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Autore: batty    16/12/2013    3 recensioni
Il destino di Zoro sta per cambiare. Inaspettatamente sul suo cammino incontrerà una ragazza la quale lo metterà a dura prova risvegliando i demononi e i fantasmi del suo passato e del suo futuro. Si troverà a dover fare una scelta : amore, amicizia, lealtà o il coronamento del suo più grande sogno ?
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Drakul Mihawk, Roronoa Zoro, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La ragazza si ritrasse sorpresa da tutti quei volti estranei che la fissavano e con un agile capriola si rimise in piedi, la mano che correva alla spada … che non c’era.
Si fissò il fianco smarrita per poi rivolgere uno sguardo di fuoco a Zoro, che teneva ancora la katana tra le mani.
-Chi siete e cosa volete da me? –
Tutti rimasero immobili, troppo sorpresi per parlare fino a che la rossa non prese in mano la situazione.
-Sta tranquilla, non vogliamo farti del male. Ti abbiamo trovato svenuta su un gruppo di scogli e ti abbiamo portata a bordo - sorrise – come ti chiami ?-.
La ragazza la fissò guardinga e dopo un attimo si decise a rispondere – Mi chiamo Elettra … voi chi siete ?-.
Rubber saltò su, come se  si fosse svegliato in quel momento e iniziò euforico le presentazioni.
-Io sono Rubber e sono il capitano di questa nave, lui è Usop,il più grande cecchino del mondo, Sanji il cuoco , Nami la nostra navigatrice,Robin l’archeologa, Chopper il nostro medico, Franky il carpentiere e Zoro, il più grande spadaccino del mondo. Noi siamo la ciurma…-.
La ragazza sembrò sussultare a quel nome fissando lo spadaccino intensamente mentre il capitano continuava a parlare.
-Tu …tu sei Zoro ?- sussurrò.
Tutti la fissarono e il lui  si fece avanti perplesso - si sono io ragazzina –.
Lei si aprì in un sorriso e una lacrima le scivolò sulla guancia.
-Finalmente, è molto che ti cerco !- sospirò- mi manda il maestro Koshiro, mi ha parlato molto di te - si avvicinò a lui e si inginocchiò chinando il capo, il pugno sul cuore - ti prego, addestrami, accettami come tua allieva-.
Tutti rimasero sconvolti e ancor più Zoro . Il maestro Koshiro, padre di Kuina e suo mentore.Cosa aveva a che fare con quella strana ragazza? Sfiorò istintivamente la spada bianca al suo fianco immergendosi in ricordi dolorosi, riscoprendo ferite ancora aperte.
-Io non prendo allievi ragazzina - sbottò aspramente - come conosci il maestro?-.
La ragazza alzò lo sguardo puntando gli occhi dorati diritti nei suoi, era evidentemente delusa ma decisa a non cedere.
-E' una storia lunga … ascoltami ti prego sono sicura che capirai –.
Zoro rimase pensieroso, infine annuì.
-Prima datti una ripulita ne parleremo a pranzo, sto morendo di fame cuoco!- e così dicendo sparì nella cucina. Aveva bisogno di riflettere, di stare solo.
Dopo un attimo di silenzio Sanji si avvicinò alla giovane nuova arrivata e elegantemente le porse il braccio.
-Permettimi di accompagnarti fiorellino-.
Il tentativo di galanteria però fu subito bloccato dalla rossa che lo spinse via mettendosi davanti a Elettra.
-Tu vai a cucinare che è quasi mezzogiorno, ci occuperemo noi di lei- e così dicendo la trascinò via seguita da una tranquillissima e sorridente Robin.
Che strane persone pensò Elettra sempre più smarrita.
La condussero nella nave e le diedero la cabina affianco alla loro poi la aiutarono, con suo grande imbarazzo, a farsi il bagno.
Sembravano due sorelle maggiori e chiacchieravano tranquillamente, parlandole della ciurma e dei loro viaggi. Erano simpatiche e la misero subito a suo agio.
-Cos’hai quì ? – chiese a un tratto Nami.
La ragazza  portò istintivamente la mano sulla spalla, accarezzando i contorni della cicatrice a forma di croce  che risaltava nonostante la carnagione bianchissima.
-è una cicatrice …ce l’ho da quando sono piccola credo, non so come me la sono fatta - il suo volto si fece scuro – il maestro diceva che era un simbolo e che un giorno mi  avrebbe condotto a  casa-.
Il silenzio scese sul gruppo, fino a che Robin decise di spezzarlo.
-Sono certa che è così, tutti noi torniamo alle nostre origini prima o poi, basta solo saper cercare – . Le sorrise, sapeva cosa significa non avere più una casa, non conoscere i propri genitori.
- ok- esordì poi Nami - adesso però pensiamo a cosa farti mettere – e corse verso  un armadio enorme vicino alla parete.
-Alloooora, sei più alta di me ma credo che la taglia sia la stessa – disse tirando fuori una marea di vestiti.
-Che ne dici di questa??- propose, sventolando una minigonna gialla molto corta.
Elettra era imbarazzata.
-ecco io …-
- Capisco troppo eccentrica – la bloccò la rossa - e questo ? o questo, è magnifico - disse mostrandole un pantaloncino azzurro sempre troppo corto.
Elettra arrossì. –Io in realtà preferirei pantaloni lunghi, sono …sono più adatti per combattere -.
Nico Robin ridacchiò .- Allora credo sia meglio il mio armadio vieni –.
In effetti era vero, anche da lei non mancavano vestitini succinti ma riuscirono a trovare dei pantaloni neri attillati, una camicetta bianca stretta da un bustino  rosso con bottoni e ricami in oro e degli stivali neri che le andavano a pennello.
-mmm , si può andare ma con i miei vestiti saresti stata più carina – commentò Nami .
Elettra si guardò allo specchio e per poco non si riconobbe. Capelli neri e lucidi le scendevano lungo la schiena, orecchini d’oro ornavano il suo viso, intonandosi ai suoi strani occhi e quei vestiti le davano un’ aria più matura, da donna.
-Grazie – riuscì a mormorare. Le due le sorrisero e si diressero verso la cucina.

 
 
Appena entrò Elettra fu investita da una miriade di squisiti odori e il suo stomaco si ribellò,non mangiava da giorni.
Tutti si voltarono verso di lei che sentendosi osservata arrossì.
-Sei bellissima – urlò il cuoco accorrendole al fianco e scortandola verso la tavola.  Zoro seduto dall’ altra parte sbuffò distogliendo lo sguardo. Si sedette accanto alla piccola renna medico e al gigante con i  capelli blu sparati in aria e gli occhiali da sole che le sorrisero amichevolmente. Il capitano, seduto a capotavola, scalpitava ripetendo come un disco rotto di essere affamato. Nami lo zittì brutalmente e lui eseguì mettendo il broncio come un bambino.
Ma chi comandava li dentro ?
Mangiarono poco e  in fretta, erano tutti curiosi di sapere.
Zoro si raddrizzò e la inchiodò con lo sguardo.
-Avanti ragazzina parla-.
Elettra iniziava ad essere infastidita da quell’ epiteto, non era una ragazzina e glie lo avrebbe dimostrato, ma doveva stare al suo posto.
-Ecco … - cercò di farsi forza - io sono orfana, mia madre è morta di parto e non so chi sia mio pardre-.
Ma lo so io pensò Zoro , tuttavia rimase impassibile e lei continuò.
-L’unica cosa che mi rimane di lui è la katana nera e una cicatrice sulla spalla. Fin da piccola ho vagabondato, non avevo una dimora fissa e tutti mi evitavano per il il colore dei miei occhi, molti dicevano che ero maledetta…- si bloccò esitando.
-Ho dovuto lottare per sopravvivere, nessuno mi aveva mai aiutato, fino a che non incontrai il maestro Koshiro. Egli mi accolse in casa sua, mi addestrò nell’ arte della spada e mi trattò come la figlia che aveva perduto. Io mi dedicai anima e corpo agli allenamenti e lavorai con lui alla scuola, per ripagarlo della sua disponibilità.
Mi parlava spesso di te, del bambino dai capelli verdi che usava tre spade, che era partito per diventare il più grande spadaccino del mondo. Gli mancavi molto…-
Elettra abbassò lo sguardo - poi un giorno tutto è cambiato…-

 


1 anno prima  


 
Elettra aprì lentamente gli occhi, si tirò su a fatica e si stiracchiò platealmente prima di scendere dal letto. Apri la finestra e si affacciò respirando a pieni polmoni l’aria frizante del mattino mentre  il sole si levava placido sulla collina.
Si vestì rapidamente e scese di sotto.
Il maestro era sveglio già da ore e aveva preparato la colazione.
-Buongiorno – esordì vedendola entrare.
-Buongiorno maestro- disse sorridente.
 Ogni mattina le preparava da mangiare e poi si allenavano nel cortile. Spesso aveva cercato di svegliarsi prima per fargli una sorpresa ma il maestro la precedeva sempre. Non era mai stata così in pace nella sua vita, mai si era sentita così protetta.
-Sei pronta ad allenarti?-.
-Si maestro, oggi voglio provare una nuova tecnica che ho pensato, non vedo l’ora di mostrartela- disse euforica con la bocca ancora piena.
Il maestro rise e scosse la testa – Spero imparerai anche le buone maniere un giorn …-.
Un boato interruppe la conversazione e una palla di cannone  sventrò la parete schiantandosi poco distante da loro. Il maestro rapido  l’aveva afferra coprendola con il suo corpo dalla pioggia di schegge.
Elettra era sconvolta. Grida e rumore di lame provenivano delle strade.
-Cosa succede?-.
Il maestro si alzò prendendo la katana  e un sacchetto tra i resti di quello che prima era un mobile.
-Pirati – sospirò – sta qui Elettra non muoverti !-.
La ragazza lo afferrò per la manica –aspettate maestro vengo con voi , so combattere!-
-NO è pericoloso!- disse bruscamente facendola sobbalzare. Non aveva mai urlato contro di lei.
Le accarezzò la guancia e la sua espressione si addolcì – Ho già perso una figlia una volta … non voglio perderne un'altra- .
Sparì nella calca della strada mentre Elettra osservava la sua schiena allontanarsi, gli occhi colmi di lacrime.
Si avvicinò alla parete distrutta osservando con orrore ciò che stava avvenendo. I pirati passavano a fil di lama chiunque avessero di fronte, uomini, donne, bambini. Nessuna pietà. Miriam,una ragazza con cui aveva parlato una volta veniva trascinata per i capelli in un vicolo da un energumeno , seguito da altri che sogghignavano malignamente, pregustando il divertimento.
La rabbia le montò nel petto, la mano corse alla spada e si gettò nella mischia urlando. Quei grezzi pirati non potevano tenerle testa, era veloce, agile e addestrata.
- Nel bosco …. fuggite  nel  bosco ! – urlava alla gente che presa,dal panico, non sapeva che fare .
Continuò a combattere coperta del sangue suo e dei pirati, gli occhi sempre alla ricerca della tunica bianca del maestro, fino a quando lo vide.
Era circondato,sanguinante ma ancora in piedi.
Iniziò a battesi con uno dei pirati, la spada brillava rossa nella luce delle case incendiate. L’uomo era troppo grosso e forte e il maestro ferito , non ce l’avrebbe mai fatta .
Corse verso di loro, i polmoni le bruciavano a causa del fumo, le lacrime che rigavano il suo viso sporco. Nella foga non vide il arrivare il colpo, il buoi calò su di lei mentre  il maestro si accasciava trafitto.
 
 
Aprì gli occhi lentamente , la testa le doleva da morire e il corpo era percorso da brividi.
Tossì appoggiandosi su un lato, attorno a lei solo silenzio e cadaveri . Il villaggio era deserto, le case oramai solo macerie e cenere. Si alzò a fatica, un solo pensiero nella mente. Il maestro giaceva poco  distante e sotto di lui un enorme pozza di sangue scarlatto. Cadde in ginocchio al suo fianco urlando, sfogando il suo dolore. Improvvisamente egli si mosse e le afferrò la mano.
-E ..elettra… - soffiò debolmente.
-Sono qui maestro- disse cercando si non piangere. Doveva apparire forte per lui.
Il maestro estrasse dalla tasca un sacchetto.
-Questa …questa è una lettera, è ….per Zoro, il mio vecchio allievo… trovalo ti aiuterà -
 Lei annuì e il maestro le sorrise.
-Mi dispiece ….non avrei voluto ….lasciarti sola…figliola-.
E suoi occhi si chiusero … per sempre .
 
 
 
 
 
Un silenzio pesante calò sul gruppo quando Elettra terminò il racconto. Nessuno osava parlare. La sua voce tremava, i suoi occhi erano umidi, le labbra strette.
-Non …non sono arrivata in tempo – sussurrò.
Frugò nella tasca e estrasse la lettera, avvicinandola a Zoro.
Lui rimase immobile, silenzioso, troppo sconvolto e addolorato per reagire.
Il suo maestro era morto, l’intero villaggio era stato distrutto e lui non era lì con loro, a proteggerli. Rabbia e dolore lo invasero. Si alzò di scatto afferrando la lettera e uscì senza una parola.
 
  
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