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Autore: SandMagia    17/12/2013    0 recensioni
" Piango. Piango dal nervoso. I pugni che ho tirato al muro erano davvero forti, infatti mi fanno male le mani. Ma non mi interessa, dovevo sfogare la mia rabbia.
Mi guardo allo specchio e mi trovo distrutto, il viso irriconoscibile e le occhiaie comunque visibili, anche sotto uno strato importante di trucco. Mi pulisco il naso, con la mano, mentre le lacrime non riescono a finire.
Non ce la faccio più, non ne posso più: sono insofferente a tutto, perfino alla luce bianca del camerino.
(...)Il problema c’è eccome: voglio star con lui, ma non mi è possibile, non all’aria aperta."
OSLarry. Harry's POV.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piango.
Piango dal nervoso.
I pugni che ho tirato al muro erano davvero forti, infatti mi fanno male le mani.
Ma non mi interessa, dovevo sfogare la mia rabbia.
Mi guardo allo specchio e mi trovo distrutto, il viso irriconoscibile e le occhiaie comunque visibili, anche sotto uno strato importante di trucco.
Mi pulisco il naso, con la mano, mentre le lacrime non riescono a finire.
Non ce la faccio più, non ne posso più: sono insofferente a tutto, perfino alla luce bianca del camerino.
Mentre la porta continua a sbattere, sento il mio nome che viene chiamato a gran voce: prima Paul, poi Niall e ora Liam.
Mi chiede di aprire la porta, di parlare, mi sta implorando.
Ma no, non voglio parlare con nessuno, non con loro, non voglio salire su quel palco, fingere e far credere a tutti che va bene, che siamo belli, bravi e buoni, che non c’è nessun problema.
Il problema c’è eccome: voglio star con lui, ma non mi è possibile, non all’aria aperta.
Mi siedo nell’angolo della stanza, tra il divano e una pianta, raccogliendo le lunghe gambe al petto, affondando la testa tra le ginocchia: inizio a piangere forte, a tossire e a sudare, quasi come un bambino. Molto probabilmente mi sta perfino salendo la febbre.
Ora è arrivato Zayn e mi sta minacciando di tirar giù la porta; credo che ci stia provando, senza ottenere risultati.
Ormai la nostra esibizione a XFactor è saltata, come la nostra frenetica tabella di marcia.
“Apri la porta”.
Louis.
Finalmente ha capito, finalmente è arrivato.
Mi alzo a fatica, percependo dei dolori al petto, forse dovuti ai forti singhiozzi che, ormai, vanno avanti da qualche ora, come la mia improvvisa crisi di nervi.
Faccio scattare la serratura del camerino, mentre Louis gira lentamente la maniglia e entra, per poi richiudere velocemente la porta.
Lo guardo, davanti a me, dall’alto, e penso che cosa più bella non esiste: i suoi occhi blu mi squadrano, probabilmente notando le mie guance rigate dalle lacrime e il viso rosso.
Non facciamo nulla, forse per due minuti o poco più: poi mi siedo, perché inizia a girarmi la testa, e riprendo a singhiozzare, sul tavolo davanti allo specchio, con la testa appoggiata sul braccio, lasciando che anche il mio corpo si sfoghi.
Sento il tocco della sua mano, piccola, sulla mia testa, che inizia ad accarezzarmi i capelli.
Alzo la testa e inizio a guardarlo: è perfetto.
I suoi capelli spettinati ad arte, la sua barbetta ormai incolta, e i suoi occhi; tutto questo è mio.
È perfetto ed è mio, nessuno me lo deve portar via, nemmeno Lei.
“Harry” mi sussurra, dolcemente, mentre mi costringe ad alzare il viso, prendendo le mie mani e stringendole dentro le sue: sono piccole, le mie sono troppo grandi, eppure combaciano perfettamente, come se fossero state create apposta per me.
Lo fisso, cercando di cacciare indietro altre lacrime, ma non ce la faccio: sapere che presto non sarà più mio, che sarà legalmente legato a Lei per sempre, mi spezza in due, facendomi male.
Mi sale quel poco che ho mangiato, e lascio che esca: Louis è pronto perfino a passarmi il cestino di plastica grigia poco prima di rimettere il cibo.
La testa mi gira vorticosamente, mentre la vista si annebbia.
L’unica cosa che riesco a vedere sono le braccia di Louis che prendono il mio corpo.
 
Blackout.
 
 
 
 
 
                                                                       **
 
 
La fila per i provini è lunghissima, e son sicuro di non passare.
Sicuramente ci sarà qualcuno più bravo di me, oppure qualcuno di più furbo.
Sento la tensione che percorre tutto il mio corpo, e quasi mi scordo le parole della canzone che sto ripetendo a mente da quando siamo arrivati.
Mi guardo attorno una volta ancora, pentendomene subito: i candidati sono veramente troppi, e la fila è mostruosa.  
Mia mamma mi consiglia, per rilassarmi, di fare un giro al bagno, e accetto il suo invito.
Il bagno è al secondo piano di quell’edificio enorme.
C’è talmente tanta gente che faccio fatica a raggiungerlo, ma quando, da lontano, vedo una porta grigia, mi sento quasi salvo.
Entro piano, quasi con timore, perché di solito non c’è nessuno nel bagno degli uomini.
Mi do una controllata allo specchio: la maglia, che a casa mi faceva sentire elegante, ora la trovo ridicola. Come la sciarpa, che indosso larga, per cercare di sembrare più grande.
Mi passo una mano tra i capelli, ma quando mi giro finisco accidentalmente addosso qualcuno, facendolo vacillare.
“Oops” dico, mentre porgo la mano a chi ho fatto cadere. “Ciao” mi risponde il ragazzo.
Lo guardo, forse soffermandomi troppo, rispondendo a quel suo sorriso luminoso pieno di gioia, mentre gli occhi azzurri mi fissano, chiedendomi qualcosa che mi sembra troppo facile da capire.
“Harry Styles” mi presento, mentre lui “Io sono Louis” dice con la voce squillante.
Ci parliamo fino a ritornare assieme in coda per l’audizione, ma prima di raggiungere i miei genitori, mi ferma e armeggia nella tasca dei pantaloni: estrae una macchina fotografica e ferma un ragazzo “Scusa? Ci fai una foto”.
“Perché vuoi una foto con me?” chiedo, sperando che non si rivelasse un maniaco
“Hai la faccia da uno famoso. In bocca al lupo!” mi saluta, allontanandosi e sparendo tra la folla.
 
Non sapevo che quella foto segnasse l’inizio della nostra storia.
 
 
 
 
 
                                                                       **
 
 
“Svegliati, ti prego”.
La sua voce.
Mi chiama.
Mi sta chiamando, e io devo rispondere, lo devo fare.
Perché se lo merita, perché ce lo meritiamo, entrambi.
Vorrei allungare la mano, per prenderlo e non lasciarlo andare più, ma non ci riesco, perché c’è qualcosa che mi blocca.
Cerco di muovere i piedi, ma il mio cervello è lento e non riesce a riceve tutti i segnali che gli sto dando.
Finalmente riesco a muovere le palpebre, e apro gli occhi; inizio a mettere a fuoco: una stanza bianca, con una finestra grande nell’angolo destro.
Faccio fatica a muovere la testa, ma lo vedo proprio a lato del mio corpo, che mi stringe una mano: riesco a sentire il suo calore, e le vene del polso che gli pulsano.
Forse è agitato, forse è nervoso, non lo so.
“Harry” di nuovo la sua voce, e questa volta sorride, e mi sento in paradiso.
Mi bacia la fronte,  e si accorge che sono caldo: devo ancora avere la febbre alta, per questo sono attaccato ad una flebo, posizionata dall’altro lato del letto.
Mi fa bene un po’ d’acqua e la mando giù a fatica, perché la gola brucia e non so nemmeno il perché.
Voglio parlare: voglio dirgli che lo amo, che non se ne deve andare, che non La deve spostare, deve stare con me perché io non so stare senza di lui.
Sono egoista, e forse mi sento anche in colpa, ma non mi interessa: lui è la mia linfa e lo sa, l’ha sempre saputo, e non l’ha mai rinnegato, nemmeno davanti a tutti, anche quando la situazione è diventata sempre più complicata, facendo nascere un problema più grande di noi.
Per me non era mai stato un problema, ma per il mondo intero sì. Per questo non potevo abbracciarlo, baciarlo e urlare al mondo che lui mi apparteneva, di diritto, e mai nessuno sarebbe riuscito a portarmelo via.
Per questo il mio crollo emotivo, dopo la notizia resa pubblica di quel matrimonio finto e maledetto, per salvare la nostra faccia, quella degli One Direction.
Louis si accorge che mi sto agitando, e mi stringe ancora di più la mano, accarezzandola con il pollice.
Di questo fiume di pensieri, dalla mia bocca uscì un verso che lo fece sorridere.
Guarda prima l’orologio, poi afferra un plico di carta, indossa gli occhiali e inizia a leggere attento: la sua espressione concentrata, mentre legge, è una delle cose che mi piace di più.
Vorrei guardare anche io, ma la schiena fa male, e non riesco a tirarmi su in modo da star seduto.
Louis continua a leggere, mentre io noto dei paparazzi fuori dall’ospedale, e la polizia che cerca di fermarli, inutilmente, perché loro sono più furbi.
Il cellulare di Louis squilla insistentemente, ma sembra non accorgersene. Deve rispondere, Louis, lo ha sempre fatto, perché lui è un pupazzo sotto i comandi del nostro Management.
Non può pensare con la sua testa; deve agire, deve andare da Lei, deve farsi vedere con Lei, deve sedersi con Lei, mangiare con Lei e far finta di dormire da Lei…
Cerco di muovere la mano in direzione del cellulare, ma non riesco nemmeno a sollevarla. Lui sbuffa, forse ha capito che c’è qualcuno che lo cerca.
Infatti prende il cellulare e annulla la chiamata.
Non so perché sta ignorando le chiamate e voglio scoprirlo, ma Lou mi guarda dolcemente, riprendendo ad accarezzare la mia mano, ancora con gli occhiali da lettura.
“Siamo liberi”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio Autrice: Buonasera carissimi lettori! Come va?
Questa OS è stata pensata dalla sottoscritta tutto il pomeriggio mentre ascoltava la musica: spero che sia uscito un qualcosa degna di esser letta!
L’esaurimento nervoso iniziale di Mr. Styles è dovuto al fatto che, guardando l’ultima esibizione, quella della finale di XFactor Uk, mi sono resa conto delle loro facce stanche, che sembrava volessero dire solamente “Basta, non ne possiamo più!”
In più temo  un possibile fidanzamento/ fittizia proposta di matrimonio Elounor perché la Modest! è imprevedibile, non si sa mai cosa potrebbe capitare.
Ho scelto di immaginare, e di scrivervi, la mia versione del “famoso” incontro Larry nel bagno durante i provini, che poi è una sorta di sogno che Haz fa prima di riprendere coscienza.
Ho scelto di concludere questa OS con la frase “Siamo Liberi”. Ed è esattamente ciò che spero possa succedere, prima o poi, a questi due ragazzi che vorrebbero solamente amarsi senza dover nascondere i propri sentimenti.
Beh, credo di aver detto tutto. Spero e ringrazio chi leggerà la storia, e le eventuali recensioni!
Baci,
SandMagia
 
Ps: mi trovate su Twitter qui @vaviina
  
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