Fandom:
Black Friars.
Pairing/Personaggi:
Rating: Giallo.
Chapters: 10/14+1.
Genere: Commedia.
Words: 1078
Canon or Fanon?: Fanon, però nel mio
cuore è una cosa realmente successa alla fine dei libri. Sono perfettamente
convinta di quello che dico, nessuno mi farà cambiare idea v.v.
Note: Come
promesso, non ho trascurato di aggiornare anche questa! Mi sono divertita un
mondo, perché, essendo un essere senza cuore, mi piace interrompere le due bestiole
sul più bello. Anche se questa volta non ho esattamente messo freno alla
lussuria, ecco… leggerete, non preoccupatevi. Qui ho introdotto l’altro mio OC,
il fratello maggiore di Jerome e Margot, l’uomo capace di farmi stringere il
cuore. L’uomo con cui ho una relazione odi et amo (In
cui l’odi è a causa dell’enorme ingiustizia data dalle
scelte di vita che suddetto signorino ha fatto) ed il cui nome è Henri
Sinclair, di cui potete vedere il bel faccino qui.
Beh, che dire… spero
vi piaccia!
Non è quello che sembra.
Jordan&Jerome
« Non capisco perché stavolta
Sophia ha preteso di avere anche noi due al seguito. » Jordan Vandemberg era
tutt’altro che contento, mentre, seduto su un muretto nel
cortine interno della Chiesa di Nostra Signora della Notte insieme a Jerome
Sinclair, attendeva che la sua migliore amica, accompagnata
dal fidanzato, facesse il suo ritorno dalla cripta in cui riposava la sua
antenata. Era tradizione, ormai, che una volta alla settimana la principessa si
recasse presso la fondatrice della sua famiglia, per renderle omaggio e ringraziarla
della pace che aveva riportato sulla terra. Generalmente, però, si faceva
accompagnare solo da Gabriel e da Julian, che aveva ricevuto l’incarico di sua
guardia personale da parte di Axel e Bryce Vandemberg, con la benedizione di Jordan stesso.
« Julian è impegnato
negli allenamenti, visto che non ha mai ricevuto addestramento militare, come
noi. E Gabriel l’ha chiesto a me, tu ti sei semplicemente aggregato. » Jerome, dal canto suo, non si era scomposto più di tanto,
comodamente seduto al suo fianco, mentre puliva la spada con un panno di pelle.
Gli dedicò un sorriso vagamente divertito, senza neppure guardarlo. « Non lamentarti, mio bel principe, se soffri per un male
che ti sei scelto da solo. Potevi andare ad allenarti con Julian, lo sai. » continuò, osservando, dopo aver messo la spada sotto un
raggio di luce, per verificare il proprio lavoro.
Jordan sbuffò leggermente, spostando la lama da
davanti al suo viso ed osservando il compagno con le sopracciglia inarcate. « Avevi detto che sarebbero stati dentro per pochi minuti e
poi, se ti avessi fatto compagnia, saresti venuto ad allenarti con me. A porte chiuse, soldato. » mugugnò, dedicandogli uno dei migliori sorrisi maliziosi
che avesse mai fatto.
Le cose erano cambiate parecchio, da quando si
erano riappacificati ed avevano portato la loro relazione ad un livello
superiore. La famiglia di entrambi sapeva e nessuno aveva osato giudicare.
Certo, Jordan non era assolutamente sicuro di avere l’approvazione del padre
adottivo, ma lo sguardo affettuoso di Lady Weiss, insieme a quello carico di
comprensione di Fabian ed Anna, erano stati più che sufficienti. I parenti di
Jerome - quantomeno i suoi familiari più stretti e quasi tutti i cugini -
avevano sempre saputo, per loro non era stato un grande trauma. Un giorno, se mai si
sarebbe sentito pronto a rivelare il suo amore al mondo, avrebbe avuto
accanto tutti coloro che lo amavano.
« Beh, loro non sono
ancora tornati, temo quindi che il nostro allenamento debba essere rimandato. » il giovane di Altieres ridacchiò, stringendosi nelle
spalle e, finalmente, alzando gli occhi in quelli del compagno. « Non è passato molto tempo da quando ero io ad inseguirti
per ottenere attenzioni, adesso sei tu a cercare di ritagliare ogni minuto
possibile. È divertente, non trovi anche tu? »
aggiunse, facendogli l’occhiolino e mettendo da parte la spada, perfettamente
lucidata. Si alzò in piedi, per poter stirare i muscoli della schiena.
Jordan continuò ad osservarlo con un cipiglio
divertito e giusto vagamente scocciato. « Sei
terribile, soldato. Ti compiaci tanto delle mie pene, vero? Avrei dovuto
pensarci due volte, prima di ammettere di amarti e rifiutare le grazie della
piccola e dolce Fay. » mormorò, suadente, osservando,
con piacevole compiacimento, l’ombra oscurare lo sguardo del compagno.
Dopotutto, l’essere stato preferito a Fayette era ancora una ferita aperta, per
lui. Una ferita che bruciava come l’inferno, che ancora lo rendeva nervoso,
nonostante fossero le sue braccia ad accoglierlo, nel cuore della notte, non quelle
della cugina.
Con un paio di passi gli fu di fronte,
prendendolo per il bavero del mantello leggero che stava indossando lo
costrinse ad alzarsi in piedi. Era più alto di lui, cosa che lo costrinse a guardarlo dal
basso, simulando una sottomissione che non c’era mai stata , fra loro. Sentendo
dietro le ginocchia il bordo del muretto, Jordan non fece alcun movimento verso
di lui, nonostante fosse sul punto di perdere l’equilibrio.
« Rimpiangi forse il
tuo amore, mio bel principe? » gli chiese, con un
ringhio feroce, stringendolo quasi con violenza, facendo sfiorare le loro
labbra quasi per sbaglio, senza concedere nulla di più che una forte ondata di
acuto desiderio.
Fu con un gemito roco ed un « Mai » che Jordan si
slanciò verso le sue labbra, tirandolo verso di sé con un tale impeto da
perdere l’equilibrio e far finire entrambi per terra, oltre il muretto.
Atterrarono con un verso soffocato, Jerome praticamente disteso sul compagno,
scosso da risate irrefrenabili particolarmente rare, collegate a lui. Aveva il
viso rosso a causa della sorpresa, dell’imbarazzo e del divertimento.
Dopotutto, erano finiti, uno sopra l’altro, dietro un muretto nel cortile
interno della chiesa. Lui era in maniche di camicia - lucidare la spada con la
giacca dell’uniforme era un vizio che aveva perso da tempo - e, visto
l’attentato psicologico che il compagno di aveva teso
poco prima, entrambi erano in evidente stato di nervosismo corporeo.
« Interessante
posizione. Non ci siamo molto abituati, vero? » gli
domandò il più giovane dei Vandemberg, con un sorrisino divertito, scostandogli
i capelli dal viso. In risposta, ottenne
solamente una tonalità di rosso più accesa sul viso dell’altro e qualche
mugugno risentito, attutito dalle pelle del suo collo,
contro cui Jerome aveva nascosto il viso. « Coraggio,
non è così imbarazzante, abbiamo visto cose peggiori. »
« Sono curioso di sentirle,
suddette cose. In confessione, dove vedrò entrambi molto presto. » ancora una
volta, una voce a Jordan praticamente sconosciuta - però maschile - pose fine a quel vago momento di intimità, facendoli gelare
sul posto. Entrambi voltarono gli occhi verso la fonte della voce, riuscendo a
scorgere, prima di tutto, un paio di stivali neri, perfettamente intonati al
saio che il frate dell’Ordine della Spada stava indossando.
« Non ci sono miei fratelli,
stavolta, vero? » domandò laconicamente Jordan, senza
la forza di guardare in faccia colui che li aveva trovati in una posizione
tanto equivoca.
« No, c’è solo il mio. » mugugnò il suo compagno, alzando lo sguardo per incrociare quello azzurro di Henri Sinclair, Tenente dei Frati Neri, fratello maggiore di Margot e Jerome e prima causa di disperazione delle giovani dame di Altieres. Bello come un sogno, aveva deciso di seguire la propria vocazione e porre la propria vita al servizio della Santa Patrona di Altieres, la bella dama bruna che li aveva salvati più volte dalle creature del presidio. « Se può essere d’aiuto, non è quello che sembra, fratello. »