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Autore: stillwritingaboutyou    16/12/2013    4 recensioni
È una voce roca. Non la conosco.
Non mi giro, aspetto che continui.
Ora però sento un brivido.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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People help the people.
Chapter two.




“E non c’era nulla. Nulla di nulla. Vuoto. Capisci Phil?” giro la testa, osservando con un filo di disperazione l’uomo al mio fianco, impegnato a scrivere qualcosa su un cartone.
Senza aspettarmi alcuna risposta mi alzo dalla mia postazione e con un gesto abile poggio sulla spalla la manica della mia cartella di cuoio, guardandomi intorno.
“Grazie per la chiacchierata comunque” sospiro, e poi comincio a camminare lungo la strada che porta al centro del quartiere, lì dove ci sono alcuni negozi.
Ho bisogno di una risposta, una risposta chiara e sicura.
Sono sicura che non sia stato solo un sogno, e che non sia tutto frutto della mia immaginazione.
Di certo Phil non poteva darmi una risposta, cosa pensavo? Che tutto d’un tratto un vagabondo cominciasse a farmi da psichiatra?
Poso violentemente la mia cartella su una panchina, per poi seguirla.
Perché scappare? Mi stavo solamente girando.
Una vibrazione distoglie la mia attenzione: Oliver.
“Ho bisogno di te al bar, vieni prima che puoi.”
 
 
“Hey, è il secondo vassoio che fai cadere a terra, si può sapere a cosa pensi?” E’ incredibile come quel sorrisetto mi paia così fastidioso in questo momento e come quegli occhi azzurri siano così ironici in certe situazioni.
“Niente okay? Sono solo molto distratta, tutto qui” mormoro, per non far sentire ai clienti  poco distanti da entrambi.
Ho poca voglia di rispondere all’ ovvia insistenza di mio fratello, ma che, sorprendentemente, non arriva. Non ancora almeno.
 “Senti se vuoi tornare a casa non- ’’
“Non ti preoccupare, davvero.” Rispondo abbassando la testa, prim’ancora di fargli finire la frase e far scontrare ancora una volta i nostri sguardi.
 
 
“Ottocento dollari, mica male per una domenica mattina” Sento mormorare, prima di sentire uno scatto che segna il blocco della cassa.
Slegando il grembiule da dietro alla schiena, lo appendo al gancio, per poi legare nuovamente i capelli da una coda ordinata ad una crocchia scompigliata.
“Oh … ehm, scusate, non mi ero accorto che fosse chiuso” Girandomi di scatto, vidi una sagoma gracile indietreggiare lievemente.
“Veramente-’’
“Non c’è alcun problema, desidera?” Rispondo, interrompendo ancora una volta mio fratello.
“Un caffè nero è troppo?” Un sorriso contornato da labbra lievemente carnose mi si piazza di fronte, splendente.
“Affatto” sorrido di rimando, girandomi verso mio fratello.
“Ci penso io, tu torna a casa” bisbiglio, osservando subito dopo la  sua approvazione. Girandomi verso la macchinetta del caffè, dalla coda dell'occhio vedo quel ragazzo osservare intorno a se, aggiustandosi lievemente i capelli all'insù.
“Ecco il caffè nero” Dico, porgendo al ragazzo la tazza di coccio bianca, per poi rigirarmi e tornare indietro al bancone.
“Ti va di sederti qui?” Sento domandare.
“Oh… non so se-’’
“Prometto di non divorarti” sento controbattere, seguito da una risatina lievemente roca.
‘Roca come il proprietario di quelle mani’ aggiungo mentalmente.
“Promesso” continua, vedendo  il mio fare titubante.
Avvicinandomi, tiro indietro la sedia di fronte a lui, per poi sedermici.
Non appena stacca la tazza dalle sue labbra riesco a vedere meglio il suo viso pallido e lievemente più roseo sulle guance, il naso dritto e le labbra rosse.
Gli occhi socchiusi, che quando però si posano su di me sono verdi, cristallini.
"Questo bar è tuo?" chiede, facendomi uscire dai pensieri in cui mi ero assorta completamente.
"Mh, si, è di mio fratello, ma lo aiuto spesso" rispondo, osservando la sua espressione seria.
"Sai, vi assomigliate molto, ma tu hai degli occhi diversi" sospira "Molto più belli, aggiungerei"
"Ne dubito, non ci sono occhi più belli dei suoi, sono azzurri come il cielo, come il mare, come la spensieratezza e la purezza-"
"Ma i tuoi sono argentati come la surrealità" mi ferma, ritornando immobile, anche lui come assorto da mille pensieri mentre guarda le mie iridi.
"Nessuno li aveva mai definiti argentati"
"Perchè nessuno li ha mai guardati abbastanza." E poi esce come dalla sua sorta di trans, scuotendo i capelli di lato, facendo muovere i suoi ricci velocemente.
“Mi dispiace ancora per averti fatto fare lo straordinario” sorride, per poi posare la tazza intrecciata fra le mani sul tavolo di legno.
“Figurati” Riesco a dire, senza sprofondare nell’imbarazzo che ovviamente provo.
Punto lo sguardo sulle sue mani: grandi, solcate da qualche piccolo tatuaggio e chiare, armoniose, senza segni particolari.
Il mio pensiero poi si punta su quelle mani, quelle mani calde e grandi.
Anche queste sono grandi.
Chissà se sono anche calde.
“Allora, quanto ti devo...” rallenta.
“Diana, e no, nulla, offre la casa” sorrido lievemente, alzandomi dalla sedia, aggiustando il maglione sui fianchi.
“Bene” Si alza anche lui “Allora a presto, Diana”
Allunga la mano.
In un primo momento non so se stringergliela, ma poi lo faccio, e le nostre mani vengono a contatto, facendo prendere la scossa ad entrambi.
“Ohw, mi dispiace, avevo toccato il maglione e…”
“Sta tranquilla” Sorrise. “Oh, e grazie ancora per il caffè” disse, prima di uscire dal bar, lasciandomi fra il ronzio del riscaldamento ed una mano infreddolita.
 




I'm so sorry.
Mi dispiace così tanto per questo capitolo che non è proprio un granchè.
Sono state settimane un pò di fuoco queste ed è tutto ciò che sono riuscita a buttare giù.
Voglio che siate totalmente sincere con me come io lo sono con voi: non avevo davvero voglia di scrivere ultimamente.
Ho il terrore del foglio bianco e del cursore che tentenna ogni secondo.
Ho il terrore anche di non riuscirvi a trasmettere quello che è il messaggio, la morale che io voglio mandare con questa storia e questo mi tormenta terribilmente.
Per questo mi scuso ancora una volta.
Mando un bacio a tutte/i voi.
  
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