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Autore: Unforgiven_Ice_Girl    18/12/2013    1 recensioni
La vita di Lena, raccontata in prima persona. Una ragazza che vuole diventare donna in fretta e nasconde dietro una maschera le sue paure, insicurezze, i suoi pensieri. Una persona che cerca di distinguersi per raggiungere un traguardo personale, provando ad affrontare le sue debolezze, spesso anche invano.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli amici di Dan sono qui nell'appartamento, io ho stretto le mani a tutti e poi non ho parlato molto. Alcuni amici sono quelli dell'università, altri invece sono i colleghi di Dan, quelli che lavorano per il giornale. Loro sono un po' più grandi. Ah, dimenticavo... Dan mi ha presentata a tutti come "una cara amica". Questo un po' mi fa rabbia, c'è stata dell'intimità tra noi, ma stiamo insieme da poco e non è neanche giusto che tutti sappiano che sono la sua ragazza, non è ancora ufficiale. Ora che ci penso, non sono più neanche molto sicura di essere ancora la sua ragazza, visto ciò che è successo prima.
Per placare i miei pensieri mi avvicino al tavolo dove ci sono vari stuzzichini e i drink. Questa gente sembra abbastanza di classe, e io non voglio sembrare una cavernicola, quindi mi verso un po' di vino rosso nel bicchiere a forma di calice, perché fa troppo chic, e faccio un piccolo sorso. Caspita, che sapore! Non sono abituata a bere vino, di solito prendo una birra oppure qualche strano cocktail se proprio voglio ubriacarmi. Ma come può essere una bevanda così raffinata il vino con questo strano sapore? Lo butto giù tutto d'un sorso, almeno posso bere qualcos'altro per rifarmi la bocca. Bene, ora sto scuotendo la testa come un cavallo perché la mia sopportazione di questo sapore è davvero bassa.
"Lena, vero?" mi chiede gentilmente un collega di Dan. Gli ho stretto la mano non troppo tempo fa, ma non ricordo proprio il suo nome.
"Sì... tu invece sei..." dico un po' imbarazzata.
"Neil." finisce la frase sorridendo.
Neil è un collega di Dan, lavora in un ufficio lì in redazione. E' più grande e un po' si vede. Alto, magro, biondo cenere, biondo vecchio diciamo. Ma è abbastanza affascinante, qualche anno fa dev'essere stato proprio un bell'uomo.
"Anche tu una compagna d'università di Dan?" chiede dopo aver sorseggiato un po' di spumante.
"No, non d'università. Andavamo a scuola insieme alle elementari." In un certo senso siamo comunque stati compagni di scuola.
"Wow, siete praticamente cresciuti insieme e dopo tutti questi anni siete ancora molto legati."
"Non proprio." sembra interessato alle nostre vicende, voglio sfogarmi un po' con lui. Sembra che voglia ascoltarmi, e mi piace raccontare quando so che mi ascoltano volentieri. "Ci siamo persi dopo le elementari, qualche mese fa ci siamo incontrati dopo una decina di anni e adesso siamo diventati amici intimi." Già, intimi è proprio l'aggettivo giusto.
"Sembra un telefilm o un segno del destino."
"Già. Io preferisco dire che è un telefilm." dico scherzosamente, e sorrido. Lui ricambia.
"Tu invece che fai nella vita?"
"Me la complico." penso.
"Diciamo che studio. Lettere, precisamente."
"Non sembri molto convinta..." afferma interessato. E io mi sento libera di continuare a sfogarmi.
"No, decisamente no. In realtà io non volevo neanche andarci all'università, ho cercato lavoro per un po' ma non ho trovato niente che mi interessasse, così all'ultimo ho deciso di provare con l'università... e adesso ho ancora meno voglia di prima. Credo che dovrò ripetere un anno. E' snervante. Poi per una come me, così indecisa sul suo futuro. Non riesco neanche a capire se voglio o non voglio stare con Dan." e mi tappo velocemente la bocca. Cavolo, questo non sapeva neanche che stavo con Dan e mi è uscita fuori questa frase che non ho mai avuto neanche il coraggio di pensare.
"Quindi ti piace Dan?" e ti pareva... di tutto ciò che ho detto la cosa che più l'ha colpito è stata la frase su Dan. Gli uomini sono dei pettegoli, ancor più delle donne.
"Bhè, noi..." che faccio? Glielo dico o no? Mi sembra uno di cui fidarsi. "Ti è mai capitato di prenderti una cotta per la tua migliore amica? Credo sia successo questo tra me e Dan. Ma mi raccomando, fingi che non ti ho detto niente."
"Stai tranquilla." mi rassicura con un sorriso. "A volte capita."
Sto raccontando gli affari miei a uno sconosciuto, del quale stranamente sembro fidarmi. Forse è il vino che fa questo effetto, so solo che mi riprometto sempre di fare la parte di quella misteriosa, ma ogni volta fallisco.
"Comunque sembrate carini insieme, anche se non vi ho visti molto spesso vicini stasera." continua lui.
"Abbiamo avuto una piccola discussione. Niente di grave." Anche se mi fa troppo imbestialire il suo atteggiamento. "Però siamo entrambi un po' musoni, e quindi eccoci qua ad evitarci."
"Ne so qualcosa di litigi, sai." si confida. E lo trovo strano, perché dovrebbe confidarsi con me?
"Che vuoi dire? Hai avuto brutte esperienze?" stavolta sono io quella interessata.
"Bhè, sì... con la mia ex ultimamente era un litigio continuo. Ma almeno lei non era un'amica d'infanzia, non c'era il rapporto di amicizia che avete tu e Dan."
"Ultimamente non credo ci sia molta amicizia tra di noi." vorrei tanto dirgli.
"Io... forse non è che voglio proprio una cosa ufficiale con Dan. Sicuramente provo qualcosa per lui. E' come se noi due fossimo... più che amici, ma meno che fidanzati."
"Questo tipo di sentimento, purtroppo, non è destinato a rimanere sempre immutato. Prima o poi nasce qualcosa di più forte, oppure capita che il sentimento si affievolisca."
"Come sei saggio!" penso di dire in un universo parallelo dove sono decisamente più sfrontata.
"E allora che mi consigli di fare?" mi ritrovo a chiedergli, come se fosse un amico di vecchia data.
"Continua a sentirlo, ad uscire con lui. Presto ti accorgerai di ciò che vuoi veramente. Se vuoi che sia solo un amico oppure il tuo ragazzo, te ne renderai conto da sola. Fidati." e mi fa l'occhiolino. Qualcosa dentro di me mi dice che quest'uomo sta pensando anche a qualcos'altro nella sua testa, ma non ho la più pallida idea di cosa possa essere.
"Di che si parla, qui?" chiede gentilmente Dan che sbuca dietro di Neil.
"Di lavoro." si affretta a rispondere Neil. E' bravo a pararsi il culo. "Stavo chiedendo a Lena che cosa sogna per il suo futuro." Questo non è del tutto falso.
"E tu che hai risposto?" mi chiede Dan, rivolto verso di me.
"Io ho risposto..." dico titubante "...che ancora non so che devo fare. Cioè, che voglio fare."
"E io le ho detto che presto si renderà conto da sola di ciò che vuole. Giusto?" mi chiede con molta professionalità. E anche un po' di fascino. Ma che dico?
"Giusto." rispondo abbassando lo sguardo per la timidezza.
"Neil... il mio amico David voleva sapere di cosa ti occupi al lavoro." dice Dan.
"Arrivo subito. Lena, continuiamo il discorso tra un po' se non ti dispiace." mi dice sfiorandomi il braccio.
"Certo, andate pure." Sorrido.
Mentre si allontanano il mio sorriso si affievolisce. Ogni volta che qualcuno se ne va rischio di morire di solitudine, anche se è solo per poco tempo. Di certo, so che non voglio perdere Dan. Devo parlargli.
Li seguo e Neil sta già parlando con David, io mi metto dietro di Dan.
"Dan..." sussurro. "Hai un secondo? Io... volevo dirti che mi dispiace per prima."
"Lena, non è il momento." sussurra infastidito.
"Lo so, ma a me dispiace..."
"Ok, ma ora non possiamo parlarne." e si volta verso gli altri.
Che merda il lavoro. Si crede di essere più importante dei rapporti tra la gente. Che schifo. Credo che andrò a bere un altro bicchiere di quel vino disgustoso.
 
Che serata noiosa, tutti sono stati sempre a parlare tra di loro, io sono stata sempre in disparte a bere vino, infatti ora mi metto seduta perché mi gira troppo la testa. L'alcol mi rende asociale a volte. Mi alzo dalla sedia e vado verso la camera. Tiro fuori un foglio e so già cosa voglio fare: scrivere a Lucas.
 
Caro Lucas,
sono nell'appartamento di Dan, colui che pensavo mi avessi fatto incontrare tu dopo tanto tempo. Ora non ne sono più così sicura. Credo che Dan definisca questo mortorio un "party", a me piuttosto sembra una riunione di lavoro. Tutti parlano di studio, di lavoro, del futuro. Io non so neanche se ce l'ho un futuro, perché dovrei stare con loro? Fa così schifo diventare adulti e parlare solo di cose serie? Io vorrei tornare ad essere spensierata come quando andavamo a spasso per la città e suonavamo i campanelli per poi scappare. O quando dicevamo "dolcetto o scherzetto" a metà agosto. Non era poi così tanto tempo fa.
Ti ricordi quando ti dissi di non farti mai la ragazza, perché altrimenti ci saremmo allontanati? E tu mi dicesti che c'ero solo io nel tuo cuore, che ero ancora meglio di una fidanzata e che non avevi bisogno di nessun'altra. Io ti abbracciai e mi sentii protetta, e non lo volevo neanch'io un ragazzo perché mi bastavi tu. Dopo che te ne sei andato, però, ho iniziato a sentirmi sola e vulnerabile e ti ho cercato in ogni persona che incontravo. Ma non ti ho trovato. Perché sei così insostituibile? Sai, credo di essermi un po' consolata da quando te ne sei andato. Non del tutto, però un po' sì. Non piango più molto per te. Mi manchi tantissimo, ma mi dico sempre che quando una persona se ne va per sempre si deve vivere anche per lei, e io sto vivendo due vite: la mia e la tua. La tua la vivo quando parlo con la gente e sorrido, perché tu lo facevi sempre. La vivo quando mi arrabbio con le persone, perché tu spesso ti innervosivi. La vivo quando mi guardo allo specchio e noto la somiglianza tra i tuoi occhi e i miei. La mia, invece, la vivo quando vado all'università, perché tu non l'avevi frequentata. La vivo quando vado a qualche party, perché tu non ci andavi quasi mai, non ti piacevano. La vivo adesso, che ho un ragazzo, o almeno credo. Sto parlando di Dan. Io non riesco a capire cosa voglio. Voglio che sia il mio ragazzo? Voglio che sia solo un amico? Voglio che sia un misto tra le due cose? Con te non mi ponevo questo problema, tu non ci provavi con me, non eri come gli altri ragazzi. Eri diverso, eri migliore, eri IL migliore. Anche Dan mi sembrava diverso, ma ora ho capito che non è poi tanto differente dagli altri. Questo l'ho capito quando ho iniziato a provare dei sentimenti per lui, quando mi sono lasciata andare con lui. Sì, mi sono lasciata andare con lui. Tu mi apprezzavi anche perché ero ingenua e "piccola" come dicevi tu, mentre adesso senza di te ho sentito il bisogno di crescere e maturare. Però fa schifo. Vorrei andare sulle giostre con te qualche volta, come quando siamo andati al luna park io e te. Avevi convinto il tizio della giostra a farci salire sui cavalli. Era così divertente stare su quella giostra, gli altri erano tutti bambini e la loro età media era di 4 anni. Quando siamo scesi ce ne siamo andati a compare lo zucchero filato, abbracciati. Faceva davvero schifo quello zucchero filato, era una bomba e una porcheria, ma a noi piaceva. Perché Dan non può essere così? Tu eri più grande, eppure sapevi divertirti come un bambino. Lui ha la mia età, ma già sembra un uomo d'affari, pieno di "amici" tristi che pensano solo alla carriera. La gente cambia, e io non sono pronta a cambiare. O forse l'ho già fatto, ma senza essere pronta.
Ti voglio bene per sempre
Lena x

 
Lettera finita, la lacrimuccia non è scappata, ora devo solo mandarla a Lucas. Prendo l'accendino dentro la mia borsa. Ne porto sempre uno dietro, nel caso per il nervosismo volessi fumare. La fiamma dell'accendino sfiora appena il foglio di carta, che comincia a bruciare. Le parole scompaiono con l'avanzare della bruciatura, e mi piace pensare che ogni parola sia in partenza per arrivare a Lucas. E' l'unica persona con cui vorrei parlare in questo momento, almeno voglio sognare che possa davvero ascoltarmi.
Nella stanza c'è puzza di bruciato, quindi apro la finestra per un po'. Quando la richiudo capisco che è il momento di tornare di là, gli ospiti se ne andranno a momenti. E io non vedo l'ora.
 
Dan chiude la porta, finalmente se ne sono andati tutti. E siamo rimasti soli. Ora, improvvisamente, non sento più tutto questo bisogno di parlare con lui. Ora mi spaventa stare sola con lui.
"Ti dispiace dormire nell'altra stanza stanotte?" mi chiede Dan. E io non so che rispondere. Non la so neanch'io la risposta.
"Perché me lo chiedi?" lo so che a tanti irrita sentirsi rispondere con un'altra domanda, ma non so che altro dire.
"Non so... non ti capisco, Lena. Stiamo insieme o no?"
"Non lo so..." rispondo imbarazzata.
"Questa è già una risposta. Se volevi, avresti risposto sicura."
"E tu, invece? Tu che avresti risposto?" chiedo nervosa.
"Io avrei risposto la stessa cosa che hai detto tu." dice dispiaciuto.
"Bene, allora... non stiamo più insieme. Fingiamo che non sia successo niente tra di noi."
"Ma è successo. Non si può negare il passato, Lena!" afferma serio. Troppo serio.
"Perfetto allora. Ci ha fatto capire che non vogliamo impegnarci." stavolta sono seria anch'io.
Mi volto e fingo di mettere in ordine le bibite sul tavolino.
"Ok. Allora... buonanotte." mi dice. Ma io non voglio lasciarlo andare.
"Aspetta, Dan." lo fermo e mi avvicino a lui. "Facciamo pace?" chiedo. Mi rendo perfettamente conto che sono infantile.
"Pace." sorride lui. E un sorriso scappa anche a me.
"Amici come prima?" chiedo conferma.
"Anche di più." risponde ridendo spensierato. E' così che vorrei vederlo sempre.
Gli bacio la guancia. "Allora buonanotte anche a te." e gli sorrido.
Mi bacia la guancia anche lui. "Ho cambiato idea. Dormiamo insieme? Almeno stiamo più caldi. E... giuro che non ti metto le mani addosso!"
Mi metto a ridere e andiamo tutti e due in camera sua, insieme. Senza vergogna togliamo i vestiti, lui rimane con i suoi boxer per dormire e io metto i pantaloncini e la canottiera. Ci infiliamo nel letto e restiamo abbracciati fino a che non ci addormentiamo.

 
  
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