Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Vanoystein    17/12/2013    1 recensioni
Jill tornò a guardare la strada qualche secondo dopo, non ebbè nemmeno il tempo di gridare che si trovò subito ferma, immobile, con la cintura che le stringeva sul petto. La macchina si era letteralmente capottata, i vetri si erano rotti in mille pezzi, vedeva sangue ovunque, lei sanguinava, sua madre aveva perso i sensi.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo tempestato di nuvole scure era pieno di lampi e fulmini continui.
I tuoni rimbombavano nella notte, esattamente come tutti i gridi lancinanti che c’erano stati nella foresta.
Jill si passò il dorso della mano sul viso dove erano presenti schizzi di sangue.
Circondata da corpi senza vita. Pugnalati. Martoriati. Sanguinanti.
La ragazza era completamente inzuppata di sangue, dalla testa ai piedi, le armi, anch’esse gocciolanti di sangue erano a terra.
Coltelli, pugnali, fruste e lame d’argento.
Li aveva uccisi tutti. Ma non aveva ancora nessun’informazione.
Non era riuscita ad estorcere al gruppo nessun tipo di informazione, nemmeno sotto tortura.
C’erano veglianti, cancellatori (In grado di cancellare parzialmente o interamente i ricordi di una persona) e segugi (In grado di individuare a distanza il luogo in cui si trova una persona o un oggetto) proprio grazie a quest’ultimi erano riusciti a trovare facilmente la ragazza che, ancora una volta si era addentrata pericolosamente nella foresta di nascosto.
Appena Jill si mosse in avanti facendo un passo sentì una mano ruvida e fredda stringersi attorno alla sua caviglia.
La mora si bloccò abbassando lo sguardo sul ragazzo agonizzante steso a terra, l’unico ancora vivo.
– Ti verranno a cercare. Ti uccideranno. – Ansimò con un fil di voce.
Lei si liberò subito dalla sua stretta senza però rispondergli. Gli occhi scuri del ragazzo seguirono Jill che si spostò di fianco a lui.
La ventenne alzò la gamba destra poggiando il tacco a spillo dello stivale sul torace del ragazzo.
– Per ora quello che morirà tra noi due sarai tu. – Jill aumentò la pressione sul petto di lui, spingendo sempre di più.
Altre grida insopportabili rimbombavano tra gli alberi mentre lei continuava.
Una cosa che lei già adorava era di aver scoperto di possedere la forza amplificata.
''Come i vampiri in Twilight'', aveva detto Jamie. Jill sentì nuovamente il rumore della cassa toracica sotto al suo piede rompersi, le ossa sfracellarsi, ma non si fermò, continuò a spingere, violentemente, finchè avvertì i polmoni del ragazzo fermarsi di scatto.
Era morto.

****

- Dove cavolo sei stata? - Appena Jill mise nuovamente piede al villaggio superando l’arcata si trovò davanti Alec che la stava aspettando.
– Oh, quindi ricominciamo a parlarci ufficialmente? - Domandò lei.
- Non fare la spiritosa. Piuttosto dimmi dove sei stata e cosa ti è successo. – Disse Alec osservandola da capo a piedi, completamente sporca di sangue.
Jill per tutta risposta iniziò a tirare fuori dalla giacca e dalle due tasche dei pantaloni attillati le sue armi. Buttò a terra due paia di coltelli, qualche pugnale, la frusta e la pistola argentata con lame di oro bianco.
Tutte insanguinate.
– Ho trovato veglianti, cancellatori e segugi. – Disse lei elencandoli sulle dita della mano. – Nessuno di loro mi ha detto dove si trovano gli angeli così li ho uccisi tutti. -
- Sei impazzita o cosa? Ti ho già detto che da qui non devi uscire. Ti ho portata qua proprio per tenerti al sicuro, per far sì che tu imparassi a maneggiare le armi non per farti andare a spasso da sola ad ammazzare i servitori angelici. – Ribattè Alec abbassando lo sguardo sulle armi.-
Li devo trovare. Devo trovare quei bastardi che hanno ucciso la mia migliore amica. -
- Lascia stare la vendetta! Lascia stare Dakota! Ormai è morta, punto. Inoltre noi non uccidiamo gli angeli. E’ considerato uno dei peccati più grandi uccidere un servitore di Dio. Noi li rimandiamo soltanto in paradiso. Puoi eliminare i caduti, che sono decaduti dal loro stato di grazia ma gli angeli no! -
- Dio! Lasciami in pace una buona volta. Non sei nessuno per dirmi cosa devo o non devo fare! – Ringhiò lei. – E prenditi le armi. – Infine se ne andò, velocemente e sbuffando.
Si diresse subito verso il suo rifugio con l’intenzione di farsi una doccia e cambiarsi quei vestiti lerci e maleodoranti.
Appena arrivò, aprendo la porta trovò Ginevra comodamente sistemata sulla poltrona.
Jill la fissò accigliata. – Come hai fatto a…-
- Wow, sei proprio messa male. – La bionda interruppe Jill guardandola da capo a piedi.
– Vuoi farmela pagare per la botta alla testa? – Le domandò subito Jill sbattendo la porta.
– Ah già. – Borbottò Ginevra portandosi il palmo della mano alla tempia. – Mi hai fatto piuttosto male. – Puntualizzò.
– Te lo sei meritata. – Sorrise Jill. – Ti dispiacerebbe andartene? Vorrei farmi una doccia. -
- Perché dovrei andarmene? Abbiamo tante cose di cui parlare noi due. – Ginevra si alzò in piedi sorridendo quasi beffarda.
Entrambi le giovani sobbalzarono quando la porta si aprì improvvisamente. Alec.
– Ah bene. – La bionda guardò Alec inclinando la testa di lato. – Finalmente ci siamo tutti e tre. -
- Cosa ci fai lei qui? – Domandò subito lui a Jill.
– Sono arrivata ed era comodamente seduta sulla poltrona. -
- Arrabbiato perché non ho seguito le tue minacce e sono comunque venuta da lei? – Ginevra sbuffò, annoiata.
- Quali minacce? – Domandò Jill guardando Ginevra e poi Alec.
La bionda inarcò le sopracciglia divertita. – Oh, lui è piuttosto possessivo nei tuoi confronti. – Rispose ironica.
– Vattene. – Ringhiò subito Alec.
– Perché? – Ginevra si avvicinò furtivamente al moro. - Sarà divertente raccontare tutto e vedere come piano, piano, vai a fondo. - Bisbigliò compiaciuta sfiorandogli le labbra.
Jill osservò la scena con un senso di fastidio che le affiorava dentro, quando improvvisamente sentì una forte fitta attraversarle la testa.
Strinse i denti, appena un’altra forte fitta la colpì.
Pochi istanti dopo sentì nuovamente gli stessi sussurri che aveva sentito la sera del suo compleanno fuori dal locale rimbombarle nelle orecchie. Sempre più forti.
I sussurri ricominciarono a batterle nella testa, tanto forti che dovette portarsi le mani alle orecchie reprimendo piccoli gemiti.
Vide subito Ginevra e poi Alec voltare lo sguardo verso di lei.
– Cosa succede? – Alec la raggiunse immediatamente lasciandosi la bionda alle spalle.
– ''Bugiardo. Ecco cosa è.'' – Una voce roca tempestò la testa di Jill, appena il moro si avvicinò a lei.
Lei non potè fare a meno di gridare quando un’enorme e forte fitta alla tempia la fece sussultare.
Alec si girò verso Ginevra che se ne stava appoggiata al muro confusa, quasi spaventata. – Cosa le sta succedendo?! – Chiese lei allarmata. Mai aveva visto una cosa simile.
Alec scosse la testa, poi si rigirò verso Jill che si stava piegando in due dal dolore.
Le fitte si erano espanse. La colpivano anche al petto e allo stomaco.
Strinse le dita attorno alle orecchie, dove oltre a sussurri si erano fatti strada grida continue e incontrollabili.
- La porto all’Infermeria. – Disse Alec per poi mettere un braccio attorno ai fianchi di Jill.
La solita scossa li colpì entrambi anche in quel momento, facendo sobbalzare ancora Jill.
- ''Si prende gioco di te. Ti sta usando.'' – La stessa voce roca di poco prima si fece nuovamente strada tra il dolore di Jill.
– Lasciami! – Jill si liberò subito dalla stretta del ragazzo spingendolo lontano da sé bruscamente.
Appena lo allontanò improvvisamente tutto cessò. Sussurri. Grida. Voci. Tutto, sparito.
  
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