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Autore: WrongandRight    16/12/2013    3 recensioni
Allen Walker è un ragazzo giovane cresciuto troppo in fretta che tende a nascondere tutto dentro di sé. A volte, più di altre, nelle rare giornate di calma, si ferma a pensare a quella che è la sua vita, alle sue emozioni e a vecchie parole del suo maestro con le quali si ritrova a dover confrontare la sua esistenza.
Partecipa al "Masochismo Contest"....attenzione...Spoiler!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Allen Walker, Johnny Gill, Marian Cross
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Ed infineeee.....anche se so di non aver lasciato tempo tra un capitolo e l'altro (ma la voglia di pubblicare era troppa xD), ecco anche la terza ed ultima parte.
E' più cprta delle altre, quindi dovrebbe dare meno problemi di lettura. Naturalmente i commenti sia positivi che negativi (in particolare se costruttivi) sono molto apprezzati dalla sottoscritta che impara a scrivere in maniera migliore..Vi lascio alla conclusione della storia, buona lettura!
 

~Future: Escaping~

 

Correva. In mezzo ai civili, per le strade sterrate, tra le botteghe, sui tetti.
Correva. Per nascondersi da tutto e da tutti. Doveva stare tra la gente per non farsi trovare ed era proprio da loro che voleva allontanarsi per non fargli del male. Era diventato pericoloso, una bomba ad orologeria.
Aveva ripreso ad indossare quella maschera sorridente ed impassibile, quella gentilezza forzata per staccarsi da chiunque incontrasse.
Ormai l'unico suono che le sue orecchie tolleravano era quello sordo dei suoi passi sulle pietre delle viuzze che conducevano al più vicino ostello disponibile.

Le grida dei bambini per i quali si esibiva in mezzo alla piazza erano graditissime, ma non vicine a lui. Gli applausi del suo pubblico mentre si destreggiava con acrobazie su di una palla erano calde ed accoglienti, ma non era nel loro mondo che voleva essere accolto.

Aveva perso tutto.
Persino quella famiglia di cui si era ciecamente fidato l'aveva ripudiato. A voler essere onesti era colpa sua che l'aveva lasciata andare..Si era rifiutato di affrontare la loro delusione, la loro ira, i loro pianti. Come un codardo aveva messo la coda tra le gambe ed era scomparso nel nulla.

Accanto a lui era rimasto solo il compagno di sempre: quella macchina gialla senza cuore che, incredibilmente, lo capiva ed accudiva. Il suo animo inumano, un miscuglio tra una akuma, un uomo, un esorcista ed un Noah, trovava confronto solo tra le ali di quegli ingranaggi ben oliati ed impertinenti.
Mai più avrebbe sentito la dolce voce di Linalee che lo riprendeva quando era giù di morale.
Mai più avrebbe sentito le battute di Lavi e visto i suoi scherzi.
Mai più avrebbe apprezzato le sagge parole di Crowley, Bookman e Komui.
Mai più avrebbe tirato su di morale l'insicura Miranda.
Mai più avrebbe battuto a scacchi Johnny.
Mai più... Quei tempi erano finiti, conclusi, dissolti.

Lui era un mostro e come tale avrebbe dovuto vivere il resto della sua esistenza. Avrebbe proseguito lungo la sua via senza aiuti, senza mani pronte a rialzarlo, senza facilitazioni di sorta.
Le parole dei suoi amici perse nel tempo:
No, non sarai mai da solo/quando verrà l'oscurità/illuminerò il cielo con le stelle/
ascolta i miei
sussurri nella notte.

 

Ma non erano qui! Ed il cielo era uno di quelli senza stelle, un manto nero che copriva tutto e lasciava soffocare il casuale osservatore col naso all'insù.
Nessuno di loro era corso a salvarlo. E non potevano nemmeno, anzi, non dovevano.

Dentro di lui viveva una delle anime più corrotte di tutti i secoli, forse l'unica che aveva avuto l'ardire di mettersi contro il Conte del Millennio nella conquista del pianeta.

 

Dalle abitazioni attorno a lui provenivano urla, lamenti ed il fragore di vasi rotti. La gente barcollava in quell'oscurità, perdeva i propri principi ed attaccava i propri simili come animali in gabbia. Loro non sapevano perché, non sapevano come mai tutti fossero irritati, ma la verità era che l'energia negativa che quel periodo buio proiettava nelle città, nelle valli, sui monti e sulle spiagge non era lontanamente paragonabile ai terribili avvenimenti del passato.
Nessuna guerra poteva averli preparati a quello che incombeva su di loro.
La rinascita dei morti, la sconfitta dei vivi, il ritorno del nulla e la caduta delle divinità di ogni religione: perché la luce a cui tutti si affidavano sarebbe stata coperta da un velo di lacrime color della pece e la realtà sarebbe stata un unico incubo vivente.

 

Non aveva tempo di fermarsi, Allen Walker. Non aveva tempo per permettersi un pasto da banchetto come era suo solito ai tempi in cui viveva nell'Ordine. Non poteva lamentarsi o pregare o stare troppo a pensare, ma solo andare avanti incontro al fato scritto per lui tra le righe della storia.
Combattere come mai aveva fatto prima, per se stesso, perché ora ciò che rimaneva era lui. Lui e la sua fame di vendetta...che non era sete, era proprio un vuoto nello stomaco che lo trascinava fino al passo successivo, sempre un po' più nella fossa.
Sapeva che doveva ribellarsi, che doveva reagire, ma cosa può fare un ragazzino di forse 17 anni, senza casa, senza né passato, né presente, né futuro?
Cosa poteva fare un'anima senza sogni, senza desideri o rimpianti?

I suoi occhi erano asciutti, privi di qualsivoglia emozione.

Non era un santo o una creatura sovrumana capace di reggere la responsabilità per milioni di spiriti e di promettergli la salvezza; lui stesso aveva bisogno di essere salvato da qualcuno. Il suo gioco da prestigiatore e da equilibrista era finito. Era caduto nuovamente in quel vortice nero, più in fondo di prima, ed ora poteva solo lasciarsi andare a braccia aperte verso la morte. La sua agognata meta.

Riaffiorò alla mente quel sogno nella cella, quel ricordo del suo maestro nel prato fiorito e desiderò poter ritrovare quel crisantemo che aveva nascosto nella tunica che indossava allora. Desiderò riavere la sua guida e la sua innocenza. Desiderò tornare ancora più indietro, ai tempi in cui era con Mana, e rivivere la sua infanzia. Quella che gli era stata rubata troppo presto e che gli impediva di capire una parte delle altre persone, che pensando ad allora tiravano fuori aneddoti divertenti ed imbarazzanti.

Pensò che quelle stelle luccicanti che ora non si vedevano erano un po' egoiste, come lo era lui. Che voleva la felicità di tutti e che voleva essere libero pretendendo che nessuno si assumesse le responsabilità che questa condizione comportava. Perché ovunque ci sia il bene, risiede anche il male. Per mantenere un equilibrio, un ordine. Perché il bene non sarebbe definibile come tale senza una controparte e lo stesso vale per il male. Come si può definire un'azione benevola se non esisteva un'azione malvagia? Quella sarebbe stata semplicemente un'azione e nient'altro.

E per bilanciare la gioia qualcun altro doveva assumersi il fardello dei dolori altrui.

 

Tra poche ore il sole sarebbe sorto, doveva sbrigarsi ad andare via di lì. Entro l'alba si sarebbe confuso con una nuova compagnia circense per svanire come fumo nella nebbia londinese.

Nuovamente in corsa per sopravvivere. Anche se..

 

Non aveva più la forza di correre, non aveva più la forza di brillare.
 

Era stanco. Stanco come chi ha cercato di tenersi aggrappato alla vita ogni secondo della sua esistenza pur sapendo che era destinato all'oblio, che per lui non vi era un futuro. Che la felicità non rientrava nel percorso che aveva intrapreso.
Fuggiva.

E fuggiva da tutto e da tutti, anche da se stesso. Perché quella luce che era solito portare si era trasformata in cupa oscurità.
Era diventato anche lui una Stella Buia.

   
 
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