Capitolo
undici: Crazy, Stupid Bitch
“La follia quando
si mischia a cattiveria, egoismo e cinismo, è forse la dote
più meschina del
mondo.”
[Stephen
Littleword]
Uno
strano silenzio avvolgeva la Sala Comune dei Grifondoro quella sera,
mentre i
pochi studenti presenti in quel momento erano intenti a svolgere i
compiti per
il giorno seguente. Hermione si passò una mano sulla fronte,
nervosa, le labbra
arricciate a causa della concentrazione e lo sguardo visibilmente
inquieto.
Intinse
la punta della sua piuma in una boccetta d’inchiostro e la
poggiò su un foglio
di pergamena, cominciando a scribacchiare la brutta copia del tema di
Pozioni
che avrebbe dovuto consegnare il mercoledì successivo.
Ma
dopo le prime due righe si ritrovò a sbuffare infastidita;
afferrò la sua
bacchetta e con un incantesimo, mise tutto l’occorrente
scolastico nella sua
tracolla. Si sistemò sulla sua poltrona preferita e strinse
a sé le gambe, osservando
le fiamme del camino crepitare, mentre immagini orribili presero ad
apparire
nella sua testa.
Scosse
il capo, come a voler cancellare quei pensieri dalla sua mente, e poi
sospirò.
“Andrà bene, come
sempre”
Si
ripeté, ma ciò non bastò a cancellare
la preoccupazione che l’aveva pervasa nel
momento in cui l’amica si era diretta nell’ufficio
di Silente, per potersi
smaterializzare al Manor.
Ginny
le aveva ripetuto che se la sarebbe cavata, come al solito insomma, ma
non
aveva potuto non notare l’ansia della rossa e ciò
non aveva fatto altro che far
aumentare notevolmente la sua.
-
Hermione, hai finito i compiti? – le chiese Harry, sedendo
sulla poltrona
accanto a lei. La riccia si limitò a stringersi nelle
spalle, continuando a
fissare il fuoco, immersa nei suoi pensieri.
-
Che
succede? Hai litigato di nuovo con…- cominciò
l’occhialuto, sporgendosi
leggermente verso l’amica. Quest’ultima scosse la
testa, guardandolo e
facendogli un piccolo sorriso.
-
No,
non ho litigato con lui. Sono solo stanca, Harry.
Potter
la squadrò un’ultima volta e poi si
guardò intorno, come alla ricerca di
qualcuno.
-
Ally?
Hermione
deglutì rumorosamente, alzandosi di scatto e
stiracchiandosi. Finse un lungo
sbadiglio e poi esalò:
-
E’ andata
a letto, ha detto di voler dormire…o meglio, di provarci.
Sai, ha gli incubi di
continuo. – fece una pausa, mettendosi in spalla la sua
tracolla e sorridendo
all’amico. – Vado a posare questa e poi ho il turno
di ronda, Harry, per cui a
domani!
-
‘Notte,
Hermione.
Harry
osservò l’amica sparire oltre le scale del
dormitorio femminile e poi con un
sospiro si tirò su gli occhiali, abbandonando la testa
all'indietro e
affondando di più nella poltrona.
“In che guaio ti sei cacciata,
Ally?”
Pensò,
ben consapevole del fatto che Hermione gli avesse mentito. Non sapeva
esattamente come comportarsi con la Reed, ed era a conoscenza del fatto
che gli
stesse nascondendo qualcosa di decisamente grosso; ma in quel momento
non ci
volle pensare più di tanto.
Qualsiasi
cosa Allyson stesse combinando, sperò solo che non si
cacciasse in guai troppo
seri.
Che
ci
fosse un lato oscuro in lei, l’aveva sempre saputo. Allyson
ne era stata
consapevole fin da subito. All’inizio era sempre stata restia
nel fare ciò che Tu-sai-chi
le ordinava, ma con il tempo si era abituata.
Era
arrivata ad un punto di non ritorno e, seppur cercasse di negarlo con
tutta sé
stessa, era diventata schiava di quelle sensazioni:
l’eccitazione, il potere e
il piacere che avvertiva ad ogni morte, ad ogni tortura erano emozioni
impagabili.
Una
parte di lei adorava vedere l’espressione sofferente delle
sue “vittime”,
bramava le loro grida terrorizzate e doloranti mentre l’altra
avrebbe preferito
suicidarsi pur di farla finita con tutta quella situazione.
Quando
ritornava alla realtà, quando non le rimaneva più
nessuno da uccidere si
ridestava e odiava sé stessa più di chiunque
altro.
Ma
non
appena c’era qualcun altro, non esitava nemmeno per un
secondo. Si divertiva e
spesso si rendeva conto, con orrore, che le mancava.
Qualcuno
avrebbe potuto chiamarla mostro, pazza o stronza ma a lei non importava
più. Lo
era diventata, in realtà, e quella considerevole parte
malvagia di sé ne era
più che fiera.
Che
riuscisse a reprimere quel suo lato buio ad Hogwarts era solo grazie al
pensiero dei suoi migliori amici, della sua famiglia, altrimenti
sarebbe
diventata una copia più spietata di Bellatrix, e Ally ne era
più che capace.
Se
l’avessero vista in quel preciso istante, nessuno –
e ne era sicura – l’avrebbe
riconosciuta. Aveva oltrepassato un limite troppo oscuro e presto ne
avrebbe
pagato le conseguenze.
In
quelle situazioni diventata totalmente un’altra persona.
Era
dipendente da qualcosa che andava oltre il suo controllo, e faceva
male,
fottutamente male.
-
Che
diavolo sono?
-
Oh,
intendi questi? Beh…sai, mi incuriosiscono molto le armi
babbane e adoro
sperimentare, ma…non dirlo al caro vecchio Voldy oppure
verrò punita.
Una
risata cristallina, ma che di innocuo non aveva nulla. Allyson sorrise
mentre John Morgan
la guardava con compassione.
-
Sei
solo una ragazzina, per l’amor del cielo, perché
dovresti macchiarti in questo
modo?
-
Perchè mi diverte. – iniziò lei,
osservando con fare pensieroso le armi
disposte in modo ordinato su un tavolo malandato, la bacchetta
abbandonata
nella tasca del suo mantello. – Sai, sperimentare nuovi modi
per far soffrire e
uccidere le persone...è divertente.
La
Reed era indecisa; non sapeva se avrebbe dovuto usare il pugnale dalla
lama ben
affilata e dalle grandi dimensioni oppure la pistola caricata con
proiettili
dum-dum.
Ma
anche il pugno di ferro era allettante, a dire il vero.
-
Ti
diverte? Sei una strega, la bacchetta dovrebbe essere la tua fonte di
divertimento.
-
Sta
tranquillo, John! Se è quello che ti preoccupa, la bacchetta
la userò ma
prima…beh, voglio giocare! – disse lei, mordendosi
l’interno della guancia e
reprimendo un sorrisetto.
-
Perché fai tutto questo? Cosa ti spinge a seguire gli ideali
di un pazzo,
Allyson? Puoi avere una scelta, c’è sempre una
scelta!
-
Bla,
bla, bla, bla! Stai diventando noioso, Morgan. So di avere una scelta e
l’ho
fatta già da tempo. Non
sempre…l’apparenza inganna.
Deglutì,
infilandosi il pugno di ferro. L’adrenalina scorreva rapida e
quella situazione
era così dannatamente eccitante.
-
Che
Dio ti perdoni, Allyson.
Lei
ghignò, avvicinandosi pericolosamente all’uomo
che, inerme e bloccato da un
incantesimo, le riserbava sguardi di pietà.
-
Mi
dispiace doverlo fare ma, sai, gli ordini sono ordini. Dovresti saperlo
meglio
di me!
In
realtà gli ordini erano di ucciderlo e basta, ma lei sapeva
che al Signore
Oscuro non sarebbe dispiaciuto il fatto che avesse giocato un po',
prima.
E
adesso, arrivava la parte divertente.
Mollò
due pugni dritti sulla mascella dell’Auror, con violenza,
ghignando con
crudeltà nell’udire il crack dell’osso
che si spaccava.
John
emise un gemito soffocato, continuando a guardarla negli occhi. Allyson
si
sfilò il pugno di ferro, posandolo sul tavolo e
massaggiandosi la mano
indolenzita.
-
Dimmi, tesoro, preferisci morire rapidamente oppure vuoi un servizio
completo?
L’uomo
restò in silenzio e ciò la fece innervosire
pericolosamente. Gli riserbò uno
sguardo sadico, folle quasi quanto quello della Lastrange.
Afferrò il pugnale
affilato ed esordì:
-
Vada
per il servizio completo.
Posizionò
la punta della lama sulla guancia di John, facendo una leggera
pressione e
facendola scorrere verso il basso. Si fermò solamente quando
ebbe raggiunto la
base del collo; lì esercitò una forza maggiore e
perforò quella parte, attenta
a non ucciderlo subito.
Morgan
urlò, strizzando gli occhi a causa del dolore ed Allyson
rise forte mentre la
follia la trascinava in un baratro senza via d’uscita, come
ogni dannata volta.
-
Scusami, passerà presto…una volta morto.
La
pioggia nascondeva i rumori sottostanti ma, se chiudeva gli occhi,
credeva
quasi di poter sentire i discorsi delle famiglie che abitavano accanto
a quell’appartamento,
o i negozianti che chiudevano finalmente le loro porte, per ritornare
ad
assumere il ruolo di padre, o di madre, o di qualsiasi altra cosa
quelle
persone fossero.
Ed
Allyson si rese immediatamente conto che non aveva la minima idea di
come fosse
stata la vita di John Morgan; non sapeva se aveva una famiglia, degli
amici o a
quale grado di Auror fosse stato elevato. A pensarci, non sapeva
neanche se
avesse studiato ad Hogwarts o meno.
L'unico,
costante pensiero, fu che quelle cose, ora, non le avrebbe mai sapute.
Non
c'era nessuno, in quella casa, che potesse dirle cosa faceva
quell'uomo, né
qualsiasi altro che potesse condividere il gelido terrore che le aveva
appena
stretto le viscere, lo stomaco e che le faceva mancare l'aria, come
sarebbe
potuto accadere se avesse sofferto di claustrofobia.
Allyson
vide vividamente il rosso sangue che ricopriva le sue mani, le macchie
grandi e
umide sul suo mantello, e il corpo dell’auror privo di vita.
Lei
si
rese conto pienamente della situazione solo in quel momento; rivide
davanti
agli occhi ciò che aveva inferto a quell’uomo e si
sentì una merda.
I
piedi si mossero ancor prima che se ne accorgesse e, a piccoli passi,
arrivò al
bagno e si avvicinò allo specchio.
Ciò
che vide, non le piacque per niente: era più pallida di un
fantasma, i suoi
capelli erano arruffati, sporchi di sudore e sangue secco, ed infine si
soffermò sugli occhi; i suoi occhi verdi, solitamente
così accesi, erano spenti
e spiazzati dal disprezzo per se stessa e dal terrore, che
aumentò nel
ritrovarsi il sangue anche sul viso.
Di
scatto, portò una mano al rubinetto e riuscì ad
aprirlo solo dopo i primi tre
tentativi, andati a vuoto, a causa del tremore eccessivo delle mani.
Guardò l'acqua
mentre portava via il liquido
vermiglio dalle sue mani e, per un secondo, si immerse nella superflua
e instabile
consolazione di purificarsi.
Strofinò
con forza le mani e poi si occupò del viso e dei capelli.
Dopo qualche minuto,
afferrò la prima asciugamano che trovò e se la
passò sul viso e sulle mani, più
volte.
Quando
ebbe terminato, tremante, chiuse il rubinetto, poi alzò
nuovamente il viso e
osservò il proprio riflesso. Odiava ciò che
vedeva; non era più Allyson Reed,
non era più la stessa da tempo.
Raccolse
velocemente i suoi capelli con una molla e poi si voltò,
avvicinandosi all’uscio
della piccola toilette.
Guardò
il corpo inerme e grondante di sangue, mentre un’unica
lacrima sfuggì al suo controllo.
Sospirò e fece per avvinarsi, ma un odore nauseante
– di morte - la investì
completamente.
Portò
una mano allo stomaco, avvertendo chiaramente la voglia di vomitare
anche
l’anima.
Corse
nuovamente in bagno, s’inginocchiò accanto al
water e posizionandoci la testa,
comincio a vomitare di tutto. Principalmente della roba verde e
puzzolente,
intervallata da qualche pezzo di tacchino che aveva mangiucchiato a
pranzo.
Tossì
parecchie volte, sputacchiando anche, e quando alzò
nuovamente il capo una
fitta la colse, improvvisa. La ignorò e si alzò,
traballante, pigiando il
pulsante dello scarico.
Si
accostò
al lavabo, aprendo il rubinetto e sciacquandosi la bocca, tentando di
mandare
via quel sapore acido e disgustoso.
Cercò
di darsi una calmata; non era il momento di disprezzarsi, adesso - per
quello
di tempo ce n’era più che a sufficienza - era il
momento di ripulire e andare
via, prima che qualche altro auror avesse la brillante idea di fare una
visitina al suo caro collega.
Allyson
afferrò la sua bacchetta, ripulendo con un incantesimo sia
il salotto che lo
stesso corpo, seppur fosse riluttante nell’avvicinarsi.
Reprimendo l’ennesimo
conato violento, fece sparire le armi e dopodiché si
smaterializzò, diretta al
Manor per fare rapporto.
Il
soffitto era limpido e sereno, a parte le poche nuvole scure che
lentamente si
spostavano. Tirava un venticello gelato fuori, e i Corvonero e i
Tassorosso del
secondo anno si erano muniti di sciarpa e mantelli pesanti per
affrontare la
lezione all’aperto di Cura delle Creature Magiche.
Anche
se il castello era ben riscaldato, alcuni studenti avvertivano uno
strano
freddo gelargli le ossa.
Hermione,
apparentemente tranquilla, aveva nascosto il viso tra le pagine della
Gazzetta
del Profeta, per evitare di rispondere alle domande che Harry e Ron le
ponevano
a causa dell’assenza di Allyson.
Ginny
fingeva di chiacchierare con le sue amiche, mangiando distrattamente
del
porridge, mentre la sua testa era altrove; Ally era rimasta chiusa in
dormitorio, rannicchiata sul letto, con le coperte a coprirla
interamente.
Non
aveva voluto parlare con nessuno; la Weasley e la Granger non sapevano
assolutamente nulla di ciò che aveva fatto la notte prima.
E
dubitavano del fatto che l’amica gliel’avrebbe
raccontato. Ogni volta che
succedeva qualcosa di brutto o di grosso durante le sue missioni, la
Reed
restava in silenzio per giorni rispondendo, anzi, vivendo solo per
abitudine ma
poi, improvvisamente, si riprendeva e ritornava la stessa, o almeno in
parte.
La
riccia chiuse il giornale, piegandolo e poggiandolo sul tavolo con un
sospiro.
Bevve un sorso di succo di zucca e poi si rivolse ai suoi amici:
-
Niente di interessante.
Ron
annuì, distrattamente, afferrando la sua copia del giornale
e dando un’occhiata
alla prima pagina. Harry invece si limitò a stringersi nelle
spalle.
-
Hermione, perché Ally non è qui? – era
stato Neville a parlare, guardando la
strega con curiosità.
-
Oh,
non si sente molto bene. Ha preferito restare a letto, tutto qui.
– rispose
automaticamente, ricevendo degli sguardi sospettosi da Potter e dal
rosso.
Neville annuì, ritornando a dedicarsi alla sua colazione,
borbottando un:
-
Gli
appunti glieli restituisco più tardi, allora.
-
Hermione, che sta succedendo?! E no, vogliamo la verità!
– sussurrò Ron,
sporgendosi verso l’amica, seguito dal moro, tentando di non
farsi sentire da
nessuno.
Hermione
prese un toast, cominciando a spalmargli della marmellata, guardandosi
intorno
con discrezione.
-
Nulla,
è solo stanca, sul serio. Madama Chips le ha dato una
pozione per farla dormire…-
si schiarì la gola, addentando il toast.
-
Cavolo, oggi abbiamo gli allenamenti…ma da
quant’è che non dorme?
-
Dorme una o al massimo due ore per notte. Lasciatela in pace per un po'.
Ron
annuì, pensieroso.
-
Rooooooon! Eccoti qui! – Lavanda Brown si era avvicinata al
rosso,
sorridendogli dolcemente, per poi scoccargli un sonoro bacio sulla
guancia.
-
Andiamo?
-
Va
bene, Lavanda…- cominciò Ron, afferrando due
toast e salutando con un cenno
Harry ed Hermione. – Ci vediamo a lezione, ragazzi.
Così
dicendo si allontanò con la Brown attaccata al braccio. La
Granger li degnò
appena di uno sguardo, continuando tranquillamente a mangiucchiare il
suo
toast.
-
Hermione, dico sul serio, che sta succedendo?
Le
fece Harry, la preoccupazione e il sospetto che si confondevano sul suo
viso.
Aveva l’impressione che gli stessero nascondendo qualcosa e
di solito, si
disse, il suo istinto si sbagliava poche volte.
Hermione
posò il mezzo toast, pulendosi le mani e la bocca con un
tovagliolo. Bevve un
lungo sorso di succo di zucca e poi guardò Harry.
-
Ehi,
non devi preoccuparti, Harry. Ally sta bene, ok? L’importante
è questo. Ora,
scusami, ma devo andare a prendere il libro di Trasfigurazione in
dormitorio. A
dopo. – concluse lei, alzandosi e allontanandosi dal tavolo.
Harry
scosse la testa, serrando le mani a pugno e sospirando. Lo avrebbe
scoperto,
prima o poi. Scambiò uno sguardo con Ginny e poi si
alzò anche lui, salutandola
con un cenno impacciato.
Ginny
gli sorrise, ritornando seria subito dopo.
-
Cosa, Nott?
Theo
ridacchiò, indicando con il mento Harry, Hermione e Ron che
stavano parlottando
a voce bassa, mentre si dirigevano verso l’ala est del
castello per la loro
prossima lezione.
-
Si,
e con questo?
-
La
Reed dov’è?
Malfoy
alzò un sopracciglio perplesso, fermandosi e guardando
l’amico con fare
scettico.
-
Ti
stai preoccupando per la sanguemarcio isterica?
Nott
ridacchiò, scuotendo la testa.
-
No,
Malfoy. Era semplice curiosità, sai, credevo che tu lo
sapessi.
-
Io?
Sai bene che a me non m’interessa un bel niente di lei, Nott,
non farmi perdere
altro tempo!
Blaise,
appena arrivato, diede una pacca sulla spalla a Draco, sorridendo
beffardo.
-
Ehi,
Draco, la Reed è sparita, non è che le hai fatto
qualcosa? – gli chiese,
divertito. Malfoy gli scoccò un’occhiataccia.
-
Ma
che volete da me? Io non le ho fanno nulla, non m’importa
niente di lei! Che
diavolo avete tutti e due, stamattina?! – il biondo scosse la
testa,
riprendendo a camminare, mollando i due amici lì.
Zabini
ridacchiò, seguito da un Nott ghignante.
-
Zab,
dobbiamo credergli? – fece Theodore, non abbandonando il suo
ghigno.
-
La
Reed si sarà presa una vacanza, Nott, non mi interessa.
– fece una pausa,
cominciando a seguire anche lui l’amico, facendo un
sorrisetto. - Io volevo
solo prendere per il culo Draco.
-
Chissà perché ho avuto la stessa idea, che dici
ci divertiamo?
- E me
lo chiedi, Nott?
Abbiamo scoperto quindi il lato
oscuro di Allyson. Questo capitolo, per adesso, non dovrebbe avere
molta importanza ma in seguito capirete meglio il motivo per cui ho
fatto questo "passo", capirete meglio Allyson e le sue future
intenzioni. Credo che molte delle sue scelte verranno condizionate
proprio da questo suo "marciume" e molto più in la' si
ritroverà
davanti a delle scelte da cui potrebbe dipendere la sua vita e quella
di chi le è più caro. E per ultimo, ma non meno
importante, pian piano
penso che farò emergere questo suo lato più
spesso di quanto si possa
credere!
Beh, non voglio dire nient'altro o rischio di bruciarmi tutta la storia
in questo angolino x'D
Ripeto,
spero che vi piaccia e che non vi abbia deluso! Fatemi sapere
ciò che
pensate con una piccola recensione, mi farebbe molto piacere e non so
perchè ma ho la netta sensazione che o riceverò
solo critiche oppure
non riceverò alcuna recensione D:
*sospira* La pianto di parlare,
altrimenti non ce ne usciamo più! v.v Ringrazio tuuuuuuutti
coloro che
seguono, inseriscono tra preferite, seguite e ricordate e che
soprattutto hanno la pasienza di recensire! Grazie, grazie, grazie! Vi
adoro tutti, siete fantastici! <3
Alla prossima settimana, allora! Ah, prima che me ne dimentichi:
http://awhono.tumblr.com
A presto!
Hono C: