Fandral non era
assolutamente persuaso della veridicità delle parole di Vör,
anzi rimaneva fermo nella sua convinzione che lei fosse stata costretta a
dirgli quelle cose e che in realtà volesse stare con lui, ma che qualcuno
glielo impedisse, sotto chissà quali minacce. Si era dunque intestardito a
voler scoprire chi fosse questa persona e aveva deciso di pedinare la donna,
nella speranza di scoprire qualcosa. Per più di un giorno la seguì di nascosto
fin dal mattino: la osservava uscire dalle sue stanze di buon ora e recarsi in
biblioteca ad aiutare Bragi a sistemare i libri nelle
nuove sale o a leggere volumi, arrivata l’ora di pranzo mangiava assieme ad
altri membri della corte, senza parlare con qualcuno in particolare, ma
variando spesso gli interlocutori; al pomeriggio si concedeva un’oretta di
relax e poi andava al museo e lavorava intensamente anche lì per sistemare
tutto; infine, la sera, la vedeva rientrare nelle proprie stanze prima di cena
e non ne usciva più fino al mattino seguente. Fandral
dunque non riusciva a dare un volto all’uomo che, a suo credere, opprimeva la
ragazza e si innervosiva parecchio per tutto ciò. Ah, se solo avesse saputo che
Vör, celata dalla magia agli occhi di tutti, ogni
sera si recava da Loki! Se li avesse visti godere della
reciproca compagnia, se li avesse visti scambiarsi dolcezze, si sarebbe
convinto che lei davvero non lo amava, ma il guerriero non poteva vedere nulla
di tutto ciò e rimaneva saldo nel suo intento di salvarla.
Meno
di una settimana dopo la spedizione su Svartalfheimr,
Odino aveva convocato Lady Sif per affidarle il
compito di scortare Vör a Vanaheimr,
alla ricerca del penultimo medaglione. La combattente aveva accettato
l’incarico senza discutere, anzi fiera che le fosse affidata una missione senza
l’ausilio di uomini. Non le era ancora capitato, infatti, di svolgere qualche
incarico in altri Regni senza essere affiancata da almeno uno dei Tre
Guerrieri.
Fandral, che come altri
assisteva a quel colloquio, sperò di avere la medesima fortuna di quando si era
offerto per il viaggio a Nidavellir e quindi si
propose di partire con le due donne.
Odino
con grande autorevolezza spiegò: “Vanaheimr è un
Regno che ci è alleato, la nostra amicizia dura da millenni, è sempre esistita,
un solo combattente di scorta è più che sufficiente e la scelta non può cadere
che su Lady Sif. I Vani hanno una cultura molto
rigida e casta, non potrebbero tollerare che una donna sia accompagnata da un
uomo che non le sia marito o parente; dunque, per non creare scandalo, Lady Vör deve essere scortata da un’altra donna.”
Le
due Asgardiane furono dunque trasportate a Vanaheimr. Vör consigliò di
recarsi subito al consolato asgardiano per avere un
alloggio e i contatti con le autorità locali. Si recarono dunque verso la
capitale, che era a un paio di chilometri rispetto al loro punto di arrivo. Era
una città grande, non protetta da mura, ma una serie di grandi viali alberati
racchiudeva il cuore della capitale e lo teneva un poco separato dalla periferia.
Le strade erano molto larghe e lunghe, alcune erano perpendicolari al grande
corso centrale e lo mettevano in comunicazione con strade che invece gli erano
parallele; le piazze erano sconfinate e tutto il suolo era lastricato con
pietre grigie. Grandi palazzi si affacciavano sulle vie, alcuni avevano portici
che, uniti gli uni agli altri, correvano per centinaia di metri e nel piano
terreno ospitavano botteghe e negozi, altri invece, quelli delle famiglie più
ricche, ne erano sprovvisti. I palazzi si sviluppavano attorno a cortili
interni e si affiancavano stretti gli uni agli altri, interrompendosi solo per
far passare una grande strada; erano colorati in modi assai differenti, ma le
tonalità che prevalevano erano l’azzurro o varie sfumature di rosso, alcuni
avevano degli affreschi semplici sulla facciata che dava sulla via, altri
avevano decorazioni e rifiniture in stucco o terracotta ai balconi, alle
finestre e lungo le grondaie o i sottotetti.
La
capitale aveva un aspetto elegante e raffinato e rifletteva un’immagine di
prosperità e di socialità.
L’ambasciata
asgardiana si trovava
un edificio preceduto da un piccolo cortile e da una cancellata, che
però era sempre aperta. Il console accolse benevolmente le due concittadine,
specialmente Vör che aveva conosciuto durante il
soggiorno di dieci anni della ragazza. Gli spiegarono quale fosse la situazione
e lui assicurò che la diplomazia non avrebbe avuto alcun problema a concludere
l’affare e intanto propose di organizzare una bella festa all’ambasciata, invitando
le autorità della città, i personaggi di spicco e i più eccellenti membri dello
scavo archeologico.
Vör e Sif
passarono così due giorni di riposo, per lo più passeggiando lungo le strade e
godendosi il sole, la musica degli artisti girovaghi, i forti aromi del mercato
di spezie, il fresco dell’acqua delle fontane: grandi fontane composte da
gruppi di statue estremamente realistiche dominavano diverse piazze. Furono due
giorni di calma e tranquillità e ne approfittarono per comprare gli abiti che
avrebbero indossato durante la festa. Sif aveva preso
un vestito rosso vivo, molto stretto che metteva in evidenza il suo fisico
perfetto, era a collo alto, ma lasciava le spalle e parte della schiena
scoperte, era tipo un tubino lungo fino a terra, ma con due spacchi laterali.
Durante la serata attirò l’attenzione di molti uomini che rimasero affascinati
dalla sua bellezza e la riempirono di complimenti, attenzioni e cortesie. Sif dapprima ne fu molto lusingata, ma col protrarsi della
serata li trovò dannatamente irritanti e soffocanti.
Vör, invece, aveva scelto un abito
blu elettrico con una profonda scollatura a vu che valorizzasse il grosso seno,
sotto al quale il vestito si stringeva un attimo per poi cadere fino a terra in
un sobrio stile impero, nascondendo un poco i chili di troppo. Pure lei si
presentava piuttosto bene, ma di certo non poteva competere in bellezza e
sensualità con Sif, per cui lei passò la maggior
parte della serata chiacchierando con i suoi colleghi di scavo, per lo più
attempati professori. Si meravigliò di trovare soltanto uno dei quattro
eminenti studiosi che con lei avevano diretto gli scavi nella città insabbiata,
per cui, appena ebbe modo di parlargli faccia a faccia, gli domandò come mai
gli altri non si fossero presentati.
“Come?
Non ti è stato detto?!” si meravigliò il professor Aygii
“Ah, sono veramente spiacente di doverti dare io questa notizia.” un’ombra di
nervosismo lo attraversò.
“Cos’è
successo?”
“Non
si sa bene, io non c’ero. Non c’ero in nessuno dei tre casi … Mi hanno solo
raccontato, ma … Ha dell’incredibile, ti giuro nessuno sa spiegarsi …” prese un
bicchiere di liquore dal vassoio di un cameriere che passava lì di fianco e lo
bevve in un fiato, bagnandosi i folti baffi grigi.
Vör, vedendo il collega così
nervoso, si preoccupò, capendo che doveva essere successo qualcosa di grave,
cercò dunque di spronarlo, con delicatezza, a raccontarle tutto.
“Per
primo Phayni. Stava tenendo una lezione in università
e un mostro ha fatto irruzione nell’edificio. Mi han detto che era come se
sapesse esattamente dove andare … non agiva a caso, ha lasciato stare tutti gli
altri, prendendosela solo con chi si frapponesse tra lui e Phayni.
Ha sfondato la porta dell’aula e si è avventato sul nostro povero amico …”
faticava a parlare, era in un misto di rabbia, dolore e paura “Lui ha tentato
di difendersi, ma non c’è stato nulla da fare, il mostro lo ha preso e lo ha
trascinato via.” tremante, prese un altro bicchiere e lo mandò giù in una sola
volta.
“Non
ne avete saputo più nulla?” domandò l’Asgardiana con
apprensione.
“No,
niente. Tentarono di inseguirlo ma sembrò volatilizzarsi. Poco tempo dopo la
stessa sorte toccò a Vèltami e qualche giorno fa a
Onagri …” l’agitazione lo faceva ansimare “… Io, io ho paura, temo di essere il
prossimo. Questo mostro è inarrestabile, è qui per noi, è qui per prenderci e
portarci chissà dove .... Perché sei tornata? Ora sei in pericolo pure tu! È
chiaro che abbiamo risvegliato qualcosa di terribile col nostro scavo!”
Vör ripensò allo strano caos che
aveva invaso la città antica, prima di essere insabbiata volontariamente e alla
figura del Mago Gondopharn.
“Tornatene
ad Asgard, forse là sarai più al sicuro.”
“Lo
farò appena mi sarà possibile, devo prima ritrovare una cosa.”
“Dimmi
di che si tratta e ti aiuterò, così farai più in fretta, non è bene che tu
rimanga, anzi sono quasi tentato di andarmene anch’io, ma non sono certo che
altrove sarei al sicuro ... e poi qui che accadrebbe? … oh, cieli, cieli,
cieli! … Di cos’hai bisogno?”
Vör esitò un attimo, ma poi decise
di fidarsi dell’amico e prese a dire: “Qualche volta mi hai parlato del sito di
Ehlaan, è possibile ispezionarlo?”
“Accidenti!
È il nostro fiore all’occhiello, è più di un secolo che ci lavoriamo, non c’è
angolo che non sia stato esplorato, pensa che addirittura delle parti erano
protette dalla magia e abbiamo dovuto affidarci ai nostri maghi più esperti per
riuscire ad accedere in certe zone; sono state fatte molte opere di restauro e
abbiamo allestito un museo di tutto rispetto.”
“Sei
sicuro che tutto quanto sia stato esplorato?”
“Ne
sono certo, ovvio non posso escludere che ci possano essere altre sorprese, ma
mi pare altamente improbabile; le planimetrie tracciate dimostrano che tutti
gli ambienti sono stati portati alla luce, non ci sono zone scure.”
“Che
tu sappia, è stato mai ritrovato, da quelle parti, una sorta di medaglione in elettro?”
“Oh,
certo!” esclamò Aygii “Quanto ci ha fatto dannare!
Era nascosto in un luogo protetto da magia, appunto, c’erano un sacco di
precauzioni e tutele e allora tutti noi credevamo che lì ci fosse celato
qualcosa di estremamente prezioso, ipotizzavamo una statua crisoelefantina come
minimo, e invece ci troviamo quel misero discetto, con dei segni casuali, ci
fosse stata almeno una bella incisione, invece nulla. Doveva avere un gran
valore simbolico, ma purtroppo a noi non dice nulla, i testi che ne parlavano
devono essere andati perduti e dunque ….”
“Adesso
dove si trova, è esposto nel museo?”
“Sì,
l’abbiamo messo in una vetrina della sala degli arredi sacri. Perché ti
interessa?”
Vör aveva già concordato con Loki la menzogna da dire nel caso si fosse presentata una situazione
simile: “Nell’archivio di Asgard ho ritrovato un
oggetto simile e allegato ad esso c’era un documento cartaceo di epoca
successiva che sostiene si tratti di un amuleto donato dai Vani agli Asgardiani per siglare l’amicizia tra i due popoli e in tale
occasione gli Asgardiani avevano donato ai Vani un
oggetto simile. Mi è nato dunque l’interesse di vedere il gemello del nostro
medaglione e di studiarli assieme. Pensi mi sarà possibile portare quel reperto
ad Asgard?”
“Oh,
io te lo regalerei senza problemi, sinceramente non so cosa potremmo farcene,
tuttavia bisogna prima chiedere al ministro di competenza, ma lo convincerò,
non temere; gli dirò che è un meritato compenso per il grande aiuto che ci hai
dato.”
“Oh,
se ci riuscissi te ne sarei infinitamente grata.”
“Figurati,
sarebbe davvero un’ottima cosa se qualcuno riuscisse a trovare un senso a
quell’oggetto!”
Vör e il professor Aygii continuarono a chiacchierare per un poco, poi si
avvicinarono altre persone e si separarono, ognuno assecondando i proprio
interlocutori.
La
festa finì poco dopo la mezza notte e le due Asgardiane
si ritirarono nella camera che condividevano per dormire. Si stavano cambiando
in silenzio, non si parlavano mai granché; da qualche giorno, però, Vör aveva un pensiero per la testa e quindi domandò: “Fandral come sta?”
“Bene,
perché?” rispose l’altra, evidentemente all’oscuro di tutto.
“Mmm … l’ultima volta che gli ho parlato abbiamo un poco
discusso …”
Sif aggrottò la fronte, come se
stesse cercando di afferrare un ricordo, poi disse: “Effettivamente, a ben
pensarci, mi è parso un poco incupito, ma non gli ho dato peso. È anche mancato
un paio di giorni agli allenamenti, ma non gli ho chiesto perché, pensavo fosse
con una qualche donna, ogni tanto sparisce. Su cosa avete discusso?”
“Oh,
è un poco complicata la faccenda … lascia stare, non ho voglia di parlarne. Se
sta bene, meglio.” tagliò corto Vör, un po’ confusa
circa ciò che aveva appena saputo.
Come
promesso, il professor Aygii contattò subito il
ministro di riferimento, aggirando facilmente la burocrazia, nel giro di pochi
giorni ottenne il permesso e si fece pervenire il medaglione. La storia secondo
cui si trattasse di un simbolo di pace e di uno scambio di doni impressionò
particolarmente le autorità dei Vani che decisero di organizzare una cerimonia
ufficiale per la consegna del medaglione. Era stata organizzata in un edificio
a un sol piano, sebbene molto alto, composto principalmente da un unico grande
salone più qualche stanza di servizio, nei lati lunghi si aprivano fittamente
alte finestre che illuminavano l’interno, il soffitto e le pareti erano tutti
affrescati, senza lasciare un solo centimetro bianco, quasi ci fosse un horror
vacui.
Erano
quasi tutte occupate le sedie rivolte verso un palchetto posizionato sul lato
corto dove il ministro della cultura e quello degli esteri, il console e gli
studiosi coinvolti erano accomodati e alternativamente prendevano la parola per
sottolineare l’importanza di quell’iniziativa, la gioia e l’orgoglio che
sentivano in quell’occasione e molte altre cose, per lo più dal sapore
retorico. Il medaglione venne consegnato tra gli applausi e poi, finalmente, ci
fu ciò che molti dei presenti stavano aspettando fin dall’inizio: il buffet
gratuito! Si spostarono dunque nel cortile dove erano stati apparecchiate
alcune tavolate ricolme di pietanze di ogni genere, la gente prendeva i piatti
vuoti e li faceva riempire dai camerieri, poi si radunava in capannelli di tre
o quatto persone e chiacchieravano, spiluccando il cibo.
Il
rinfresco era in pieno svolgimento, quando si sentirono delle urla e poi un
orribile verso. Aygii sbiancò, guardò Vör che gli era vicina e gridò: “Il mostro! È qui! È qui
per noi!” e poi iniziò a correre, senza una direzione precisa.
Aveva
ragione, pochi istanti dopo fece capolino nel cortile un essere orribile: era
un umanoide grigiastro, alto più di tre metri, aveva quattro braccia ma due,
anziché terminare con mani, finivano con chele, aveva una coda che faceva
schioccare nell’aria come una frusta, era alato, il viso aveva qualcosa di
cervide, e infatti la testa era sormontata da un palco di corna. Il mostro
ringhiava, mostrando denti aguzzi, fiutò l’aria e individuò subito il professor
Aygii e partì per inseguirlo, mentre la gente attorno
scappava. Aveva mosso qualche passo, quando avvertì un altro odore che gli
interessava, si arrestò, si guardò attorno e vide Vör,
molto più vicina, spostò su di lei la sua attenzione e cercò d’avvicinarsi, ma Sif fece il proprio dovere. La guerriera aveva già
impugnato l’alabarda e, balzata davanti al mostro, evitò agilmente un paio di
colpi e lo trafisse una volta. Quella ferita era roba da nulla per il mostro
che, tuttavia, vedendo la difficoltà, decise di tornare sulla sua precedente
preda: con una rapida corsa raggiunse il professor Aygii
che si era arrestato per capire che stesse succedendo, lo afferrò, mentre lui
si dimenava e urlava, poi fece un salto verso l’alto e scomparve a mezz’aria,
senza che nessuno potesse far nulla per impedirlo.
La
gente era spaventata, si guardava attorno smarrita, incerta di avere scampato
il pericolo; quando passò qualche minuto senza che nient’altro accadesse, si
sentirono più al sicuro e tirarono un sospiro di sollievo.
Per
ovvie ragioni, Vör e Sif
non si trattennero oltre, rimasero giusto il tempo per salutare cortesemente e
sbrigare le formalità, poi si affrettarono a rientrare ad Asgard.
Si
recarono subito al cospetto del re a cui consegnarono il medaglione e, davanti
alla corte, gli riferirono quanto fosse successo. Il falso Odino dimostrò viva
preoccupazione e disse: “Se davvero come mi dite, quel mostro è legato agli
scavi effettuati da Lady Vör e i suoi colleghi,
allora presumibilmente adesso verrà qui per prendere lei. Deve essere protetta.
Lady Sif, scortala nelle sue stanze e impediscile di uscire,
dovrà rimanere là dentro finché la minaccia non sarà sventata, tu e i Tre
Guerrieri dovrete sorvegliare la porta e le finestre, pronti ad intervenire al
primo segnale di pericolo. Vi manderò un drappello per darvi man forte. Mi fido
di voi.”
“Non
vi deluderemo, Padre degli dei.” risposero Sif e i
Tre Guerrieri.