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Autore: kioko96japan    17/12/2013    3 recensioni
Tammy è una ragazza costretta a fare i conti ogni giorno con il ricordo di un padre suicida mentre si prende cura della madre impazzita. Il suo cuore è oramai indurito dalla crudeltà della vita ma come tutti sanno il ghiaccio si scioglie al calore del sole che in questo caso è un giovane infermiere di nome Harry.
Dal 2° capitolo: Mi scappa una piccola risatina a quell'affermazione e i suoi occhi sembrano illuminarsi. -continua a farlo!–, -cosa??- chiedo un po’ stranita. –continua a sorridere. Sei bellissima quando lo fai. Mi incanti!-
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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             RESCUER LOVE


CAPITOLO 1:
Il fatto di risvegliarmi con la stessa voglia di scomparire con cui vado a letto la sera è normale, o almeno per me.
Aprendo prima un occhio e poi l’altro mi accorgo che è quasi pomeriggio.  Le nuvole che ricoprono il cielo preannunciano un bel temporale.
Lo vedo dalla finestra enorme che c’è nella mia camera proprio di fronte al letto. Sono felice che sia cattivo tempo, rispecchia quello che ho dentro.
Stufa di stare sdraiata decido di andarmi a fare una passeggiata. Amo l’autunno, i suoi profumi, il fatto che il vento freddo ti tagli il viso ad ogni folata, mi fa sentire viva. Cosa che accade molto raramente negli ultimi tempi.
La scuola è chiusa per una settimana motivi di ristrutturazione e questo per me è un colpo di fortuna. Odio quell’edificio con tutto il mio essere perché non è un posto dove si studia, ma un covo di serpenti e arpie pronti a rovinarti l’esistenza se hai un capello fuori posto o se la tua famiglia, come nel mio caso, non è ricca e dei quartieri alti o come li chiamo io “l’arcipelago degli snob”.          Velocemente mi lavo il viso e i denti, indosso una vecchia felpa che un tempo era verde ora… non so che colore sia esattamente, un paio di jeans stretti strappati sulle gambe e i miei anfibi neri.  Lego i miei lunghissimi capelli neri in una crocchia veloce lasciando che qualche ciocca ribelle mi cada sul viso. Passo un filo di eyeliner rimarcando la forma a mandorla dei miei occhi color nocciola, e senza nemmeno fare colazione esco di casa.
Le strade di Londra sono come al solito affollate di persone che camminano velocemente intente a raggiungere luoghi, vivere le loro vite. Invece io cammino senza meta, con lo sguardo basso.
Solo dopo essermi accorta che la pioggia incomincia a cadere forte realizzo di aver dimenticato l’ombrello, così alzo il cappuccio della felpa e continuo a camminare.
Passo dopo passo penso alla mia misera esistenza, al fatto che continuo a vivere solo per non dare un altro dispiacere a mia madre che oramai ha perso ogni briciolo di stabilità mentale e quindi mi devo prendere cura di lei. Mi meraviglio di come non sia impazzita anche io dopo aver visto mio padre spararsi un colpo in bocca davanti ai miei occhi.                        O forse invece sono pazza e non me ne sono ancora accorta. Può darsi che la perdita di voglia di vivere e l’odio per tutto quello che mi circonda sia un sintomo di squilibrio mentale.                              
 Aumento il passo perché la pioggia sta diventando troppo insistente e perché voglio allontanarmi il più possibile da casa.
Improvvisamente vado a sbattere contro qualcosa e il colpo è talmente forte che rimbalzo all’indietro atterrando sul mio fondo schiena. AHIA!!!! Alzo istintivamente lo sguardo su ciò che è stato la causa della mia caduta, pronta ad imprecare dalla rabbia.                                                                       
–Ma che cazz…- mi interrompo di colpo ritrovandomi davanti ad un ragazzo con gli occhi spalancati e il viso preoccupato. Stranamente mi si bloccano i pensieri, forse perché sono tutta concentrata a perdermi nell’abisso di quelle perle verdi incorniciate da morbidi ricci castani. Sposto lo sguardo sulle sue labbra carnose leggermente socchiuse… e mi immagino di morderle…. MA CHE DIAVOLO STO PENSANDO!! Mi sveglio dall’incanto e mi ricordo di essere a culo per terra bagnata fradicia in una pozzanghera, si perché non mi sono limitata a cadere semplicemente sull’asfalto, e davanti ho l’ idiota che mi ha fatta cadere così rientro in me stessa        –Ma dove cavolo vai!- urlo.
Il ragazzo stupito dal mio tono brusco diventa di colpo serio e subito risponde in sua difesa    –In realtà eri tu quella che correva senza guardare dove andava!-
Mi rendo conto che ha ragione, è un vizio che ho quello di tenere gli occhi rivolti verso terra, ma non voglio ammettere che sia stata colpa mia dopo la mia sparata così mantengo il punto -potevi anche spostarti!- dico accigliata. Sono ancora nella pozzanghera e la pioggia continua a cadermi sulla faccia, ma in questo momento non mi interessa,  perché mi aspetto una secca replica da parte del ragazzo. Ma al contrario di quello che credo lui fa un mezzo sorriso  –hai ragione. Potevo tranquillamente spostarmi.- dice. Rimango interdetta, ha ammesso di essere lui dalla parte del torto anche se è palese il contrario. Non so cosa rispondere e lo osservo mentre  tende una mano a mio avviso enorme per aiutarmi. A quella vista il mondo si ferma, quella mano mi sembra l’ancora di salvezza da quello schifo che è la mia vita, sono tentata di raggiungerla con la mia, ma indurisco lo sguardo e poggiando entrambe le mani sull’asfalto mi alzo da sola rifiutando quindi il suo aiuto. 
D’istinto le passo forte sul jeans per pulirmi, ma è un gesto inutile, il quale provoca una mezza risatina allo sconosciuto di fronte a me. STA RIDENDO DI ME, stronzo!
Stizzita da quel sorriso incredibilmente bello, tiro su il cappuccio che mi è scivolato nella caduta e faccio per andarmene, ma una mano mi tiene ferma mantenendomi da dietro la spalla –Aspetta dove vai!- Ma cosa gli importa di dove vado! –Non sono affari tuoi!- rispondo seccata meravigliandomi da sola della mia sgarbataggine, è vero sono scontrosa di solito, ma non fino a questo punto, devo ammettere che mi sento a disagio. Ma vedo che il ricciolino non si lascia sopraffare dai miei modi bruschi anzi, sorridendo risponde –In realtà sono affari miei visto che ti ho fatta cadere e per colpa mia adesso sei bagnata fradicia!- . Continua con la parte del colpevole! Mi sta decisamente irritando, non è affatto colpa sua se sono caduta. Così mi decido ad ammetterlo –non mia hai fatta cadere tu, smettila! È stata colpa mia, sono imbranata come al solito! Quindi puoi andartene con la coscienza pulita va bene?? – rimane a bocca aperta. Si l’ho ammesso cretino ora puoi andartene. Improvvisamente rinsavisce –ma se tu hai chiaramente detto…- lo interrompo subito –fa finta che non abbia detto niente. Adesso se vuoi scusarmi vado! Ciao!- Finalmente me ne libero, mi incammino ma non riesco a fare nemmeno tre passi che mi blocca di nuovo afferrandomi il braccio. Uffa ma che vuole questo!! –Eh no!- fa –non puoi scappare così! Sta piovendo a dirotto, per colpa tua sono bagnato fradicio e quindi adesso vieni con me e ci andiamo a riparare in quel bar, così per scusarti mi offri un caffè.- il suo non è un tono intimidatorio, anzi è piuttosto divertito. Cavolo, guardandolo bene è veramente bello.
Riesco ad intravedere il suo fisico dalla maglietta bagnata sotto la giacca di cuoio marrone, che essendo bianca lascia poco all’immaginazione. Ha la famosa tartaruga. E poi indossa dei jeans neri che  gli fasciano i fianchi in un modo irresistibile. Aspetta aspetta aspetta!  io non mi devo far perdonare di niente! Tantomeno gli devo qualcosa!!
–Non ti devo un bel niente!!! Ma che diamine vuoi!- prontamente mi risponde – Te l’ho detto. Voglio prendere un caffè. E tra l’altro non mi sembra sia il caso di discutere con questo tempaccio - non finisce nemmeno la parola che un lampo sconquassa improvvisamente il cielo seguito da un fortissimo tuono, finito il rumore il ragazzo continua alzando leggermente il tono di voce per sovrastare il casino che la pioggia provoca cadendo a terra –Inoltre non voglio prendermi un accidenti e credo nemmeno tu! Quindi vieni con me e non fai storie!- finita la frase mi prende la mano e inizia a correre. Io non posso fare altro che seguirlo.
Il suo tocco mi fa salire dei piccoli brividi lungo tutto il braccio destro e mi sento incredibilmente sicura nella sua stretta. Ci ritroviamo in un piccolo Caffè. I miei muscoli si rilassano grazie al calore del posto e subito, troppo presto, il ragazzo mi lascia la mano. Ci andiamo a sedere ad un tavolo vicino alla vetrata d’ingresso, attenti a non farci cogliere mentre goccioliamo sul pavimento. Siamo uno di fronte l’altro.
Lui si porta le mani all’altezza della bocca, quasi come se volesse studiarmi. Io sono li senza sapere cosa dire e rimango in silenzio.
Subito una ragazza con i capelli biondi e le codine ci raggiunge al tavolo con un quadernetto ed una penna. Sicuramente la cameriera. Sembra tutta entusiasta del suo lavoro… No, aspetta… sta fissando il ricciolino che continua ad osservarmi senza prestarle la minima attenzione.
La ragazzina si schiarisce la voce e lui si gira di scatto verso di lei come se si fosse appena svegliato da un sogno… -Cosa prendete??- dice con una voce squillante e fastidiosa. Ok, già non la sopporto! –un caffè ristretto-fa lui e poi riporta lo sguardo verso di me aspettando che io parli –prendo una Diet Coke per favore!-  PERFAVORE?? HO DETTO PERFAVORE??? Che mi succede!!  La Barbie annuisce e rimane qualche secondo ad osservare l’individuo che mi ha trascinata qua dentro, poi se ne va.                                                         –Aaaallora…., non ci siamo ancora presentati. Bene, io sono Harry.-                 
OK. Si chiama Harry. Cosa me ne faccio di questa informazione?? Rimango ancora in silenzio soppesandolo con lo sguardo. Harry sembra attendere qualcosa da me, ma non capisco cosa. Prontamente me lo ricorda lui –E tu? Non vuoi dirmi come ti chiami??-                  
Aaah, giusto. Si aspetta che gli dica il mio nome. –No, infatti. Non voglio dirtelo.- Si, sono una stronza odiatemi! Un lampo di ilarità gli illumina gli occhi –certo che hai un bel caratterino eh??- subito rispondo  secca –non è mia abitudine fare amicizia con le persone con cui da poco mi sono scontrata-  in realtà non è mia abitudine fare amicizia e basta. Sono sempre quella che si mette in disparte. La gente non mi piace ecco.
Inizio a sentirmi a disagio, vorrei scomparire, e mentre penso a come di solito mi isolo dal mondo, di colpo mi viene in mente L’I-POD!!!! Cavolo, c’è l’avevo nella tasca posteriore quando sono caduta! Vengo colta dagli spasmi, quell’aggeggio è la mia vita se si rompe sono perduta e non ho i soldi per comprarne uno nuovo.
Con la mano mi tasto il jeans, lo trovo e lo caccio fuori. È nero e anonimo come me. Provo ad accenderlo, ma niente non da segni di vita. è andato! Mi dimentico che Harry mi sta fissando. So solo che ho perso la mia musica. Merda tutte a me! Gli occhi mi iniziano a pizzicare e si fanno lucidi, sto quasi per piangere, ma mi blocco. Non devo piangere davanti a lui. Ricaccio le lacrime indietro e poso l’i-pod sul tavolo. Mi sforzo di apparire impassibile. Il viso del ragazzo di fronte  me si tinge di preoccupazione –è successo qualcosa??- non so perché ma gli rispondo d’istinto anche se non sono affari suoi.  –la caduta e l’acqua hanno distrutto il mio i-pod!- -capisco- dice… rimaniamo li a fissarci per qualche secondo.
Lo osservo attentamente. È bello davvero! Mi perdo di nuovo in quei occhi da sogno, che trasmettono una grande sicurezza, quella che mi è mancata, quella che mio padre mi ha negato scappando come un codardo dalla vita e lasciandomi li, da sola ad affrontare il mondo. -è importante per te?- -che?- faccio io non sapendo a cosa si riferisca. Lui si limita ad indicare l’affarino nero che poco prima ho poggiato sul tavolo. Sembra interessato. –beh, in realtà si!- rispondo sincera. –mi dispiace- e lo è davvero. –fa nulla, non devi dispiacerti- il suo viso si rilassa. –quindi ti piace la musica-  ma questa non è una domanda, sembra di più un’affermazione, quasi un appunto detto ad alta voce, quindi non rispondo.
 Abbasso lo sguardo, mi sento in imbarazzo di fronte a quegli occhi. Ma che mi succede??? Io non mi comporto mai così, mai! Non riesco più a sostenere questa situazione, questo ragazzo mi fa sentire vulnerabile solamente con la sua presenza e non posso permettermi di apparire debole. Le persone se ne approfittano. Sempre.                                                            –Devo andare- dico improvvisamente. Lo sguardo sconcertato di Harry segue i miei movimenti. Lo guardo un’altra volta e la sua espressione mi fa desiderare di non andarmene mai, ma ho bisogno di allontanarmi da lui. Mi alzo di scatto e allontano la sedia dal tavolo per passare –perché scappi adesso? Ho detto qualcosa di sbagliato??-
Mi alzo il cappuccio, e inizio a camminare ma per qualche motivo non mi va di lasciarlo così bruscamente così mi giro e vedo che nel frattempo si è alzato                                                    –Mi dispiace… ma davvero devo andare. -lascio la frase in sospeso e dopo poco continuo –Comunque io sono Tammy!- -Tammy- ripete con un sorriso. Non lo rivedrò mai più penso. Forse è meglio così. Annuisco al mio pensiero, spingo la porta con il braccio perché ho infilato le mani nelle tasche della felpa ed esco dal bar. Piove ancora, anche se meno forte di prima, ma stavolta inizio a correre verso casa. Corro veloce cercando di scacciare l’immagine nella mia testa di quel ragazzo così sicuro di se, e bello… bello da mozzare il fiato.              



Nota: 
Se state leggendo questa nota vuol dire che siete arrivati alla fine del primo capitolo della mia PRIMA fan fiction e vi ringrazio TANTISSIMOOOOO!!! Soprattuto vi ringrazio di non essere scappati a gambe levate per la lunghezza del testo! ù.ù                                                                                                                                                                                                                                          Mi piacerebbe tanto sapere se vi è piaciuto quello che avete appena letto, perchè mi renderebbe davvero felice e mi darebbe il coraggio per continuare a postare i capitoli. Vi assicuro che ci sto mettendo l'anima per scrivere questa storia. Detto questo, mi sto dilungando quindi un bacione e a presto dalla vostra Flo. 
  
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