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Autore: LarryTranslations    19/12/2013    3 recensioni
Come può l’amore parlare, quando uno dei due non riesce nemmeno a spiccicare la parola?
La vita di Louis era uno scherzo attraverso le sue parole argute.
La vita di Harry era uno scherzo attraverso la sua assenza di parole.
Louis era stato classificato come un ragazzo normale, mentalmente e fisicamente.
Harry era stato classificato come un ragazzo anormale, mentalmente e fisicamente.
Louis riusciva a parlare.
Harry non poteva.
Harry era affetto da mutismo progressivo.
Louis non lo era.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 9

Sabato 9

 

No Louis, non lo farò. Puoi fare quello che vuoi, ma non mi convincerai, ok?

Era il sabato successivo, quando Louis ebbe il seccante compito di convincere Harry a fare qualcosa che lui - anche se Louis pensava che dentro di lui lo volesse fare disperatamente- si lamentava di non voler fare. Erano tornati nella confortante aula del piano, come solito, e dopo aver portato a termine insieme la loro sequenza di tintinnii di tasti, aveva deciso di svolgere un compito difficoltoso.

Avevano suonato un brano particolarmente gioioso e felice questa settimana. Non includeva per niente il pesante sbattere dei tasti delle note più basse del piano, erano tutti toni acuti, con una melodia discontinua. La velocità fece ingarbugliare tra di loro le loro mani, in un'estensione disordinata di dita. Nonostante la melodia fosse incasinata e si scoprì che era una stridula melodia per pazzi, fatta di note alte, i due ragazzi ci risero solamente sopra. Non erano imbarazzati per i loro errori, non erano infastiditi, perché si stavano divertendo.

Louis fu particolarmente fiero quando le loro dita si erano incastrate. In realtà era pieno di gioia. Ovviamente il rumore non era piacevole, ma la reazione di Harry era il seme dell'orgoglio. Harry non impazzì, non si spaventò. Non si rinchiuse nel suo mondo di infelicità e tormento. Fece l'esatto opposto. Quando Harry si bloccò, mentre facevano quel fracasso, Louis sospettò che quell'allegria che gli aveva portato la melodia gioiosa, stesse per dissolversi così velocemente tanto quanto il buon umore di Harry avrebbe fatto.

L'ultima volta Louis non conosceva il ragazzo. Non sapeva del suo problema, non sapeva il dolore dentro, così fittamente nascosto. Non gli piaceva, né aveva una inusualmente grande cotta per lui - suonava così infantile, pensò Louis, era più di una semplice cotta che si ha per il ragazzo più popolare della scuola.

Quindi, davvero, cosa si aspettava Louis? Quando era successo lo stesso l'ultima volta, Harry si era chiuso in sé stesso e Louis era preoccupato che sarebbe successa la stessa cosa. Questo fu per due ragioni. Ragione uno: non aveva idea di cosa fare. Lo dimostrava la sua inesperienza nell'affrontare i problemi di Harry quando lo portò al concerto settimane prima. Certo, quello era stato un evento in cui andavano di minore accordo, ma ciononostante era un dettaglio importante. Se l'umore di Harry fosse precipitato drammaticamente, allora Louis avrebbe avuto il dovere di migliorarlo. E non sapeva come fare quando il ragazzo era così fuori di sé. Ragione due: se Harry avesse dato di matto, allora Louis forse non aveva creato un così forte impatto nella vita del ragazzo come pensava. Se avesse avuto una crisi in presenza di Louis, allora sicuramente non sarebbe stata tanto grave quanto quella del concerto, no? Ma se fosse stata grave, o anche peggio, allora la mente di Louis sarebbe stata sovraccaricata, pensando a tutte le cose che avrebbe potuto fare meglio perché il ragazzo si fidasse di più di lui in queste circostanze.

Tutti questi pensieri, tuttavia, erano irrilevanti.


Harry rideva. Rideva, cazzo. Questo fece a sua volta ridere Louis, ma quella era una cosa a parte. Lui rideva. Quanto è adorabile ciò? Era una piccola bolla di felicità che spuntava fuori dalla sua bocca. Davvero Harry voleva far morire Louis dalla tenerezza ogni volta che si vedevano? Louis pensò che lui volesse, doveva farlo apposta.


Aveva avuto lo stesso effetto su di Louis quando era scoppiato a ridere sulla cima della collina qualche settimana prima. Aveva fatto ingrossare il suo cuore e in risposta alla sua risata aveva fatto un così largo sorriso che le guance gli avevano fatto male. Era quasi lusinghiero che Harry avesse la confidenza di sorridere e ridere. Con lui.


Così risero e sorrisero, sghignazzarono e arrossirono, fecero larghi sorrisi e fiorirono. Era..piacevole. Avevano passato delle ore davvero piacevoli.


Ritornando alla domenica mattina dopo 'l'incidente del club' , era davvero un periodo di diffidenza per Louis. Non sapeva se Harry sarebbe stato strano o infastidito da lui e se avrebbe sminuito completamente i tentativi del ragazzo più grande di farsi perdonare. Si svegliò, Harry avvolto tra le sue braccia, che dormiva beatamente. All'inizio, fu un po' un trauma. L'intonaco blu delle pareti fu uno shock. Quando le sue palpebre si aprirono completamente, ricoperto ancora dal sonno, l'azzurro opaco confuse la sua mente. Le sue pareti non erano azzurre, infatti, erano una sfumatura chiara di bianco, e le aveva ridipinte qualcosa tipo il mese precedente, quindi non avrebbe potuto sbiadirsi così in fretta. Quella sfumatura di azzurro gli ricordava la sua vecchia camera da letto a Doncaster, causando un'ondata di ricordi per la sua mente, nella quale si lasciò abbandonare. Si ricordò di quando si svegliava fissando quel muro azzurro di fronte a lui , quasi pregando che lo potesse inghiottire e lui non sarebbe stato costretto ad alzarsi per andare a scuola. Ma poi tendeva a ricevere un messaggio di Zayn con una confessione qualunque sulla festa della notte precedente o una chiamata poco piacevole per svegliarlo.

Quando realizzò che non era la sua camera, la cosa successiva che notò fu il forte peso che stava tenendo sopra di lui. Non era un peso così forte da rompere le ossa, era leggero, a dir la verità. Non era nemmeno leggero quanto un cuscino però, cosa che tendeva a fare quando era solo.

Solitamente lo manovrava inconsciamente  da una parte all'altra, rannicchiandovisi sopra, come se fosse una persona. Era sempre stato particolarmente imbarazzante quando si svegliava in quella posizione, insieme a una chiazza bagnata sopra di esso. E no, non era pipì.

I suoi occhi guardarono giù, curiosi, verso il peso persistente. Notò i ricci castani estesi per il cuscino, e così, ogni cosa gli tornò in mente.

Gli ci vollero un paio di minuti per radunare i suoi pensieri, ma poco dopo tornò rilassato, ancora nel letto, ancora con Harry. Si ricordò di come si era avvicinato nervosamente alla casa, di come Anne l'aveva accettato, del grande abbraccio di Harry che aveva fatto gonfiare i loro cuori quando lo stava salutando, di come aveva accompagnato Harry a letto, la chiacchierata con Anne, il ragazzo esaurito che lo tirava al piano di sopra e il momento finale in cui si era addormentato con il ragazzo tra le sue braccia.


Harry si era girato durante la notte e la sua testa era raggomitolata sul collo di Louis. I suoi respiri leggeri colpivano la sua pelle, nell'area compresa cresceva la pelle d'oca a ogni respiro. Le sue labbra erano leggermente separate, la sua bocca era un po' socchiusa.Ci fu un leggero ronzio provenire dalla bocca di Harry che risuonava nel silenzio della stanza, silenzioso, ma forte abbastanza da essere sentito.


Louis si chiese se era inquietante, visto che fissava il ragazzo che si era addormentato facilmente, ma sembrava talmente in pace che non riuscì a non guardarlo.

Non sembrava piccolo come era sembrato nelle prime ore del mattino. Sembrava più grande, più maturo. Non che gli fossero spuntate le rughe o gli fosse cresciuta la barba, semplicemente non sembrava più un bambino. Era come se l'interruttore che l'aveva trasformato in bambino durante l'attacco di panico, fosse stato spento, e lui era tornato nel suo sé stesso più maturo. I suoi lineamenti erano leggeri e senza preoccupazioni, ma la sua mascella aveva un aspetto prominente e cesellato e le sue labbra erano di un rosa naturale, la pelle invece non era perfetta, aveva delle macchie.

Era bellissimo.


Louis si sentì quasi come se la notte precedente fosse successo qualcosa, qualcosa lontano dall'innocente. Non era successo, ovviamente, ma il modo in cui guardava il ragazzo e la grande ammirazione che provava per lui lo sorprese, pensando che era tornato alla normalità e che non aveva fatto sesso con il suo ragazzo-dopo tutto tendeva sempre a fare questi pensieri dopo questo tipo di attività.

Tuttavia la calma e la serenità furono spezzate quando una specie di grugnito - Louis non seppe come descriverlo, davvero, era un rumore stranissimo- mischiato a un brontolio e a un lamento provenne dalla figura dormiente di Harry. Beh, non più dormiente ormai, visto che i suoi occhi si aprirono, sbattendo ripetutamente le palpebre. Durante quel rumore, Harry era riuscito a spostarsi, quindi ora era sdraiato sopra di lui, la sua faccia premuta sulle spalle di Louis. Il suo naso e le sue labbra erano spalmati contro la sua carne, solo quel lato del viso era visibile. Il naso di Harry era un po' freddo sulla pelle calda di Louis, ma era piuttosto piacevole, era reale.


Piccoli flash di verde lampeggiarono attraverso la pelle color latte delle palpebre di Harry, aprendosi per meno di un secondo e chiudendosi per un arco casuale di tempo, finché non si aprirono del tutto, cominciando a sbattere regolarmente. 

Louis poté vedere solo uno dei suoi occhi, visto che la sua faccia era spiaccicata contro di lui, ma notò il modo in cui lentamente registrava le cose attorno a lui. I suoi occhi si bloccarono per lo shock, fissando la pelle abbronzata quando realizzarono che la faccia non era appoggiata a un cuscino, ma pelle. Sentì l'assenza di respiro di Harry, quando anche lui si bloccò, fu come se il suo corpo non potesse fermare la reazione al suo 'nuovo cuscino'. 

Realizzò che una stretta lo teneva e si irrigidì.

Lentamente, il suo corpo rotolò e con le palpebre socchiuse sbirciò sopra di lui, notando Louis. Louis cercò di onorare le sue labbra con un sorriso rassicurante, sperando che non gli uscisse inquietante. Sembrò funzionare, dato che Harry tirò un sospiro di sollievo - o almeno, Louis sperò che fosse sollievo, era troppo genuino per non esserlo- e gli rivolse un leggero cenno con la testa per salutarlo, con una piccola piega alle labbra prima di rigirare la testa nel cuscino. 

Louis lo guardò storto, confuso dalla suo atteggiamento altezzoso. Si aspettava per lo meno un qualche tipo di reazione: un'espressione arrabbiata, un'espressione ferita, magari se era fortunato anche un'espressione piena di gioia- nonostante sapeva che fosse improbabile.

"Va tutto bene, Haz?" Louis non realizzò quanto fosse gracchiante la sua voce di primo mattino finché non parlò. Beh, in realtà i suoni gracchianti sembrano troppo tipo cornacchia, la sua era solo molto rauca e così differente dalla solita voce soffice. Si spezzò alla prima parola, dimostrazione che non aveva usato le corde vocali per ore e che era stato avvolto dal sonno. Tossì per liberarsi di quello spessore e ripeté la domanda con più chiarezza.

Harry emise solamente un suono di disapprovazione nel cuscino.

Beh, pensò Louis, questo era proprio penetrante.

Il silenzio prevalse per qualche minuto mentre Louis pensava a cosa dire. Mentre il viso di Harry era chiuso nel cuscino, il suo respiro profondo ventilava l'aria, diventando poi pesante.

Nonostante non stesse ricevendo alcun tipo di reazione, Louis apprezzò quel poco di accettazione che ebbe prima; avrebbe potuto essere completamente ignorato dal ragazzo. Almeno Harry non era arrabbiato con lui. Non sembrò pensare che Louis avesse tratto vantaggio di lui. E la rigidità del suo corpo era semplicemente perché, il fatto di sentire delle braccia attorno a sé era uno shock per lui. E quella rigidità non continuò quando notò che era Louis. Sarebbe stato di cattivo umore, Louis lo sapeva quello e la stanchezza sembrava essere compresa nel pacchetto. Voglio dire, aveva pure sorriso appena, cosa avrebbe potuto volere di più Louis?

Il richiamo della fame nello stomaco di Louis gli ispirò un idea di conversazione. "Hai già fame? Vuoi un po' di colazione?" Mise la mano a coppetta, alzandola per accarezzare con gentilezza la testa di Harry. I suoi pollici si mossero leggermente da un lato all'altro, strofinando i capelli nascosti dietro al suo orecchio. Sentì la sua testa spingersi un po' all'indietro nel tocco, come per dire che stava apprezzando le carezze confortanti.

Harry scosse la testa languidamente e fece un verso simile a quello precedente. Girò la testa di lato, fronteggiando Louis con gli occhi ancora chiusi dal sonno.


"Ti dispiace se vado a prendermi qualcosa da mangiare? Sembra che tu voglia solo dormire, quindi sarà più semplice se non sarò nel letto con te.."


Harry sembrò aver perso quel modo di fare appiccicoso della notte precedente e fece solo un "pfffft" arricciando il naso con fare indifferente. La sua faccia si rannicchiò nuovamente nel cuscino e sospirò profondamente, pronto per tornare a dormire.

Louis annuì a nessuno in particolare e mormorò un 'giusto' quando decise cosa fare.


Sì alzò, scavalcando Harry, cercando di non contrastarlo troppo. Quando tirò via il braccio da sotto il ragazzo, sentì un formicolio crescere bruscamente e si sentì punzecchiare quando il sangue tornò a scorrervi; non aveva nemmeno notato che il peso di Harry lo aveva addormentato. Il suo corpo scivolò fuori dalle coperte, finendo sul pavimento ricoperto dal tappeto, con un po' di difficoltà.

Rigettando uno sguardo oltre le spalle, mentre apriva la porta cigolante quasi silenziosamente, a parte il click che fece quando la chiuse, Louis si fece strada verso la cucina, alla ricerca di cibo, sentendosi soddisfatto della reazione di Harry. Louis pensò che fosse stato un successo.

E poi Louis trovò il volantino, dépliant, brochure, comunque lo vogliate chiamare. Aveva un colore acceso, un colore sgargiante, abbellito da finissima "word art" per tutto il foglio e non era troppo invitante. Ma nonostante ciò, esso catturò l'occhio di Louis e questa era la cosa più importante.

D'accordo, Harry non gliel'aveva dato direttamente, non gliel'aveva offerto su un piatto d'argento. Ma era spuntato così chiaramente dalla tasca dei pantaloni di Harry che Louis non aveva resistito e l'aveva afferrato per i bordi. Prima che Harry fosse stato in grado di reagire, Louis era saltato dallo sgabello ed era corso nell'angolo della stanza. Aveva tenuto il dépliant esattamente davanti alla sua faccia, come se avesse potuto aiutarlo a leggerlo più velocemente e più facilmente. I suoi occhi scannerizzarono rapidamente la pagina appena vide Harry incespicare verso di lui, cercando di filtrare l'informazione più veloce che poteva.

Prima di quanto si aspettasse, una mano colpì il foglio e lo strappò via dalle mani di Louis. Harry lo nascose dietro alla sua schiena, la sua faccia mise su un broncio dalla frustrazione.


"Oh, piccolo, non fare così" si lagnò Louis, mettendo il broncio anche lui sulle sue labbra per imitare Harry. Il broncio del ragazzo più piccolo si ruppe appena quando Louis lo copiò, e l'altro colse un sorriso trattenuto dietro le labbra che si contraevano.

Avvolse le sue braccia attorno alla vita di Harry con uno sguardo furbetto negli occhi. Le sue mani gli sventolavano attorno, cercando le altre mani, che avevano afferrato il volantino. Continuarono ad agitarsi attorno alla vita di Harry, facendo girare il ragazzo di lato, quasi piegato. Una risata scoppiò fuori dalle labbra di Harry mentre Louis continuava a lottare con lui, tutto per quel piccolo pezzo di carta. Le dita di Louis finalmente raggiunsero il materiale sottile e vi si attaccò come se ne andasse della propria vita.

Gli fu comunque negato il volantino, poiché Harry si rifiutò di lasciarlo prendere dal più grande.

"Perché non vuoi che lo veda?" Chiese Louis garbatamente, facendo diventare il tono giocoso improvvisamente calmo.

Harry raddrizzò la sua postura con un sospiro e scosse la testa, quasi con rimorso.

"Si tratta solo del talent show della scuola, giusto? Del fatto che cerchino un rimpiazzo per un'esibizione che è stata disdetta?"

Harry annuì e alzò le spalle, cercando di comportarsi con nonchalance e di evitare la conversazione.

"Allora, perché non vuoi che lo veda??" Iniziò Louis con molta calma. Harry sospirò pesantemente e si allontanò da Louis, saltando giù dallo sgabello e afferrando lo spartito dal leggio. Trovò una penna e


Scrisse : 

 

Perché proverai a convincermi a farlo.

 


Louis raggiunse la penna dal leggio del piano e diresse il foglio verso di lui.

E cosa c’è di male?!  



 


L’espressione di Harry non era troppo.. beh, espressiva, ma Louis riuscì a notare la luce di incredulità nei suoi occhi.





Perché non voglio farlo??





Ma perché no?





Louis sospirò, sapeva già che sarebbe stato un compito difficile. Gli occhi di Harry erano pieni di determinazione quando..





Perché non voglio e basta… Qual è il problema?





Il problema è che so che ti farà bene, ma tu mi ignori e basta!





Harry roteò gli occhi e lanciò a Louis uno sguardo duro. Sapeva che non era un’ argomentazione valida e che il suo sguardo di non era poi così di rabbia, ma era solo di grande frustrazione. Louis stava passando la stessa cosa, perché tutto ciò che voleva era che Harry ascoltasse. Non per sembrare presuntuoso, ma Louis conosceva queste cose. Era nell’industria dell’intrattenimento e si era esibito milioni e milioni di volte, quindi sapeva che quel piccolo talent show avrebbe fatto bene a Harry.




In che modo tutti che ridono di me sarebbe una bella cosa?!



Lo sguardo di Harry si spostò sui tasto del piano, spingendo il volantino con forza verso Louis. I ricci gli ricadevano in faccia, ma l’altro poté ancora vedere l’espressione cupa impostata sul suo viso.



Louis sentì un crescere di tristezza nelle vene, che pizzicava la sua pelle con la preoccupazione.



Era davvero quello che Harry pensava sarebbe successo? Perché avrebbe dovuto soltanto sentire il bisogno di pensarlo? Chi aveva messo quel pensiero nella sua testa? Solo.. Perché?



Harry" disse Louis quasi piagnucolando. Quando si avvicinò per parlargli, Harry agguantò di nuovo il pezzo di carta e scrisse con determinazione.

 

Non la voglio la tua compassione, ok? Non voglio alcun tipo di pietà o tristezza a mio favore. E non mi proteggere nemmeno perché ne ho abbastanza da bastarmi per l'intera vita. Non voglio questo proprio da te.



Louis sentì il suo cuore sprofondare. Non sapeva davvero perché il suo cuore era precipitato nel buco del suo stomaco, ma presunse che fu il fatto che Harry sembrò così persistente nelle sue parole. Come se fosse stanco, stufo ed esausto di tutta la pietà. Louis non era sicuro su che dire, aveva così tanto trambusto nella sua testa, ma niente sembrò trasformarsi in un discorso coerente.



Era la mancanza di confidenza che si bloccò nel suo cuore. Non aveva mai avuto quel problema, la confidenza viveva nei suoi geni. E invece ecco un ragazzo con quasi zero confidenza. Ogni persona con cui si associasse era rumorosa e delle volte leggermente arrogante, e quello era ciò che erano metà degli studenti della sua università. Ecco perché dovevano superarlo. Ma Harry non era così e Harry era il centro dell'interesse di Louis.ù

Infine Louis stabilì semplicemente:



Non rideranno di te, Harry..



Harry lo sbeffeggiò forte, come se le parole di Louis fossero tutte stronzate.



Certo che lo faranno. Non sono così stupido, Lou.



Come fai a sapere che lo faranno? Sei incredibile, Harry. Non rideranno di qualcuno con così tanto talento come ce l'hai tu. Se faranno qualcosa, sarà rimanere in silenzio sbalorditi.



Ci volle un po' a Harry per rispondere. All'inizio aveva solo fissato il foglio con inespressività. Poi, una volta che aveva preso la penna e attaccato la punta al foglio, non si era mosso. Era rimasto così, a fissare. Finalmente, dopo che aveva passato un bel po' di tempo a scrivere, buttando giù le sue parole, disse:



Ma io non gli piaccio..



Louis sentì il suo cuore andare in frantumi. Chiuse gli occhi, tenendoli stretti. Respirò profondamente attraverso il naso per calmare la sua valanga di emozioni brucianti che stavano scorrendo per il suo corpo.



Era una frase così semplice: così breve - ma non tanto dolce.



Quella frase mostrava così tanto.. così tanta solitudine, tristezza, rimorso e uno spruzzo di amarezza. Nonostante non fosse detto come dispetto o aggressione, era stato detto come una confessione dolorosa. Louis poté immaginare le parole fluttuare nell'aria, il modo in cui erano state scritte in un leggero grigio, un gradiente dell'azzurro che lavava via il colore cupo verso la fine delle lettere. Il carattere del testo era fiacco ma forte e aveva ancora una certa forma;  le parole erano scritte con tristezza, ma Harry aveva avuto la forza di ammetterle.

Erano un fruscio nell'aria che però continuava a cadere, cadere giù finché non si sarebbero arrestate nel cuore di Harry e non si fossero incatenate lì. Louis voleva essere la chiave per liberare quelle parole. Voleva prenderle e romperle in piccoli frammenti. Le butterebbe fuori, butterebbe via il punto di vista insicuro e pessimista di Harry delle persone con cui andava a scuola. E poi le rimpiazzerebbe con il suo nome, così Harry avrebbe avuto lui nel suo cuore a ricordargli che a qualcuno, all'infuori della sua casa, importava di lui.



"Harry" ripeté Louis, similmente a prima. "Non dire così, per favore."



Non dire cosa?  Lo sai cosa succederà. Non faranno il tifo, né applaudiranno per qualcuno che odiano. Mi fischieranno e mi prenderanno in giro e non ho davvero voglia che la mia vita scolastica diventi ancora peggio di come è già.



Fanculo, Harry. Non ti rendi conto di quanto sei bravo, vero? Indipendentemente dal fatto che tu sei migliore amico loro o no, non negheranno il fatto che sai suonare dannatamente bene. Sarebbe una bellissima cosa per te, Haz, lo sarebbe davvero. Guadagnerai così tanta confidenza e tua madre sarà così tanto fiera.



No Louis, non lo farò. Puoi fare quello che vuoi, ma non mi convincerai, ok?



Io sarò così fiero di te



Harry sospirò forte e si mise una mano nei capelli dalla disperazione. Lanciò a Louis uno sguardo distratto quando disse così, facendo uscire un ringhio silenzioso e profondo di frustrazione.



Non farlo Louis. Non mi ostacolare con i sensi di colpa per indurmi a farlo, ti prego.



Non ti sto ostacolando! Ti sto solo dicendo la verità! Sarei così fiero di te, Harry. Non puoi nemmeno capire quanto sarei orgoglioso di te. Dai, Haz, lo sai anche tu nel profondo che è una buona idea. Lo sai che ti sentirai così fiero di te stesso e così sicuro di te una volta che l'avrai fatto. In fondo lo so che tu vuoi farlo.



Harry ebbe una reazione simile alla precedente, sospirando e afferrandosi i ricci castani. LA sua faccia sembrava combattuta: indecisa e nervosa.



Non penso di poterlo fare, Lou. So cosa stai dicendo, e una parte di me è d'accordo con te, davvero, ma non credo che potrei davvero...farlo..



Puoi farlo, piccolo, puoi farlo. Pensa a come sarà bello dopo che l'avrai fatto, pensa alla sensazione che hai quando suoni in questa stanza, e ne varrà davvero la pena perché so per esperienza che dopo, la sensazione che provi e praticamente euforica.



E' che.. mi fa paura..



Lo so, ci sono passato, ricordi? Lo faccio praticamente per vivere. Potrei sembrare una persona molto sicura di me, ma sono sempre ancora molto agitato prima di salire su un palco, non importa quanto sia corta la performance. Ma attorno a me ho delle persone che mi sostengono e mi augurano buona fortuna e mi fanno sentire così...sicuro da spaccare i culi a tutti, tanto da mettere su la migliore esibizione della mia vita ogni volta.
Lo puoi fare, Harry.



No, non posso invece! Non ho quelle persone lì ad aiutarmi, non come ce le hai tu. Non ho una riga infinita di amici che mi augurano buona fortuna, dandomi l' in bocca al lupo e sapendo che sarò fantastico in ogni modo. Le persone tra il pubblico non sono miei amici. Lo so che non sono nemmeno nemici, ma non sono persone a cui piaccio. Non ho quel tipo sostegno!



Cazzo, Harry, ce l'hai invece! Hai tua madre,  e sono sicuro che Gemma potrebbe trovare un po' di tempo per venire e darti il suo supporto, o almeno chiamarti. Anche Robin! Robin c'è per mandarti un messaggio da qualsiasi nazione si trovi ora, solo per dirti in bocca al lupo. E hai qualcuno che vuole solo vederti felice, qualcuno che vuole solo vedere quel sorriso che farai dopo la performance, che sa che ti fa splendere perché è il sorriso che lo fa bruciare dalla felicità ed è il sorriso che vorrebbe vedere ogni giorno. Hai me.



Gli occhi verdi luccicanti di Harry sbirciarono Louis attraverso le sue ciglia lunghe. Guardarono la sua faccia, esaminando l'espressione di Louis, alla ricerca di qualche segno di menzogna che sapeva non avrebbe trovato, ma doveva controllare. In tutta onestà, le parole fecero esplodere il cuore di Harry nel suo petto.  Quasi soffocava mentre leggeva, il suo respiro diventava sempre più pesante dopo ogni parola.



Harry sentì che qualcuno gli voleva bene. Ed era una sensazione meravigliosa.



La faccia di Louis non esprimeva nient'altro che onestà, nessuna traccia di una bugia. Lo pensava davvero, dal profondo del suo cuore. Una minuscola piega al bordo delle sue labbra era la conferma che non aveva bisogno di  farsi tirare fuori le cose a forza per dire quelle parole così gentili e significative per lui, uscivano tutte naturali quando si trattava di Harry.



Harry fece parlare apertamente la sua espressione rivolta a Louis: "Lo pensi davvero?"



"Lo penso davvero, Harry, così tanto che è quasi surreale" disse con una risata secca.



Harry aveva ancora uno sguardo di indecisione sulla sua faccia, come se stesse avendo una battaglia mentale con sé stesso.



"Fallo e basta, Harry" lo incoraggiò Louis gentilmente.



Harry raccolse la sua penna e scrisse velocemente sulla pagina:



Tu ci sarai sicuramente?



"Ogni singolo secondo" disse Louis sinceramente, pronunciando ogni sillaba per rendere ovvia che avrebbe fatto quello che diceva.



Harry annuì, quasi dubbioso, come se non fosse sicuro se sarebbe dovuto essere d'accordo o no.



"Sì?" chiese Louis, occhi spalancati e un sorriso di incoraggiamento.



Ci vollero un paio di minuti per evocare in Harry una risposta definitiva, ma prima che Louis lo sapesse, Harry stava annuendo con più determinazione di prima, dicendogli che, sì, si sarebbe esibito davanti alla scuola. E Louis l'aveva fatto succedere.



Venerdì 9



Louis individuò Harry da lontano, avrebbe riconosciuto quei ricci inconfondibili da qualsiasi distanza. Si mosse in fretta attraverso l'entrata dalla scuola, sorpassando il gruppo di persone che si facevano strada verso il terreno scolastico. Poteva vedere solo la schiena di Harry, appoggiata alla macchina e riconobbe le figure di due donne vicino a lui. Velocizzò il passo, le sue Converse colpivano la ghiaia mentre si avvicinava. Poté vedere il corpo di Anne, che stava in piedi fronteggiandolo, ma non poté vedere la faccia dell'altra donna, visto che era di schiena. Ciononostante aveva l'impressione di sapere di chi fosse.



Notò gli occhi di Anne gettare lo sguardo verso di lui e poi avvisare Harry gesticolando del suo arrivo. La testa di Harry si girò immediatamente, insieme con quella dell'altra ragazza.  Il suo viso si illuminò con un'espressione felice e  sollevata e scorrazzò da Louis velocemente.



Mentre si avvicinava, Louis notò l'abbigliamento del ragazzo più giovane. Avrebbe voluto che Louis l'aiutasse a decidere cosa indossare, ma avendo avuto le prove tardi il venerdì, Louis non aveva avuto occasione di chiamarlo. Si era fidato del fatto che Anne avrebbe fatto la giusta decisione nel caso Harry fosse stato indeciso, e sembrò averla fatta. Perché Harry doveva esibirsi, non poteva avere un aspetto trascurato. Doveva avere un aspetto intelligente, questo è quello che gli avevano detto. Louis sapeva che era un momento monumentale per Harry, aveva l'occasione di farsi vedere dalla scuola in altre vesti per presumibilmente una delle sue prime volte -specialmente quando tutti gli occhi sarebbero stati su di lui- ma con l'abbigliamento richiesto,cioè da 'intelligente', non poteva davvero allontanarsi dalla sua solita mise da scuola.



Tuttavia, indossava una maglietta bianca che sembrava piuttosto spessa e aveva il piccolo logo blu scuro di 'Abercrombie&Fitch' sopra, nascosto dai suoi pantaloni neri stretti, a vita bassa, tenuti su da una cintura marrone. Louis pensò che fosse stupendo, attraente e qualsiasi altra parola che esprimesse sesso. Il modo in cui la maglia era infilata nei pantaloni che essendo bassi ammorbidivano il suo lungo torso, che aveva ammirato così tante volte. Forse, a rischio di sembrare grezzo, era diventato una specie di ossessione che aveva nel ragazzo.



Louis non poté trattenere il sorriso sul suo viso, i denti bianchi scoperti in tutta la loro finezza, tirò Harry in un abbraccio. Harry non respinse l'abbraccio, solo perché era chiaramente nervoso.



Il suo respiro era esausto e le sue mani tremavano mentre si poggiavano sulla schiena di Louis.



"Ehi, ehi", iniziò Louis delicatamente nell'orecchio di Harry. "Calmati, Haz, andrà tutto bene."




Si tirò indietro per vedere la faccia di Harry completamente. La faccia del ragazzo più giovane  era piegata verso il basso con i ricci che ricadevano sui suoi occhi. Louis, con esitazione, poggiò le sue dita sotto il mento di Harry, alzandolo lentamente e riportandolo al livello normale. Gli occhi verdi di Harry erano chiusi delicatamente, troppo spaventati per essere aperti e fronteggiare la realtà.




"Guardami", sussurrò Louis. Harry scosse la testa debolmente, una ruga a formarsi tra le sue sopracciglia.




"Harry, guardami", ripeté Louis, facendo risuonare la sua voce.




Dopo aver fatto spuntare una serie di piegature tra i suoi lineamenti, Harry finalmente aprì gli occhi, sprofondandoli nella profondità delle sfere blu di Louis. Louis ricambiava lo sguardo, impedendo a Harry di rompere il contatto visivo per la prima volta da quando si erano conosciuti.




Harry ne aveva bisogno, non voleva farlo smettere. Gli occhi di Louis erano piscine d'acqua piena di rassicurazione, speranza e orgoglio che galleggiavano in superficie, con granelli verdi e dorati. Sembrarono infiniti, come se il colore andasse avanti per sempre.




Harry non aveva guardato dentro tanti occhi, ma era sicuro che quelli di fronte a lui fossero i più belli che potesse trovare.



Louis, invece, aveva visto gli occhi verdi ancora prima di lui, ma questo non vuol dire che li avesse visti così da vicino. Li aveva visti di sfuggita, aveva avuto solo lampi di quella bellezza. Poteva suonare come un cliché scadente, ma Louis non riuscì a non immergersi nella perfetta sfumatura di verde che ricopriva interamente i grandi occhi di Harry. Splendevano di una preoccupazione inspiegabile, ma con un accenno di ambizione.



Louis avrebbe potuto fissarli per giorni.




"Ascoltami, Haz" La voce silenziosa di Louis tremava leggermente ed era debole. " Sarai perfetto lì dentro, lo so che lo sarai, quindi non farti prendere dal panico, d'accordo?"



Harry provò ad annuire, prima di alzare le spalle e scuotere la testa come per dire "Non è per quello in realtà.."



"Cosa c'è? Dimmi, piccolo" insistette Louis con delicatezza.



Gli occhi di Harry gettarono lo sguardo di lato con riluttanza, guardando l'entrata della scuola dove c'era un raduno di studenti che stavano, probabilmente, aspettando i loro amici. Erano nei loro abiti casual, ridevano e scherzavano con grandi sorrisi sulle loro facce. Sembravano abbastanza intelligenti, a parte alcuni dei ragazzi che sembrava non volessero nemmeno trovarsi lì, ma erano stati trascinati dalle loro ragazze. I suoi occhi si soffermarono su di loro con tristezza e preoccupazione.



"E' per loro? Hai paura che gli altri studenti non ti vogliano qui?"



Harry annuì dolcemente e con un leggero senso di colpa. La sua attenzione tornò su Louis, poi abbassò la testa e si morse il labbro inferiore.



"Oh Haz, devi trovare un po' di sicurezza in te stesso. A loro non importerà, stupido, tu hai il permesso di venire a questi eventi, è anche la tua vita scolastica." Louis notò Anne e la ragazza farsi strada verso i due ragazzi, stando leggermente fuori dai confini, come per non interferire. "E comunque, non mi sembra abbiano le palle per esibirsi e a te?"



Louis mandò a Harry un sorriso furbetto, dando colpetti alle sue spalle per rassicurarlo, girandosi poi per salutare Anne. L'abbracciò intensamente, sciogliendosi tra le braccia materne.




"Grazie per averlo convinto, Lou; sono così contenta che tu l'abbia fatto." Disse Anne con gratitudine mentre si dividevano.




"È stato un piacere" sorrise Louis con sincerità. "Bisogna pur tirare fuori un po' di sicurezza da questo piccolo birbantello, no?" disse, scarmigliando i ricci di Harry giocosamente e incasinandogli i capelli. Harry si contorse e si liberò dalla presa. Aveva un broncio scherzoso sulla faccia che si piegò all'insù, non appena le sue mani cercarono di riordinare i capelli spettinati da Louis.



Sentì una risata familiare e i suoi occhi si piantarono su una ragazza con, beh, degli occhi davvero familiari. Erano simili a quelli che aveva appena fissato intensamente,- nonostante non fossero altrettanto perfetti, perché davvero, nessuno poteva avere gli occhi tanto perfetti, quanto quelli di Harry, < davvero-  e mentre scannerizzava i suoi lineamenti, notò  un cenno di Anne che si mise in mezzo.



"Louis, non penso che tu e Gemma vi siate mai incontrati prima, giusto?" Disse Anne amichevolmente.



"No, direi di no," fece un passo avanti verso la ragazza carina e alla moda. "Louis Tomlinson" si presentò con un sorriso.



"Gemma Styles" disse lei con un sorriso dolce, mentre con uno scatto avanzava abbracciando Louis in un abbraccio di benvenuto.



"Dovremmo andare ora, è quasi ora dello spettacolo!" Anne esultò gioiosamente.  Indirizzò il braccio verso Gemma e la tirò verso l'entrata. Louis mandò a Harry uno sguardo di incoraggiamento e mise un braccio attorno alle spalle del più piccolo, guidandolo verso l'edificio.



Quando entrarono nell'aula dove ci sarebbe stata la performance, Louis notò che i posti a sedere erano quasi tutti occupati. C'erano studenti e genitori sparpagliati, ma erano più che altro studenti. Alcuni di loro erano impegnati in conversazioni profonde, spettegolando eccitati, altri si guardavano attorno semplicemente, senza alcun scopo, mentre aspettavano che lo show cominciasse.



Quando la famiglia, più Louis, entrò, la testa di Harry si abbassò immediatamente e i suoi occhi erano piantati per terra. Louis non voleva fare altro che tirare su la sua faccia e nutrirlo con un briciolo o due di sicurezza così che non avrebbe dovuto sentire il bisogno di chiudersi a riccio, ma poi capì perché Harry era così timido. Delle teste si girarono verso di lui e all'istante, uno sguardo di disapprovazione comparì sulla faccia di alcuni studenti. Guardavano il ragazzo dall'alto al basso, giudicandolo. Alcuni dei ragazzi sussurrarono qualcosa ai loro amici, indicando Harry con un' espressione canzonatoria.



Louis rimase confuso sul perché alcuni, non tutti, dei teenager dovessero essere così assolutamente ignoranti da giudicarlo. Sì, non era più a scuola da un paio di anni, ma era sicuro che non fosse mai stato così terribile. Magari non aveva trovato il tempo di notare alcuni degli studenti più silenziosi; dopo tutto, lui era una piuttosto grande presenza e quello potrebbe aver sopraffatto il suo ricordo dei teenager più timidi. Ma in ogni caso, non era normale comportarsi in quel modo. Harry non veniva perseguitato dai bulli a scuola, lo sapeva, ma questo tipo di accoglienza non era per niente carina. Solo perché Harry probabilmente non era mai andato a nessuno di questi eventi prima, non voleva dire che non potesse farlo ora.



Anne e Gemma sembrarono ignare, quando cincischiavano nel cercare le sedie che gli erano state assegnate, ma Louis non riuscì a non notare ogni faccia che sembrò sorpresa di vedere Harry lì. Louis sapeva che non avrebbero fischiato il ragazzo, niente di simile, ma dava l'impressione che Harry non fosse adatto per stare lì. Le loro facce scioccate avrebbero potuto essere per via del braccio che Louis teneva stretto attorno alla vita di Harry. Non aveva realizzato, mentre camminava nell'aula, ma le mantenne per confortarlo, quando Harry abbassò la testa.



"Stai bene?" sussurrò Louis nell'orecchio di Harry mentre camminavano verso la porta che portava al backstage. La testa di Harry era ancora diretta al pavimento, ma ciononostante annuì. Si fermarono davanti alle scale e Louis si mise di fronte al ragazzo più piccolo.



"Ehi" disse Louis silenziosamente sopra il trambusto del pubblico. Fece come aveva fatto prima, alzò il mento di Harry con gentilezza così che potesse vedere correttamente il viso del ragazzo. "Voglio che mi ascolti, ok? Voglio che ascolti ogni cosa che dirò ora"



Harry lo guardò concordante, tirando su le labbra in un sorriso promettente.



"Quello che ti dirò te lo dico per esperienza, ok? Quindi, credimi, so come ti senti ora.
Dimentica tutti quelli tra il pubblico. Dimentica tutti quei bastardi lì e concentrati sulla tua performance. Immergiti nella tua musica, Harry. Perditici dentro. Se hai bisogno di sostegno, allora guarda verso di me o verso tua mamma, o Gemma se vuoi, ma ti assicuro che non hai bisogno di noi. Per quanto tu pensi di averne bisogno, non ne hai. Perché sei forte dentro, Harry; sei un lottatore. Hai determinazione e hai quella motivazione che farà diventare questa la miglior esibizione che potresti mai fare. Dovresti vedere come sei meraviglioso stasera, Haz. Sembri un vero e proprio musicista, sei assolutamente stupendo. Credici che lo sei, perché so dal profondo del mio cuore che sei un musicista e che stasera dimostrerai a tutti di che pasta sei fatto."





(X)

Il palco era buio, ad eccezione di un riflettore che illuminava un pianoforte che stava lì, silenziosamente. Il piano era in pendenza, e le dita incantate del riccio potevano essere viste dal posto a sedere di Louis. La testa di Harry era piegata in avanti; Louis poteva vedere la sua schiena contrarsi e rilassarsi mentre presumibilmente respirava per calmare i nervi.



La sua testa guizzò in alto e i suoi occhi cercarono quelli azzurri e luminosi. Non fu lungo, durò soltanto pochi secondi, finché non creò una connessione con essi. Louis si accertò che il suo sguardo fosse soffice, esercitando nient' altro che supporto, incoraggiamento e puro orgoglio. Era già orgoglioso solo per i fatto che Harry fosse seduto lì, nonostante le sue dita non avessero ancora toccato i tasti. Harry non aveva mai fatto quel genere di cose prima, quindi era un grande passo per lui, che di per sé fece gonfiare il cuore di Louis, perché lui, l'aveva causato, lui aveva incoraggiato il ragazzo a farlo.




Una volta che Louis avesse trasmesso così tanta fede a Harry, il ragazzo tornò ai tasti, concentrandosi e impegnandosi nel piano, il piano e basta.



Iniziò relativamente piano,  con delle leggere spinte sui tasti, che impostavano l'animo del brano. Era un tintinnio semplice, ma aveva una complessità di sottofondo creata da note aggiunte che lo completavano. Era in un certo modo tranquillo, con un umore di tipo toccante. Potevi sentire il tuo cuore battere con ogni nota base, ondeggiando con il suono. Non ci volle tanto prima che la nota acuta entrasse in gioco, esponendo le abilità di Harry, sia a mantenere il tono profondo, sia a portare avanti la confusa sottigliezza delle note alte.



Era delicato il modo in cui suonava quelle note, senza troppa pressione, per mantenere la canzone nel suo umore abbattuto.




La testa di Harry era abbassata, nascondeva la sua faccia ma Louis sapeva che i suoi occhi erano chiusi strettamente. La sua espressione probabilmente era rilassata, eccetto per quelle palpebre strizzate che erano pensierose per il bisogno di sentire solo la musica.




Fu abbastanza semplice, quando si concentrò sulle note più alte. Ma la sua semplicità non sembrò accigliare la gente nella stanza; anzi, era piuttosto ipnotizzante. La stanza era muta come una tomba. Ogni occhio era concentrato sul singolo ragazzo. Ogni orecchio era sintonizzato nel suono che emanava il piano. Ogni mente non voleva che quella melodia finisse.




E poi diventò complesso. Le note correvano e la velocità con cui le dita di Harry si muovevano era inspiegabile. Lo faceva con così tanta facilità, come se fosse naturale che fosse così esperto all'età di sedici anni. La testa di Harry non era ferma come quando aveva cominciato con le note dolci, dondolava a ritmo con la forza delle sue dita. Era come se l'energia della musica stesse crescendo nelle sue vene e stesse inducendo una qualsiasi parte del corpo a muoversi e ad arrendersi a quel suono incantevole.




Ritornò alla sua calma e serenità per un po', in perfetto equilibrio tra forte passione e semplice amore per lo strumento. La passione tornò di nuovo con un veloce tintinnio delle dita, rallentando gradualmente, finché non finì con l'accordo perfetto.




La stanza era silenziosa. Le bocche spalancate e gli occhi pieni di lacrime. Quegli occhi pieni di lacrime appartenevano per la maggior parte a Louis, Anne e Gemma, perché, dio, Louis praticamente piangeva da quanto era orgoglioso. Quando l'applauso esplose e Harry fu scagliato fuori dalla sua bolla di musica, immerso nella sua conquista, la sua faccia si girò verso il pubblico, ricoperto dallo shock. I suoi occhi erano spalancati quando notò che quella reazione era per lui. E poi sorrise a trentadue denti, sebbene quel sorriso fosse solo per sé stesso quando diventò scarlatto e guardò il pavimento. Ma ciononostante sorrise.



Fu quello il momento in cui una lacrima scese un po' più velocemente sul viso di Louis, perché, cazzo, era così fiero del suo ragazzo, più di quanto avesse potuto immaginare. Vederlo in quel modo fece venire voglia a Louis di urlare dalla cima del tetto che Harry si era esibito davanti a circa 300 persone e che l'aveva fatto perfettamente. Quando Harry si precipitò fuori dal palco, con un sorriso curioso e soddisfatto sulle sue labbra, Louis si girò e si aggrappò ad Anne che stava piangendo come una madre orgogliosa avrebbe fatto. Si strofinò gli occhi ripulendosi dalle lacrime con una risatina acquosa, ma sapendo che la sensazione di orgoglio non si sarebbe ripulita molto presto.




Furono venti minuti di sofferenza -quello era l'unico modo per descriverli- in cui Louis dovette aspettare prima che finisse lo spettacolo. Una ragione era che, beh, diciamo che le esibizioni di danza erano particolarmente scadenti. Pompon e vestiti con luci al neon non erano proprio il genere che Louis amava, specialmente quando i vestiti delle ragazze erano incredibilmente corti e i balletti sembravano più degli spasmi che danza. L'altra ragione, la ragione principale, era che avrebbe dovuto aspettare un'atrocità di tempo per vedere Harry. Il ragazzo era ancora dietro le quinte e aveva il permesso di andarsene solo una volta che lo spettacolo fosse finito, quindi Louis non aveva alcun modo di dirgli quanto fosse fiero fino alla fine dello show. Aveva considerato l'idea di alzarsi fingendo di dover andare in bagno o qualcosa del genere, ma lo sguardo secco dalla donna di fronte quando disse a Anne il suo piano lo fece decidere che era meglio se restava lì.




Quando lo show finì e la gente cominciò ad andarsene, Louis saltò immediatamente in piedi, afferrando la mano di Anne che afferrò quella di Gemma; e tutti e tre si avvolsero nella folla verso la porta del backstage. Louis aprì la porta, guardando in direzione degli artisti che passavano, alla ricerca dei famigerati ricci.




Anne li individuò per prima, indicando e chiamando il ragazzo con emozione nella sua voce. Corse verso di lui e lo strinse nell'abbraccio più stretto che potesse dargli, e per una volta fu ricambiato, con lo stesso vigore. Louis avanzò lentamente, non volendo interrompere il momento e stette lontano da loro, guardando Harry interagire con sua madre.

In seguito, si avvicinò Gemma, senza dargli un altrettanto lungo abbraccio, ma esprimendo tanta felicità e tanto orgoglio quanto ne espresse la madre.




Il sorriso non lasciò mai la faccia di Harry.




E poi, quegli occhi verdi giada guizzarono verso il ragazzo dagli occhi azzurri. Si accesero, emozionati. Il suo ampio sorriso, si trasformò in un sorriso a labbra serrate, ma era ancora della stessa luminosità. Era più soffice dell'altro sorriso, era più sincero e con una punta di gratitudine. Anne e Gemma strisciarono di lato e lasciarono che Louis si avvicinasse a Harry. Fece fatica a mantenere il suo passo normale, quando tutto quello che voleva fare era scattare e buttare il ragazzo a terra in un abbraccio così forte, da spaccare le ossa.



Quando raggiunse Harry, rimase di fronte a lui, gli occhi leggermente alzati per guardare il ragazzo più alto. Guardò in quegli occhi verdi che sembravano così suscettibili alle emozioni e si accertò che Harry stesse guardando i suoi, pozzanghere piene di orgoglio.



"Sono così fiero di te" sussurrò Louis, accorgendosi che la sua voce era troppo debole per uscire interamente.



Harry chiuse dolcemente gli occhi in accettazione, un sorriso di gioia a illuminare la sua faccia. Quando li riaprì, splendevano di felicità.



Louis non riuscì a resistere ancora a lungo e presto le sue braccia furono avvolte attorno al collo di Harry, abbracciandolo forte. Sentì le braccia lunghe ricoprire la sua schiena, quando Harry ricambiò la stretta. La sua faccia era premuta nella calda pelle del collo di Harry come lo era la faccia di Harry nella sua. Rimasero nell'abbraccio più a lungo che poterono. Era come se i loro arti che si toccavano stessero trasferendo l'orgolio di Louis a Harry e la gratitudine che Harry aveva bisogno di esprimere a Louis.



Si staccarono, con riluttanza, e dopo uno sguardo prolungato nei loro occhi e sussurri di orgoglio che cadevano dalle labbra di Louis, Harry gli prese la mano destra nella sua.



"Cosa stai-" iniziò Louis, ma Harry alzò il suo dito per zittirlo.



"GM" * lesse Louis, quando Harry soletticò il suo palmo con quelle lettere. "GM?"



Harry annuì serenamente



Louis scompose la sua mente per cercare di capire che parole iniziassero con G e M, ma non trovò nulla nel suo repertorio in quel momento. Il suo cervello ancora non era ripartito dopo la performance emozionante di Harry, non si poteva pretendere anche che le riconoscesse tra le parole ordinarie.



Harry sospirò appena, scherzando ovviamente, e ripeté l'azione, stavolta più lentamente.




E Louis rantolò quando ci arrivò, guardando il ragazzo con speranza spostando lo sguardo da un punto che fissava mentre rifletteva, al palmo che gli formicolava.



"Grazie mille?" chiese piuttosto senza respiro.



Harry annuì entusiasta, con un sorriso accecante.



Louis sentì mancargli il respiro quando collegò le azioni di Harry e le sue parole. Di nuovo, si dimenticò di avvertire e saltò tra le braccia di Harry. Le sue gambe attorno alla sua vita e le sue braccia tenute strette attorno al suo collo.



Sussurrò nell'orecchio di Harry con estrema sincerità e onestà.



"Qualsiasi cosa per te."









*Nella versione originale, l'autrice ha scritto: "TY" (=Thank you), cosa che è ovviamente più facile da indovinare, tuttavia ho avuto difficoltà a trovare una combinazione corrispondente e adatta, quindi chiedo scusa se la mia soluzione vi risulta poco credibile.




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Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg
   
 
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