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Autore: DirceMichelaRivetti    18/12/2013    2 recensioni
Il Rating è riferito solo al capitolo 15, per il resto è verde
Ambientata post Thor2.
Loki, sotto le spoglie di Odino, è finalmente re di Asgard e il suo obbiettivo pare sia quello di dare valore e prestigio non solo all'arte della guerra, ma anche alla cultura. A sostenere questo progetto e ad assecondare la sua brama di sapere e potere, giunge un'amica di vecchia data, un'amica speciale, Lady Vor che lo ha sempre apprezzato e ciò porterà loro e altri personaggi a spostarsi nei vari regni alla ricerca di antichi artefatti legati a una religione perduta, fronteggiando insidie, mostri e nemici.
Capisco che detta così può non essere molto invitante, ma se avete qualche minuto da perdere, leggete un capitolo e poi deciderete.
Da questa fanfic è poi nata la serie "Il mondo di Loki e Vor" (no comment sul titolo orribile, ma sono negata per queste cose) dove troverete per lo più prequel e spin-off su alcuni personaggi.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fandral, Heimdall, Loki, Nuovo personaggio, Sif
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mondo di Loki e Vor'
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Fandral non era assolutamente persuaso della veridicità delle parole di Vör, anzi rimaneva fermo nella sua convinzione che lei fosse stata costretta a dirgli quelle cose e che in realtà volesse stare con lui, ma che qualcuno glielo impedisse, sotto chissà quali minacce. Si era dunque intestardito a voler scoprire chi fosse questa persona e aveva deciso di pedinare la donna, nella speranza di scoprire qualcosa. Per più di un giorno la seguì di nascosto fin dal mattino: la osservava uscire dalle sue stanze di buon ora e recarsi in biblioteca ad aiutare Bragi a sistemare i libri nelle nuove sale o a leggere volumi, arrivata l’ora di pranzo mangiava assieme ad altri membri della corte, senza parlare con qualcuno in particolare, ma variando spesso gli interlocutori; al pomeriggio si concedeva un’oretta di relax e poi andava al museo e lavorava intensamente anche lì per sistemare tutto; infine, la sera, la vedeva rientrare nelle proprie stanze prima di cena e non ne usciva più fino al mattino seguente. Fandral dunque non riusciva a dare un volto all’uomo che, a suo credere, opprimeva la ragazza e si innervosiva parecchio per tutto ciò. Ah, se solo avesse saputo che Vör, celata dalla magia agli occhi di tutti, ogni sera si recava da Loki! Se li avesse visti godere della reciproca compagnia, se li avesse visti scambiarsi dolcezze, si sarebbe convinto che lei davvero non lo amava, ma il guerriero non poteva vedere nulla di tutto ciò e rimaneva saldo nel suo intento di salvarla.

Meno di una settimana dopo la spedizione su Svartalfheimr, Odino aveva convocato Lady Sif per affidarle il compito di scortare Vör a Vanaheimr, alla ricerca del penultimo medaglione. La combattente aveva accettato l’incarico senza discutere, anzi fiera che le fosse affidata una missione senza l’ausilio di uomini. Non le era ancora capitato, infatti, di svolgere qualche incarico in altri Regni senza essere affiancata da almeno uno dei Tre Guerrieri.

Fandral, che come altri assisteva a quel colloquio, sperò di avere la medesima fortuna di quando si era offerto per il viaggio a Nidavellir e quindi si propose di partire con le due donne.

Odino con grande autorevolezza spiegò: “Vanaheimr è un Regno che ci è alleato, la nostra amicizia dura da millenni, è sempre esistita, un solo combattente di scorta è più che sufficiente e la scelta non può cadere che su Lady Sif. I Vani hanno una cultura molto rigida e casta, non potrebbero tollerare che una donna sia accompagnata da un uomo che non le sia marito o parente; dunque, per non creare scandalo, Lady Vör deve essere scortata da un’altra donna.”

 

Le due Asgardiane furono dunque trasportate a Vanaheimr. Vör consigliò di recarsi subito al consolato asgardiano per avere un alloggio e i contatti con le autorità locali. Si recarono dunque verso la capitale, che era a un paio di chilometri rispetto al loro punto di arrivo. Era una città grande, non protetta da mura, ma una serie di grandi viali alberati racchiudeva il cuore della capitale e lo teneva un poco separato dalla periferia. Le strade erano molto larghe e lunghe, alcune erano perpendicolari al grande corso centrale e lo mettevano in comunicazione con strade che invece gli erano parallele; le piazze erano sconfinate e tutto il suolo era lastricato con pietre grigie. Grandi palazzi si affacciavano sulle vie, alcuni avevano portici che, uniti gli uni agli altri, correvano per centinaia di metri e nel piano terreno ospitavano botteghe e negozi, altri invece, quelli delle famiglie più ricche, ne erano sprovvisti. I palazzi si sviluppavano attorno a cortili interni e si affiancavano stretti gli uni agli altri, interrompendosi solo per far passare una grande strada; erano colorati in modi assai differenti, ma le tonalità che prevalevano erano l’azzurro o varie sfumature di rosso, alcuni avevano degli affreschi semplici sulla facciata che dava sulla via, altri avevano decorazioni e rifiniture in stucco o terracotta ai balconi, alle finestre e lungo le grondaie o i sottotetti.

La capitale aveva un aspetto elegante e raffinato e rifletteva un’immagine di prosperità e di socialità.

L’ambasciata asgardiana si trovava  un edificio preceduto da un piccolo cortile e da una cancellata, che però era sempre aperta. Il console accolse benevolmente le due concittadine, specialmente Vör che aveva conosciuto durante il soggiorno di dieci anni della ragazza. Gli spiegarono quale fosse la situazione e lui assicurò che la diplomazia non avrebbe avuto alcun problema a concludere l’affare e intanto propose di organizzare una bella festa all’ambasciata, invitando le autorità della città, i personaggi di spicco e i più eccellenti membri dello scavo archeologico.

Vör e Sif passarono così due giorni di riposo, per lo più passeggiando lungo le strade e godendosi il sole, la musica degli artisti girovaghi, i forti aromi del mercato di spezie, il fresco dell’acqua delle fontane: grandi fontane composte da gruppi di statue estremamente realistiche dominavano diverse piazze. Furono due giorni di calma e tranquillità e ne approfittarono per comprare gli abiti che avrebbero indossato durante la festa. Sif aveva preso un vestito rosso vivo, molto stretto che metteva in evidenza il suo fisico perfetto, era a collo alto, ma lasciava le spalle e parte della schiena scoperte, era tipo un tubino lungo fino a terra, ma con due spacchi laterali. Durante la serata attirò l’attenzione di molti uomini che rimasero affascinati dalla sua bellezza e la riempirono di complimenti, attenzioni e cortesie. Sif dapprima ne fu molto lusingata, ma col protrarsi della serata li trovò dannatamente irritanti e soffocanti.

Vör, invece, aveva scelto un abito blu elettrico con una profonda scollatura a vu che valorizzasse il grosso seno, sotto al quale il vestito si stringeva un attimo per poi cadere fino a terra in un sobrio stile impero, nascondendo un poco i chili di troppo. Pure lei si presentava piuttosto bene, ma di certo non poteva competere in bellezza e sensualità con Sif, per cui lei passò la maggior parte della serata chiacchierando con i suoi colleghi di scavo, per lo più attempati professori. Si meravigliò di trovare soltanto uno dei quattro eminenti studiosi che con lei avevano diretto gli scavi nella città insabbiata, per cui, appena ebbe modo di parlargli faccia a faccia, gli domandò come mai gli altri non si fossero presentati.

“Come? Non ti è stato detto?!” si meravigliò il professor Aygii “Ah, sono veramente spiacente di doverti dare io questa notizia.” un’ombra di nervosismo lo attraversò.

“Cos’è successo?”

“Non si sa bene, io non c’ero. Non c’ero in nessuno dei tre casi … Mi hanno solo raccontato, ma … Ha dell’incredibile, ti giuro nessuno sa spiegarsi …” prese un bicchiere di liquore dal vassoio di un cameriere che passava lì di fianco e lo bevve in un fiato, bagnandosi i folti baffi grigi.

Vör, vedendo il collega così nervoso, si preoccupò, capendo che doveva essere successo qualcosa di grave, cercò dunque di spronarlo, con delicatezza, a raccontarle tutto.

“Per primo Phayni. Stava tenendo una lezione in università e un mostro ha fatto irruzione nell’edificio. Mi han detto che era come se sapesse esattamente dove andare … non agiva a caso, ha lasciato stare tutti gli altri, prendendosela solo con chi si frapponesse tra lui e Phayni. Ha sfondato la porta dell’aula e si è avventato sul nostro povero amico …” faticava a parlare, era in un misto di rabbia, dolore e paura “Lui ha tentato di difendersi, ma non c’è stato nulla da fare, il mostro lo ha preso e lo ha trascinato via.” tremante, prese un altro bicchiere e lo mandò giù in una sola volta.

“Non ne avete saputo più nulla?” domandò l’Asgardiana con apprensione.

“No, niente. Tentarono di inseguirlo ma sembrò volatilizzarsi. Poco tempo dopo la stessa sorte toccò a Vèltami e qualche giorno fa a Onagri …” l’agitazione lo faceva ansimare “… Io, io ho paura, temo di essere il prossimo. Questo mostro è inarrestabile, è qui per noi, è qui per prenderci e portarci chissà dove .... Perché sei tornata? Ora sei in pericolo pure tu! È chiaro che abbiamo risvegliato qualcosa di terribile col nostro scavo!”

Vör ripensò allo strano caos che aveva invaso la città antica, prima di essere insabbiata volontariamente e alla figura del Mago Gondopharn.

“Tornatene ad Asgard, forse là sarai più al sicuro.”

“Lo farò appena mi sarà possibile, devo prima ritrovare una cosa.”

“Dimmi di che si tratta e ti aiuterò, così farai più in fretta, non è bene che tu rimanga, anzi sono quasi tentato di andarmene anch’io, ma non sono certo che altrove sarei al sicuro ... e poi qui che accadrebbe? … oh, cieli, cieli, cieli! … Di cos’hai bisogno?”

Vör esitò un attimo, ma poi decise di fidarsi dell’amico e prese a dire: “Qualche volta mi hai parlato del sito di Ehlaan, è possibile ispezionarlo?”

“Accidenti! È il nostro fiore all’occhiello, è più di un secolo che ci lavoriamo, non c’è angolo che non sia stato esplorato, pensa che addirittura delle parti erano protette dalla magia e abbiamo dovuto affidarci ai nostri maghi più esperti per riuscire ad accedere in certe zone; sono state fatte molte opere di restauro e abbiamo allestito un museo di tutto rispetto.”

“Sei sicuro che tutto quanto sia stato esplorato?”

“Ne sono certo, ovvio non posso escludere che ci possano essere altre sorprese, ma mi pare altamente improbabile; le planimetrie tracciate dimostrano che tutti gli ambienti sono stati portati alla luce, non ci sono zone scure.”

“Che tu sappia, è stato mai ritrovato, da quelle parti, una sorta di medaglione in elettro?”

“Oh, certo!” esclamò Aygii “Quanto ci ha fatto dannare! Era nascosto in un luogo protetto da magia, appunto, c’erano un sacco di precauzioni e tutele e allora tutti noi credevamo che lì ci fosse celato qualcosa di estremamente prezioso, ipotizzavamo una statua crisoelefantina come minimo, e invece ci troviamo quel misero discetto, con dei segni casuali, ci fosse stata almeno una bella incisione, invece nulla. Doveva avere un gran valore simbolico, ma purtroppo a noi non dice nulla, i testi che ne parlavano devono essere andati perduti e dunque ….”

“Adesso dove si trova, è esposto nel museo?”

“Sì, l’abbiamo messo in una vetrina della sala degli arredi sacri. Perché ti interessa?”

Vör aveva già concordato con Loki la menzogna da dire nel caso si fosse presentata una situazione simile: “Nell’archivio di Asgard ho ritrovato un oggetto simile e allegato ad esso c’era un documento cartaceo di epoca successiva che sostiene si tratti di un amuleto donato dai Vani agli Asgardiani per siglare l’amicizia tra i due popoli e in tale occasione gli Asgardiani avevano donato ai Vani un oggetto simile. Mi è nato dunque l’interesse di vedere il gemello del nostro medaglione e di studiarli assieme. Pensi mi sarà possibile portare quel reperto ad Asgard?”

“Oh, io te lo regalerei senza problemi, sinceramente non so cosa potremmo farcene, tuttavia bisogna prima chiedere al ministro di competenza, ma lo convincerò, non temere; gli dirò che è un meritato compenso per il grande aiuto che ci hai dato.”

“Oh, se ci riuscissi te ne sarei infinitamente grata.”

“Figurati, sarebbe davvero un’ottima cosa se qualcuno riuscisse a trovare un senso a quell’oggetto!”

Vör e il professor Aygii continuarono a chiacchierare per un poco, poi si avvicinarono altre persone e si separarono, ognuno assecondando i proprio interlocutori.

La festa finì poco dopo la mezza notte e le due Asgardiane si ritirarono nella camera che condividevano per dormire. Si stavano cambiando in silenzio, non si parlavano mai granché; da qualche giorno, però, Vör aveva un pensiero per la testa e quindi domandò: “Fandral come sta?”

“Bene, perché?” rispose l’altra, evidentemente all’oscuro di tutto.

Mmm … l’ultima volta che gli ho parlato abbiamo un poco discusso …”

Sif aggrottò la fronte, come se stesse cercando di afferrare un ricordo, poi disse: “Effettivamente, a ben pensarci, mi è parso un poco incupito, ma non gli ho dato peso. È anche mancato un paio di giorni agli allenamenti, ma non gli ho chiesto perché, pensavo fosse con una qualche donna, ogni tanto sparisce. Su cosa avete discusso?”

“Oh, è un poco complicata la faccenda … lascia stare, non ho voglia di parlarne. Se sta bene, meglio.” tagliò corto Vör, un po’ confusa circa ciò che aveva appena saputo.

 

Come promesso, il professor Aygii contattò subito il ministro di riferimento, aggirando facilmente la burocrazia, nel giro di pochi giorni ottenne il permesso e si fece pervenire il medaglione. La storia secondo cui si trattasse di un simbolo di pace e di uno scambio di doni impressionò particolarmente le autorità dei Vani che decisero di organizzare una cerimonia ufficiale per la consegna del medaglione. Era stata organizzata in un edificio a un sol piano, sebbene molto alto, composto principalmente da un unico grande salone più qualche stanza di servizio, nei lati lunghi si aprivano fittamente alte finestre che illuminavano l’interno, il soffitto e le pareti erano tutti affrescati, senza lasciare un solo centimetro bianco, quasi ci fosse un horror vacui.

Erano quasi tutte occupate le sedie rivolte verso un palchetto posizionato sul lato corto dove il ministro della cultura e quello degli esteri, il console e gli studiosi coinvolti erano accomodati e alternativamente prendevano la parola per sottolineare l’importanza di quell’iniziativa, la gioia e l’orgoglio che sentivano in quell’occasione e molte altre cose, per lo più dal sapore retorico. Il medaglione venne consegnato tra gli applausi e poi, finalmente, ci fu ciò che molti dei presenti stavano aspettando fin dall’inizio: il buffet gratuito! Si spostarono dunque nel cortile dove erano stati apparecchiate alcune tavolate ricolme di pietanze di ogni genere, la gente prendeva i piatti vuoti e li faceva riempire dai camerieri, poi si radunava in capannelli di tre o quatto persone e chiacchieravano, spiluccando il cibo.

Il rinfresco era in pieno svolgimento, quando si sentirono delle urla e poi un orribile verso. Aygii sbiancò, guardò Vör che gli era vicina e gridò: “Il mostro! È qui! È qui per noi!” e poi iniziò a correre, senza una direzione precisa.

Aveva ragione, pochi istanti dopo fece capolino nel cortile un essere orribile: era un umanoide grigiastro, alto più di tre metri, aveva quattro braccia ma due, anziché terminare con mani, finivano con chele, aveva una coda che faceva schioccare nell’aria come una frusta, era alato, il viso aveva qualcosa di cervide, e infatti la testa era sormontata da un palco di corna. Il mostro ringhiava, mostrando denti aguzzi, fiutò l’aria e individuò subito il professor Aygii e partì per inseguirlo, mentre la gente attorno scappava. Aveva mosso qualche passo, quando avvertì un altro odore che gli interessava, si arrestò, si guardò attorno e vide Vör, molto più vicina, spostò su di lei la sua attenzione e cercò d’avvicinarsi, ma Sif fece il proprio dovere. La guerriera aveva già impugnato l’alabarda e, balzata davanti al mostro, evitò agilmente un paio di colpi e lo trafisse una volta. Quella ferita era roba da nulla per il mostro che, tuttavia, vedendo la difficoltà, decise di tornare sulla sua precedente preda: con una rapida corsa raggiunse il professor Aygii che si era arrestato per capire che stesse succedendo, lo afferrò, mentre lui si dimenava e urlava, poi fece un salto verso l’alto e scomparve a mezz’aria, senza che nessuno potesse far nulla per impedirlo.

La gente era spaventata, si guardava attorno smarrita, incerta di avere scampato il pericolo; quando passò qualche minuto senza che nient’altro accadesse, si sentirono più al sicuro e tirarono un sospiro di sollievo.

Per ovvie ragioni, Vör e Sif non si trattennero oltre, rimasero giusto il tempo per salutare cortesemente e sbrigare le formalità, poi si affrettarono a rientrare ad Asgard.

Si recarono subito al cospetto del re a cui consegnarono il medaglione e, davanti alla corte, gli riferirono quanto fosse successo. Il falso Odino dimostrò viva preoccupazione e disse: “Se davvero come mi dite, quel mostro è legato agli scavi effettuati da Lady Vör e i suoi colleghi, allora presumibilmente adesso verrà qui per prendere lei. Deve essere protetta. Lady Sif, scortala nelle sue stanze e impediscile di uscire, dovrà rimanere là dentro finché la minaccia non sarà sventata, tu e i Tre Guerrieri dovrete sorvegliare la porta e le finestre, pronti ad intervenire al primo segnale di pericolo. Vi manderò un drappello per darvi man forte. Mi fido di voi.”

“Non vi deluderemo, Padre degli dei.” risposero Sif e i Tre Guerrieri.

   
 
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