mezza età, una maga di classe, certo non una di quelle che vedi in giro vestite bizzarre con abiti babbani. No, la McGranitt era una vecchio stampo; a volte Harry si chiedeva persino come faceva ad andare molto d’accordo con Silente, di sicuro il mago più arzillo e moderno della sua età. La loro professoressa era un tipo serio, si scomponeva quasi mai e raramente elargiva sorrisi. In più di un’occasione sia Harry sia Ron sia Hermione erano stati personalmente rimproverati e sottoposti alle sue celebri punizioni, ma nonostante questo la McGranitt rimaneva una degli insegnanti più simpatici e in gamba per Harry.. tranne quella volta che aveva fatto smontare la Firebolt per controllare che non vi fosse il malocchio. Harry bussò deciso alla porta dello studio. “Avanti, avanti!” – canticchiò una voce dall’interno. Harry abbassò la maniglia della porta ed entrò, seguito in silenzio da Ron ed Hermione. Tutti e tre avevano i volti dipinti di quell’espressione tipica che si assume prima dell’annuncio di una sconvolgente rivelazione. La professoressa quel giorno non indossava il suo solito completo verde smeraldo. Sembrava più che altro .. reduce da una festa tropicale. Una lunga gonna di velluto a fiori le arrivava fino alle caviglie e portava un buffo maglione rosa pallido. Tutti e tre furono sorpresi di vederla conciata in quel modo. Non che ci fosse qualcosa di strano e anormale ma di certo era uno spettacolo insolito vedere la loro professoressa di Trasfigurazione agghindata così. “Emm... è stata a una festa?” – chiese timidamente Ron trattenendo una risata. “Oh, voi tre! Non avevate lezione a quest’ora?” – disse la McGranitt posando lo sguardo severo su loro. Severo poi.. quel giorno sembrava sprizzare felicità da tutti i pori. “Beh noi.. veramente… “ – cominciò Hermione. “Siamo qui perché volevamo parlarle di una cosa.. professoressa.. si tratta di.. ecco di .. “ “Gradite un biscotto? Prego mettetevi pure comodi! Non fate complimenti coraggio!” – li incoraggiò la professoressa con un sorriso. Hermione guardò Harry di traverso; Ron semplicemente rimase muto. Con una aggraziata piroetta la McGranitt fece apparire dal nulla un vassoio stracolmo di biscotti allo zenzero. “No .. grazie.” – rispose Harry risoluto, costringendo un abbacchiato Ron a ritrarre una mano. “Ma perché? – sbuffò il ragazzo – a me un biscotto andava proprio giù adesso!” “Shh Ronald, stiamo a sentire.” – borbottò Hermione sottovoce. “Allora: di cosa volevate parlarmi?” – chiese la McGranitt fissandoli con una strana luce negli occhi. “Abbiamo .. notizie di Sirius… pensiamo che si trovi nei guai.” – disse Harry, scrutandola a sua volta. C’era qualcosa di buffo in tutto ciò… Harry avrebbe quasi scommesso che un minuscolo sorriso si fosse formato sulle labbra minute e sottili della professoressa. “Black? … Perché mai dovrebbe trovarsi in pericolo?” “Mi ha mandato una lettera.” – rispose Harry poggiando sul tavolo il foglio scritto con la grafia di Hermione. “Capisco.. “- disse la McGranitt osservando con attenzione il pezzo di carta. “Era scritta in codice, Hermione ha passato tutta la notte a decifrarla!” – aggiunse in fretta Harry guardando speranzoso la professoressa in attesa di un responso. Passò qualche istante in cui nessuno disse niente, poi la professoressa alzò il capo guardando Hermione. “Signorina Granger, veramente ha perso preziose ore di sonno per decifrare quello che senza dubbio si tratta di uno stupido scherzo … - bofonchiò a metà tra l’allegro e lo stupefatto – e per giunta di pessimo gusto?” Hermione rimase spiazzata e anche un po’ risentita. “Ma come uno scherzo?” – bofonchiò la ragazza mordendosi le labbra. “Beh non vedo proprio perché dovrei credere che Black se la passi così male. Questo messaggio oltre che insensato mi sembra anche scritto male, non ha nemmeno una fine.” – disse calma la McGranitt. Hermione si sentì punta sul vivo. Aveva impiegato tutte le sue risorse per venirne a capo! “Ma non lo può aver scritto di fuga? Magari era braccato!” – suggerì Ron a mezzavoce. La McGranitt si limitò a guardarlo vacua aggrottando le sopracciglia. Ron tossicchiò timidamente e si fece da parte. “Ma … insomma Sirius non … non è da lui no? Ormai lo conosco bene! Professoressa sono sicuro che non è uno scherzo!” – disse Harry ancor prima che la McGranitt dicesse qualcosa. “Se mi permette Potter, posso affermare di conoscere il signor Black molto meglio di lei. Non si dimentichi che è stato mio allievo anni fa, e con suo padre e il caro Lupin ne combinavano delle belle. Questo ha tutta l’aria di essere uno dei suoi scherzi. Avete provato a mandargli un gufo a casa per vedere se risponde?” Harry, Ron ed Hermione in silenzio dovettero ammettere che in effetti non avevano nemmeno tentato di contattarlo via gufo. “Ma … ma Lupin ha detto che non ha sue notizie da mesi! E anche lei … anche lei proprio ieri ci ha detto che nessuno sa dove è finito Sirius!” – ribattè Harry deciso. “Sciocchezze, sciocchezze Potter! Nessuno sa dov’è Sirius ma questo non significa elargire gratuite visioni sanguinolente. Ve lo ripeto, siete probabilmente vittime di uno scherzo di pessimo gusto. Weasley, evidentemente i suoi fratelli hanno trovato un degno erede!” – disse ridacchiando la McGranitt. “Allora, non lo volete un bel biscotto allo zenzero?” – aggiunse gioviale. “Ma.. profes.. “ - cominciò Harry, ma Hermione lo strattonò per una manica. “Andiamocene, è inutile non otteremo niente.” Harry guardò Ron e notò che anche l’amico stava annuendo alle parole di Hermione. Presero ciascuno un biscotto dal vassoio e salutarono la professoressa, che li accompagnò alla porta canticchiando allegra. Prima di andarsene Harry guardò di nuovo indietro alla professoressa, proprio come aveva fatto l’ultima volta che erano rimasti nel suo studio. “Ne parlerò con Silente.. vorrei comunque sapere cosa ne pensa lui.” – disse Harry in un filo di voce. “Oh! Diamine Potter, non vorrai di certo disturbare il preside con una simile baggianata! – ridacchiò la professoressa – Silente è molto impegnato in questo periodo. Credo debba ancora far ritorno dal Ministero della Magia. Caramell ne avrà ancora per un po’.. si .. credo ancora per un po’.” “Buona giornata ragazzi!” – aggiunse sostando sulla soglia della porta mentre Harry, Ron ed Hermione si allontanavano velocemente verso la classe di Storia della Magia. Harry era tesissimo e arrabbiato, e Ron ed Hermione non osavano dire una parola mentre tutti e tre percorrevano il lungo corridoio a sud. Quando furono in vista dell’aula del professor Ruff, Hermione si fermò improvvisamente. “Che ti prende?” – sbottò Ron guardandola. “Mi sono appena dimenticata che dovevo chiedere alla McGranitt una cosa sul libro di Draco. Visto che era di buon umore tanto vale chiederglielo subito, ormai la lezione di Ruff sarà bella e finita. Voi andate avanti, vi raggiungo tra un po’.” “D’accordo… e vedi se riesci a spillarle qualche parola di più.” – disse Harry Hermione si allontanò furtiva con passo spedito nella direzione opposta. La classe di Storia della Magia era come sempre immersa in uno insano torpore. Il professor Ruff, un fantasma morto così all’improvviso che nemmeno si era mai accorto della sua conduzione, spiegava col solito tono pacato e ipnotizzante qualche cosa sulle rivoluzioni magiche che avevano portato alla formazione della prima repubblica, fluttuando sommessamente da una parte all’altra. “Che fine avevate fatto voi tre?.. Hermione dov’è?” “Tutto a posto Neville.. emm Hermione aveva da fare, contrattempi da prefetti sai.. cose così.” Il professor Ruff tossicchiò appena. “Tu che ne pensi?” - bisbigliò Ron sottovoce rivolgendosi ad Harry. “Non lo so. Insomma.. l’hai sentita anche tu no? … “ – rispose Harry brusco. “Mi sembrava un tantino euforica.” – ridacchiò Ron. Harry lo guardò torvo. “Scusa.. è che .. voglio dire.. in fondo la McGranitt è un’insegnante no? È una delle migliori qui dentro, e pensa che ci stiamo preoccupando per niente.” “Quello che pensa la McGranitt non mi importa! Sirius è in pericolo e lo sai anche tu Ron!” – borbottò Harry inquieto. “Ma Harry, che motivo abbiamo di non credere a un’insegnante come lei?” “Non lo so.. ma ignorare così .. completamente.. una notizia di questo tipo… Non ti sembra un po’ eccessivo?” “Forse.. ma insomma. Se non ci possiamo fidare manco della McGranitt da chi dovremmo andare? Silente non c’è ancora e poi l’hai sentita no? .. non possiamo disturbare il preside per una cosa del genere.” – disse timidamente Ron. “Ma da che parte stai? – borbottò Harry – comunque è vero.. sembrava molto sicura di se. Forse … ma è possibile davvero che Sirius abbia voluto giocarmi uno scherzo così idiota?.. e poi che fine ha fatto? Questo ancora nessuno ce l’ha saputo dire.” “Non lo so Harry, però se la McGranitt ci dice di non preoccuparci forse dovremmo darle ascolto. In fondo fino ad oggi non ci ha mai mentito sulle cose serie.” “Hai ragione.. “ – disse decisamente poco convinto Harry. “Hermione!” – esclamò Ron sottovoce. La ragazza era comparsa sulla porta. “Già di ritorno?” – chiese Harry aspettandosi buone notizie. “La McGranitt aveva da fare, non sono nemmeno riuscita ad entrare nello studio.” – rispose abbacchiata Hermione. “Come? Ma con chi..?” “Non lo so Harry. L’ho solo sentita parlare con qualcuno..” “Hai riconosciuto la voce? “ – chiese Ron. “No.. umm no.. no davvero. Però suonava familiare, anche se si sentiva leggermente disturbata.” “Forse stava usando la polvere volante! Come quella volta che Sirius.. emm osp.” – bofonchiò Ron. “E che dicevano?” – chiese Harry con più curiosità. “Non è che sono stata lì ferma ad origliare.. cioè emm.. ok .. lo ammetto.. qualcosa ho sentito.” – disse Hermione con un’ espressione che placidamente significava: vi prego non chiedetemi altro. “Ok.. ok .. ve lo dico… ha detto una cosa tipo .. ‘Non si preoccupi, va tutto come previsto.’ Poi ha aggiunto qualcosa come .. invitare qui a scuola qualcuno e dall’altra parte il suo interlocutore ha risposto con un ‘Bene.. mi sembra un ottima idea. Continui pure il suo lavoro e scusi il disturbo. ’ ” “E che diamine significa?” – sbottò Ron così forte che persino il professor Ruff si fermò un istante, quasi colpito di striscio da un fulmine invisibile. “Magari era Silente! Forse.. forse stava tornando dal Ministero.. ma a cosa si riferiva? chi dovevano invitare qui al castello?” “Non ne ho idea.. magari Caramell? Non so..” – rispose Hermione incerta. “Comunque la McGranitt ci nasconde qualcosa. Ne sono quasi sicura.” – aggiunse in un filo di voce, soppesando le parole. “Nasconderci qualcosa? – bofonchiò Ron allarmato – avevo appena finito di calmare Harry, ti prego non dirci nient’altro che no vogliamo sentire.” “No invece. Sta zitto Ron, Hermione dicci tutto.” - disse Harry. “Beh..” “Allora?” “Insomma, non è che abbia scoperto come funzionano gli incantesimi Primordiali, ma c’ho perso tutta la notte su quel messaggio e non credo che sia stato fatto per giocarti uno scherzo Harry. Non dopo che Jacoby ..” “Cosa c’entra Jacoby?” – la interruppe Harry. “E’ venuto a trovarmi la notte scorsa.” – disse Hermione con un tono di colpevolezza. “Cosa?!” – sbottarono sia Ron che Harry. “Eih! Ragazzi fate piano, altrimenti Ruff se ne accorgerà!” “Scusaci Nev.” “Allora? Perché ce lo dici solo adesso?” – chiese ancora Harry. “M’ero ripromessa di non dirvi niente. Sapevo che ti saresti allarmato ancora di più Harry.” “Di questo parleremo dopo Hermione, adesso.. per favore – disse quasi supplichevolmente – potresti dirci tutto quel che sai?” “Ok. In .. in realtà non so molto di più di quanto non sappiate voi… tranne che Jacoby è terrorizzato, è arrivato ferito qui al castello ed è stato aiutato da Dobby durante il tragitto.” “E poi?” – chiese Ron sgranando gli occhi. “Beh.. sembra che Jacoby sia convinto che … Sirius sia .. ecco sia.. cambiato, in qualche modo. Ha detto tante cose sconclusionate… ha parlato di voci che sente in casa.” “Voci?” – chiese Harry perplesso. “Forse è matto..” “Non è matto Ron!” – lo rimbeccò Hermione. “Ok ok, continua.” – rispose il ragazzo. “Non ho idea di cosa abbia voluto dire.. anche perché poi è svenuto.” “Svenuto? E adesso dove sta? L’ha portato in infermeria?” “Volevo farlo, ma poi ho pensato che era meglio non farlo vedere troppo in giro nel castello con tutte le stranezze che succedono questi giorni, e così ho chiesto a Dobby di portarlo nelle cucine. Ha detto che si prenderà lui cura di Jacoby.” “Hai fatto bene Hermione.. – disse Harry con un sorriso – c’è dell’altro?” “Beh.. si. Poco prima di smaterializzarsi, Dobby mi ha detto … che Jacoby gli ha detto..” “Ma se era svenuto come faceva a ..?” “Telepatia Ron. – disse Harry in fretta, rapito – continua Hermione.” “Jacoby ha detto… ‘ lui è qui , lui è ad Hogwarts ’ ” “Lui chi?” – sbottò Ron sottovoce. “Sirius?” – azzardò Hermione. “Ma andiamo! Se Sirius fosse a scuola non pensate che si sarebbe messo in contatto con noi già da tempo?” “Ha ragione Harry però – ammise Ron – e se fosse l’Alchimista?” “L’Alchimista?! .. qui?? A scuola?? Con Silente e tutti i professori che gli girano sotto il naso?” – obiettò Hermione. “In effetti.. – sospirò Harry – non credo che Silente sarebbe così sciocco da non accorgersi di un pericolo così grande dentro le mura della scuola.” “Non necessariamente.. però.. vi ricordate quella volta che il falso Moody si era infiltrato?” “Ron ma l’Alchimista non userà di certo trucchetti così bassi come la pozione Polisucco. Anche se… la professoressa Sospiria non mi convince molto.” “Quella nuova di Astronomia? Che ha fatto?” – chiese Harry. “Oh.. oh da brividi! Dovreste vederla! Traffica sempre con un’ampollina ripiena di un vapore argentato, e ha una voce d’oltretomba.” “E tu pensi che l’Alchimista possa essere lei?” – chiese Harry incredulo. “Potrebbe.” – ammise Hermione. “Ma l’Alchimista non è un uomo?!” – disse Ron alzando una mano. “Beh.. nessuno lo sa. Ricordate quello che mi ha detto Netheril? Nessuno l’ha mai visto in faccia.” Ci fu un minuto di silenzio. Nessuno dei tre sapeva bene cosa dire. Erano a un punto morto. Le piste da seguire erano molteplici e una più improbabile dell’altra. “Ora … che si fa?” – chiese Ron guardando i suoi amici con apprensione. “Andiamo da Silente?” “Sembra l’unica cosa che c’è rimasta da fare.” “Ma come faremo? Di sicuro la McGranitt non ci scollerà gli occhi di dosso dopo oggi.” “E’ quasi ora di pranzo ormai. – disse la ragazza tranquilla - Appena finito di mangiare sgattaioleremo su fino alla statua del Gargoyle e poi ci nasconderemo sotto il mantello dell’invisibilità.” – disse Hermione. “Per fare cosa?” – chiese Harry. “Aspetteremo che qualche insegnante vada dal preside e ci intrufoleremo con lui nello studio, poi quando se ne sarà andato potremo toglierci il mantello e parlare con Silente.” “Ma potremmo pure aspettare ore ed ore Hermione, prima che qualche insegnante si decida ad andare dal preside!” “Umm.. no invece – rispose la ragazza con un’espressione soddisfatta nella voce – quando ci hanno informato che Silente se ne sarebbe andato al ministero oggi, poco prima che me ne andassi ho sentito Vitius dire al preside che si sarebbero incontrati oggi pomeriggio verso dopo pranzo per una partita di Bowling.” “Non ti sfugge niente a te eh?” – disse soddisfatto Ron. “Hermione, lasciatelo dire: sei un genio!” – la apostrofò Harry scocchiandole un bacio sulla guancia. La ragazza arrossì vistosamente compiaciuta, ma non tanto quanto le orecchie di Ron che per poco mancarono di sbuffare fumo. Non se ne erano nemmeno accorti, ma il professor Ruff aveva smesso di parlare e si stava domandando che fine avessero fatto i gemelli Weasley. “Quello è più svampito della Cooman.” – ridacchiò Ron. “Beh.. andiamo a mettere qualcosa sotto i denti?” – suggerì Harry, carico di una nuova energia. “Ci sto! Eih Neville! Perché poi non racconti ad Harry e Ron come è andata con Cho Chang?” Il ragazzo arrossì facendo cadere tutti i suoi libri. “Si sono visti?!!” – disse incredulo Ron. “Eh già.. e io gli ho dato una … emm spintarella.” – aggiunse Hermione. Ritrovato almeno in parte il buon umore, tutti e tre uscirono allegri dall’aula di Storia della Magia diretti verso la Sala Grande.
  
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