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Autore: _ayachan_    14/05/2008    6 recensioni
Un'AU (breve) ambientata tra le colline dell'Oltrepò pavese, che vede entrare in scena la nobiltà e il popolino, intrighi e tradimenti, il tutto in un'atmosfera che, ora che ci penso, ricorda vagamente quella di Goldoni.
(liberissimi di insultarmi per l'audace paragone)
[Dedicata a sammy1987 per il suo compleanno]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Orochimaru, Rock Lee, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Deserving-2

Deserving




Dopo il rifiuto ad unirsi al gruppo di Naruto, il resto della serata Sasuke lo passò in posizione decisamente defilata, rivolgendo la parola solo agli audaci che avevano il coraggio di sfidare la sua espressione cupa.
Con la schiena appoggiata alla parete fredda, fissava gli invitati che si servivano dal buffet in fondo alla stanza, e continuava masochisticamente a far girare gli stessi pensieri nella testa.
Perché è qui?”
Buttò giù il terzo bicchiere di spumante, sentendo la testa leggera, e si maledisse per aver lasciato tutto nelle mani di Naruto.
Conoscendolo, avrà aperto le porte anche ai villani” pensò irritato.
Ma l’abito che aveva visto non era quello di una paesanotta qualunque. Era alta sartoria, forse non eccelsa ma comunque buona.
E le stava bene.
Idiota” si disse, adocchiando un cameriere che portava nuovi bicchieri.
Si allontanò dalla parete per lasciargli il calice vuoto, infastidito dalla folla e dal ronzio che sentiva nelle orecchie, e per sbagliò urtò la spalla di qualcuno.
«Scusate...» mormorò, dandosi immediatamente dello stupido, dato che era il padrone di casa.
Ma quando incrociò gli occhi neri dell’uomo che aveva urtato, dovette fermarsi.
Vecchie conoscenze, impossibili da ignorare. Purtroppo.
«Duca, buona serata» lo salutò l’erede dei marchesi Nara, sollevando il suo spumante in un cenno di benvenuto.
«Buonasera» rispose lui ricomponendosi in fretta.
Gli bastò una sola occhiata per capire che la fortuna dei Nara non era aumentata negli ultimi anni, a giudicare dall’abito fuori moda, eppure quel ragazzo riusciva a indossare qualunque vestito facendolo sembrare perfetto. Con una mano mollemente abbandonata in tasca e un velo di profumo, anche il codino molle che gli solleticava il collo sembrava un’acconciatura meticolosa.
«Duca, ossequi» salutò il giovane che gli stava accanto, rivolgendogli un lungo sguardo attraverso gli occhi chiarissimi.
Sasuke lo riconobbe subito per uno Hyuuga, e facendo mente locale ricordò il parente di rango inferiore della casata, il ragazzino di cui si era parlato a lungo anni addietro, quando il conte lo aveva formalmente adottato. Gli rivolse un cenno con il capo, e individuò al suo fianco il marchese Akimichi e il marchese Lee, insieme al conte Inuzuka.
Altri convenevoli anche con loro, e il solito, vecchio disagio che lo coglieva sempre.
«Non vi abbiamo visto molto partecipe questa sera, duca» iniziò Neji Hyuuga, con voce pacata e profonda.
«Non mi sento particolarmente bene» mentì lui, e guardandolo si chiese se sapeva dei piani di Orochimaru.
«La mia domestica fa un decotto che è la fine del mondo in questi casi!» esclamò Rock Lee, solerte. «Ogni disturbo di intestino sparisce immediatamente, e...»
«Lee» lo fermò Shikamaru, sospirando. «Immagino che il duca abbia mal di testa, non il genere di problema di cui parli tu»
«Oh» il marchese arrossì, sbattendo gli occhi dalle ciglia lunghe e rade. «In questo caso, allora, vi consiglio l’essenza di...»
«Grazie, non è necessario» troncò Sasuke prima che iniziasse con la solita filippica.
Aveva sempre detestato stare in mezzo ai nobili. Per quanto il loro rango fosse inferiore, per quanto cercasse di ricordarsi che loro gli dovevano timore e rispetto, non riusciva mai a liberarsi del senso di inadeguatezza che lo perseguitava da una vita, e che aveva origine e fine nel suo troppo perfetto fratello.
«Scusatemi, volevo controllare che ogni cosa fosse...» iniziò, cercando di svicolare, ma ancora una volta fu Rock Lee a prendere la parola, fermandolo.
«Un solo istante, duca» sorrise, raggiante. «Prima che ci lasciate voglio presentarvi una persona!»
Sasuke fece una smorfia impercettibile, trattenendo uno sbuffo.
«Siete stato lontano a lungo, e probabilmente non ne avete avuto notizia» spiegò con gli occhi accesi. «Ma mi sono fidanzato ufficialmente!»
«Me ne rallegro» fu il commento atono di Sasuke, già lontano con la testa.
«Oh, ecco! Che fortuna, la mia fidanzata si sta avvicinando!» esclamò Lee, guardandosi attorno.
E quando Sasuke la vide camminare verso di loro, esitante, sentì distintamente il gelo avvolgere la sua spina dorsale.
«Sakura, vieni!»
Ecco perché era lì.
Non appena fu abbastanza vicina, Rock Lee prese la mano della ragazza dai capelli rossi, baciandone il dorso con devozione.
«Duca, vi presento Sakura, la mia fidanzata»
Nelle parole e nei modi del marchese c’era soltanto un orgoglio sconfinato, orgoglio che irraggiava dagli occhi come la luce di una candela. Sasuke se ne sentì urtato, e i pensieri peggiori gli balzarono alla mente, minacciando di uscire dalla sua bocca.
Non è nobile!
Sposi una villana!
Non ha un soldo!
Non è degna!
Una vampata di calore gli salì alle guance, aiutata dal moscato nelle sue vene, e le nocche sbiancarono attorno al bicchiere.
Intravide negli occhi di lei, schivi, un barlume di sorpresa, e capì di essere troppo esposto; allora evitò il suo sguardo.
«Felicitazioni» mormorò schiarendosi la voce, fissando il marchese Lee con insistenza. «A quando le nozze?»
«Quest’autunno, in settembre» sorrise l’altro, stringendo la mano della fidanzata. «Mi auguro che vogliate partecipare, duca, sarebbe davvero un gran...»
«Non posso» scattò Sasuke, asciutto.
Lee si interruppe bruscamente, smarrito, e chi gli stava intorno si immobilizzò allibito. Sakura arrossì, accigliandosi, e questa volta, quando incrociò lo sguardo di Sasuke, non lo distolse per prima.
«Credo che in settembre sarò a Torino» spiegò lui, più secco di quanto fosse nelle sue intenzioni. «Mi dispiace»
«Oh, beh... capisco» tossicchiò il marchese, imbarazzato. «Perdonatemi, non volevo... certo, l’invito è sempre valido, doveste liberarvi...»
«Grazie» troncò Sasuke. «Ora scusatemi, vi lascio ai vostri discorsi»
Rivolse un cenno agli uomini che lo circondavano, i quali risposero rigidamente, e senza degnare della minima attenzione l’unica donna, voltò le spalle al gruppo e si allontanò, perdendosi tra gli invitati.
Mentre si faceva largo tra pizzi e crinoline, serrò la mandibola, assalito dai ricordi.
Non è degna!

Avevano cinque anni, forse sei.
Lui vestiva di raso e seta, lei di lana se andava bene.
Lui ancora sorrideva – sorrideva davvero – lei non piangeva.
Lui non pensava all’etichetta, lei non la conosceva neppure.
Erano soltanto due bambini, nella campagna riarsa dal sole.
Erano soltanto due bambini, che parlavano e parlavano, ma non sapevano davvero nulla...

Afferrò il quarto – sesto? decimo? - calice e quasi lo svuotò in un sol colpo.
Piegò leggermente il capo, sentendo i capelli frusciare sulle guance accaldate, e comprese di essere pericolosamente vicino all’ubriacatura.
Che diavolo stava facendo?
Gettava alle ortiche onore, fama e immagine dopo neanche una settimana di permanenza?
Si disse che era per colpa di Orochimaru e delle sue minacce. Che era preoccupato per Naruto, che non voleva che gli capitasse qualcosa. Si disse che si era buttato sullo spumante perché non voleva sposarsi, meno che mai sotto ricatto.
Ma non ci credeva nemmeno da ubriaco.
Sapeva fin troppo bene che il problema era lei.
Lei, che era ricomparsa nella sua vita, dopo che si erano separati pensando di non rivedersi mai più.
Lei, che lo faceva sentire più che inadeguato... che lo faceva sentire in colpa.
Lei, che sposava un altro.
Avevamo cinque anni” si disse, rabbioso. “Eravamo bambini, solo bambini”
E allora perché ti arrabbi tanto?
Mentre cercava di riacquistare una parvenza di dignità e di capire dove trovare altro spumante, un’ombra indistinta ebbe l’ardire di fermarsi davanti a lui.
Sasuke alzò lo sguardo, irritato, assolutamente incapace di mostrare la solita maschera di facciata, e quando si trovò davanti agli occhi verdi di Sakura – di nuovo così vicini, dopo quasi quindici anni, e per la prima volta così in basso rispetto ai suoi – sentì l’alcol che minacciava vendetta dallo stomaco.
«Duca...» disse lei per prima, con un inchino un po’ goffo.
Lui rimase rigido a guardarla, senza sapere come rispondere.
Cosa insegnava l’etichetta riguardo alle fidanzate dei vassalli raccattate tra il popolino?
«Chiedo scusa, non volevo disturbarvi» riprese lei di fronte a suo silenzio, fissandolo di sottecchi. «E’ solo che...»
«Cosa vuoi?» la interruppe lui.
Sakura si irrigidì per un istante. Poi, a sorpresa, un sorriso amaro le solcò il viso.
«Allora ti ricordi?» chiese sottovoce, con discrezione.
Sasuke strinse le labbra e si diede dello sciocco.
Avrebbe potuto fingere, e allontanarla mostrandosi freddo; se solo non avesse bevuto tutto quello spumante, probabilmente, lo avrebbe fatto davvero. Invece era stupidamente incagliato nell’errore di darle del tu, e ora ne avrebbe pagato le conseguenze.
«Cosa vuoi, Sakura?» ripeté, e per assurdo gli piacque pronunciare il suo nome, dopo tutti quegli anni.
«Non sono qui per me» replicò lei, rabbuiandosi di fronte alla sua freddezza. «Né per te, se stai per pensarlo. Sono qui per Lee»
Sasuke avvertì un moto d’irritazione.
Bambini, solo bambini.
«So che la cortesia non ti è mai stata congeniale» continuò Sakura tesa, schivando i suoi occhi. «E probabilmente provi disgusto per un matrimonio che non sarà nemmeno lontanamente paragonabile a quelli cui sei abituato... ma per lui, per noi, sarebbe un grande onore averti alla cerimonia»
«Ah, davvero?» chiese Sasuke, guizzando con lo sguardo alla ricerca di altro spumante.
Che idiozia. Erano solo bambini, all’epoca. Sakura poteva sposare chi voleva... e comunque restava una villana nullatenente. Peggio per il marchese.
«Perché non dovrebbe essere un onore?» Sakura corrugò la fronte.
«Cosa?» fece Sasuke, distratto. E solo allora si rese conto delle parole che gli erano sfuggite, e di quanto poco senso avessero, insieme al tono acido.
Per caso incrociò lo sguardo di Sakura, di nuovo, e questa volta nessuno dei due lo abbassò.
Ci fu un istante di silenzio prolungato, durante il quale il mormorio degli invitati saturò l’aria troppo calda, insinuandosi tra i pizzi e sotto le stoffe. Fu un istante troppo lungo, forse, perché le concesse ciò che non poteva – ciò che non avrebbe dovuto – permettersi.
E Sakura parlò ancora una volta.
«Prima di andartene, tanti anni fa, dicevi che un nobile e una contadina non potevano sposarsi» mormorò con voce bassa. «Ma Lee non la pensa così. Lui mi vuole bene, e ha chiesto la mia mano. Ha detto che non gli importa della dote, che per avere me è disposto a rinunciare al denaro che gli avrebbe dato un’altra» sorrise a malapena, amara. «E’ più sognatore di un bambino, a quanto pare. Ma mi vuole bene, e non gli importa di nient’altro. Quindi, per favore... non rovinare la sua festa. Partecipa al suo, al nostro matrimonio, e fingi di essere contento, invece di disprezzarlo per avermi scelta»
Sasuke irrigidì la mandibola, immobile.
Disprezzare Lee per averla scelta? No, non era esattamente il sentimento che provava.
«Lo ami?» chiese di scatto, senza nemmeno sapere il perché – ma sospettando che avesse a che fare con lo spumante.
Sakura sussultò involontariamente, arrossendo.
«Non vi sembra una domanda esageratamente personale, duca?» sussurrò con occhi accusatori, ripristinando le distanze originarie.
«Immagino di sì» rispose Sasuke, facendo precipitosamente retro-front. «Perdonatemi, non intendevo arrecarvi offesa»
«Ne sono certa» lei annuì, deglutendo. «Ma, perché stiate tranquillo, vi assicuro che non sposo il marchese soltanto per il suo denaro. Non nego che sia una grande comodità, e che sia persino allettante, anche per la mia famiglia... ma io lo sposo perché gli voglio bene, e gli sono grata...»
«Un matrimonio non si regge sulla gratitudine» bofonchiò il duca, all’improvviso.
«Scusate?» fece Sakura senza capire.
«Niente» troncò lui, irritato. «Bene, sono lieto che i vostri sentimenti siano puri. Vi auguro ogni felicità e ogni bene insieme all’uomo che diventerà vostro marito»
«Vi ringrazio, duca»
Sakura si inchinò, di nuovo con quella leggera rudezza che era il segno indelebile della sua inesistente educazione, e quando tornò con la schiena dritta guardò Sasuke, in attesa.
Lui ricambiò lo sguardo, senza sapere cosa dire o fare, controllando la condizione dello spumante nello stomaco e i pensieri confusi nella sua testa, che sembravano mescolarsi e influenzarsi a vicenda.
Che cosa voleva da lei?
«Allora buona serata...» sussurrò Sakura, quasi delusa. «E bentornato, duca»
Sasuke si limitò a rispondere con un cenno brusco.
E lei capì che non c’era altro da dire.

*

«Che delusione!»
Naruto crollò su una poltrona, riversando la testa all’indietro.
«Non ci credo! Già promessa!» esclamò, in tono forzatamente melodrammatico. «Sakura già promessa! Al marchese, poi, che esteticamente lascia parecchio a desiderare!»
Il ricevimento si era concluso da poco più di un’ora, e l’ultimo invitato aveva lasciato la villa barcollando fino alla propria carrozza, scortato da un Sasuke funereo e un Naruto che alternava battutine e commenti finto-comprensivi.
Ora i due erano rientrati, mentre i domestici iniziavano a sistemare il salone tra sbadigli e schiene sudate, e Naruto aveva seguito Sasuke fino alle sue stanze, lasciandosi cadere su una poltrona.
Rialzò la testa, non sentendo commenti dal compagno.
«Beh? Non dici nulla?» chiese, moderatamente offeso.
«Mh?» fece l’altro, distrattamente.
«Sakura!» sbuffò Naruto, e con sua grande sorpresa si vide fulminare dagli occhi scuri del duca.
«Che c’entra?» scattò brusco, sciogliendo i lacci della camicia con gesti affrettati.
Naruto sbatté le palpebre e inclinò la testa di lato, perplesso.
«Ehi, la puntavi anche tu, per caso?» domandò incuriosito.
Sasuke sfilò la camicia, sbattendola sul divanetto con irritazione.
Di che parlava Naruto? Puntare? Puntare Sakura? E che voleva dire anche lui?
Aveva il terribile sospetto di aver perso parte della conversazione.
E, così facendo, di essersi tradito.
«Non capisco di cosa tu stia parlando» ruminò tra i denti, nervoso.
«Oho... allora ho visto giusto!» esclamò Naruto pieno di entusiasmo.
«Smettila» ringhiò Sasuke. «Ed esci dalle mie stanze, voglio dormire!»
«Macché, questo non è affatto il momento di lasciarti!»
Naruto balzò in piedi, energico come se non avesse ballato per ore e tirato quasi l’alba, e si avvicinò a Sasuke con più entusiasmo di quanto fosse saggio.
«E’ la prima volta che ti vedo interessato a una donna, sai?» commentò allegro, girandogli attorno. «Forse dovresti lottare per lei!»
Lottare?
Ma se era stato invitato al suo matrimonio... e probabilmente ci sarebbe pure andato, era difficile trovare una scusa plausibile per evitarlo.
Lo spumante ancora lo rendeva impulsivo, tanto da costringerlo a serrare i pugni per non scaraventare Naruto fuori dalla stanza.
«Per una contadina?» sibilò acido, senza volerlo.
«Che c’entra la contadina adesso?» chiese Naruto confuso.
«Non ho i pessimi gusti del marchese» continuò Sasuke, spinto da un impulso che non sapeva bene identificare. «Le donne che puzzano di stalla può tenersele tutte, io non me ne faccio nulla!»
«Aspetta, aspetta!» lo bloccò Naruto, spalancando gli occhi. «Sakura non è la figlia di qualche nobile? Viene dal paese?»
«E che si sposino anche domani, se ci tengono tanto!» inveì Sasuke, ormai del tutto disinteressato ai commenti di Naruto. «Inviteranno anche le capre!»
«Perché ne sai così tanto, tu?» lo interruppe l’altro, stupito.
«Cosa?» il duca si bloccò all’improvviso, fissandolo.
«Sì, perché sei così bene informato? Per quel che ne so, erano quasi quindici anni che non tornavi qui a Montebello, come mai sai tante cose su quella ragazza? E perché la cosa ti urta tanto?»
Sasuke sentì il viso accaldato, suo malgrado.
Per molti versi Naruto era terribilmente ingenuo, ma quando intuiva qualcosa poi tendeva a sviscerarla fino all’ultima goccia, insoddisfatto finché non raschiava il fondo. E Sasuke capì di avergli fornito fin troppi appigli per potersi tirare indietro.
Sbuffò sonoramente, passandosi una mano tra i capelli.
«La conoscevo» sibilò stringato. «Da bambino, giocavo con lei nei campi»
«Il nobile figlio degli Uchiha giocava nella polvere?» chiese Naruto, con un sorrisino allibito.
«Anche tu lo facevi, razza d’idiota!» insorse Sasuke, arrossendo.
«No. Io giocavo nei prati perfettamente curati attorno alla villa di famiglia, caro il mio duca» lo corresse lui, divertito. «Non arrivavo al fango, per tubare con le contadinelle»
«Non tubavamo! Avevamo cinque anni, al massimo sei! E non sono mai andato a cercarla, ci siamo incontrati per caso!»
«Va bene, va bene... chiedo venia. Ad ogni modo, poi che è successo?»
«Poi ci siamo trasferiti del piacentino, tutto qui»
Naruto scrutò Sasuke, assottigliando gli occhi.
«Tutto qui?» ripeté in tono inquisitorio.
Sasuke sbuffò. «Abbiamo litigato, prima che partissi. Uno sciocco litigio tra bambini, nient’altro. Una cosa molto stupida, oltretutto...»
«Cioè?»
Sasuke evitò lo sguardo di Naruto, a disagio.
«Eravamo giovani e ingenui...» masticò vago.
«Cioè?» ripeté Naruto, inflessibile.
«Matrimonio» bofonchiò l’Uchiha. «Volevamo sposarci»
Com’era prevedibile, Naruto scoppiò a ridere, piegato in due.
«Sono le promesse che si fanno tutti a quell’età!» scattò Sasuke, indignato.
«Anche tu?» ansimò Naruto, incredulo.
«Comunque era più lei di me!» sbottò Sasuke. «Io le ho detto subito che era impossibile, perché ero duca e lei contadina!»
«A cinque anni facevi già questi pensieri?»
«Hai intenzione di trovare da ridire su ogni cosa che uscirà dalla mia bocca?»
«No, certo che no. Scusa. E’ solo che...» si interruppe, e una risatina gli sfuggì alle labbra. «Cercavo di immaginarti, a cinque anni, mentre spieghi a una bambina che sei cento volte più importante di lei, anche se siete infangati fino ai capelli tutti e due»
Sasuke sbuffò, irritato.
«Avrei dovuto tenere la bocca chiusa» si rimproverò, sperando che l’alcol che aveva in corpo fosse sufficiente a fargli scordare tutto l’indomani.
«E perché, scusa?» chiese Naruto asciugandosi una lacrimuccia. «Ora dobbiamo fare un piano»
«Un cosa?» replicò Sasuke perplesso.
«Un piano per mandare all’aria il matrimonio tra Sakura e il marchese»
Suo malgrado, nonostante l’incredibile sconvenienza del gesto, il duca spalancò la bocca.
«No» disse poi, riprendendosi. «Non vedo nemmeno perché dovrei contemplare l’idea!»
Naruto sbuffò e roteò gli occhi, piantandosi le mani sui fianchi.
«Mi sembra evidente!» ribatté. «Tu e Sakura a cinque anni giocavate nel fango come due allegri maialini, il che, in teoria, ora non dovrebbe avere la minima ripercussione sulle vostre attuali azioni. Ma, e qui sta il punto, il suo matrimonio con il marchese ti turba. Ora, non so fino a che punto foste legati da piccoli, ma se perdi le staffe solo per averla rivista tre ore e aver scoperto che si sposa, direi che devi almeno provare a impedire l’irreparabile. Certo, se lei insiste nel voler restare con il marchese, è tutta un’altra faccenda, ma comunque vale la pena fare un tentativo!»
Sasuke sbatté le palpebre, vagamente stordito.
Perché ciò che diceva Naruto gli sembrava sensato?
Forse era più ubriaco di quel che pensava.
«Non... Insomma...» balbettò, spiazzato. «Non posso spuntare a un mese dalle nozze e... e rapire la sposa!» protestò. «Soltanto un folle, o un idiota, lo farebbe!»
«L’amore rende spesso folli e idioti» fu il pratico commento di Naruto.
«Amore? Io non la amo!»
«Prova a trovartela di nuovo davanti, e riprendiamo il discorso, che ne dici?»
«No. No, ciò che stai proponendo è... è assurdo, e folle. No»
Naruto sbuffò esasperato.
«Vediamo di esporre la situazione in poche, semplici parole» sillabò, come si parla a un bambino. «Sakura, la stessa Sakura che ti fa sembrare un ragazzino idiota e indeciso, sta per sposare un altro uomo. Tu dici che non la ami, ma il suo matrimonio ti ha spinto a bere qualcosa come quindici bicchieri di spumante – non negare, ti ho visto. Ora, sapendo che il divorzio è ancora prerogativa dell’Inghilterra, e sapendo che probabilmente avrai soltanto un’occasione per impedire le nozze, perché siamo ancora fermi a parlarne?»
«Cosa?» fece Sasuke, spiazzato.
«Prendiamo i cavalli e andiamo a rapirla!» esclamò Naruto, con gli occhi brillanti di entusiasmo.
«Cosa?» ripeté Sasuke, spalancando di nuovo la bocca. «Tu sei completamente folle!»
«Forse» ammise Naruto sbuffando. «Ma ho già detto che non avrai nulla di che pentirti finché sarò con te, e Sakura è precisamente una delle cose per cui ti pentirai, in futuro»
Sasuke sbatté le palpebre senza sapere cosa rispondere.
Nella sua testa la voce di Orochimaru gli ripeteva ossessivamente che avrebbe dovuto sposare Hinata Hyuga, e che se non l’avesse fatto sarebbe successo qualcosa a Naruto. Dall’altra parte, però, Naruto gli diceva praticamente che se non si fosse mosso sarebbe successo qualcosa a lui, per mano di chi non era precisato. E in mezzo, il nobile erede degli Uchiha pensava che aveva bevuto decisamente troppo.
Si passò una mano tra i capelli, confuso.
Ora che Naruto gli aveva messo la pulce nell’orecchio, l’idea di Sakura sposata con il marchese Lee lo faceva infuriare. Ma non poteva impazzire per una ragione del genere, non poteva gettare al vento anni e anni di preparazione, la sua maschera perfettamente costruita, edificata sul modello di Itachi con cura e attenzione.
Di lui si diceva che fosse una persona fredda e calcolatrice, lucida, intelligente, cauta. Non poteva dimostrarsi improvvisamente impulsivo, irascibile, e soprattutto stupido.
Strinse i denti, maledicendo Naruto e la sua parlantina.
«Non posso» ripeté. «Orochimaru... ho un debito con lui. Vuole che sposi l’erede degli Hyuga, e non posso rifiutare!»
Il sorriso sulla bocca di Naruto scomparve bruscamente.
«Orochimaru?» ripeté asciutto. «Cosa hai a che fare con lui, Sasuke? Perché gli hai chiesto aiuto?»
«Lascia perdere, è una vecchia questione» lo liquidò l’Uchiha, con un cenno.
«No, tu lascia perdere!» inveì Naruto. «Ignora Orochimaru, io posso difenderti benissimo da lui!»
Sasuke sbuffò piano. «Ha previsto che avresti messo bocca nella faccenda» mormorò. «E ha minacciato di occuparsi anche di te, se oserai immischiarti»
A sorpresa, Naruto scoppiò a ridere.
«Per favore!» esclamò quando si fu un po’ calmato, con un ghigno ampio. «Orochimaru non può sfiorarmi nemmeno con l’unghia del dito mignolo. Io sono il nipote del Re, diamine! Se osasse solo guardarmi in maniera poco gentile, avrebbe tutta la nobiltà contro. E senza appoggi i suoi traffici sarebbero finiti»
Sasuke lo fissò, dubbioso.
Conosceva Naruto abbastanza da dubitare della sua eccessiva sicurezza, ma allo stesso tempo sapeva che la famiglia reale era la protezione migliore da Orochimaru – forse l’unica protezione.
Non voleva che Naruto restasse coinvolto in qualcosa di pericoloso, ma sull’altro piatto della bilancia Sakura pesava ogni minuto di più.
Chinò la testa, frustrato.
Aveva sfidato a duello Itachi per non fare la stessa fine dei suoi famigliari. Nel corso degli anni, più o meno subdolamente, suo fratello aveva eliminato ogni possibile concorrente o erede trasversale, fino ad avere la sicurezza di avere ogni cosa. Sasuke aveva scoperto i suoi piani, si era infuriato, si era sentito tradito, e aveva deciso di troncare bruscamente ogni sua aspirazione al potere.
Ma ora tutto poteva diventare vano.
Aveva ucciso Itachi per sopravvivere, ma a causa della sua morte rischiava di soccombere ora.
E dire che alla fine Orochimaru non lo aveva nemmeno aiutato davvero.
E Sakura...
Sakura sposava Lee.
Per gratitudine, realizzò ricordando la loro breve conversazione.
Sasuke rialzò la testa, cupo.
Se avesse agito, lui e Naruto sarebbero stati in pericolo.
Se non avesse agito, Sakura si sarebbe rinchiusa in un matrimonio obbligato e lui lo avrebbe probabilmente rimpianto per sempre.
La prima opzione, se non altro, prevedeva conseguenze meno certe della seconda.
«Oh, al diavolo!» ringhiò, afferrando la camicia che aveva gettato sul divanetto. «Naruto, vai a dire di sellare i cavalli! E trova qualcuno che sappia dove vive Sakura!»
Naruto si illuminò, entusiasta come un bambino di fronte a un nuovo gioco.
«Agli ordini!» gongolò, partendo in quarta, e raggiunse la porta della stanza totalmente dimentico del fatto che non dormiva da almeno diciotto ore.
«E non metterti a raccontare ogni cosa al primo che passa!» gli gridò Sasuke, mentre già era con un piede fuori.
«Ehi, non ti fidi di me?» ribatté Naruto fingendo indignazione.
Rise, uscendo del tutto, e percorse il corridoio canticchiando una marcetta trionfale, accompagnato dall’ombra che la luce delle candele gli disegnava attorno.
Aveva leggermente esagerato riguardo alla questione di Orochimaru: non era del tutto vero che godeva di un’immunità assoluta, ma un po’ di rischio rendeva la vita più interessante.
Quando raggiunse lo scalone di marmo, scese i gradini a saltelli, sotto gli sguardi irritati dei domestici che ripulivano. Sorrise a tutti, in tono leggero, e ripensò a Sakura e a come si erano parlati lei e Sasuke, quella sera, quando credevano che nessuno li guardasse.
Oh, se il giovane duca avesse dato un’occhiata attorno, si sarebbe accorto che ogni singolo invitato aveva visto qualcosa di strano nel loro incontro.
Naruto sospirò, scuotendo la testa.
Bisogna sempre far notare tutto a quell’ingenuotto!”






Continua



E questa doveva essere la fine della fiction. Un bel finale aperto, punti interrogativi, intenzioni, e bla bla bla.
Ovviamente, la mia incapacità cronica di abbandonare i personaggi al loro destino mi ha portata ad allungare le cose. ç_ç
Che qualcuno mi scampi e liberi da questa maledizione!
(Tra parentesi, il seguito è ancora tutto da scrivere! XD)

Hipatya: Sasuke è ingestibile già nel mondo di Naruto, figuriamoci nelle AU... -.-' E la cosa orribile è che, nonostante io lo odi e non sappia gestirlo, finisco sempre per dargli ruoli complicati e che prevedono introspezione! Argh! Sono masochista! Comunque, confesso che la tentazione di ambientarla in Toscana c'è stata... Poi però ho realizzato che, ogni volta che si parla di Italia, tutti, dai fanwriter agli scrittori di professione, parlano della Toscana. E, da fiera e orgogliosa abitante dell'Oltrepò, mi sono rotta le scatole! XD Senza contare che per me è davvero molto più semplice descrivere luoghi che conosco. U_U Oh, questa volta non è tanto difficile prevedere cosa combinerò con i pairing (beh, l'ho annunciato! XD) Ci saranno solo alcuni dettagli che saranno un po' una sorpresa... e una cosa che spero vi spiazzerà proprio! XD Ma va beh, non ho a disposizione 'sto gran numero di capitoli, quindi rilassati: saprai tutto relativamente in fretta.
bambi88: paura delle ShikaIno, eh? Dai, dai. Inspira a fondo e mettiti comoda, che per questa volta quasi non sono comparsi insieme! XD Solo che Temari non si è ancora vista... e in che ruolo comparirà?
arwen5786: e così il SasuHina è fascinoso? Sai, potrei anche prenderlo come un consiglio... <3 Ma che parlo a fare, visto la risoluzione che ha preso Sasuke in questo capitolo? XD E poi, beh, lo confesso: per me Sasuke è sempre OOC, anche con Kishi. ò.ò Sì, è un personaggio che non dovrebbe esistere! XD E fidati... mi sono davvero ispirata a voi, mentre scrivevo. D'altronde Mistacchi è avvolgente, come si fa a non restarne contagiati? (patetica scusa per la mia scarsa inventiva ç_ç)
sammy1987: non è che sia difficile scrivere SasuSaku... E' proprio Sasuke a crearmi problemi! XD E' il più problematico di tutti, per quel che mi riguarda! Sono contenta che ti sia piaciuto il primo capitolo, e mi scuso ancora se alla fine questo regalo mi è sfuggito di mano... ç_ç Cercherò di rimediare tirando fuori qualcosa di sensato, lo prometto! (oh, sento odore di nuova fanwriter nell'aria o è soltanto una mia impressione...?)
lale16: sì, ora che ci ripenso il primo capitolo diceva poco o niente! XD Ma nel secondo si capisce in che direzione andranno le cose, quindi spero si sia rivelato un po' più interessante!
Talpina pensierosa: Maria, sai che io ti ammiro un sacco? XD Sei quasi peggio di arwen, recensisci anche ciò che nessuno vede! XD Sei ubiqua (o onnipresente), ma quanto leggi? Comunque mi fa tanto piacere vederti anche qui! ^_^ Un abbraccio forte!



  
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