Libri > Le Cronache di Narnia
Segui la storia  |       
Autore: ranyare    15/12/2013    2 recensioni
Aslan ha abbandonato Narnia da molti secoli e solo pochi, strenui abitanti di Narnia credono nel suo ritorno: fra loro, inaspettatamente, c'è anche il giovane condottiero che ha tradito Telmar per guidare i narniani alla rivolta.
La guerra si profila all'orizzonte ma Caspian, assieme agli Antichi Re ritornati dal passato, potrebbe non essere in grado di far fronte a questo scontro che promette di stroncare fin troppe vite.
Ma un potere antico, quasi dimenticato, è pronto a giungere in loro soccorso, col volto di quattro fanciulle nate dallo stesso sangue di Narnia.
[CORREZIONE CAPITOLI: 05/35]
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian, Miraz, Peter Pevensie, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Narnia's ~R~'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
34 chap

Narnia's Rebirth
44th Chapter

Deconstruct - Epica

.
.

._

._

_

_

 

-Lucy troverà Aslan, in qualche modo. È sempre stata la sua diletta.-

Susan non aveva avuto torto: Lucy Pevensie era sempre stata la preferita di Aslan, forse per la sua natura dolce ed estremamente buona, ed era l’unica fra loro che avrebbe avuto qualche possibilità di incontrarlo – forse perché era proprio l’unica a credere ancora in lui.

Il piano che i Re e la Regina avevano ideato per ritrovare il grande leone le era parso incredibilmente ben congegnato, tanto da spingerla ad accettare la preghiera che Edmund le aveva rivolto per chiederle di accompagnare la piccola in una delle foreste più profonde e pericolose di Narnia.

Avevano superato da circa un’ora il Prato Ballerino e si stavano addentrando sempre di più fra quegli alberi dormienti di cui Talia, soffrendo, non poteva più avvertire il respiro quieto ma costante; aveva però avvertito la presenza di una squadra di telmarini ad una manciata di iarde dietro di loro sin dal momento in cui avevano lasciato la Tana di Aslan e, adesso, aveva mandato avanti Lucy al galoppo, fermandosi per rallentare i loro inseguitori.

-Non rischiare inutilmente, Talia. Trattieni i telmarini, se riesci, ma non mettere a repentaglio la tua vita.-

Mirime era riuscita a cogliere immediatamente il lampo cupo nei suoi occhi, sì: l’Ancella dell’Aria l’aveva presa da parte e le aveva bruscamente messo in chiaro quella scomoda verità, pronunciando le esatte parole che Talia non avrebbe voluto sentire.

Saggiò la corda del proprio arco, sentendolo vibrare delicatamente sotto le dita.

I suoi poteri erano scomparsi, debilitati dalla brusca sparizione di Siria, ma possedeva ancora forza e velocità a sufficienza per sterminare almeno quel manipolo di telmarini che, adesso, poteva vedere distintamente a poche iarde dinanzi a lei, mentre frustavano i cavalli già lanciati al galoppo.

-Ti amo.-

Soltanto Caleb era riuscito a far breccia in quell’armatura dietro cui si era trincerata dopo aver avvertito la morte della propria amica.

Caleb le aveva ricordato quanto l’amava, con quelle parole semplici eppure piene di sentimento; Caleb aveva voluto farle presente che non tutto era perduto, che – insieme – avrebbero potuto avere ragione di quel dolore pulsante che non si era minimamente acquietato nel cuore della mezz’elfa; Caleb le aveva permesso di rimettersi in sesto abbastanza a lungo per darle la forza di sorridergli, esausta ma ancora in piedi, prima che Destriero s’impennasse per poi scagliarsi nella folle corsa attraverso il bosco.

Ma nemmeno lui aveva potuto aver ragione della sete di vendetta che, adesso, le riempiva la bocca del sapore acre e disgustoso del sangue.

-Fatevi avanti, su. Non chiedo altro.- sibilò, portando l’arco lungo in tensione ed accostando l’asta della freccia alla guancia: così facendo, però, sentì il polsino della casacca sfiorare un punto del collo più sensibile del normale – l’angoletto di pelle su cui il sigillo di Iona aveva perdurato per tanti anni –, rammentandole così ciò che aveva perduto e l’assenza simile ad una voragine che avvertiva dentro di sé.

Siria aveva adempiuto alla sua promessa, portando con sé il marchio di quel giuramento che le aveva unite l’una all’altra.

Talia serrò le unghie sul legno, digrignando i denti ma sforzandosi di non piangere: tirò a sé la corda, mentre l’odio le pulsava nelle orecchie uccidendo ogni altro rumore attorno a lei, focalizzando l’attenzione sulla maschera di ferro del telmarino che stava per attaccarla.

E poi non rimase altro che morte.

 .

 .

 .

-Dai, Destriero!- gemette Lucy, spaventata, spronando il bellissimo frisone quando, guardando indietro, vide uno dei guerrieri telmarini farsi sempre più vicino a lei.

Il cavallo di Caspian lanciò un nitrito disperato, abbassando la testa e spingendosi al massimo delle proprie possibilità – ma era stanchissimo, avevano corso per un sacco di tempo senza mai rallentare e aveva già la schiuma alla bocca, Lucy sapeva che avrebbe dovuto farlo riposare subito per evitargli un mancamento…

Un lampo dorato nel verde della foresta.

La ragazzina lanciò un’occhiata incredula agli alberi che, sfocati, scorrevano attorno a lei ad una velocità straordinaria: le era sembrato di scorgere qualcosa di familiare fra quei tronchi così immobili…

-Aslan?- sussurrò, speranzosa, le iridi celesti che s’illuminavano di una nuova speranza: tirò bruscamente le redini di Destriero, lanciandolo alla propria sinistra quando scorse ancora una volta il baluginio della folta criniera del familiare, imponente signore di Narnia.

Il ruggito del leone precedette di pochi attimi la sua trionfale apparizione: l’enorme felino si scagliò fuori dalla macchia arborea con la rapidità di una freccia scoccata, balzando sull’inseguitore di Lucy senza la minima esitazione e squarciandogli il petto dalla spalla al ventre quando il telmarino provò a colpirlo.

Rotolò a terra, Aslan, riempiendosi la criniera di foglie secche mentre il cavallo dell’uomo scappava via; Lucy, senza esitare, fermò Destriero e ne discese, sentendo il cuore battere forte nel suo piccolo petto.

-Aslan!- chiamò, più felice di quanto non fosse mai stata nell’ultimo periodo.

E Aslan si voltò, sorridendole con quegli occhi bruni e lucenti che lei non aveva mai dimenticato, annuendo ed alzandosi in piedi giusto un istante prima che Lucy gli si lanciasse addosso per abbracciarlo con tanta forza da far capitombolare entrambi, nuovamente, a terra.

Rise, il leone, rise di quella risata calda e rassicurante che Lucy adorava, chinando la grande testa per avvolgerla nel profumo di muschio e di Sole della sua folta criniera.

 -Sapevo che eri tu, fin dall’inizio…- singhiozzò lei, ridendo a sua volta, stringendosi forte a quel pelo morbido con la meravigliosa consapevolezza di sapere, finalmente, che le cose stavano per sistemarsi.

Si staccò da Aslan soltanto dopo essersi calmata un poco, squadrandolo dal basso verso l’alto e sgranando gli occhi. -Sei cresciuto!- esclamò, stupita: non credeva che anche Aslan potesse cambiare, lo aveva sempre immaginato come un essere immutabile ed eterno – un po’ come il cielo e le stelle.

-Come tu cresci un po’ ogni anno, anche io cambio col passare del tempo.- le spiegò lui, con la voce più calda e profonda di quanto lei non rammentasse. Lucy annuì, sentendo un nuovo groppo in gola annodarsi ed impedirle di parlare, limitandosi ad accoccolarsi un’altra volta contro di lui.

-Cosa ti è successo, Aslan? Perché non sei venuto a salvarci, questa volta?- mugolò, sentendo l’angoscia ripresentarsi dentro di sé al pensiero di quante cose erano successe in quell’anno che era trascorso dal momento in cui, per la seconda volta, avevano messo piede a Narnia.

Aslan non rispose immediatamente. Si sedette con grazia nell’incavo delle radici di un grosso faggio, lasciando che Lucy s’accomodasse fra le sue gigantesche zampe e volgesse gli occhioni pieni di domande verso di lui.

-Le cose non accadono mai due volte allo stesso modo.- si limitò ad affermare, enigmatico come sempre, strappando uno sbuffo esasperato alla bambina.

-Ma… avresti potuto impedire tante cose!- protestò, infatti, la piccola Lucy: Aslan avrebbe potuto evitare che Siria venisse rapita, assieme alle sue amiche, da Angus Flynch… avrebbe potuto far sì che la rossa non scappasse dalla Tana e non si sacrificasse per tutti loro, avrebbe potuto fare tante cose per impedire ciò che, invece, aveva lasciato accadere.

Aslan abbassò il capo, mentre i suoi occhi s’incupivano al pensiero di quella figlia che non era riuscito – ancora una volta – a proteggere come avrebbe voluto e dovuto fare.

-Cose che vi hanno insegnato più di quanto io avrei mai potuto.- contraddisse, pacatamente, la piccola Lucy: se lui fosse intervenuto per proteggere le sue Figlie, Caspian e i giovani Pevensie, nessuno di loro avrebbe mai imparato nulla di ciò che quell’anno di guerriglia e preparazione aveva permesso loro di capire e accettare. Era un concetto difficile e, per certi versi, crudele, ma Lucy era una giovane intelligente e Aslan sapeva che, alla fine, avrebbe capito.

La vide però intristirsi, probabilmente al pensiero della morte orribile di Siria. Lucy era sempre stata molto dolce ed estremamente sensibile, non lo sorprendeva affatto vederla tanto sconvolta per la sparizione di una persona a lei cara… -Non piangere chi se n’è andato, Lucy. La vita è piena di sorprese.- la consolò, cullandola fra le zampe e strofinando il muso contro di lei.

La bimba ridacchiò, tirando su col naso ed asciugandosi gli occhi, incapace di tenergli il broncio troppo a lungo.

-E, ora come ora, tu che sorpresa hai in serbo per questo disastro?- gli chiese, ironica e spigliata come sempre, strappandogli una risata enigmatica ed un lungo sguardo di quelle profonde, antiche iridi brune. -…rawr?- tentò allora Lucy, mimando un ruggito ed un’artigliata con la manina piccola e soffice.

Il leone si alzò in piedi, divertito, guardandola con orgoglio ed infinita pazienza.

-Esattamente, mia piccola Lucy.- annuì, prima di rovesciare la testa verso il cielo e lanciare un ruggito che poté udirsi in tutta Narnia.

La terra stessa tremò, quando il canto di Aslan richiamò alla vita le creature che per lunghi secoli avevano celato se stesse.

Le fronde degli alberi fremettero d’impazienza quando driadi e silfidi comparvero danzando fra i loro rami, accogliendo le ninfe dei boschi e dei venti in un abbraccio materno ed amorevole; dalla penombra della foresta emersero le figure, dapprima sfocate, di decine di creature di Narnia che Lucy non credeva esistere ancora – troll, goblin, lupi delle montagne e tantissimi altri – mentre, alle loro spalle, si delineava il profilo più familiare delle impalpabili nereidi e delle ben più concrete naiadi.

Lucy trasalì, sentendo un sorriso entusiasta schiudersi sul proprio volto quando riconobbe le inconfondibili iridi dorate della sua adorata amica Shaylee.

-Shaylee!- esclamò, incapace di trattenersi, correndo ad abbracciarla e stringendosi forte alla vita esile di quella giovane ninfa a cui tanto si era affezionata durante l’ultimo anno.

Shaylee sorrise, emozionata, stringendo a sé la piccola Pevensie e chiudendo per un istante gli occhi per assaporare quel minuscolo attimo di gioia che si era appena acceso dentro di lei: era così bello rivedere Lucy dopo tante settimane…

-Ciao, piccola.- mormorò, chinando il capo e lasciandosi confondere – per un breve istante – dal profumo fresco e frizzante intriso nella lunga chioma castana di Lucy.

Sapeva di casa, quella bambina.

Rimase abbracciata alla ragazzina per quella che le parve un’eternità, sotto gli sguardi orgogliosi di Aslan e di Mairead; ma, quando si accorse di essere osservata, alzò il volto e si ricompose, permettendo però a Lucy di rimanere stretta a lei.

-È arrivato il momento, Aslan?- domandò, dominando l’emozione che sentiva agitarle il cuore al cospetto del signore incontrastato di tutta Narnia – era passato talmente tanto tempo dal loro primo incontro che Shay, vergognandosene, si era convinta di averlo solamente sognato…

Le iridi grandi e lucenti del leone si posarono su di lei, spingendola a chinare la testa in segno di rispetto; sorrideva, Aslan, fiero di quella naiade che aveva osservato a lungo e che, finalmente, vedeva sicura di sé e della strada che aveva deciso di percorrere. -Sì, mia cara.- annuì, prima di volgersi verso la bellissima Sovrana che aveva guidato il popolo di Narnia da quando lui se n’era andato. -Mairead, mia signora.- la salutò, abbassando la grande testa davanti a lei.

Mairead sorrise, altera e misteriosa come sempre, comprendendo il muto ringraziamento che Aslan le stava rivolgendo con quell’inchino.

-Ti affido Lucy.- aggiunse lui, rialzando il muso e vedendo la ninfa annuire in risposta.

Mairead sapeva bene dove lui doveva andare, adesso.

-Sarà al sicuro.- gli assicurò, stringendo le lunghe dita affusolate sullo scettro incantato che Aslan stesso le aveva donato secoli e secoli prima; la pietra azzurra incastonata nell’estremità superiore sfolgorò di bagliori argentati quando la Sovrana s’inchinò a sua volta al cospetto del grande leone, rispettosa, prima che il felino si voltasse per avviarsi verso il profondo della foresta.

-Mairead?- sentì squittire, e si voltò per rivolgere un sorriso alla più giovane dei Quattro regnanti venuti dal passato. -L’ultima volta che vi ho incontrato eravate completamente d’acqua, maestà.- la salutò Lucy, riconoscendola con entusiasmo e lasciando andare Shaylee per rivolgere una riverenza molto aggraziata all’antica naiade.

-Come Shaylee, anche io e le altre naiadi abbiamo dovuto adattarci quando Narnia è cambiata.- le spiegò, intenerita dalla dolcezza speciale di quella ragazzina che non era cambiata nemmeno dopo tutti quegli anni. -L’acqua di ogni mondo è sempre collegata, non esiste una polla che possa vivere a sé stante; Aysell ha perduto il controllo sul proprio elemento, e tutte noi soffriamo con lei.- continuò, vedendo Shaylee, alle spalle di Lucy,  incupirsi quando nominò la sua adorata sorellina.

La giovane umana annuì, rammentando le lezioni che le erano state impartite durante il periodo in cui aveva vissuto e regnato a Narnia.

 .

“Le naiadi e le nereidi sono ninfe dell’acqua e da acqua sono composte, ma soltanto le prime fra loro possono assumere altre forme come, ad esempio, quella umana.

È un processo di trasformazione non istantaneo, che richiede molta energia ed una notevole capacità di concentrazione: la maggior parte di questa razza di ninfe preferisce, infatti, assumere una forma sola durante la propria esistenza.

Una volta mutate, però, le naiadi sono in grado di adattarsi perfettamente al proprio nuovo aspetto fino a che non sarà necessario tornare alla propria forma originaria: in questo caso, tuttavia, la spesa di forze sarà uguale – se non maggiore – a quella utilizzata durante il cambiamento precedente.

Si dice che soltanto creature come la Guardiana dell’Acqua, la Terza delle Figlie di Aslan, sia in grado di trasformarsi in pochi attimi e senza dispendio di energie: questa mitologica creatura (non ancora ritrovata) appartiene sicuramente ad una di queste due famiglie di ninfe, essendo esse tutte collegate dall’indissolubile legame che unisce le creature dell’acqua.”

  .

-Potremmo non essere in grado di combattere se assumessimo la nostra forma originaria, Lucy. Saremmo troppo instabili.- la voce di Shaylee strappò la piccola Pevensie dai propri ricordi, facendola sussultare. Lucy alzò lo sguardo, mortificata dalla propria distrazione, appena in tempo per vedere l’amica naiade lanciare un’occhiata pensierosa alla figura già lontana di Aslan. -Fino a che Aslan non avrà sistemato le cose, la soluzione più sicura è rimanere umane.- aggiunse, ma la piccola capì che stava parlando più a se stessa che con lei e non rispose, rimanendo a guardare il leone fino a che non lo vide scomparire nel folto del bosco.

Sarebbe tornato, Lucy non aveva mai smesso di crederci e certo non lo avrebbe fatto adesso: eppure vederlo andare via le fece male come mai prima di quel momento.

Shay sospirò, ravviandosi la treccia bruna dietro la spalla e drizzando appena la schiena.

-Forza, non abbiamo tempo da perdere.- affermò, prendendo Lucy per mano e conducendola con sé alla destra di Mairead. -Peter e gli altri stanno aspettando soltanto noi.-

 .

§

 .

Il clangore delle spade era assordante.

Peter rotolò su se stesso, sfilandosi dal letale ingaggio di Miraz appena in tempo; alzò lo scudo, proteggendo il braccio – ferito pochi attimi prima – quando la pesante spada di Miraz si lanciò in una nuova scarica di colpi che lui riuscì a malapena a parare.

Aysell represse il desiderio di imprecare mordendosi un labbro, tenendo gli occhi inchiodati sul duello in corso a pochi metri da lei.

-Così si farà ammazzare!- mugugnò, lanciando una veloce occhiata a Edmund Pevensie che, come lei, non riusciva a staccare lo sguardo dallo scontro che vedeva coinvolto suo fratello maggiore. -A cosa può servire un Supremo Re morto!? Edmund, fai qualcosa!- aggiunse la giovane naiade, indicando il biondo con un ampio gesto del braccio.

Edmund, però, scosse la testa.

-Peter non ha bisogno di me, adesso.- le rispose soltanto, senza allontanare le iridi scure da Peter – aveva uno sguardo tremendamente intenso, notò Mirime, studiando l’espressione corrucciata e pensierosa del più giovane dei Re.

L’idea che Caspian aveva proposto poche ore prima era stata approvata praticamente all’unanimità dal consiglio improvvisato che avevano tenuto in una delle salette della Tana: il Re Supremo aveva sfidato a duello l’usurpatore telmarino, pungolandone l’orgoglio tramite il messaggio che Edmund stesso si era premurato di riferire a Miraz, per decidere la sorte di quella battaglia senza inutili spargimenti di sangue.

Tutti quanti sapevano perfettamente quanto quello fosse soltanto un tentativo di prendere tempo per permettere a Lucy e a Talia di trovare Aslan e risistemare l’equilibrio delle Figlie superstiti, ma l’idea era che Peter tentasse almeno di sopravvivere…

L’Ancella dell’Aria tornò a soppesare l’Alto Re di Narnia, pensierosa.

Peter Pevensie combatteva con una furia che aveva visto ben poche volte nel volto di un uomo: aveva, negli occhi, la rabbia e la determinazione di un innocente condannato a morte – metteva tutto se stesso nei colpi della propria spada, attaccando come se stesse cercando di vincere non soltanto Miraz ma, soprattutto, tutti i pensieri che gli avevano corroso lo spirito da quando Siria se n’era andata.

Combatteva per dimenticare ciò che le aveva fatto, comprese la pleiade, guardando il biondo balzare in piedi e scagliarsi addosso al nemico con forse anche più furia di quanta ne avesse usata sino a quel momento.

Combatteva contro i propri demoni, Peter Pevensie, e nessuno avrebbe potuto arrestare la determinazione con cui stava lottando in quell’istante.

-Vincerà.- mormorò Caspian, fermo sull’attenti al fianco della ninfa mora, serrando convulsamente la mano destra sull’elsa della spada.

Da quando era arrivata alla Tana, poche ore prima, Mirime gli aveva sentito pronunciare giusto una manciata di parole: tutto ciò che il principe Caspian aveva detto le era sembrato corretto, misurato ma, purtroppo, estremamente e profondamente sofferto.

C’era l’ombra della morte, negli occhi di quel futuro Re.

Il ragazzo digrignò i denti, masticando un’imprecazione quando vide Peter, esausto, chiedere una breve pausa all’avversario.

-Le deve almeno questo.- sussurrò, rivolto più a se stesso che alla ninfa dei venti, prima di farsi avanti per sostenere il proprio Re.

 .

§

 .

“È giunto il momento, Siria.”

Riversa a terra in quel talamo di cenere che l’aveva vista sacrificarsi per il più nobile dei motivi, velata soltanto da quella sua cascata di lucenti capelli rossi, la Paladina del Fuoco dormiva il primo vero sonno tranquillo della sua vita.

Mosse appena il capo, scacciando la polvere nera che le irritava le palpebre socchiuse, mentre le iridi si muovevano, agitate, sotto il velo di quella pelle sottile.

“È ora di svegliarsi, figlia mia.”

Scosse ancora una volta la testa, imbronciandosi persino nel dormiveglia: non aveva la minima intenzione di sottrarsi a quella pace in cui si stava lasciando naufragare da quando la presenza di sua madre l’aveva abbandonata, no… in quel mondo selvaggio e ostile la aspettavano solamente dolore e solitudine, non aveva proprio voglia di ricominciare a combattere così presto. Voleva godersela soltanto un altro po’, non c’era niente di male… rotolò su se stessa, avvolgendosi ancor di più in quel lenzuolo scarlatto intessuto di capelli e braci morenti, scacciando la sensazione – piuttosto vivida, oltretutto – di non essere sola.

“Avrai tutto il tempo del mondo per imparare ad amarti, mia cara… adesso, però, devi aprire gli occhi e tornare alla vita.”

A chi apparteneva quella voce? Le sembrava di averla conosciuta molto tempo prima… eppure, nonostante le suonasse familiare, non riusciva a dare un nome alla sensazione di calore e affetto che sembrava trasparire da quelle parole sussurrate alla sua mente assopita.

Era quasi come se una presenza che le era mancata per tantissimo tempo fosse finalmente tornata da lei, abbracciandola e cullandola in una stretta piena d’amore e di sollievo per averla ritrovata.

Le diceva di svegliarsi, quel qualcuno che la amava ma che lei non era in grado di riconoscere; le diceva che doveva andare, che doveva tornare alla vita che la stava aspettando al di là di ciò che rimaneva delle colline di Archen – ma se poi l’avesse perduta? Se, destandosi, quella persona sconosciuta se ne fosse andata un’altra volta?

Qualcosa, dentro di lei, si ribellava all’idea di lasciarla andare: aveva aspettato così tanto per riabbracciarla…

Una risata calda e rassicurante le riempì l’anima, strappandole un sorriso spontaneo e sincero che distese i lineamenti contratti del suo bel volto.

“Sii serena, mia cara bambina. Io non ti lascerò più.”

 .

§

 .

Aysell scambiò un’occhiata pensierosa con Mirime, per nulla rassicurata dalla presenza del piccolo drappello di soldati che, appena dietro i luogotenenti di Miraz, si era avvicinato al colonnato in rovina in cui si stavano fronteggiando Peter ed il re telmarino.

Miraz era in ginocchio, ferito ed inerme davanti alla spada di Peter. Contro ogni aspettativa – nonostante le ferite, il dolore, la rabbia – il giovane Pevensie era riuscito a ribaltare le sorti di quel duello e ora era lì, con in pugno la vita di quell’uomo che tanto male aveva liberato a Narnia, impugnando una lama che tremava della stessa furia che gli brillava negli occhi.

Aysell si morse un labbro, preoccupata.

Non conosceva bene nessuno dei Pevensie, vero, ma le era parso di capire che Peter fosse un guerriero estremamente leale – un idiota, certo, ma di sicuro non qualcuno in grado di giustiziare un uomo disarmato.

Miraz aveva fatto del male a tutti loro, era vero, ma non meritava una fine del genere: la sua morte non avrebbe risolto quella guerra né fermato l’esercito che si era ammassato davanti alla Tana – avrebbe solamente portato ancora più oscurità nel cuore dell’Alto Re di Narnia.

Edmund, accanto a lei, fissava il fratello: forse era d’accordo con la sua riflessione, forse anche lui pensava che Peter non dovesse finire Miraz… ma sussultò, sorpreso, nello stesso istante in cui la naiade trasalì: Peter aveva abbassato la spada e si era voltato verso Caspian, porgendogliela e facendosi, poi, da parte.

Quella vendetta non gli spettava, sembrava voler dire l’atteggiamento del Re Supremo: aveva ceduto il posto a Caspian, dandogli la possibilità di vendicare tutti coloro che il principe aveva perduto a causa di quel malvagio essere umano – suo padre, il suo regno, Siria…

Da quel poco tempo che aveva passato alla Tana, Aysell era riuscita a comprendere quanto forte e solido fosse stato il legame fra la raminga e Caspian: non osava nemmeno pensare a quanto dolore stesse provando il ragazzo in quel momento…

Peter – incredibile a dirsi – aveva compiuto un gesto molto onorevole nei confronti del moro: gli aveva dato la possibilità di uccidere il responsabile di mille e mille atrocità e, soprattutto, non lo stava lasciando solo ad affrontare Miraz, rimanendo al suo fianco come avrebbe fatto soltanto un vero amico.

Nemmeno Caspian avrebbe dovuto uccidere quell’uomo.

Aysell strinse i pugni, imponendosi l’autocontrollo necessario per non scoppiare di nuovo in lacrime: uccidere Miraz non avrebbe riportato indietro Siria… niente e nessuno avrebbe mai potuto restituire la raminga alle persone che l’avevano amata.

Ma Caspian lo avrebbe capito? Sarebbe stato in grado di vedere oltre l’odio e la sofferenza?

Sentì il principe mormorare qualcosa, vide Miraz rispondergli e chinare il capo, sconfitto dinanzi a quel nipote che aveva tentato di uccidere in tutti i modi; e chiuse gli occhi, la giovane naiade, voltando la testa per non costringersi a guardare quell’esecuzione che avrebbe tanto voluto poter fermare.

Il grido disperato, sofferto, ruggito di Caspian le ghiacciò il sangue nelle vene, appena prima che il sibilo della spada ed un tonfo alquanto sinistro la facessero trasalire ancora una volta.

Sentì Mirime espirare al proprio fianco, avvertì il fiato di Edmund mozzarsi all’improvviso: aprì gli occhi, incapace di capire che cosa stesse succedendo, giusto in tempo per vedere Caspian voltarsi verso la Tana con gli occhi pieni di lacrime mentre Miraz, incredulo, guardava la spada del giovane principe vibrare a pochi centimetri dal proprio volto.

La ninfa sentì qualcosa di simile ad una scossa elettrica attraversarla, mentre un sorriso incredulo le si apriva in viso: Caspian non lo aveva ucciso!

Incredula, vide Peter sorridere stancamente e dare una pacca sulla spalla al ragazzo, ottenendo in risposta uno sguardo confuso ma, in un qualche modo, trionfante; il biondo annuì, lanciandogli un’occhiata che poteva essere definita soltanto orgogliosa, passandogli un braccio intorno alla spalla e conducendolo verso la delegazione narniana mentre l’intero esercito li acclamava.

-Siria sarebbe fiera di loro. Di tutti e due.- mormorò Edmund a bassa voce, in modo da non farsi sentire dai due ragazzi, permettendosi un breve sorriso che, tuttavia, non illuminò del tutto il suo sguardo rapace.

Aysell si sfregò gli occhi, sentendosi pienamente concorde a quell’affermazione: Peter non le piaceva e lo avrebbe odiato – forse per sempre – ma sì, Siria sarebbe stata fiera di entrambi, se fosse stata lì sarebbe stata così felice di vederli uscire trionfanti ed immacolati da quella sfida…

-Era molto legata a Peter?- sentì domandare Mirime al bruno. Edmund annuì.

-Più di quanto si possa spiegare.- fu la risposta che diede alla pleiade, prima di farsi avanti per controllare che il fratello fosse ancora tutto intero; Peter però lo fermò immediatamente, facendogli cenno di seguirlo mentre lo superava assieme a Caspian.

-Torniamo alla Tana e prepariamoci. Non è ancora finita.- lo sentì sussurrare Aysell mentre il Re passava accanto alle due ninfe col passo determinato di sempre; Mirime, rapida, le toccò una spalla per farle cenno di seguirla, accodandosi ai tre Re assieme alla naiade.

-È andata bene, no?- le domandò la bionda, mentre camminavano fra le rocce semidivorate dal muschio che costellavano quel pezzo di prateria.

-Più che bene.- le confermò l’altra, intrecciando una ciocca di capelli alle lunghe dita e lanciando un’occhiata pensierosa ai tre ragazzi. -Edmund Pevensie ha ragione: hanno dimostrato entrambi di essere degni di essere chiamati Re.- aggiunse, in quel tono lontano e distaccato che – Aysell lo sapeva bene – assumeva quando stava riflettendo su qualcosa di importante.

Avanzò di qualche passo, rispettando il bisogno dell’amica di riflettere, lanciando un’occhiata intorno a sé: una volta quel pianale era stato l’altare sacrificale della Strega Bianca ma, ora non rimanevano altro che sconnesse pietre bianche oramai spezzate…

Uno strano riflesso grigiastro.

Aggrottò le sopracciglia, perplessa: era cresciuta fra le alte montagne che dividevano Narnia da Ettins e, nel corso dei secoli, aveva imparato a riconoscere tutti i modi in cui la luce poteva rifrangersi sulla roccia… ma quella non era una luminescenza normale.

Un riflesso metallico.

Si voltò di scatto, improvvisamente spaventata… appena in tempo per vedere il luogotenente di Miraz pugnalare il proprio re con una freccia dalle piume scarlatte.

-CASPIAN! PETER!- strillò, inorridendo quando vide l’usurpatore cadere e le guardie del nobile – Sopespian, si chiamava? – rompere le righe e scagliarsi verso di loro.

-TRADIMENTO!- urlò il telmarino, sorridendo trionfante davanti all’agonizzante corpo di Miraz. -NARNIA CI HA TRADITI!-

I tre ragazzi si voltarono di scatto, sguainando le spade e lanciandosi verso i nemici senza esitare nemmeno un istante; anche Mirime, senza scomporsi, distese una mano ed evocò la propria arma prediletta dal limbo in cui la sua energia la teneva racchiusa – Mirime era magica anche senza i propri poteri, rammentò Aysell, vedendo la lunga asta apparire fra le dita dell’amica e le lame gemelle lampeggiare nel sole di Narnia; non aveva problemi ad evocare qualcosa creato da una magia diversa da quella dell’Aria, e__

Aysell si batté una mano sulla fronte, stupita dalla propria lentezza: si concentrò sulla propria energia vitale, guardando le pietre incastonate nei propri bracciali illuminarsi e prendere istantaneamente la forma dei pugnali che aveva utilizzato anche contro Nikabrik.

Anche lei poteva evocare quel tipo di magia, perché si legava alla sua mente e non all’Acqua: come aveva fatto a dimenticarlo!?

Scuotendo la testa, esasperata, Aysell corse verso il cuore dello scontro; schivò il primo colpo abbassandosi di scatto e pugnalando l’aggressore al ventre, allontanandosi quasi subito per volgersi verso un altro avversario.

Peter, più accorto di lei, vide l’uomo ferito agguantare la propria lancia per prendere Aysell alle spalle; reprimendo il desiderio d’imprecare, brandì Rhindon e calò con forza la fidata spada sul braccio del telmarino, mozzandoglielo di netto e rendendolo innocuo.

-Mettiti al sicuro, accidenti!- abbaiò in direzione di Aysell che, sorpresa dal suono delle ossa che si spezzavano, si era voltata verso di lui e adesso lo stava fissando con un’espressione totalmente allibita.

-Me la cavo benissimo!- fu l’unica risposta che Peter ottenne da lei ma, prima che potesse urlarle in faccia quanto si stesse comportando da sciocca, la ragazza incespicò, schivando per un pelo la lama di un’ascia leggera scagliata contro di lei.

-Certo, come no!- sbottò lui, esasperato; però, vedendo che Aysell non gli dava minimamente retta, sbuffò e la prese per un braccio, costringendola a guardarlo in faccia. -Senti, fila subito da Susan e rimani fuori dai piedi fino a che non potrai annegarli tutti!- le impose, bruscamente, in un tono talmente perentorio da farla sussultare.

-D’accordo!- pigolò la ragazza, allibita dall’autorità che aveva sentito vibrare nella voce di lui, scivolando via dalla sua presa e dirigendosi di corsa verso la Tana di Aslan.

Certo che quell’idiota sa come dare ordini, si disse, mentre si arrampicava sulla scala pericolante che l’avrebbe condotta dagli arcieri che Susan aveva disposto sopra l’accesso della cripta; scosse la testa, imbronciata e sorpresa, in risposta all’occhiata interrogativa che le lanciò la Regina nel vederla arrivare.

-Accidenti a lui, stavo quasi per mettermi sull’attenti!- mugugnò fra sé, contrariata, ma non poté fare a meno di provare una fitta di ammirazione quando, lanciando uno sguardo verso i tre Re e Mirime, vide il biondo sterminare i telmarini senza una briciola di esitazione.

Forse, con una guida come lui, non tutto era perduto

 .

§

 .

Gli occhi di Siria si schiusero con dolcezza, accompagnati dalla delicata sensazione di affetto che aveva avvertito durante il sonno e che, contrariamente a quanto aveva temuto, non si stava dissolvendo.

Le colline di Archen erano soltanto un ricordo: sotto le sue mani c’era, adesso, un terreno nerastro e brullo che si stendeva fino a dove istanti, ore, giorni prima c’era stata solo tanta erba spazzata dal vento… sarebbero rimaste nere di cenere per sempre, Siria lo sapeva.

Lì la fenice era morta. Era morta per poi risorgere.

Inspirò profondamente, serena come mai prima, sentendo i polmoni riempirsi di quell’aria fredda e pura che le trasmise un profondo senso di pace e di libertà.

Non c’era più odio nel suo cuore, non c’era più quel mostro che Jadis aveva impiantato fra le sue carni: la sua anima, adesso, aveva la possibilità e la forza di volare via, di ardere e di esplodere in un tripudio di luci e di fiamme.

Sorrise, chiudendo ancora gli occhi e sentendo la magia scoppiettare liquida e pura appena sotto la sua pelle: era un fiume in piena che la riempiva, che donava ai suoi muscoli ed al suo cuore nuovo coraggio, nuovo vigore.

Un solo battito d’ali, e le colline di Archen rimasero alle sue spalle.

Si guardò intorno, una volta abbandonato il fuoco che l’aveva riportata indietro, trovando nella foresta di Narnia una vita che non vi aveva mai scorto prima – un lento battito appena celato sotto le cortecce immote degli alberi. Gli occhi di una strega potevano distinguere ogni anelito di magia, ogni sprazzo di vita in ciò che la circondava: l’energia che le scorreva nelle vene non era più malvagia ed incontrollata, ma impaziente di bruciare con tutto il proprio ardore.

Per la prima volta nella sua vita Siria si sentì davvero Siria.

Una strega, una donna, una guerriera; un’amante, una compagna, un’amica fedele; era in grado di essere tutto ciò che desiderava, tutto ciò che il suo cuore aveva bisogno di sentire.

Si era finalmente liberata della bestia che Jadis aveva impiantato dentro di lei, costringendola a temere se stessa e la propria natura: ora non era più un’agonia lasciar scorrere fra le dita rivoli di magia, densi come il sangue, scoppiettanti come il fuoco.

Era bello.

Si sentiva a suo agio, si sentiva come se non avesse mai davvero assaporato appieno la propria esistenza: una magia molto più antica della Strega Bianca la chiamava, incantandola con la meraviglia che emanava ogni essere che la circondava, avvolto dall’opalescente aura della sua stessa natura.

L’intera Narnia, ora lo vedeva, era impregnata di magia.

La palpava, l’assaporava; la sentiva scendere fra le labbra, lungo la gola, riempiendole il ventre del sapore caldo e denso di una magia che diventava parte di lei, assorbita dalla sua stessa carne che si confondeva, che si mischiava con quel nettare troppo a lungo negatole.

E lei non era più una creatura a sé stante: non era più una reietta, non rifiutava più il posto che quella terra aveva riservato esclusivamente a lei fin dalla notte dei tempi; sentì la natura gioire, estasiata, quando prese finalmente il posto che le spettava da sempre.

Là, figlia dello stesso sangue di Aslan.

Ma ora, ora doveva andare: avrebbe avuto tanto tempo per scoprire le meraviglie che la magia le aveva riservato, che quella meravigliosa comunione le aveva offerto e che lei, finalmente, aveva accettato.

Aveva un compito, adesso.

C’era una guerra, in corso, una guerra in cui avrebbero combattuto tutte le persone che amava e che avevano bisogno di lei…

I suoi soldati, che così duramente aveva addestrato.

Aaron, Caleb e Talia che, sicuramente, la stava aspettando – Talia, che di lei si era sempre fidata, anche quando Siria stessa aveva dubitato di sé.

Mirime, che aveva sempre creduto nella sua forza, vedendola le avrebbe sorriso e sarebbe stata felice di ritrovarla, fiera della vittoria che la sua giovane amica aveva conquistato.

Aysell, che invece l’avrebbe certamente affogata: chissà quanto si era spaventata, quanto aveva sofferto nel sentire la magia strapparle la presenza di una sorella appena ritrovata…

Shaylee… chissà se Shaylee sarebbe entrata in battaglia, occupando finalmente quel posto che Mairead aveva serbato tanto a lungo per lei.

Peter, che non era riuscito a ucciderla. Peter, che aveva visto ogni suo tormento, ogni suo dolore, ogni segreto nascosto nel suo animo tormentato. Peter, a cui non avrebbe permesso di lasciarsi ammazzare – non da qualcuno che non era lei, perlomeno.

Caspian.

Non sapeva cosa l’aspettava. Non sapeva se il principe sarebbe stato in grado di perdonarla, di accettarla per quello che era. Non sapeva quanto avrebbe sofferto, non sapeva se avrebbe ancora avuto il coraggio di guardarlo negli occhi. Non sapeva se in quelle iridi color pece avrebbe ancora trovato quell’amore che l’aveva salvata, che le aveva restituito la vita.

Ma sarebbe andata. Sarebbe andata comunque, avrebbe combattuto comunque.

Sentì il suo cuore incendiarsi quando le fiamme arsero dentro e fuori di lei, il volto del suo principe bene impresso sulla retina.

Caspian.

Qualunque cosa fosse successa, lei sarebbe andata – anche solo per vederlo un’ultima volta.

Si volse in direzione della Tana di Aslan, a nord rispetto a dove si trovava in quel momento, accorgendosi soltanto in quel momento di calzare degli abiti che non ricordava di aver mai posseduto: aveva addosso un semplice corsetto di un bel rosso cupo, resistente e perfetto per combattere, un paio di polsiere in cuoio rinforzato e una calzamaglia tanto ben modellata sulle sue gambe da darle l’impressione di non indossarla nemmeno.

Saggiò il proprio corpo dondolandosi sui talloni, stupendosi di quanto morbidi fossero i nuovi stivali da viaggio che le erano apparsi ai piedi assieme a tutto il resto: un gesto che non le costò il minimo sforzo, sostenuta com’era dall’amorevole aiuto della terra e del fuoco che vi pulsava all’interno, impaziente di eruttare.

Narnia voleva vendetta.

Siria lo sentiva, avvertiva la richiesta muta ma pressante del mondo che l’attorniava, del suo mondo: non poteva ignorarla, non avrebbe potuto nemmeno volendo… i suoi stessi desideri coincidevano con quello del canto che avvertiva attorno a sé ovunque i suoi occhi cercassero, in qualunque modo ascoltasse la natura.

 .

Vai, Strega Rossa.

Vai e combatti, fenice, spiega le tue ali e ardi nel cielo azzurro della tua terra.

Combatti, Paladina del Fuoco, ultima delle Quattro di Aslan. Combatti per Narnia.

 

..

..

.

.

.

.

.
My Space:
.
Lasciatemelo dire, perché oramai ci siamo: PER NARNIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!

Come siamo messi male xD
È arrivato Aslan! Incredibile ma vero, anche quel grosso gatto si è fatto vivo (finalmente U_U). Non so se ve l'ho mai detto, ma Aslan mi sta davvero antipatico ^^''''
In questo capitolo succedono un sacco di cose: Talia dà sfogo alla sua rabbia, Peter affronta in parte i suoi demoni, Aysell e Mirime si inspessiscono come presenze nella storia e Siria si dà, finalmente, una svegliata. La nostra Strega Rossa ha da fare un bel po' di casino, non c'è che dire xD oh, ed è tornata Shaylee! Non dimentichiamoci di Shaylee xD
A proposito, una nota mia: ho adorato scrivere di Edmund, in questo capitolo. È così... *-*
A parte questo, ecco i due outfit, di Mirime (che mi sono scordata di postare prima) e di Siria, sempre opera di DreamWanderer che trovate su DeviantArt cliccando su questo link ^^ cliccando sulle immagini, invece, potete ingrandirle!
 



.
Noticilla:
Età narniane. Alcuni mi hanno chiesto le età dei baldi giuovani che calcano le scene di questa fanfiction, quindi eccovi accontentati! Ovviamente ho modificato le età definite da C. S. Lewis, ma non mi sento in colpa perché anche Andrew Adamson (il regista, mi pare - confondo sempre i ruoli di regista e produttore - di "Le Cronache di Narnia: il Principe Caspian") l'ha fatto xD
.
Famiglia Pevensie
Peter: 20 anni
Susan: 18 anni
Edmund: 16 anni
Lucy: 12 anni
Figlie di Aslan
Siria: 20 anni
Talia: 1136 anni (dimostrati: 19 circa)
Mirime: indefinito (dimostrati: 20 circa)
Aysell: 904 anni (dimostrati: 15/16)
Mercenari
Tara: 14 anni
Caleb: 22 anni
Aaron: 22 anni
Altri personaggi
Caspian: 18 anni
Shaylee: 1528 anni (dimostrati: 17/18)
Mairead: 1987 anni (dimostrati: 30/35)
.
Noticilla:
Sul mio canale di Youtube sono online un po' di video, se vi va di guardarli, relativi a questa fanfiction: l'ultimo che ho pubblicato è un breve teaser trailer sulle Figlie di Aslan, se vi va di darci un'occhiata li trovate sul mio PROFILO o direttamente al link: http://www.youtube.com/watch?v=u2FMUv7DXRM
N.B. la canzone del capitolo 40° si chiama "Demons" ed appartiene al gruppo "Imagine Dragons". Il video che ho messo come collegamento, però, è farina del mio sacco e riguarda Peter e Siria ^^'
.
.
Tabella prossimi aggiornamenti:
.
22/12 - Capitolo 45 (regalo di Natale!)
05/01 - Capitolo 46
19/01 - Capitolo 47
.
.
Nota dell'Autrice:
Seven Gods è stata rimossa da EFP per via di alcune controversie relative al copyright, ma sto continuando a scriverla appassionatamente e potrete averne notizia nel gruppo FB "Uno sguardo su... Seven Gods"; potrete trovare tante curiosità e spoiler sulla pagina dedicata alla saga di Rebirth, Narnia's ~R~ e curiosità e pensieri sulla mia pagina personale, Ray; voglio ringraziare immensamente la mia beta DreamWanderer, che trovate sia su EFP che su Facebook, che mi sta aiutando con la correzione di tutte le mie storie e non è facile ^^' specialmente perché, nel frattempo, sopporta me U_U
Vi ringrazio per aver letto e seguito Narnia's Rebirth sino a qui: ci risentiamo al prossimo capitolo!
Big hugs,
B.
..
.

.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Le Cronache di Narnia / Vai alla pagina dell'autore: ranyare