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Autore: LittleMissMaddy    15/05/2008    0 recensioni
Oggettivamente parlando, Pansy Parkinson era una ragazzina come tante, sottile e gracile.
"Spigolosa" - come l'aveva chiamata lui molte volte nel tentativo di suscitare le sue ire - e banale. Aveva delle belle gambe, sì, ma nulla di più delle altre ragazze di Hogwarts.
Tanto era vero che chiunque poteva permettersi un caschetto nero come il suo, una bocca così semplice e ben disegnata, il suo nasetto dritto .. Ma nessuno possedeva quegli occhi.
Genere: Romantico, Commedia, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Scusate il ritardo, ma per chi ormai mi ' conosce ' dev'essere chiaro che sono un po' sregolata con i tempi e le mie storie, dato che non riesco a scrivere se non dopo essere stata investita dalla mia incostante ispirazione.
Buona lettura! ;D



Leave out all the rest



No .. No, io non ..
“Draco, Draco! Santo cielo, calmati!”
“No!” urlò, svegliandosi.
Si ritrovò a fissare ad occhi sbarrati il volto cinereo della Madre, china su di lui con espressione profondamente preoccupata. Si accomodò sul letto, accanto a lui, e gli baciò la fronte: “Hai fatto un incubo.”
Draco si divincolò e si mise a sedere. Guardò verso la finestra, e notò quanto il sole fosse già alto in cielo.
“Che ore sono?” chiese voltandosi a fissarla in quegli occhi stanchi.
Le labbra di Narcissa tremarono appena in un accenno di sorriso: “Quasi mezzogiorno. Andiamo, vestiti. Ti faccio preparare una tazza di Caffé, e poi una bella vasca di acqua calda. Ti sentirai meglio, vedrai.”

Draco odiava svegliarsi così tardi - benché fosse pigro quanto un gatto che si stiracchia sul davanzale di una finestra - perché sentiva di essersi perso chissà cosa, dormendo. Certo, dopo gli ultimi mesi passati ad Hogwarts, avvolto nella più totale e petulante insonnia, poteva soltanto accogliere il sonno come si accoglierebbe un aiuto divino. Non c'era più abituato, a dormire tanto. E quasi si era scordato di tutti quegli incubi che lo assalivano non appena riusciva a chiudere occhio.
Sospirò e finì di asciugarsi, lasciando cadere poco dopo l'accappatoio sul pavimento freddo. Si stropicciò gli occhi e si spostò di qualche passo, dando il profilo alla finestra per potersi guardare attraverso lo specchio ad altezza umana che sua madre aveva insistito per posizionare proprio di fronte al suo letto.
Si guardò bene, da capo a piedi, e scosse appena la testa ancora bagnata: Si passò la destra tra i capelli biondi, e li schiacciò tra le dita, con una certa veemenza, come si fa quando ci si da un pizzicotto per vedere se sentiamo ancora il dolore fisico, unico segno di una realtà sempre più opprimente.
Trovandosi inevitabilmente sveglio e sobrio, dovette cedere alle richieste di Narcissa a raggiungerla nella Sala da Pranzo, dove consumò in silenzio il proprio pasto senza degnare le altre due commensali della minima attenzione. Rispose seccamente alle loro osservazioni atte - in vano - a rompere il ghiaccio, bevve vino Elfico per farle felici e annuì di tanto in tanto a qualche loro domanda, ma non parlò quasi per tutta la durata del pranzo.
Successivamente, dopo averle frettolosamente salutate, si rinchiuse in Biblioteca e studiò un po'.
Quando Pansy bussò alla sua porta non si voltò neanche per guardarla, tanto era immerso nello studio; lasciò che entrasse e si muovesse a suo piacimento, ma non la guardò affatto, almeno finché lei non si azzardò a fermarsi alle sue spalle, alzandosi appena in punta di piedi per sovrastarlo e affacciarsi sui suoi appunti: “Ne hai ancora per molto?” indagò incuriosita.
Draco contemplò per un attimo l'ipotesi di continuare ad ignorarla, ma la sua vicinanza lo irritava abbastanza da distrarlo dai suoi libri più di quanto Pansy immaginasse. Così, abbandonando la piuma nera, si voltò a guardarla. Lei si ritirò di qualche passo per permettergli di muoversi e portare le mani sullo schienale della sedia che stava occupando, e lo guardò con aria genuinamente incuriosita.
“Già.” disse, cercando di mantenersi almeno vagamente ostile nei suoi confronti. Non si era ancora scordato dell'invasione della sua privacy che lei gli aveva mosso contro, quasi una settimana prima.
“E se io ti proponessi un'occupazione più divertente?”
“Te l'ha chiesto mia madre, giusto?”
“Giusto.”
Il ragazzo sbuffò e tornò a darle le spalle, volgendo l'attenzione alla scrivania alla quale era rimasto attaccato per troppo tempo. Schioccò la lingua sul palato, indispettito, e si alzò facendo rumorosamente strusciare le gambe della sedia contro il pavimento nudo.
“Che cos'hai in mente?” questionò, più diffidente che incuriosito.
“Niente domande. Fidati di me.”
“Hah .. Divertente.”
“Dico davvero!” e lei sorrise, ma di un sorriso di quelli che le riuscivano raramente, e con una spontaneità assurdamente insolita ma che le calzava a pennello, come fosse stato disegnato appositamente per poggiarsi distrattamente sulla sua bocca, quel sorriso un po' monello ed un po' ironicamente dispettoso.
Lui si strinse nelle spalle e dopo un po' di esitazione annuì.
Pansy lo prese per il polso e lo trascinò in Giardino, dove aveva disposto vari oggetti: Un tavolo era stato trascinato dall'interno della casa fin lì fuori, e sopra a quel tavolo c'erano file e file di alte torri di piatti bianchi, tutti della stessa grandezza.
“Avanti,” disse, mollando la presa sul suo polso per sfilare la bacchetta da sotto il giacchettino nero.
“Ti ricordo che per lavare i piatti abbiamo gli elfi domestici” la redarguì sarcasticamente lui.
La ragazza ignorò la sua battutina e si voltò verso la prima torre, verso cui puntò la bacchetta.
Il primo piatto sfrecciò in direzione di Draco, che fu costretto a sfoderare la bacchetta per disintegrare il disco volante, evitando giusto per un pelo di essere investito dall'oggetto.
“Ma che diavolo..?”
“Io te l'avevo detto.” rispose lei, muovendo nuovamente la bacchetta e lanciandogli contro altri piatti.

Quando Narcissa si affacciò alla finestra per sbirciare il lavoro di Pansy, un'oretta più tardi, li trovò intenti a riportare dentro casa gli oggetti presi in prestito dalla Serpeverde. Storse le labbra, insospettita, ma non vi badò troppo, tornando ad occuparsi delle faccende di casa. L'importante era che non le distruggessero i suoi piatti, no?
“Ma come ti è venuto in mente?” stava domandando proprio in quel momento Draco, dopo aver fatto posare con un cenno del polso il suo carico di piatti nella credenza.
“Non ti lamentare, ti sei divertito anche tu, no? Lo faccio spesso, a casa. Un reparo, poi, ed è tutto nuovo e brillante.” ribattè lei, uscendo dalla cucina, e subito seguita dal biondino.
Si guardarono per un istante e lei scrollò le spalle, indifferente: “Non se n'è neanche accorta.”
“Già.”
“Ora che farai..?”
“Andrò a studiare.”
“Certo che sei diventato proprio noioso, ah?” borbottò Pansy contrariata, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del compagno di casata.
“Sentiamo, che altra idea geniale hai da propinarmi, stavolta?”
“Sono a corto di idee, per ora” ammise lei dopo un attimo di esitazione, “ma questo non significa che ti permetterò di rinchiuderti in Biblioteca per portarti avanti con lo studio.”
“Hai paura che ti superi, Mal?” cercò di provocarla, stranamente divertito.
“Molto spiritoso. Vediamo se ti verrà ancora da ridere dopo che ti avrò battuto a Scacchi.”
Draco sorrise, e spinse una mano ad aprire la porta della Biblioteca, invitandola tacitamente a superarlo; si accomodarono accanto alla finestra più grande e si isolarono dal resto della Casa per la durata di una sola partita che vide Pansy vincitrice assoluta, ma solo perché Draco si era lasciato sfuggire un'occasione d'oro per batterla grazie all'entrata di Narcissa che offrì loro del thè e dei biscotti.
Va da sè, dunque, che la padrona di Casa si fosse trattenuta anche più del dovuto, sedendo loro di fronte con un libro in mano, accogliendo con un sorriso vagamente interessato i gemiti di disperazione del figlio seguiti quasi sempre dagli esultanti gridolini di Pansy.
Quando finalmente si decisero a togliere le tende per trasferirsi nella Sala da Pranzo, per la cena, la porta verso cui si erano mossi in gruppo si spalancò di colpo, precedendo il volto arcigno che andò ad affacciarsi sul commuovente quadretto famigliare.
L'espressione di Draco si indurì visibilmente, mentre il cuore di Narcissa - un po' più in anonimato - mancò un battito.
Pansy fissò ostilmente Bellatrix Lestrange, e di conseguenza il volto del Professor Piton che le era apparso alle spalle.
“Bella.” Narcissa salutò la sorella dopo un attimo di trepidazione, muovendosi in sua direzione con un sorrisino forzato.
“Ho buone notizie per te, Cissy” annunciò la sorella saltando i convenevoli, passando nel frattempo in rassegna la stanza, “- certo che vi trattate bene, eh? - comunque sia, non importa. Tuo marito è stato liberato, e ..”
Le spalle gracili della Signora Malfoy sussultarono appena, ad apprendere quella fausta notizia. Si accostò alla sorella e le sfiorò le mani, guardando verso Draco che si era fatto più attento ed interessato. “E Manor Malfoy è stata scelta come quartier generale dal Signore Oscuro in persona.” terminò trionfante l'altra sorella Black.
Narcissa guardò verso Piton che si limitò ad annuire per confermare le parole della sorella, e poi verso Draco che si era fatto un po' più pallido.
“Oh, questa sì che è una bella notizia. E' un bene, ed un onore.” si affrettò a dire.
“Giusto così, sorellina. Andiamo, ora. Ho viaggiato per tutto il giorno per raggiungervi, e sono affamata.”
Bellatrix guidò la sorella fuori dalla stanza, abbandonando lì Piton che, dopo aver salutato con un cenno silenzioso i due ex studenti, si premurò di seguirle a sua volta, mantenendo la solita espressione sprezzante ed insofferente sul viso stanco.
Draco guardò verso Pansy, silenziosamente, e fece per dire qualcosa, ma venne zittito dall'espressione truce della ragazzetta che, pian piano, si mutò in una smorfia irritata: “Muoviti, ci stanno aspettando.” e senza aspettarlo si incamminò nella scia degli adulti, lasciandolo da solo a fissare il punto in cui prima i suoi piedi si erano posati in riposo.
Strinse appena i pugni e sbuffò, irritato.
Era quasi tentato dall'idea di rifugiarsi nella sua stanza, ma l'occhiata che gli aveva lanciato Bella non appena entrata non gli lasciava altra scelta che seguire i nuovi ospiti e affrontare il disprezzo che la zia gli riservava, accomunato alla rinnovata freddezza di Pansy nei suoi confronti.
  
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