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Autore: Birbi_alex    16/12/2013    8 recensioni
"- io non sono esattamente.. il ragazzo ideale, insomma ti punzecchio sempre, ti rincorro, ti faccio il solletico, ti faccio degli scherzi.. - cominciò a elencare anche lui strappandomi una risatina a ogni frase, portandomi a stringermi maggiormente alle sue spalle in un lieve abbraccio.
- e io non faccio lo stesso, scusa? - sbottai a quel punto per fargli capire il succo del discorso e riuscendo anche a zittirlo tanto che si girò verso di me confuso.
- il punto è che.. che non vorrei nient'altro se non quello che ho già. Anche io ti prendo a pesci in faccia a volte ma tu dovresti sapere che scherzo, che ti amo comunque - sussurrai riuscendo a vedere un sorriso emozionato tirarsi sul suo viso finché alle ultime parole agganciò gli occhi ai miei felice, guardandomi in un modo che avrebbe potuto bucarmi l'anima.
Qualcosa gli attraversò lo sguardo, quel qualcosa che compariva ogni volta che gli dicevo quelle due paroline importanti, poi come se non potesse farne più a meno si allungò verso di me posando le labbra sulle mie con ardore."
Questa FF è il seguito di "You're different than other else" ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1082168&i=1 )
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"One step at a time."


CAPITOLO 37
 
Era da dieci minuti probabilmente che fissavo il soffitto, stesa sul letto un sabato mattina piovoso.
Mi strinsi nella felpa rossa che avevo preso a Zayn e sospirai, ripensando al nostro discorso di qualche sera prima quando mi ero aperta con lui finendo per piangere in quel modo che non mi piaceva ricordare.
Forse avrei meritato uno schiaffo o un colpo in testa perché avevo infranto uno dei punti che mi ero sempre imposta e prefissata, ovvero non scommettere sul futuro o fare promesse improbabili, cosa che invece avevo fatto sbriciolandomi tra le mani del ragazzo che era chiuso in doccia da diverso tempo.
Solo il pensiero di sentirlo lontano, distante da me, non fisicamente ma dal lato emotivo, mi aveva fatto scoppiare.
Per quanto non l’avessi mai ammesso, io avevo sempre contato su Zayn.
Avevo sempre avuto la sicurezza che una parte di lui, più o meno grande, mi amasse e questa cosa mi aveva dato la forza di fidarmi di tutte le parole di quegli anni; quando invece avevo sentito la situazione scivolarmi dalle mani come una corda a cui avevo appeso tutte le mie speranze, non avevo più pensato a qualcosa di ragionevole, tantomeno all’orgoglio.
Avevo pensato a salvare quel lembo invisibile a cui ero rimasta aggrappata e l’avevo difeso con paura, con un magone nel petto che cresceva sempre di più vedendo gli occhi di Zayn spegnersi a ogni mia frase rotta.
L’avevo quasi implorato a promettermi che non mi avrebbe abbandonata, che non mi avrebbe fatta precipitare al suolo insieme a tutta la fune e al carico, piangendo davanti a lui come non avrei mai voluto fare.
Non mi piaceva ripensarci, ero una ragazza forte e sapere di essere stata così vulnerabile tra le sue braccia mi faceva sentire debole.
Forse avrei solo dovuto accettarlo.
Infondo con chi altro avrei potuto essere così concreta e fragile se non con lui?
Era il ragazzo, l’uomo, con cui vivevo, con cui condividevo le mie giornate e questo includeva anche i momenti difficili.
Dovevo solo imparare a lasciarmi andare, a non pensare e capire che era poi normale aprirsi così tanto con una persona.
Voltai la testa appena sentii la porta alla mia sinistra cigolare e aprirsi appena, non lasciandomi spazio neanche di vedere chi fosse entrato mentre invece avvertii uno zampettio veloce ai piedi del letto dove ero stesa.
Mi feci forza sulle braccia e sporsi la testa a guardare il pavimento, dove effettivamente Marion stava trotterellando con impazienza.
- che c’è? Non ti piace la pioggia? – mormorai inforcando un sorrisetto e allungando una mano ad accarezzare la testolina al piccolo pastore tedesco che ricambiò il mio affetto strofinandosi sul mio braccio.
- già, neanche a me.. – aggiunsi poco dopo come se la cagnolina mi avesse davvero risposto, forse per il bisogno incondizionato di parlare con qualcuno e distrarmi.
A un suo piccolo mugugno compiaciuto decisi di chinarmi col busto ad afferrarla e portarla sul letto con me, finendo poi per appoggiarla sulle mie gambe date le sue dimensioni ancora gestibili.
Chissà come avremmo fatto quando sarebbe cresciuta, mi domandai giocherellando con un suo orecchio che rimaneva sempre più basso rispetto all’altro, sogghignando.
- ammettilo che sei venuta da me solo perché il tuo padroncino è occupato, mm – abbozzai accarezzandole il pelo nero e castano,  già più chiaro di qualche settimana prima.
Marion storse il capo continuando a osservarmi con i suoi occhi grandi e scuri finché si lasciò a un latrato contenuto che mi fece ridere quando mi appoggiai con la schiena alla testata del letto.
- sai, avrei fatto lo stesso anche io – dissi con complicità come se fosse davvero una confessione che avrebbe potuto comprendere, passandole i pollici sul muso morbido.
Appena tirai un sospiro stanco una figura snella fece ingresso nella stanza dalla porta, cogliendomi di sorpresa.
- oh per un attimo ho pensato che stessi cominciando a parlare da sola – mi canzonò Zayn con tono frizzante lanciandomi un’occhiata veloce e cristallina, facendo caso quindi anche alla cagnolina sul mio grembo, dirigendosi subito poi all’armadio e strappandomi un sorriso contenuto.
- io ero ormai certa che fossi affogato nella doccia, invece – ribattei senza troppa difficoltà, sentendo la sua risata cristallina espandersi nell’aria quando aprì un’anta del suo armadio.
La mia mano continuò ad accarezzare Marion distrattamente mentre il mio sguardo si era perso un attimo a osservare il ragazzo che mi dava le spalle, con indosso dei pantaloni larghi e grigi di una vecchia tuta e senza nulla a coprirgli il busto lasciando così in vista il tatuaggio che aveva dietro il collo.
Squadrai la linea delle spalle larghe e della schiena, seguendola fin quando si strinse in prossimità dei fianchi.
- sai mica dov’è finita..? – cominciò una domanda il moro cacciando la testa dentro a un certo ripiano, rovistando con le braccia e riportandomi alla realtà.
- cosa? – lo incitai a continuare sicura di vedere i suoi capelli ancora un po’ umidi dalla doccia.
- la mia felpa ros.. – fece per rispondere voltandosi a guardarmi ma interrompendosi poi quando notò il capo in questione addosso a me, piegandosi in una smorfia divertita.
Io accennai un sorrisetto contenuto e feci finta di niente, mantenendo il contatto visivo con lui che si girò completamente nella mia direzione scuotendo il capo in un sospiro lieve.
- se tu continui a metterti le mie maglie a me un giorno non resterà più nulla, lo sai vero? – se ne uscì con sarcasmo incrociando le braccia in modo teatrale e alzando un sopracciglio in disappunto.
- mi hai abbandonata qui per più di mezzora, ho tutto il diritto di averla messa – ribattei sebbene le mie parole non stessero in piedi, comunque usando un tono sicuro e deciso.
- e adesso cosa dovrei mettere, sentiamo? Me l’ero tenuta da parte perché tutte le altre felpe le hai messe da lavare e chissà quando le rivedrò – borbottò comunque con tono leggero e a me scappò un risolino sottile, spalancando gli occhi con stupore.
- ehi se vuoi quello è il bagno, dentro c’è la lavatrice e la roba sporca.. datti da fare – commentai con sarcasmo indicandogli rozzamente la stanza infondo al corridoio, vedendolo poi osservarmi con lo sguardo pieno di adrenalina.
- ..e non provare a dire “donna schiava, cucina e lava” perché ti aizzo questo pericolosissimo animale da caccia contro – aggiunsi divertita prendendo Marion e rivolgendogliela contro, sentendola invece fremere eccitata alla vista di Zayn che sorrise sghembo.
- ah non sei tu l’animale pericoloso qua dentro? – mi prese in giro fingendosi colpito, indicandomi con stupore e costringendomi a un espressione incattivita.
- sì, questa è la stagione della caccia aperta ai Malik – gli risposi a tono facendogli la linguaccia rozzamente e lasciando la cagnolina scendere dal letto per tornare a terra indisturbata.
- oh Jane ne sarà sicuramente felice – commentò retorico per togliersi dal discorso, facendo spallucce e obbligandomi ad alzare gli occhi al cielo.
A quel punto si mosse e prese a fare il giro del letto tranquillamente, sistemandosi l’elastico dei pantaloni in modo sbrigativo – guarda che ero serio prima, non so cosa mettermi, potrei morire congelato – cominciò a dire con tono vago nonostante sembrasse più che a suo agio senza maglietta, anche perché in effetti i termosifoni nella casa erano ancora in parte accesi e si stava bene.
- perciò.. – continuò osservandomi con i suoi occhi sorridenti, buttandosi poi di peso sul letto a pancia in su accanto a me - ..necessito che tu ora mi riscaldi – concluse usando un tono sbarazzino e divertito, già consapevole che avrebbe ricevuto una risposta giocosa dalla sottoscritta.
Rovesciò la testa per guardarmi in faccia e allungò anche un braccio speranzoso che l’avrei stretto, quando invece gli tirai uno schiaffetto debole sulla spalla.
- non sono una stufetta, Zayn – mugugnai in risposta vedendolo chiaramente sogghignare in quel modo che a me faceva sempre venire una stretta al cuore, passandosi la mano libera tra i capelli disordinati.
- ah fammi capire, Mary può accoccolarsi su di te al calduccio e io no? – scherzò piegandosi in una smorfia dispiaciuta e girandosi su un fianco per potermi guardare meglio.
- Marion è un peso piuma, tu non sei esattamente così leggero – lo punzecchiai portando un dito a tastargli lo stomaco, quando invece tutto era tranne che grasso, sentendo il suo sguardo addosso.
- lo vieni a dire a me che devo sopportare la tua massa indicibile ogni notte? – ribatté lanciandomi una frecciatina che gli costò un ulteriore schiaffetto sul costato quella volta, sentendolo subito gemere comunque con fare divertito.
- non ti permetto di dirmi queste cose, screanzato! – esclamai a bocca aperta dandogli anche qualche pizzicotto sul fianco e sentendomi meglio quando lo vidi ridere apertamente, mostrando il sorriso luminoso.
Fece per ripararsi dalle mie mani in diversi risolini contenuti e infine allungò le braccia ad avvolgermi senza lasciarmi modo di oppormi – su, lo sai che scherzo Scar – ribatté con tono dolce e giocoso tirandomi a sé nonostante il mio disappunto teatrale – anche perché non credo che andando avanti a caffè e pistacchi tu possa prendere chissà quanti chili – commentò sarcastico riuscendo ad afferrarmi e rigirarsi insieme a me sul materasso senza troppe difficoltà, portandomi sopra di lui e abbracciandomi stretta facendomi soffocare una risata sul suo petto.
- lo dici solo per convenienza, pagherai per questo – abbozzai non riuscendo a cancellare dal viso un sorriso genuino e felice, sentendo le sue braccia tutte intorno alla schiena a scaldarmi nonostante avessi dovuto farlo io a lui.
Sentii i pollici delle sue mani accarezzarmi i fianchi come sempre e appena Zayn posò la testa accanto alla mia tirai un sospiro contro la sua spalla, chiudendo gli occhi e accoccolandomi come potevo.
Ascoltai il rumore del suo respiro lento e fui costretta a nascondere un sorriso sotto il suo collo quando mi lasciò un bacio sulla guancia, portandomi ad allacciargli le braccia attorno alle spalle.
Rimasi in silenzio, come addormentata, cullata dai piccoli baci innocenti che il ragazzo continuava a posarmi sulla guancia e permettendomi solo di passargli una mano tra i capelli più volte.
- Scar? – mi chiamò dopo vario tempo in un sussurro, come se avesse paura che qualcun altro potesse sentirci.
Alzai il capo dal suo collo e lo guardai da quei pochi centimetri che ci dividevano, immergendomi per qualche secondo nei suoi occhi profondi.
- mm? – mugugnai in risposta portandomi i capelli sulla spalla destra e sistemando meglio una gamba tra le sue, sollevando il volto.
- hai le mani fredde – mormorò quando gli sfiorai la linea di uno zigomo con le dita, strappandomi un sorrisetto contenuto mentre continuai a scrutare ogni suo dettaglio come se già non conoscessi il suo viso.
Gli passai il dorso della mano lungo la mascella a tratti pungente e lo sentii puntare un sorriso sotto il mio tocco, finendo per muovere un braccio lentamente a passarmi dietro la nuca per attirarmi contro le sue labbra.
Ebbi tutto il tempo di realizzare la cosa e mi lasciai condurre dalla sua presa sicura ma gentile, ricambiando a suo tempo quel bacio dolce.
Poggiai gli avambracci a lato della sua testa e gli permisi di condurmi in un abbraccio ancora più stretto, sentendomi quasi diventare un solo corpo con lui fino a quando terminammo il bacio in uno schiocco.
- e tu hai ancora i capelli bagnati – ribattei dopo aver strusciato il naso sul suo arrossendo, sfiorandogli il ciuffo umido e libero contro il piumone sotto di noi.
Zayn si aprì in un sorriso sghembo e prese a osservarmi come se fossi davvero qualcosa di prezioso e importante, da ammirare e custodire.
- questa è la volta buona che mi prendo il raffreddore – commentò sarcastico continuando a guardarmi curioso, stringendomi con dolcezza e prendendosi ciò che era suo, cioè le mie labbra in un altro bacio veloce ma attento.
Il cuore nel petto accelerò e fui certa di star arrossendo, lo sapevo nel momento in cui il ragazzo spostò gli occhi sulle mie guance come affascinato.
- ehi non ti conviene, non so quanto potrai fidarti delle mie vesti da balia – scherzai alzando le sopracciglia e imboccando un sorriso cordiale, vedendolo fare lo stesso senza tentennamenti.
- come? Tu sarai il bastone della mia vecchiaia – abbozzò divertito già ridacchiando per le sue stesse parole, facendomi sgranare gli occhi colpita prima che potessi sentire la sua risata piena riempire l’aria e immaginare come sarebbe stato veder diventare realtà le sue parole.
Scossi la testa in un risolino sottile e giocherellai distrattamente con i capelli di Zayn, sentendolo poco dopo respirare più rumorosamente e allungarsi a strapparmi un altro bacio.
Chiusi gli occhi e mi lasciai alla sua presa delicata, ricambiando il bacio andando incontro alle sue labbra e sentendomi al sicuro nella stretta delle sue braccia.
Conclusi poi il bacio velocemente e rimasi a guardarlo in viso sentendo diverse parole risalirmi per la gola, quasi come mi era capitato da adolescente.
Schiusi la bocca vogliosa di parlare, osservando con attenzione i tratti affilati del volto del ragazzo a pochi centimetri dal mio ma senza riuscire a dire nulla, finendo per boccheggiare imbarazzata.
- cosa c’è? – bofonchiò lui in un sorrisetto sghembo guardandomi con gli occhi schiusi, stranito di vedermi in difficoltà.
Mi sentii una completa idiota in quel momento perché sebbene amassi in modo spassionato il ragazzo che mi stava stringendo, non ero capace di dirglielo davvero per una volta.
- no è che.. niente – balbettai arrossendo nuovamente e abbassando lo sguardo al collo del moro per non sentirmi osservata, abbozzando un ghigno contenuto.
- niente? – ribatté lui con sarcasmo, sicuro che ci fosse qualcosa sotto.
Prese ad accarezzarmi la schiena lentamente e mi parve di sgretolarmi nella sua presa quando ridacchiò sommessamente.
- non è niente che tu già non sappia.. – precisai in un sussurro facendo spallucce e sperando che non infierisse, mordendomi il labbro nervosa.
- e come fai a saperlo? – mi stuzzicò, curioso di sentirmi ammettere tutte quelle cose che già pregustava ascoltare.
Sospirai e mi mossi appena, stendendomi meglio sul petto del ragazzo sentendomi a mio agio nel tepore dei nostri corpi a contatto, rendendomi conto che non avrei desiderato essere da nessun’altra parte.
- mettiamola così.. – abbozzai passandomi la lingua tra le labbra tremolanti, non trovando il coraggio di incrociare il suo sguardo indagatore – tu lei sai già queste cose.. insomma, sai che ti amo, giusto? – balbettai velocemente come se fosse un segreto o qualcosa di davvero imbarazzante da dire, abbassando ulteriormente gli occhi alla scritta scura sulla clavicola di Zayn finché lo sentii ridacchiare sommessamente e stringermi con più sicurezza, silenzioso.
- e sai anche che sono fiera di te – aggiunsi nonostante non l’avessi mai ammesso ad alta voce ma gliel’avessi solo lasciato pensare o intuire – che sono.. felice con te e che mi fido di.. ciò che mi prometti – continuai a sussurrare sfiorandogli nuovamente la mascella col dorso della mano, cercando di focalizzarmi sulle sue labbra tirate a un sorriso sottile ma emozionato.
- e che devi saperlo anche se non te lo dico spesso perché.. io sono fatta così – affermai sorprendendomi quasi da sola per quella piccola rivelazione, crogiolandomi in una scia di pelle d’oca appena lui riprese ad accarezzarmi la schiena dolcemente – sono una cattiva persona – esalai con sarcasmo come sempre, come se non riuscissi a fare un discorso serio senza alleggerire la tensione, odiandomi subito per questo.
- è una dichiarazione? – commentò il ragazzo colpito dalle mie parole tremolanti, puntando un ghigno sghembo che mi fece arrossire dopo poco.
- non puoi chiamarla così, non ti ho detto niente di nuovo – puntualizzai sperando che le mie uscite così potessero passare inosservate o prese meno sul serio, sebbene non ne fossi molto convinta.
- non è vero.. non capita spesso di sentirti dire certe cose, soprattutto mentre ci facciamo le coccole – se ne uscì forse scherzando nell’ultima parte della frase, strappandomi un risolino stupito.
- nah non chiamarle così, fa sembrare tutto più smielato di quanto già sia – borbottai arrossendo e alzando lo sguardo al suo viso con un po’ di timore, ridacchiando insieme a lui e sentendomi il cuore scoppiare nel petto.
- perché, hai paura che potrei andare a spifferare a qualcuno quanto puoi essere smielata? – mi canzonò comunque addolcito dalla discussione tranquilla, guardandomi attento come se il momento potesse finire da un momento all’altro.
- senti, è già tanto quello che ti ho detto l’altra sera, non pretendere troppo da me in così poco tempo.. un passo alla volta Zayn – cercai di abbonirlo con tono a tratti ilare e ricordandogli a malincuore le mie parole di qualche giorno prima durante la nostra discussione, accarezzandogli il collo distrattamente.
- tanto io non me ne vado da nessuna parte, hai tutto il tempo che vuoi – ribatté lui in un sospiro cordiale sorridendomi e stirandosi appena sotto di me, passandosi una mano tra il ciuffo spettinato.
- non so quanto ti conviene aspettare davvero, mi ci vorrà un bel po’ per ammettere tutte.. le strane cose che mi ronzano per la testa – mormorai distratta verso la fine dal suo braccio che invece di tornare sui miei fianchi si puntò nel materasso per spostarmi una ciocca di capelli dietro l’orecchio con la mano, facendomi sentire una ragazzina con la sua prima cotta.
- ah quindi c’è dell’altro? Mm la cosa si fa interessante – abbozzò con divertimento sorridendo con la lingua tra i denti e meritandosi una mia occhiata storta che lo piegò a una risatina veloce.
- non so quanto potrà essere effettivamente interessante, sono parecchio strana io – commentai a tono allacciandogli le braccia al collo e respirando il profumo del suo dopobarba, prendendo a sorridere leggermente.
- sono pronto a tutto, giuro! – mi assicurò subito il moro alzando le sopracciglia e sorridendomi indietro raggiante, entusiasta solo all’idea di sentirmi ammettere quanto tenessi a lui ma senza mettermi alle strette.
Zayn sapeva come gestirmi e come parlarmi, sapeva quando andavo spronata e invece quando avevo bisogno di tempo.
Continuai a sorridere per le sue parole e lo guardai dritto negli occhi luminosi e vispi, sentendomi tanto fortunata ad averlo lì con me.
Qualche secondo dopo lo vidi sporgersi verso di me nel mio stesso sorriso divertito e catturare le mie labbra senza difficoltà, abbassando il palmo della mano dietro la mia nuca per tenermi stretta a lui.
Mi sentii a mio agio in quella nostra bolla di benessere, nel nostro piccolo mondo, che ricambiai tutti i suoi baci prontamente sicura di non star sbagliando niente.
Ero sicura di non star sbagliando nulla dal primo giorno in cui l’avevo avuto al mio fianco.
Mi strinsi a lui come meglio potei e continuai a baciarlo portandogli una mano sulla guancia, perdendo tempo a ridacchiare qualche secondo solo quando dopo un bacio forse troppo rumoroso Marion abbagliò stranita dall'entrata della macera.
- ti amo – mi sussurrò Zayn appena mi staccai dalla sua bocca per piegarmi a ridere dalla situazione, facendomi subito sentire come in cima al mondo.
Voltai il viso di nuovo a incrociare il suo appena sentii quelle due piccole parole e mi parve quasi di ritrovarmi nella camera d’albergo a Parigi quattro lontani anni prima, perché continuavo a provare sempre le stesse cose anche dopo il passare del tempo.
Riconobbi il ragazzino sveglio che avevo conosciuto nel taglio degli occhi del moro e negli angoli del suo sorriso, così in un riflesso condizionato tornai a posare le labbra sulle sue accarezzandogli la base delle corte basette, subito ricambiata dalla sua stretta calorosa.
Il cuore nel petto mi esplose e appena Zayn ci rigirò entrambi a sovrastarmi col suo corpo tornai a essere una sedicenne intimidita e inesperta, con la differenza che ora sapevo riconoscere a occhi chiusi ogni tratto di pelle del ragazzo, dalla linea delle spalle alla lunghezza delle dita affusolate.
Gli buttai le braccia al collo lasciando una mano a penzolare senza sforzo, trovando il giusto incastro con le sue gambe e decidendo di lasciarmi andare al calore del suo petto e alla morbidezza del piumone chiaro, senza timore di sbagliare ormai.
 


- oh eccoti, finalmente – mi accolse Camille qualche ora più tardi alzandosi prontamente dalla sedia su cui era stata seduta fino ad ora nel corridoio della clinica, davanti alla stessa stanza di quasi due mesi prima.
- scusami per il ritardo, davvero – mi affrettai a dire rallentando il passo quando arrivai di fronte a lei, dandole due baci sulle guance chiare e specchiandomi nei suoi occhi chiari.
- dov’eri finita? Pensavo non venissi più – commentò ancora sistemandosi i capelli scuri sulle spalle e osservandomi nervosa, lanciando diverse occhiate alla stanza 4 dove l’avrei accompagnata a fare una visita.
Liam era impegnato con sua madre in edicola e nel frattempo si stava preparando per un imminente esame, perciò le avevo promesso che l’avrei fatto io compagnia.
- ma niente ero rimasta addormentata – sviai velocemente l’argomento con quanta più serietà riuscii a trovare, ricacciando via un sorrisetto che volle formarsi appena ripensai alle ultime ore passate con Zayn e a quanto avessi combattuto con lui per potermi andare a preparare per uscire, contro tutti i suoi tentativi di tenermi stretta sotto le coperte al suo fianco.
Appena rialzai lo sguardo alla mia migliore amica la trovai a fissarmi con disappunto – farò quasi finta di crederci – mi stuzzicò annuendo con complicità, non azzardando ipotesi affrettate ma sapendo che non mi ero davvero addormentata.
- Cam non cominc.. – mormorai imbarazzata cercando di difendermi quando però la porta accanto a noi si aprì e si affacciò il ginecologo della mia amica, un uomo alto dal naso affilato e dalla grande montatura da riposo.
- buongiorno Camille – la salutò subito sorridendole in modo cortese e comprensivo, come se fosse una bambina pronta a dire la prima parola.
- salve Robert – ricambiò lei chiamando per nome il dottor Hole, con il quale avevo parlato rare volte.
Appena il signore mi vide regalò anche a me un sorriso gentile, ricordandosi forse di avermi vista parecchio nelle ultime settimane.
- potete accomodarvi, venite pure – ci accolse subito e alla mia amica bastò afferrare la giacca per cominciare a tremare, ancora estranea a quel mondo che stava cominciando a conoscere.
Le sfiorai il braccio e parve ridestarsi dai suoi pensieri, finendo per deglutire e avanzare lentamente in un sorrisino ansioso.
Io non potei far altro che seguirla in silenzio nella stanza dai muri celesti e luminosi, avendo una panoramica dello studio che avrei dovuto vedere per i successivi mesi accompagnando la mia amica ogni volta avesse avuto bisogno.
Mi sentii quasi di troppo quando il dottore fece il giro della sua piccola scrivania e Camille si sedette oltre al tavolo con fare ovvio, tenendo lo sguardo basso intimorita.
Presi posto accanto a lei guardandomi intorno finché l’uomo dagli occhi cristallini prese parola – allora come stai? Tutto bene spero – domandò alla moretta che annuì cortesemente, forse quasi sollevata che fosse tutto ancora normale.
- lei immagino non sia.. il futuro padre, vero? – scherzò ancora con ironia sottile indicandomi con un cenno di capo e strappandomi un sorriso stranito, mentre la mia amica appena sentì quel nome tanto impegnativo parve sbiancare.
- oh no no, sono una sua amica mi chiamo Scarlett – dissi in risposta sporgendomi a stringergli la mano con gentilezza, immaginando quasi come avrebbe reagito ad avere davvero Liam davanti a sé.
- allora piacere Scarlett, sono Robert Hole – ribatté il dottore parlando dall’alto dei suoi certi cinquanta e forse più anni, mentre Camille prese a strofinarsi le mani sui jeans – ci sono qui io oggi perché il padr.. – provai a giustificare la mia presenza quando però la ragazza al mio fianco mi corresse subito – Liam, così si chiama, non è potuto venire. So che è un semplice controllo ma non mi andava di venire da sola, ecco – mormorò quindi celando dietro le sue parole il bisogno di non entrare ancora a pieno nella faccenda e lasciare le ufficialità oltre.
Si era presa le sue responsabilità, aveva accettato di portare avanti tutto quanto, ma forse non era ancora pronta a lasciarsi la sua vita di sempre alle spalle.
- certo certo non c’è problema – acconsentì l’uomo immediatamente, sorridendoci comprensivo.
- ora dimmi solo, hai avvertito dolori o anche solo nausee? Hai notato.. cose su cui vorresti chiarimenti? – chiese dunque alla diretta interessata, cambiando discorso e concentrandosi sul motivo per cui eravamo tutti riuniti in quella stanza.
- dolori in particolare no.. forse nausea dopo aver mangiato la sera – rispose l’altra con tranquillità, riflettendo in poco tempo – e penso sia anche normale avere i fianchi più grossi, no? – aggiunse poi strappandomi un risolino veloce, dato che la ragazza era più che in forma e non c’era nulla che non andasse nel suo corpo.
- è normalissimo Camille, non preoccuparti in ogni caso. Perciò nulla da segnalare.. perfetto – commentò l’uomo prendendo subito dopo a segnarsi varie cose su un foglio che afferrò con ordine, muovendo gli occhi vispi a seguire la stilografica scura – ti prescrivo degli esami che dovrai fare ora, come un esame del sangue che è importante e che preferirei fosse fatto anche da.. – spiegò segnando tutto sul foglio e alzando lo sguardo solo quando non si ricordò il nome giusto da pronunciare, suggeritogli subito da Camille con voce appena vacillante.
- ora puoi solo stenderti qualche minuto su quel lettino? Vorrei controllare un paio di cose e verificare che sia tutto nella norma, niente di complesso – propose a quel punto il dr. Hole alzandosi prontamente dalla sua sedia per indicarci un lettino sterilizzato con accanto varie apparecchiature, aspettando quindi che la mia amica si alzasse seguita da me.
- devo spogliarmi o..? – balbettò lei con il timore negli occhi alla vista di quegli strumenti che avevamo solo visto finora nelle vecchie commediole inglesi dove la protagonista di turno rimaneva incinta da un disoccupato incosciente.
- no devi solo alzare la maglietta, voglio controllare il ventre – rispose il signore infilandosi senza tentennamenti dei guanti in lattice mentre Camille si stese lentamente sul lettino e si sollevò fin sotto al seno il maglioncino chiaro che indossava, mostrando la pancia appena gonfia e indicandomi di starle affianco.
Noi due rimanemmo in silenzio attente a ogni movimento del dottore che prese a tastare la pelle chiara di Camille solo dopo aver aspettato il suo consenso, premendo appena sopra l’attaccatura del jeans fino a sopra l’ombelico, attento a percepire cose che a me stavano sfuggendo.
Spostai più volte l’attenzione dalle mani dell’uomo all’espressione impassibile della mora che sentii trattenere il respiro, curiosa quasi quanto me.
- sei alla nona settimana? – le chiese per farla rilassare e improvvisare una conversazione alquanto mirata, alzando gli occhi ai suoi lasciandomi a osservare la scena.
- alla decima – lo corresse velocemente come se ci avesse pensato tutta la notte, e magari l’aveva davvero fatto.
Il dottore non aggiunse altro e come sovrappensiero continuò a tastarle lo stomaco più volte, sospirando infine sollevato.
- ti va di vedere la piccola creatura? – se ne uscì dopo quasi un minuto di silenzio facendo spalancare gli occhi alla ragazza stesa che si voltò all’istante verso di me, come colta alla sprovvista.
- io non.. si può fare? Insomma, non sono ancora al terzo mese, è presto per un’ecografia o.. qualunque cosa sia – prese a balbettare confusa ponendo gli stessi dubbi che avevo io, guardandosi intorno in cerca di una risposta.
- se vuoi possiamo non chiamarla ecografia ma possiamo ricavare delle immagini dall’ottava settimana in poi. Ma se preferisci aspettare è più che plaus.. – spiegò sicuro delle sue parole, illuminando il viso della giovane che parve rianimarsi dopo ore di apnea e che esclamò un sentito “Facciamolo!” che stupì entrambi.
Mi girai a guardarla e ritrovai la stessa bambina che avevo conosciuto alle elementari con due codini corti e degli occhi color oro, sempre la prima a voler correggere i compiti alla lavagna quasi con lo stesso impeto con cui accettò la proposta del suo dottore.
Rimase in silenzio a mordersi il labbro e rabbrividì dentro quando l’uomo afferrò un tubetto con del gel trasparente che io non riconobbi subito, sentendosi davvero tremare quando gli stese la strana crema sul ventre e accese un piccolo schermo lì accanto che non avevo notato prima.
L’immagine apparve nera e rimanemmo vario tempo a osservarla sperando di trovarci qualche segno, poi finalmente l’uomo posò sulla pancia di Camille una sonda affusolata spostandola in diverse angolazioni finché ad un certo punto sullo schermo comparvero vari profili più chiari e confusi che catturarono la nostra attenzione.
- certo non si può vedere bene per ora, ma questo.. globulo è il feto in formazione – spiegò con voce moderata allungando un dito a indicare un corpo più definito e compatto, raccolto su un lato di quella che doveva essere la placenta, facendo mozzare il fiato sia a me che alla ragazza che allungò il capo a osservare ciò che sarebbe poi diventato il suo bambino.
- è.. è? – balbettò senza riuscire a parlare, tenendo gli occhi fissi alla piccola figura che si rese conto avere dentro di lei, immobile a pensare a un milione di cose in più di me.
L’uomo continuò a muovere lentamente la sonda cercando una migliore visuale, voltandosi insieme a me solo quando sentimmo Camille tirare su col naso improvvisamente.
- ehi stai bene? – le sussurrai toccandole la spalla e catturando la sua attenzione, incontrando i suoi occhi lucidi dopo qualche secondo e cercando di leggerci dentro un’emozione portante sulle altre.
La paura di vederla crollare davanti a me mi invase e le accarezzai una guancia trovandola poi ad accennare un sorriso e venire bagnata da varie lacrime silenziose che non mi seppi spiegare.
- sto bene non è niente.. – mormorò passandosi più volte il dorso delle mani sugli occhi umidi e non riuscendo a smettere di sorridere, travolta in seguito da leggeri singhiozzi.
- scusate davvero.. – continuò a dire cercando di placare le lacrime che le stavano rigando il viso candido, spostando di nuovo lo sguardo allo schermo e a quel piccolo globo per cui stava rinunciando a parte della sua vita.
Rimase a guardare il profilo chiaro e sorrise con gli occhi arrossati verso il piccolo corpicino che si era prefissata di proteggere a ogni costo, come una parte integrante del suo futuro.
Si portò una mano alla bocca e sorrise ancora, forse rendendosi davvero conto per la prima volta quanto la cosa fosse reale e importante.



















  

Buonsalve!
Per farmi perdonare del ritardo assurdo.. doppia gif di Zayn! AHAHAHHAHAHAH
No seriamente, mi dispiace un sacco per aver postato con una settimana di ritardo e so che non basterebbero cento scuse, ma posso dirvi che:
- ora devo scrivere i capitoli settimanalmente dato che non ne ho più di riserva e non è così facile.
- il trimestre sta finendo e la scuola mi sta uccidendo.
- il mio cervello ha deciso di farmi addormentare a ogni momento buono.
- giovedì sono andata a Milano a rivedere i ragazzi e tra una cosa e l'altra sono rimasta rincoglionita fino a ieri sera quindi non sono riuscita a scrivere nulla di decente.
No okay allora.. più di metà capitolo è Zarlett e forse avrei voluto che venisse meglio ma questo è quanto, poi vediamo una scena con Camille che ho amato tanto scrivere çç
Non so quando aggiornerò ma sicuramente non prima di una settimana di tempo, ma in ogni caso spero di riuscire a scrivere parecchio durante le vacanze dato che l'anno scorso avevo scritto 12 capitoli *momento epico*
Potete sempre trovarmi su twitter @hiseyesonmine e su Ask @birbialex
Appena finirò il prossimo capitolo lo posterò e vi anticipo un pranzo particolare a casa Jonson, zan zan.
Scusate ancora per il ritardo! Un bacione!
   
 
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