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Autore: la luna nera    16/12/2013    2 recensioni
Io non volevo combattere. Volevo essere semplicemente Urania. E basta.
Ma mi resi conto che fuggire faceva di me una codarda e quella parte di me rimasta assopita per tanti anni mi stava continuando a chiamare.
Ed io dovevo rispondere.
Estrellon, luogo al di fuori del tempo e dello spazio, era la mia casa. Lì avrei ritrovato il mio passato, la verità su me stessa e la forza per annientare quel nemico contro cui le altre essenze di stella già combattevano. Estrellon, mondo magico in cui crescono piante dagli straordianri poteri, fra le quali si nascondono i dink e si intrecciano storie, amori, passioni che una volta accarezzate non si dimenticano mai più.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VERSO LA VETTA
 
Terza parte
 
 
Quattro stelle brillavano nel cielo che, attimo dopo attimo, si tingeva dei colori della notte.
Con me erano rimaste solo Haya, Michie e Mairk.
E dentro di me dimorava il terrore che da un momento all’altro avrei dovuto veder svanire anche loro.
Dovevo essere forte e andare avanti ad ogni costo come si era raccomandata Phaes prima di scomparire.
Facile a parole….
“La vetta del vulcano! Eccola finalmente!”
Si, la nostra meta era ad alcune centinaia di metri da noi.
Ci circondava un bianco immacolato e un’aria sempre più rarefatta.
“Anf… si respira male.. Direi che siamo ben oltre duemila metri…”
“Già, non sono abituata… Con tutti i luoghi della Terra, doveva venirsi a nascondere proprio qui?!”
“Coraggio ragazze, dobbiamo raggiungere la vetta prima che il sole tramonti altrimenti rischiamo di congelarci.”
A fatica, le nostre gambe ripresero il cammino. Passo dopo passo il momento dello scontro finale si avvicinava.
Alzai gli occhi verso il cratere: il mio cuore mi diceva che Heeron si trovava lassù, con ogni probabilità prigioniero del nemico. Con lui sicuramente c’era Yona. Non ho mai capito chi fosse in realtà: forse un mostro succhia sorrisi trasformato oppure un’entità creata appositamente per infiltrarsi fra di noi con l’inganno o ancora una comune ragazza della quale si era impossessata la Osborv per il suo letale piano…. Una volta lassù comunque, sarei arrivata anche alla soluzione di quel mistero.
E forse avrei trovato anche il modo di far tornare Isette, Britt, Hory e Phaes.
Passo dopo passo, la nostra missione si stava avvicinando alla conclusione ed ognuna di noi sarebbe tornata alla sua vita normale. Come mi ero ripromessa, avrei portato avanti ciò che la direttrice Susanne aveva iniziato.
Ma prima dovevo vendicare anche la sua ingiusta scomparsa.
“Eccola di nuovo!!”
“Cosa?!”
Immersa com’ero nei miei pensieri, non mi ero resa conto che la Osborv ci stava indirizzando un altro dei suoi incantesimi malefici.
“E quelli cosa diavolo sono?!”
Dei cristalli di ghiaccio, almeno è ciò che sembravano, stavano sospesi a mezz’aria, pronti a colpirci da un momento all’altro.
E infatti così avvenne.
Come delle saette puntarono su di noi, tentammo di schivarle, ma Michie rimase ferita al braccio sinistro. Proprio quel braccio che diventava l’arco dal quale scoccava le sue frecce di luce.
La nostra amica era troppo vulnerabile, decidemmo di farle da scudo per evitare che potesse essere colpita ancora ed evitare il peggio.
Quelle strane cose stavano ancora lì immobili.
“Mi sto stancando dell’attesa! Se non attaccano loro, lo farò io!”
“Haya, che dici?!”
“Non ce la faccio più a restare qui come un’idiota ad aspettare che quella ci colpisca di nuovo! Così ci fa perdere del tempo prezioso!”
“Non fare mosse azzardate…. Ti prego…”
“Tranquille ragazze, le mie scintille di Spica sanno il fatto loro. Voi pensate a Michie.”
Strizzò l’occhio destro per infonderci fiducia e si mise in posizione di attacco.
“Bene, vediamo un po’ cosa sai fare…. Per Spica!!! Scinitllium!!” Dal suo corpo iniziarono ad espandersi gemme di luce potentissima, quasi accecante.
E contemporaneamente il nemico attaccò.
L’aria attorno a noi era satura di luce, vedevamo bagliori espandersi dovunque. Tutti provenivano da Haya: era veramente strepitosa!
Michie si alzò sorreggendosi il braccio ferito, si sentiva in colpa nel vederci lì attorno a lei mentre Haya stava affrontando il nemico tutta sola. “Devo…. Devo aiutarla…”
“Sta’ferma per favore. Sei troppo vulnerabile e potresti esserle solo d’intralcio.”
“Ha bisogno di aiuto..”
“Tranquilla, fidati di lei.”
“Guarda, sta prendendo il sopravvento.”
Effettivamente la nostra amica se la stava cavando alla grande!
Quei cristalli di ghiaccio andavano in frantumi uno dopo l’altro e cadevano sulla neve come gocce congelate.
“Vittoria!” Urlò soddisfatta Haya. “Spica 1, Osborv 0!”
Eccola radiosa avvicinarsi a noi per sincerarsi delle condizioni di Michie. “Come stai, amica mia?”
“Oh, non è niente di grave, solo qualche graffio. Sono così felice che non ti sia accaduto niente….”
Si. Eravamo tutte entusiaste dell’esito della battaglia.
 
Ad un tratto, mentre eravamo in procinto di rialzarci per riprendere il cammino, udii quella maledetta risata.
“Ah ah ah ah! Siete troppo ottimiste! Spica 1, Osborv 0? Avete dimenticato i tempi supplementari! Attacco!!!”
I cristalli di ghiaccio, ora sottili come microscopiche lame taglienti, si posizionarono ad altezza d’uomo e come delle saette, puntarono verso di noi.
Imprigionarono Haya, rinchiudendola in un enorme blocco di ghiaccio che emanava delle scosse elettriche.
La nostra amica era lì dentro, urlava di dolore e allo stesso tempo ci implorava di allontanarci. Marik fece uno sforzo immane a trattenermi mentre, dimenandomi come una dannata, mi catapultavo verso quella prigione.
Un nuovo grido disperato ed un’invocazione risuonarono nell’aria gelida dell’Alaska.
“In nome di Spicaaa!!!”
Ed ecco ripetersi l’incubo: un boato, una violentissima esplosione che illuminò a giorno il cielo del tramonto artico e l’onda d’urto che ci sbalzò ad alcune decine di metri.
Aprii gli occhi: Haya irradiava la luce della sua stella, sembrava una dea! I suoi capelli biondi, normalmente raccolti in una coda, ora ondeggiavano liberi, ancora sorretti dallo spostamento d’aria da lei generato.
Il nemico questa volta era sconfitto sul serio, di quei cristalli di ghiaccio che formavano la prigione non esistevano più.
Una volta di nuovo in piedi, ci precipitammo da lei che era crollata sulle ginocchia.
Ebbe solo la forza di alzare il viso, guardarci con quegli occhi densi di dolcezza mista a malinconia. Quella malinconia propria di chi sa che non può proseguire oltre.
Chiuse gli occhi con la leggerezza di una farfalla che sfiora la corolla di un fiore e che poi va verso il cielo con un battito d’ali.
Così svanì anche Haya e le sue scintille violette si unirono alle altre essenze di stella nella mia pietra.
Dovevo piangere?
No. Avevo terminato le lacrime.
Dovevo arrabbiarmi?
No. Avrei dovuto risparmiare la rabbia per sfogarla contro colei che stava alla fonte di tutto questo.
Dovevo maledirla?
No. Non sapevo più cosa dire.
 
Mi alzai mestamente e senza dire una parola, presi per mano Marik e Michie e proseguimmo. Anche le altre ragazze stavano in silenzio.
Percepivo tensione. Quasi sicuramente erano consapevoli che forse a breve il destino le avrebbe messe a dura prova.
“Michie, come va il braccio?”
“Un po’ meglio, grazie.” La ragazza portò la mano sui graffi che fortunatamente avevano smesso di sanguinare. “L’aria gelida ha bloccato la piccola emorragia.” Si fermò un istante. “Ragazze, dovete farmi una promessa.” Ci fissò in attesa di un nostro cenno di assenso. “Non so se tornerò mai a casa… E… Se dovesse accadermi qualcosa, vi prego, andate a Londra, cercate Harrry e….”
“Tesoro, cosa vai a pensare?!” Entrambe la abbracciammo forte. “Certo che torneremo a casa tutte quante!”
Scosse la testa. “Anche le altre lo pensavano…”
“Troveremo il modo di farle tornare in vita, fosse l’ultima cosa che faccio.”
“Comunque… andate da Harry e ditegli che….”
Michie non poté finire la frase: una saetta di luce ci colpì in pieno. Fu una botta spaventosa! Ci tolse letteralmente il respiro. Marik non si era ancora rialzata, io mi tirai su a gran fatica, l’unica in piedi era Michie. Evidentemente, essendo noi di spalle, l’avevamo in qualche modo protetta dall’impatto con quella saetta.
Dalla vetta del vulcano vedemmo puntare verso di noi un qualcosa di luminoso, ma non era la solita luce, era carica di oscurità e negatività. Si, può sembrare un controsenso parlare di oscurità e di luce contemporaneamente, ma la Osborv era capace di generare incantesimi al limite della concezione umana.
Michie tese quel braccio ferito e, incurante del dolore, evocò il potere dell’arco di Vega. Sulla punta del dito indice si accese una stella: puntava dritta contro quella saetta che si avvicinava a noi a velocità impressionante.
L’energia stellare raggiunse il massimo. “Vega Arkus! Sagittaaa!!!”
 Scagliò quella freccia di luce verso il nemico. Come il più affilato dei coltelli, penetrò attraverso la saetta di oscurità che andò in mille frantumi di luce violacea i quali si sparpagliarono per un raggio di molti metri. Purtroppo uno di questi colpì negli occhi Michie che lanciò un tremendo urlo di dolore. Si piegò sulle ginocchia, coprendosi il viso con le mani. Appena fu possibile, ci avvicinammo a lei per sincerarci delle sue condizioni.
“Gli occhi… Non riesco ad aprirli…. Mi bruciano troppo!!”
“Coraggio. Siamo qui con te.”
Come spostò le mani dal viso, vedemmo le sue guance bagnate di strane lacrime dal colore viola scuro.
“Non vedo più… E’… E’ tutto buio… Ragazze, dove siete?”
Io e Marik realizzammo la tragedia: Michie aveva perso la vista.
“Siamo qui con te, non temere.”
“Viaa!!”
Marik ci allontanò bruscamente poiché una nuova saetta stava puntando verso di noi. Fortunatamente questa volta l’attacco del nemico era andato a vuoto. Ci riunimmo, Michie piangeva di dolore e di disperazione. Le accarezzavo i capelli per tentare di infonderle quel calore di cui aveva bisogno.
All’improvviso si alzò in piedi.
“Urania, Marik, ascoltatemi. Io adesso sono solo d’intralcio. Proseguite verso la vetta del vulcano, penserò io a coprirvi le spalle.”
“Stai scherzando?!”
“No. Devo raggiungere il livello massimo di potere di Vega. E’ l’ultima possibilità che ho e non voglio fallire.” Alzò la testa verso la vetta. “Eccola di nuovo. Riesco a percepire perfettamente ogni sua mossa.”
Ci voltammo: dalla vetta proveniva un’altra saetta!
“Fatevi da parte!!” Con due violenti spintoni, Michie ci allontanò da lei, mise di nuovo le braccia nella posizione dell’arco e, come guidata dalla misteriosa forza della sua stella, puntò dritta verso il nemico. Non so cosa era successo in quegli attimi  intercorsi fra la sua disperazione e la presa di coscienza che l’aveva portata a voler affrontare il nemico da sola, ma scagliò quella freccia verso il nemico. Era una freccia di un’intensità mai vista prima! L’aria attorno a noi si era tinta di tutte le sfumature del verde e nel punto di contatto fra le due forze contrapposte ci fu un’esplosione di energia impressionante.
Ci vollero molti secondi perché tutto si calmasse.
Michie era in piedi al centro di un cratere, il suo costume era bruciacchiato e strappato.
Dalla vetta non venivano altre saetta.
“Vega mi ha guidata…. La freccia ha bloccato l’origine delle saette… Ora non ce ne saranno più….”
Corremmo ad abbracciarla. Come sentì il contatto delle nostre braccia, alzò la testa, con gli occhi sempre chiusi. “Promettetemi di andare a Londra….da Harry… Ditegli che lo amerò per sempre….”
Pronunciate queste parole, anche lei svanì lentamente in una nuvola di scintille verdi.
Probabilmente la Osborv in quel momento gioiva nel constatare di aver avuto la meglio su un’altra delle stelle maggiori, ma se pensava di demoralizzarci si sbagliava di grosso. Tutta quella rabbia si sarebbe ritorta contro di lei e gliela avrei fatta pagare cara, molto cara.
 
Eravamo rimaste in due: io e Marik, come all’inizio di tutta questa storia.
Ci abbracciammo forte e ci lanciammo in una corsa sfrenata verso il cratere del vulcano, verso l’incontro-scontro con la stella spenta Osborv.
Lassù, ad oltre 2800 metri di quota.
Lassù, fra le nubi.
Lassù, dove avrei riabbracciato il mio Heeron.
 
 
 

 
Ciao a tutti!
Speravo di aggiornare prima, ma vi giuro, nell’ultima settimana non ho avuto un attimo per accendere il computer e mettermi “al lavoro”.
Chiedo scusa, mi rendo conto che questi ultimi tre capitoli sono stati un po’ monotoni e forse pure noiosi… Ad ogni modo ci siamo: nel prossimo capitolo Urania si troverà faccia a faccia con la Osborv e, per tutte quelle che lo aspettavano, tornerà anche Heeron.
Spero di mantenere la mia promessa e di terminare la storia entro la fine dell’anno.
 
Grazie a tutti quelli che passano e lasciano un commento!! Adoro quelli che lo fanno!!
A presto
La Luna Nera
 

 
  
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