Fanfic su artisti musicali > Blink-182
Segui la storia  |       
Autore: Layla    16/12/2013    1 recensioni
"Lui sbuffa.
“Va bene, perché passare la notte in un comodo letto quando possiamo passare la notte all’addiaccio su un’isola stregata?
Io rido.
“Chiamo la babysitter per Jack allora.”
“Chiamala, chiamala.”

{Dal primo capitolo.
Skye/Mark
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Poveglia III (un messaggio dai morti)

 

Camminare di notte tra le strade di Venezia dovrebbe essere una cosa romantica.
Se tu sei reduce da una battaglia con degli zombie diventa una lotta continua contro la paranoia, a ogni angolo controlliamo che non ci sia nessuno dall’altra parte e ogni vicolo scuro ci appare una minaccia, senza contare che sobbalziamo al minimo rumore.
Arriviamo al hotel con i nervi a pezzi, suoniamo il campanello e il portiere notturno viene ad aprirci, nonostante le trecento scuse che gli facciamo sembra lo stesso contrariato per essere stato svegliato a quest’ora così poco ortodossa. Dobbiamo fargli una cattiva impressione, con la sabbia addosso, i vestiti stracciati ei graffi.
Cercando di fare meno rumore possibile ci infiliamo in uno dei lussuosi ascensori del hotel e arriviamo al nostro piano.
Apriamo la porta, la prima cosa che faccio è controllare che Jack ci sia – c’è – e che stia dormendo – sta dormendo – nel letto accanto a lui invece dorme Marta, la baby sitter.
Mark è il primo a infilarsi sotto la doccia e ne esce dopo mezz’ora, poi tocca a me e ci metto anche di più visto che devo anche asciugarmi i capelli.
Una volta uscita barcollo verso il letto e mi lascio cadere di schianto, con un po’ di fatica mi metto sotto le coperte e tra le braccia di Mark.
“Mark, chiama Angelo, digli di non andare sull’isola, che noi siamo già tornati.”
Lui annuisce e prende il suo prezioso i-phone e compone il numero del ragazzo, si scambiano qualche battuta sull’orario in cui lo stiamo chiamando.
“Beh, a parte l’orario, non andare sull’isola domani. Noi siamo già tornati e se ci andassi potresti trovare dei non morti piuttosto furiosi.”
Pausa.
“Con cosa siamo tornati? C’era una barca attraccata all’imbarcadero e anche se sembrava un rudere ci ha permesso di arrivare al lido.”
Altra pausa.
“Davvero? Che storia strana. Dopo stasera nulla potrebbe sorprendermi. Non andare a Poveglia, hai capito?”
Silenzio.
“Ok, buonanotte.”
Chiude la chiamata e si massaggia le tempie con un’espressione di dolore.
“Cosa ti ha detto?”
“Mi ha raccontato la storia della nostra barca.”
“E?”
“Praticamente è stata rubata a un pescatore della zona, solo che a un certo punto della traversata il ladro si è trovato nel bel mezzo di una tempesta e ha dovuto attraccare a Poveglia.
Sparito.
La barca è rimasta lì, il suo legittimo proprietario non osava reclamarla, ho detto ad Angelo che se vuole dirgli che è al Lido di farlo, non credo ci servirà ancora.
Adesso tutto quello che ci vuole è una dormita, sono sicuro che domani alla luce del sole tutto questo ci sembrerà diverso.
Almeno credo…
No, fanculo, non lo so! Mi scoppia la testa!”
“Scusa per averti coinvolto in questa storia.”
“Non fa niente, ma adesso dormiamo, ok?”
Io annuisco.
Mark dopo nemmeno cinque minuti dorme come un sasso, io fisso impaurita le ombre che si muovono sul soffitto, le mie mani massaggiano il punto in cui ho rischiato di essere strozzata da uno spirito.
Se ripenso a quelle mani addosso a me, mi si gela il sangue.

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!”

Ecco di nuovo Dante che mi perseguita!
Insieme a Dante e ai suoi versi precipito in un sonno profondo, senza sogni né incubi, un sonno che ha il solo potere di far riposare il corpo.

 

La mattina dopo ci svegliamo alle nove, il sole entra dalle tende illuminando la stanza.
Se non fosse per i graffi, i lividi e i dolori sparsi per il corpo mi sembrerebbe impossibile aver passato la notte combattendo degli zombie, invece è così.
Dalla camera accanto sentiamo del trambusto e Jack arriva seguito da Marta, che arrossisce vedendoci a letto.
“Scusate, l’intrusione.”
Balbetta.
“Non ti preoccupare, siamo noi a essere arrivati prima.”
La ragazza porta via Jack e la sento che gli ordina di lavarsi e cambiarsi.
“Bella avventura questa notte, vero?”
Mi chiede Mark stiracchiandosi.
“Decisamente.”
Mi alzo e indosso una maglia e dei jeans puliti, Mark fa lo stesso, poi entrambi andiamo nella cameretta di Jack, lo troviamo vestito e lavato accanto a Marta.
“Scusatemi ancora per prima.”
“Non fa niente, piuttosto, come si è comportato Jack?”
“Benissimo è un bambino adorabile.”
Lui sorride soddisfatto.
“Beh, sono contenta.”
Pago la ragazza e poi Jack ci segue fino in camera nostra curioso.
“Com’è andata la serata?
Avete trovato degli zombie?
Com’erano?”
“Jack, calmo, per l’amor del cielo!”
Esclamo io massaggiandomi le tempie, non ho voglia di raccontare a mio figlio che ha rischiato di rimanete orfano alla tenera età di dodici anni.
“Ma io voglio sapere cosa è successo!
E come mai c’è un bastone lì?”
“Lì, dove?”
Gli chiedo distratta.
“Vicino alla portafinestra.”
Io guardo ed effettivamente c’è un pezzo di legno, sembra marcio ed emana un odore di alghe e salsedine.
Mi avvicino per studiarlo meglio e mi si gela il sangue nelle vene: è un pezzo dell’imbarcadero di Poveglia!
“MARK!”
Urlo fuori di me, lui accorre subito e appena lo vede impallidisce.
Loro sono stati qui.
“Adesso scendo a pagare l’albergo, tu fa’ le valigie.”
Mi ordina secco, io annuisco, Jack non capisce.
“Perché ce ne andiamo?”
“Perché è pericoloso stare qui, magari faremo un altro week end più avanti.”
“Ma a me Venezia piace.”
Mi risponde deluso.
“Anche a me, ma per ora è un luogo pericoloso.”
Lui rimane un attimo in silenzio, guarda me che rimetto le nostre cose dentro la valigia e il pezzo di legno.
“Avete fatto arrabbiare gli zombie di Poveglia?”
Le maglie che stavo mettendo in valigia mi cadono di mano.
“Come fai a saperlo?”
“Marta mi ha raccontato tutto. Mi ha raccontato un sacco di leggende spaventose sulla città!”
I suoi occhi brillano di eccitazione, come solo gli occhi di un dodicenne innocente possono fare.
“Sì, li abbiamo fatti arrabbiare. Ecco perché ce ne andiamo, torneremo quando si saranno calmati.”
Lui annuisce e mi dà una mano con le valigie.
Una mezz’ora dopo Mark torna in camera.
“Ho pagato l’hotel, scusandomi cinquecentosessanta volte con il direttore e assicurandogli che il servizio è ottimo e che non me ne vado perché mi sono trovato male.
Gli ho detto che, purtroppo, un impegno improvviso e improrogabile mi costringe a tornare in patria e che tornerò e mi godrò le bellezze di Venezia e la magnifica ospitalità del suo hotel un’altra volta.
Ho prenotato un volo, non ce n’è uno che parte da Venezia in tempo utile, ma uno stasera che parte da Milano Malpensa.
Abbiamo un treno da prendere e parte da mezz’ora, come vanno i bagagli?”
“Abbastanza bene, devo mettere via le ultime cose.”
“Ti do una mano.”
Con il suo aiuto finiamo quasi subito di preparare i bagagli e usciamo dalla stanza, io sono ancora scossa dalla visione di quel singolo pezzo di legno.
Per fortuna non hanno toccato Jack o li avrei uccisi.
Prendiamo uno degli ascensori e arriviamo al piano terra, da lì usciamo e l’aria fresca mi colpisce come un balsamo.
Va tutto bene.
Mark ferma un taxi e io mi preparo a stare male, cosa che puntualmente avviene, solo stanotte il mio mal di mare ha deciso di darmi tregua.
Arriviamo davanti alla stazione di Venezia Santa Lucia, entriamo e con i bagagli a seguito andiamo alla biglietteria che per fortuna non è molto affollata.
“Sono Mark Hoppus, sono venuto a ritirare il biglietto che ho prenotato stamattina.”
“Freccia d’argento delle dieci e mezza, vero?”
Lui annuisce, l’uomo ce lo porge.
“Andate al binario 11, lo troverete là.”
“La ringrazio.”
“Si figuri, arrivederci.”
Sono le dieci e un quarto e quasi corriamo per raggiungere il dannato binario 11, riusciamo a salire su un treno che indica come destinazione Milano Centrale e tiriamo un sospiro di sollievo.
Ce l’abbiamo fatta!
Con un po’ di fatica raggiungiamo il nostro scompartimento e i nostri posti, sistemiamo i bagagli e poi finalmente ci sediamo.
Dai finestrini vediamo Venezia allontanarsi insieme ai suoi misteri.
Una ragazza passa con il carrello degli alimenti, io e Mark compriamo un cappuccino e una brioche ciascuno, Jack del latte caldo e una brioche.
Non hanno a che vedere con quelli del hotel, ma il solo fatto che ci stiamo allontanando da quei mostri li rende buoni.
Mark fotografa tutto con il cellulare, quando finalmente arriviamo sulla terra ferma sbircio e le sta mettendo su instagram, è rimasto il solito ragazzino non ancora del tutto cresciuto.
“Uhm, è bello il fatto che non cambi mai, Mark.”
“Ma dai, sono solo quattro foto.
Ho un sonno pazzesco.”
“Anche io, facciamoci una dormita.”
Ci addormentiamo, dopo aver raccomandato a Jack di non disturbare, raccomandazione pressoché inutile visto che sta giocando a Pokemon e il treno potrebbe deragliare e non se ne accorgerebbe nemmeno.
Dormiamo fino a una città chiamata Brescia, non deve mancare molto a Milano stando alla cartina che c’è sul mio cellulare.
Sono sollevata.
Jack si è addormentato, io e Mark lo guardiamo con tenerezza.
“Pensa che non avremmo più potuto vederlo.”
“Per fortuna ci siamo salvati. Non tornerei su quell’isola per nulla al mondo.”
“Nemmeno io, anche perché non avrei mai creduto che ci seguissero fino a Venezia.”
Io rabbrividisco.
“Quando ho visto quel pezzo di legno sono quasi morta di infarto, ma non manca molto ormai. Stiamo per arrivare a Milano e da lì saremo al sicuro a Londra.”
Lui annuisce e si stiracchia.
“Che brutto weekend! Ne faremo uno romantico a Parigi.”
“Mi porti a visitare la catacombe vero?”
Lui sospira.
"Il lupo perde il pelo, ma non il vizio, eh?
Sì, comunque ti ci porto perché so che lì i morti rimangono morti.”
“Sei un amore.”
Gli schiocco un bacio sulla guancia.
“No, sono solo uno stupido che si fa abbindolare dai tuoi occhioni.”
Ridacchia lui.
Quando passa di nuovo il carrello delle bibite, prendiamo due panini e decidiamo di lasciar dormire nostro figlio. In fondo può mangiare sull’aereo.
I panini sono leggermente più buoni rispetto al caffè e Milano è sempre più vicina.
Quando finalmente annunciano “Milano Centrale” svegliamo Jack e scendiamo dal treno, essendo già stati a Milano sappiamo già come è fatta e trascinando i nostri bagagli usciamo all’aperto. Mark chiama un taxi e ripartiamo con destinazione Malpensa.
L’ansia che ho avuto per tutto il viaggio si sta lentamente placando, stiamo mettendo abbastanza miglia tra noi e loro.
Milano è una città grande e caotica e riusciamo ad arrivare in aeroporto appena in tempo per il check-in.
Altri dieci minuti e saremmo rimasti a terra e – per la prima volta in vita mia – non avrei avuto voglia di visitare la città della moda.
Solo seduta sull’aereo mi sento al sicuro, tra poco si alzerà in volo e noi saremo nella cara e piovosa Londra.
Quando l’aereo finalmente si alza in volo sento il familiare vuoto allo stomaco e un peso mi scivola dalle spalle. Credo che ora siamo davvero fuori dalla loro portata, ringraziando Dio.
Jack è affamato così ordiniamo un panino per lui alla ragazza che passa con il carrello, lui lo divora rapidamente e poco dopo ingurgita anche la cena.
Fuori è buio e a tratti si vedono le luci delle città e i vuoti delle campagne in cui nessuna luce viene a turbare la tranquillità.
Non dovremmo metterci molto ad arrivare a Londra.
“Non ho preso neanche una maglia all’Hardrock Caffè.”
Jack protesta, incrociando le braccia e mettendo il broncio.
“Però hai conosciuto Marta e le leggende veneziane.”
“Mica me la posso portare a Londra, Marta.”
Mugugna a denti stretti, facendomi sorridere. E così mio figlio si è preso una cotta per la baby sitter, precoce come il padre, chissà quanti cuori spezzerà tra qualche anno.
Il volo procede tranquillo, le luci passano sotto di noi e ben presto siamo sul canale della Manica e poi sopra Londra e le sue mille luci.
Atterriamo che sono le undici di sera, piove tanto per cambiare, ma non importa.
Ritiriamo i bagagli e il rumore di noi che corriamo nelle pozzanghere alla ricerca di un taxi mi mette allegria.
Troviamo un taxi, gli diamo l’indirizzo, Mark chiama il cinese all’angolo per avere almeno la parvenza di una cena.
Quando la macchina si ferma sotto il palazzo dove abitiamo mi sento finalmente felice e a casa, entriamo salutando il portiere.
“Signori Hoppus, ho un biglietto per voi.”
Io lo prendo e lo metto in tasca senza leggerlo, sono troppo impegnata a caricare i bagagli nell’ascensore.
Arrivati a casa mi metto subito a sistemare le valigie, mentre mio marito e mio figlio aspettano il ragazzo del cinese come due cani il padrone.
Una mezz’oretta dopo il campanello suona, io sono a buon punto e Mark e Jack hanno già pagato e apparecchiato la tavola, devo solo mangiare.
Cosa che faccio volentieri ridendo e scherzando con mio marito e mio figlio, mi sento bene, benedetta quotidianità!
Dopo cena lavo i piatti, mi faccio una doccia e poi mi siedo sul divano con Mark che sta guardando i Simpson.
“Finalmente siamo a casa, il portiere ha detto che c’era un biglietto per noi, io l’ho messo via.”
“Allora tiralo fuori che lo leggiamo, sarà qualche vicino.”
Io lo cerco nella felpa e poi torno sul divano, lo apro e il cuore rischia di fermarsi.
È vergato in una scrittura stentata, ma è chiarissimo.
Non tornate, non siete i benvenuti!
Rimanete a Londra.”
Mark lo getta istericamente nel fuoco del nostro caminetto.
“Non ci disturberanno più ora!”
Esclama con uno sguardo un po’ spiritato.
“Hai ragione!”
Rispondo io con un filo di voce.
Non metterò mai più piede a Poveglia e credo che ci vorrà qualche anno per convincermi a rimettere piede a Venezia.
Certe volte le leggende sono vere e vanno ascoltate, questa è una di queste.

 Angolo di Layla

E questo è l'ultimo della saga di Poveglia, se mi verrà in mente qualcos'altro di horror lo metterò qui, spero vi sia piaciuta.

Ringrazio staywith_me, DeliciousApplePie  e MorgueTomi per le recensioni.

 

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Blink-182 / Vai alla pagina dell'autore: Layla