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Autore: itsmeWallflower    19/12/2013    3 recensioni
E ora, cosa si fa quando perdi il tuo punto di riferimento?
Come puoi andare avanti quando non sai dove guardare?
Kurt non lo sa.
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sono passati due anni da quando Kurt aveva visto l'ultima volta Blaine, suo marito Blaine, Blaine che lo aveva tradito.
erano passati due anni.
e Due anni non sono tanti, ma sono abbastanza per credere di non far più parte della vita di un’altra persona.
Forse o forse no.
Dalla storia:E tutto era lì, in quelle poche parole..
C’era l’errore di Kurt di non avergli detto ogni volta che ne aveva avuto l’opportunità, di amarlo.
C’era l’errore di Blaine di pensare a quelle volte come importanti.
C’era l’errore di non essersi fidato abbastanza, Blaine di Kurt e Kurt di sé stesso.
E c’era poi l’amore incondizionato, quello che non sparisce con gli errori, quello che non diminuisce con il tempo distanti l’uno dall’altro, quello che vuoi anche se fa male, quello che nonostante le botte ti fa sentire vivo.
C’era ancora e Kurt doveva solo trovarlo da qualche parte negli occhi di Blaine.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sam Evans, Santana Lopez | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Avviso: c'è dello smut, piccolo e poco descritto.. almeno per come la penso io, ma se pensate che bisogna cambiare rating dall'arancione al rosso, ditemelo vi prego.
Sono negata con questo genere di avvertimenti di efp. xD

 



Parte quarta.

 
  Dovevano parlare loro, per questo Blaine non gli chiese se volesse essere portato in Hotel, perché altrimenti Kurt gli avrebbe detto che era proprio lì che voleva andare e lui avrebbe dovuto farlo e sapeva che più Kurt passava tempo da solo, più aveva la possibilità di infilarsi nella testa dubbi e paure che Blaine non avrebbe potuto cancellare.
 
Per questo quando Kurt gli chiese dove stessero andando lui semplicemente gli disse che dovevano parlare.
Per questo Kurt, una volta arrivati a casa, restò in auto per almeno dieci minuti prima di farsi coraggio ed entrare nell’appartamento piccolo e accogliente di Blaine.
 
Dovevano parlare loro, di cosa però non lo sapevano.
 
Lo avevano fatto per tre giorni ormai, e c’era ben poco da dire se non si voleva ascoltare.
C’era ben poco da dire quando entrambi sapevano già quello che più importava.
Si amavano, si volevano.
 
Per questo quando Kurt chiuse la porta, Blaine si alzò dal divano e gli offrì una caffè.
Per questo quel caffè non lo finirono mai di bere.
 
Blaine ancora una volta quel giorno si prese quello che stava bramando da giorni, da quando aveva posato gli occhi su di lui dopo due anni.
Kurt.
 
Il caffè intatto e la scatola delle cento domande davanti a loro.
Era bastato leggere il primo cartoncino per veder sgretolare tutte le loro finte sicurezze,
“quante storie ho avuto?” aveva letto Kurt, guardando Blaine dritto negli occhi,
“ci sono stato solo io per te e non m’interessa chi c’è stato dopo. Non mi interessa perché sei qua, ora”
“quante storie hai avuto tu, Blaine?”
“rigirare la domanda non era tra le regole”
“non c’erano regole, ora ho deciso che rigirare le domande all’altra persona è una regola” Kurt sembrava quasi avere uno sguardo di sfida,
“una. Tu”
“bugiardo”
“mi hai chiesto quante storie ho avuto nella mia vita ed io sto dicendo che tu sei la mia storia”
“quante persone hai avuto nella tua vita?”
“ho avuto una sola persona nella mia vita. Solo tu ti sei donato a me ed io non ho saputo tenerti stretto”
“non era questa la domanda e lo sai”
“cosa vuoi sapere Kurt?”
“la verità, voglio che ammetti la verità, ora. Voglio che la smetti di chiamare quello che hai fatto ‘errore’ e gli dai un nome giusto, vero”
“il nome più giusto è quello, Kurt. è stato un errore, uno stupido errore che mi porterò dietro per il resto della mia vita”
“dopo di lui, quanti c’è ne sono stati?”
Blaine sospirò frustrato, passandosi una mano tra i capelli, volendo soltanto urlare.
“vuoi la verità Kurt? quando mi hai tagliato completamente fuori dalla tua vita, senza darmi diritto di replica, mi sono sentito perso, vuoto e uno emerito stronzo e sapevo di meritarmelo. Ma non avevo più niente, niente Kurt.. e l’unica cosa che cercavo era te. ti cercavo in ogni cosa. Ci sono stati giorni in cui ho pensato di non volermi più svegliare se non c’eri tu e ci sono stati giorni, invece, in cui avevo il bisogno patologico di sentirti vicino e allora mi obbligavo a trovarti nella bocca o negli occhi o nelle mani di un altro, fino a quando non capivo che tu lì non c’eri, e allora bevevo e piangevo e chiamavo Sam per riportarmi in una casa che non è mai stata mia. Questa è la verità Kurt. Spero che tu ora possa sentirti meglio”
Aveva bisogno di aria Blaine, aveva bisogno di riprendere a respirare correttamente senza gli occhi giudici di Kurt sulla sua pelle.
 
Passò un lungo istante prima che Kurt si rendesse conto che aveva afferrato Blaine e sbattuto alla finestra, per un bacio che non sapeva nemmeno avere il coraggio di dare.
Fece un altro passo avanti, verso Blaine, più vicino e l’altro non si sottrasse , schiuse le labbra per lasciare che Kurt avesse quello che desiderava.
“Aspetta, forse dovremmo-“ provò Blaine quando la tensione era troppo forte e lui ancora troppo turbato, ma Kurt lo fermò di nuovo.
Dovremmo fermarci.
Dovremmo parlare.
Per Blaine niente aveva più importanza, qualsiasi cosa voleva dire, non era importante.
Nulla aveva più importanza in quel momento se non bocche, fianchi, mani, occhi e Kurt.
Kurt Kurt Kurt.
 
Si spinsero in camera da letto, affannando e sbandando e cercando tregua e sollievo.
Si spinsero sulle lenzuola bramando l’altro come non facevano da anni, forse come non l’avevano mai fatto.
C’era frenesia senza fretta, c’era scoperta senza aspettativa, c’era amore e rabbia.
Rabbia, quella ce n’era in abbondanza e lasciavano che fossero i loro corpi avvinghiati a parlare.
Ad elencare tutte le mancanze con baci bagnati e bisognosi.
Ad elencare gli errori con graffi e morsi e denti.
Ad elencare i silenzi ingiustificati con quei gemiti che riuscivano a strapparsi dalle labbra senza compiacersi troppo.
 
Si spogliarono insieme, senza lasciare mai l’altro, in un atteggiamento goffo, ma a chi importava, erano loro.
Erano sempre loro.
Ma non potevo allontanarsi, non potevano smettere di guardarsi, perché dovevano sentire.
Sentirsi.
Kurt doveva essere sicuro e Blaine anche.
 
Il cuore di Kurt batteva forte e Blaine lo poté sentire, quando scese a tracciare piccoli baci sul suo petto, per venerarlo, per fargli capire che si sarebbe preso cura di entrambi.
Di Kurt in quel momento e del suo cuore, sempre.
 
Scese più giù e ancora giù fino a dare un bacio casto sui boxer di Kurt, per sentirlo mugolare e fremere e chiedere.
Ma non lo fece Kurt, almeno non con le parole, ma Blaine sapeva cosa l’altro volesse e l’accontentò come sempre.
Fece scivolare via l’intimo di lui e si prese un momento per ammirare l’uomo che aveva sotto di lui, l’uomo che si mordeva le labbra per non urlare di far qualcosa, l’uomo che lo aveva giudicato –a ragione- e che ora stava aspettando impaziente che lo facesse impazzire.
“Dio quanto mi sei mancato” ringhiò roco Blaine prima di abbassarsi su Kurt e baciargli l’inguine e le cosce e poi lì.
Lì dove il piacere è sempre forte e visibile, lì dove aveva creduto di non poter più essere.
Lì.
Kurt.
 
Kurt che lasciava condurre il gioco a Blaine, perché ormai era affogato in quel mare di sensazioni e non sapeva come tornare a galla e neanche voleva, non con la bocca di Blaine su di lui, non con le sue mani che lo tenevano fermo e lo stringevano e lo spingevano sempre più giù.
Giù ed è un implosione.
Il suo respiro affannato, Blaine tra le sue gambe, Blaine sopra di lui e di fianco a lui.
Blaine dovunque che ancora una volta gli stava chiedendo scusa, a modo suo.
Blaine comunque che ancora una volta lo stava amando come nessun’altro saprebbe fare, a modo suo.
Blaine sempre.
 
“Kurt io-“ si baciarono ancora, ed era un casino di lingue e cuori mentre Blaine gli apriva di più le gambe per adagiarcisi in mezzo, “più vicino Kurt” lo sentì sussurrare nel suo orecchio e Kurt proprio non sapeva se esisteva ancora un modo per starci più vicino.
Non c’era spazio tra loro due, neanche sapeva dove finiva lui e cominciasse Blaine, ma lui lo ripeté “vieni più vicino” e sembrava quasi disperato e Kurt allora si avvinghiò con le gambe dietro la sua schiena e gli baciò una spalla.
E poi gliela morse, quando lo sentì dentro di lui, dopo tanto, troppo tempo.
Ed era doloroso, un dolore che andava oltre quello che il fisico potesse sentire, ma non era sbagliato.
“non sai quanto mi sei mancato” ripeté Blaine, baciandogli la fronte dopo un altro affondo e un altro ancora.
“Kurt, Dio Kurt io-“ gli baciò via quelle parole, le lasciò andare Blaine nella bocca dell’altro insieme ai loro gemiti, spingendo ancora e creando quell’attrito che bastò a Kurt per tendersi e tremare ed esplodere.
Bastò poi guardarlo negli occhi, ancora di quel blu che Blaine tanto amava per venire a sua volta, forte e dentro di Kurt.
 
E poi era il dopo.
Ed il dopo è un casino.
È un casino perché nessuno dei due voleva allontanarsi, tutti e due spaventati di cosa l’altro avrebbe potuto dire o fare.
E allora restarono così, avvinghiati l’uno all’altro, con tutti quei pensieri stanchi e caotici aleggianti su di loro.
Ed era il dopo, solo il dopo.
Non la fine.
Con Blaine la fine non arrivava mai, Kurt lo aveva capito a sue spese.
E andava bene così.
 
Va bene così, sono affogato e risalire è impossibile, ma l’ho voluto io, Dio sì che l’ho voluto io e allora va bene, posso rimanere giù, così.. per sempre, posso non muovermi più, tra queste braccia e affogare ancora e ancora.
Va bene così. 
Pensava Kurt.
 
Ed ora? Ora? L’ha voluto lui per primo, io l’ho seguito perché.. non c’è un perché, lo amo. E va bene così. Sono stato uno stronzo, ancora una volta, perché forse lui era arrabbiato e confuso e va bene così.
E ora? Tornare indietro è impossibile e neanche lo voglio, ma come si fa per andare avanti?
Pensava Blaine.
 
“vicino” mormorò a Kurt, come se fosse la risposta a tutte le loro domande mute, come se fosse l’unica soluzione ragionevole, “restami vicino, puoi farlo Kurt?”
E Kurt gli baciò la fronte e la guancia e il collo e la spalla, per poi stringerlo forte e sistemargli le coperte e chiudere gli occhi,
 
“potrei Blaine” sussurrò Kurt sui capelli disordinati dell’altro prima di sprofondare in un sonno incosciente.
 
 
E il mattino dopo era comunque il dopo.
Kurt si svegliò per primo e sorrise, strofinando il naso nell’incavo del collo di Blaine, che si spostò appena infastidito per poi sorridere anche lui e tirare Kurt più vicino.
Kurt sorrise perché c’è sempre un momento, di prima mattina appena svegli che non sei cosciente di niente e ricordi solo quello che vuoi e lui in quel momento aveva ricordato solo quanto fosse dolce risvegliarsi tra le braccia di Blaine.
Kurt aveva sorriso perché per la prima volta dopo anni si era sentito leggero, non felice.. felice no, ma leggero ed era una sensazione rinfrescante.
Ma poi si svegliò sul serio e doveva fare qualcosa. Non poteva restare lì, ma non poteva nemmeno andarsene.
 
Andò in cucina allora, a preparare la colazione per riempire lo stomaco e la testa, per tenere le mani occupate e i pensieri lontani.
Preparò il caffè e i toast e il succo d’arancia, stava per mettersi a fare anche delle uova quando sentì dei passi arrivare in cucina, alle sue spalle.. ma non si girò, non poteva.
“buongiorno” Blaine lo abbracciò da dietro e lo baciò su un spalla ancora nuda, “sei rimasto” continuò l’altro sentendo però quanto fosse rigido lui, “e hai fatto la colazione” constatò cercando un modo per alleggerire la situazione.
 
“ti amo” lo disse.
Kurt lo disse voltandosi verso di lui, con la tazza di caffè piena tra le mani e lo sguardo confuso e Blaine restò immobile per un secondo, respirando forte come se avesse corso per un’ora intera senza fermarsi, e forse aveva bisogno di sedersi perché le ginocchia tremavano e la bocca era ancora impastata dal sonno.
E Kurt gli aveva detto che lo amava.
“c’è un ma, vero? L’hai detto così..così, perché c’è un ma” mormorò Blaine lasciando che i pensieri scivolassero sulla sua lingua prima di potersi fermare e bearsi di quel momento ancora per un po’.
“Ti  amo Blaine ma come credi che possa funzionare?”
“non lo so, dimmelo tu”
“non funzionerà. Io stasera torno a New York e tu resti qui e come credi che possiamo andare avanti?”
“vengo con te”
“no, non lo farai. Perché io non voglio. Non puoi lasciare tutto per me, non questa volta, non lo permetterò.”
“tutto? Qui non ho niente Kurt!”
“i tuoi alunni e Sam e il glee club”
“Kurt non-“
“no, Blaine.. è sempre stato così. Lasci la Dalton per me, e poi scegli la NYU per me e poi metti da parte la tua famiglia per me, e poi ti senti stretto e solo e te ne vai. E non va bene”
“devi lasciarmi dimostrare che non me ne andrò. Devi farlo.”
“qui hai la tua vita, lì avrai solo me e ci saranno giorni in cui io non basterò e-“
“Cavolo Kurt, qui ho soltanto il lavoro.. la mia vita sei tu, perché non lo capisci?”
“sono spaventato Blaine. lo capisci questo? Capisci che non riesco a fare un passo avanti che mi vedo cadere a tre passi indietro? Lo capisci che fa male? Lo capisci che non è semplice, che non puoi tornare a New York e continuare da dove avevamo interrotto?”
“e allora cosa vuoi fare? dimmelo perché io non lo so”
“prenditi questi ultimi mesi di scuola per vedere dove possiamo andare”
“sono cinque mesi”
“lo so”
“non voglio lasciarti per cinque mesi. Da solo qui, non posso capire niente e tu a New York finirai per credere che non ne vale la pena, che puoi fare a meno di me, che i tuoi dubbi siano verità ed io non posso questo. Non posso lasciarti andare”
“e non devi”
“mi ami”
“lo so”
Kurt si sporse per dargli una bacio a fior di labbra prima di sedersi e fare colazione.
 
*
 
  Blaine aveva accompagnato Kurt in albergo e poi era corso a scuola per la sua prima ora di lezione, con la testa piena di dubbi.
Non era ancora convinto a voler lasciare Kurt per cinque mesi interi, ma d’altra parte sapeva che Kurt aveva ragione.
Aveva ragione nel dire che non poteva ancora una volta mettere da parte una sua scelta per lui, aveva ragione nel dire che la vita doveva essere piena e non solo di lui, aveva ragione col dire che si sarebbe sentito di nuovo insoddisfatto nel vedere suo marito (ex) realizzato e lui ad aspettare chissà cosa.
In fondo Kurt lo conosceva meglio di chiunque altro.
E poi, poi c’era anche la questione del glee club.
Erano stati quei ragazzi insieme a Sam a dargli una ragione per non mollare.
Erano stati loro, con i loro sogni e le loro aspettative e la loro fiducia in lui a trascinarlo avanti e non poteva abbandonarli.
 
“Quindi Anderson che farai? Ci abbandoni?” Annah lo aveva preso sottobraccio come se fosse un amico e lo aveva trascinato fuori l’aula del glee, senza voler sentire storie.
“cosa?”
“tu e Hummel siete tornati insieme”
“perché tendi sempre a dimenticare che io sono un tuo insegnante e non ti è dato parlarmi in questo modo?”
“ha un succhiotto ben in vista sul collo professore” lo rimbeccò lei, facendogli un occhiolino,
“Annah!”
“sai, lo capiremo se te ne andrai prima delle regionali”
“ho promesso che saremmo arrivati alle nazionali tutti insieme”
“e con Kurt? resterà qui?”
“no lui- lui partirà questa sera”
“e voi?”
“non lo so Annah, va bene?”
Lei alzò gli occhi al cielo e sbuffò,
“voi uomini siete tutti uguali!” disse prima di farlo sedere sul muretto della scuola, guardandosi intorno per accertarsi che non ci fosse nessuno,
“parlamene” Blaine alzò un sopracciglio scettico.. non poteva davvero mettersi a parlare con una ragazzina, per quanto intelligente e acuta e furba fosse, restava comunque una ragazzina e una sua alunna per giunta.
Ma Sam non c’era e lui aveva un disperato bisogno di venirne a capo e Annah era lì che lo guardava con tutto l’affetto che provava e-
Alla fine aveva buttato tutto fuori o quasi, per avere in cambio un ceffone dietro la testa,
“ma dico sei impazzita!?” urlò Blaine massaggiandosi la nuca,
“imbecille!”
“Annah ti metto in punizione per il resto dell’anno”
“perché non gli hai chiesto di restare? perché non l’hai fatto?”
“non lo farebbe mai, non è così facile”
Annah guardò l’ora e poi Blaine e poi di nuovo l’ora, prima di sospirare e alzarsi,
“abbiamo un’ora. Un’ora per mettere insieme un calendario. Forza alzati!”
“un cosa?”
“un calendario! Te lo spiego mentre andiamo in classe”
 
L’idea di Annah non era per niente facile da attuare ma sembrava, contro ogni previsione, molto convincente.
Per questo mezz’ora più tardi Blaine si era ritrovato con il suo programma scolastico, l’agenda di tutti gli impegni lavorativi di Kurt (avuta grazie alla forza di persuasione che Santana aveva avuto con l’assistente dell’amico) e un calendario tra le mani.
 
“devi controllare bene Blaine, non puoi sbagliare. Devi fare in modo che Kurt non trovi una scusa per dire no”
“non è facile Annah.. anzi credo che sia impossibile trovare giorni o addirittura settimane in cui lui può stare qui ed altre in cui posso stare io a New York” la ragazza sbuffò per l’ennesima volta e gli strappò di mano il calendario con gli impegni di Kurt,
“Kurt non deve essere presente fisicamente od ogni maledettissimo impegno. Guarda qui ad esempio!” gli sbatté il foglio sotto il naso indicando una data particolare,
“meeting con lo staff. Potrebbe fare una videochiamata o che so io. Sono cose che si fanno oggi giorno no?”
“si penso di si”
“perfetto allora.. io mi occupo di dividere i suoi impegni da quelli a cui deve esserci per forza a quelli che può disdire o occuparsene in maniera diversa stando qui a Los Angeles.. tu invece ti occuperai delle tue vacanze, dei tuoi weekend liberi e delle feste comandate. Hai capito?”
“è un casino Annah”
“fa’ lavorare la tua testolina vuota e vedrai che ci riusciremo”
 
Lavoravano in maniera frenetica, passandosi di tanto in tanto fogli e annuendo quando uno chiedeva qualcosa all’altro, senza fermarsi mai.
Blaine non permetteva alla sua testa di fermarsi a ragionare altrimenti avrebbe mollato tutto e sarebbe corso da Kurt per implorarlo di non lasciarlo ancora.
Se si fosse fermato a pensare, Blaine avrebbe di certo capito che quello che bloccava Kurt dallo stare con lui, non erano i kilometri di distanza, perché per quanto quelli fossero un problema ed anche bello grosso, il vero ostacolo fra loro due era lui.
Lui che aveva perso la fiducia di Kurt.
Lui che aveva infranto molte vecchie promesse.
Lui che non era riuscito a stargli vicino, pure quando erano ad un passo di distanza.
 
“Blaine, cavolo lo so a cosa stai pensando” disse Annah accarezzandogli un braccio, “fagli capire che vuoi rimediare, fagli capire che potete ancora costruire qualcosa e fagli vedere che sei maturato al punto tale che ora riesci a vedere anche le sfumature di grigio oltre al bianco e nero e che quindi sai fare dei compromessi” lei fece spallucce all’occhiata sorpresa di lui, come per dire –lo so, sono un genio-.
“come hai.. ma quanti anni hai tu?”
“mia nonna diceva sempre che è l’esperienza a dettare l’età”
“e se questo non basta Annah?” disse lui passandosi una mano fra i capelli,
“e se questo non basta allora gli chiedi di restare e se neanche questo lo convince allora passi al piano B”
“non ho un piano B”
“c’è sempre un piano B”
“perché ho come l’impressione che tu me lo stia per dire?”
“perché sono come un libro aperto” la ragazza batté le mani entusiasta e poi continuò, “ti metterai alla ricerca di una cattedra di musica a New York, magari in qualche conservatorio o in uno di quei corsi per giovani attori, poi quando sarai riuscito a farti assumere, ti presenti davanti alla sua porta e gli dici che sei tornato a casa.”
“e vissero per sempre felici e contenti” bofonchiò Blaine, alzando gli occhi al cielo,
“esatto, ma spero comunque che il piano A vada a buon fine, così possiamo andare a New York tutti e tre insieme dopo il diploma”
“cosa?”
“beh sì, io entrerò alla Parsons e Kurt è stato alla Parsons e lavora per Burberry e potrebbe essermi utile”
“Annah e Harvard?”
“qualcuno mi ha detto di dire quello che si ha bisogno di dire ed io l’ho fatto. Con i miei genitori”
“e come è andata?”
“è andata che mi hanno praticamente chiuso la porta in faccia. Mi hanno detto che è da stupidi buttare all’aria un futuro già scritto per una sciocca passione per la moda che non porterà a niente. e mi hanno detto che se voglio entrare in quella scuola per disadattati allora devo cavarmela da sola. Oh ti ho già detto che vogliono che passi l’estate in un campo scuola? Giusto per non stargli tra i piedi. Ma è okay, voglio dire: devo sperare che io vinca la borsa di studio e che scappi di casa quest’estate per andare a New York e iniziare a cercare qualche lavoretto per mantenermi.. ma va bene.”
“No Annah, no che non va bene. posso parlarci io con i tuoi genitori.”
“Blaine? pensiamo a te adesso, Kurt sta per arrivare”
“parlane con Kurt, promettimi che lo farai”
“cosa? no!” Blaine mise da parte i fogli e incrociò le braccia al petto come un bambino intento a fare i capricci.
“cosa stai facendo adesso?” domandò lei guardandolo scettica,
“mi arrendo”
“cavolo Blaine, ma quanti anni hai?”
“promettilo”
“e va bene, ora rimettiti a lavoro e-“ Annah fu interrotta da un lieve bussare alla porta.
Kurt.
 
“pensavo che non ci fosse più nessuno e che Annah avesse dimenticato il nostro appunt- va tutto bene?” Blaine era rimasto impalato a fissare la figura di Kurt di fianco alla porta mentre Annah si affannava a nascondere tutto in una cartellina,
“va tutto benissimo Kurt, posso ancora chiamarti Kurt, vero?”
“s-si certo”
“bene, allora io e Blaine ti stavamo aspettando qui, così potevamo andare tutti e tre insieme da lui.”
“da-da lui? cosa? perché?”
“perché a scuola non possiamo stare, fare un video in una caffetteria non mi sembra il massimo, troppe voci di sottofondo.. e se portassi qualcuno a casa i miei genitori finirebbero col farlo fuggire via per la paura”
“oh okay”
 
Era strano.
Era davvero strano per Blaine pensare che Kurt e Annah fossero a casa sua, bevendo un caffè e parlando come se fossero amici di vecchia data, tutti e tre insieme.
Era ancora più strano sentire Kurt parlare di vecchi tempi, del liceo, del loro glee club e dell’ossessione di Blaine per gli assurdi papillon che era scemata col tempo ma non era sparita.
Era poi un toccasana vedere Kurt ridere e prendere in giro Blaine insieme ad Annah per la sua paura di vedere l’effetto del gel sparire per colpa di quel maledetto caldo afoso di Los Angeles.
“c’è stato un periodo in cui aveva iniziato a mettere i calzini solo per nasconderci dentro il pettine.. era davvero imbarazzante quando tirava fuori quel coso!” scoppiò a ridere Kurt e Blaine alzò gli occhi al cielo col cuore però leggero,
“Oddio Blaine, sei esilarante!” esclamò Annah asciugandosi le lacrime agli occhi,
“okay voi due! Mettetevi a lavoro, io tolgo il disturbo” disse lui e senza pensarci lasciò un bacio sui capelli di Kurt e sfiorò una spalla di Annah prima di andarsene in camera sua, come se quello fosse la cosa più naturale del mondo, un gesto che faceva tutti i giorni da anni.
 
Le prime domande di Annah furono abbastanza facili, gli chiese del suo lavoro a Burberry, di come si era sentito quando aveva visto realizzato il suo primo disegno, e poi gli chiese da dove trovasse l’ispirazione per intere collezioni.
“ricordi quella collezione invernale vintage, con tanto di renne sui maglioni? Quella ad esempio è venuta fuori dopo una telefonata con la mia amica Rachel.. al liceo aveva un gusto per la moda orrida, ma sono riuscito a tirar fuori qualcosa di buono anche pensando alle sue gonne oscene” Annah annuì e sorrise,
“hai una collezione per tutte le persone a cui vuoi bene? aspetta, lasciami indovinare. La collezione invernale per bambini di due anni fa, quella con papillon e pantaloni coi risvolti era ispirata a Blaine, vero?” Kurt si morse un labbro, ponderando bene la risposta.
Sarebbe stato facile dire di sì ed andare avanti, ma Annah sembrava leggerlo dentro, sembrava quasi capire che sarebbe stata una bugia e l’avrebbe giudicato.
Era quello che si disse quando decise di rispondere con la verità a quella ragazza,
“in realtà quella collezione era ispirata all’idea dei figli miei e di Blaine” Annah alzò un sopracciglio curioso e la domanda successiva le uscì dalle labbra prima di pensare che forse sarebbe stata troppo personale da chiedere,
“tu e Blaine volevate avere dei bambini?”
“Blaine si, li voleva eccome.. io, io mi ero abituato all’idea. Eh beh si, li volevamo.. ma non ne abbiamo mai parlato sul serio perché lui era impegnato col suo album e non sapevamo come sarebbe andata a finire, non sapevamo se avesse avuto successo e se-.. comunque io stavo cercando di farmi un nome nell’ambiente, per avere il potere e i soldi necessari per aprirmi qualcosa di mio, sai, magari una piccola sartoria di alta moda e avere impiegati che facessero la maggior parte del lavoro per me, mentre io avrei avuto tutto il tempo necessario per crescere un bambino. Io so cosa significa crescere senza la presenza di un genitore, non che mio padre non sia stato un buon padre, ma volevo che mio figlio avesse entrambi i genitori. Blaine non si è mai sbilanciato tanto con l’andamento del suo progetto discografico ed io non volevo mettergli fretta e poi beh, io e lui-“
Blaine non era più riuscito a restare fermo ad ascoltare dietro di Kurt, non era più riuscito a trattenere la rabbia e la frustrazione ed esplose, senza neanche dare il tempo all’altro di finire,
“perché diavolo non me lo hai mai detto, Kurt! perché non hai fatto partecipe anche me di quello che ti passava per la testa?!” aveva urlato Blaine, alzando le mani al cielo e camminando per la stanza come se fosse un animale in gabbia, mentre Annah spegneva la telecamera e borbottava qualcosa sulla sua vescica e il dover usare il bagno.
Una volta soli Blaine si sistemò di fronte all’altro che aveva nascosto il viso tra le mani, frustrato,
“magari Kurt, se mi avessi detto quello che pensavi, io non mi sarei mai sentito messo da parte, magari non avrei mai messo in dubbio che mi amavi e che il tuo maledettissimo lavoro non fosse una scusa per starmi lontano. Non hai mai pensato che forse se ne avessi parlato con me, invece di tenerti tutto dentro ora non staremmo qui? che forse e dico forse io non avrei avuto nessuna remora a mandare al diavolo quello stupido progetto e a dirtelo e trovare qualcos’altro per mantenere la nostra famiglia? Dio Kurt! io non-“
“non dare tutte le colpe a me Blaine! non farlo! Non provare a giustificare il fatto che sei stato a letto con un altro perché io non ti ho detto quanto desiderassi avere una famiglia con te! Non farlo! Potevi lasciarmi, potevi parlarmene tu, potevi dirmi anche tu cosa avevi per la testa, questo sarebbe stato giustificabile per il mio comportamento.. ma il tradimento Blaine, quello non-“
Kurt gli stava puntando il dito contro, era arrabbiato ma non davvero con lui, ma con loro, con i vecchi loro che non avevano saputo prendersi cura l’uno dell’altro.
Era arrabbiato e la voce gli tremava e Blaine si era lasciato cadere sulla sedia con gli occhi chiusi e le mani tra i capelli ed era arrabbiato anche lui, forse anche lui con i vecchi loro e cosa potevano farci?
“darci contro è inutile” sussurrò Kurt,
“non muoverti da qui” disse Blaine scattando in piedi per poi correre nell’altra stanza e tornare un attimo dopo con una pila di fogli che aveva sbattuto sul tavolo.
Come se la soluzione al loro amore, fosse tutto lì e forse era vero.
O forse no.
 
“cosa son-“
“sta’ zitto e ascoltami. Ascoltami perché noi faremo questa cosa. Perché ci amiamo e funzionerà. La faremo funzionare. E non hai bisogno di altro tempo e nemmeno io. Abbiamo bisogno di provarci sul serio e di stare insieme e.. ascolta.”
Blaine sparpagliò quei fogli sul tavolo, “resterai qui con me fino a sabato, poi andremo insieme a New York, prenderemo quello che ti serve per restare due settimane a Los Angeles, intanto cercheremo appartamenti a New York, ci faremo aiutare da Santana, tu avrai i tuoi meeting di lavoro stando qui.. puoi usare skype o quello che vuoi, poco m’interessa. Ritornerai a New York quando non puoi proprio disdire o occupartene da qui, io ti raggiungerò ogni weekend, poi resterò per le vacanze primaverili a scuola e ritorneremo di nuovo qui a Los Angeles e tu resterai fino a quando potrai ed io ti raggiungerò quando potrò, ho pianificato tutto basandomi sui tuoi impegni e sui miei e ti prometto che staremo separati per meno di una settimana per volta e lo faremo funzionare per cinque mesi, fino alla fine della scuola.. poi decideremo se restare qui o a New York e ci sposeremo, perché non è presto, perché siamo già stati sposati e lo siamo tutt’ora a dire il vero e non m’interessa cosa stai pensando, ci amiamo e lo faremo e inizieremo le pratiche per l’adozione e ci informeremo anche per l’utero in affitto o quel che è, perché io voglio almeno due bambini. E funzionerà Kurt. fidati di me. Lascia che mi prenda cura di te, posso farlo ora.” Blaine gli aveva preso le mani e le stringeva forte, per paura che potesse scappare, “guardami Kurt, devi lasciare che io mi riconquisti la tua fiducia e non posso farlo standoti lontano e non posso farlo dandoti altro tempo. Ti amo. Tu neanche immagini quanto ti amo e sono pronto a fare tutti i compromessi che vuoi e funzionerà, perché se lo vogliamo l’amore basta. E hai paura lo so, lo capisco perché ho una fottuta paura anche io, ma ora sono sicuro di quello che voglio e sono sicuro di fare ogni cosa nel modo giusto, sono sicuro di poterti amare e sopportare e supportare ogni giorno per il resto della mia vita, Kurt. Fa paura perché sono un’idiota e ho rovinato tutto la prima volta, ma questa volta andrà bene. Questa volta non lascerò che i silenzi vincano su di noi. Cancellerò ogni tuo dubbio, perché ora sono convinto di poterlo fare. Lasciamelo fare, Kurt. Resta. Resta con me e ama me. Puoi farlo Kurt?”
 
“io non- non posso. Non ho niente da mettere fino a sabato”
 
C’era voluto un attimo per dare un senso alle parole di Kurt, ma poi quel senso era arrivato forte e chiaro aiutato dal sorriso e dagli occhi lucidi e luminosi di Kurt e Blaine non poté fare altro che abbracciarlo.
 
“e ti amo Blaine” sussurrò Kurt, con gli occhi arrossati dalle lacrime e non importava , e andava bene così.
Era bellissimo e suo e Dio, Kurt ne valeva la pena, sempre.
“ti amo ti amo ti amo” ripeté Blaine contro la sua tempia e Kurt lo strinse più forte premendo il viso contro il suo collo e respirando il suo odore, perché poteva farlo, perché voleva farlo, perché doveva riscoprire quel profumo che non aveva mai dimenticato e aveva sempre cercato ed era sempre stato suo, di Blaine, solo di Blaine che era tra le sue braccia e non lo avrebbe fatto andare via una seconda volta.
 
“ma era vero quando ho detto che non posso stare qui fino a sabato perché non ho niente da mettere” disse dopo un po’ Kurt sentendo la barba ispida di Blaine e le sue labbra sul suo collo, “andiamo al centro commerciale. Ora, dopo, quando vuoi e compriamo tutto quello di cui hai bisogno”
Rispose prontamente Blaine senza staccarsi da lui, perché non ne aveva mai abbastanza, perché non gli interessava che aveva tutto il tempo del mondo per toccarlo e respirarlo e viverlo.
Non ne avrebbe mai avuto abbastanza.
“okay Blaine.. aspetta, Annah, dov’è Annah?” chiese allontanando quelle labbra così morbide dalle sue,
“sono qui. Tranquilli, stavo giusto andando via. Blaine? visto che il piano A è andato più che bene, mi prenoto una camera degli ospiti a New York e mi offro come babysitter. Ci conto, tanto mi devi un favore” lei fece l’occhiolino e si avvicinò al tavolo per prendere la sua roba,
“piano? Quale piano? Okay, facciamo così: noi tre andremo al centro commerciale, Blaine per la carta di credito e Annah per un sostegno morale, faremo shopping e mi racconterete di questo piano, del favore e del perché tu, Annah hai bisogno di ospitalità a New York” Kurt diede un buffetto sulla spalla di Blaine e fece un occhiolino alla ragazza,
“poi però ti riaccompagneremo a casa Annah, perché abbiamo altro da fare e-“
“Blaine!” lo bloccò l’altro alzando gli occhi al cielo e sorridendo avviandosi alla porta.
 
Tenere la mano di Blaine, passeggiare uno di fianco all’altro, sorridendosi e baciandosi tra un parola e l’altra era diverso.
Blaine era diverso, restando comunque lui.
Era diverso da due anni prima, diverso da un mese prima, diverso da prima di Kurt. Kurt che gli aveva cambiato la vita, per ben due volte.
E andava bene così perché erano diversi loro, insieme.
 
Tornare a casa, tornare indietro, tornare al suo cuore non era stato facile, come non sarebbe stato facile restarci senza cadere ancora e perdere la rotta.
E a volte le cose vanno male a volte vanno bene, a volte vanno e basta.
Vanno come devono andare per sentirsi leggeri e capire che quella leggerezza del cuore, è felicità.
Quella leggerezza è la sicurezza di un punto fisso, di un faro nella notte, di Blaine che ci sarebbe sempre stato e di Kurt che non l’avrebbe abbandonato.
Quella leggerezza, quella che Kurt aveva agognato per ben due anni non era altro che saper “tornare a casa” nonostante tutto, nonostante le botte.
 
 
Ed erano lì, in quel momento dove tutto era iniziato.
L’uno nel cuore dell’altro.
A casa.

 
Back to the start, back to your heart
To that once upon a time
 
 
Fine.
 

Angolo Wallflower_

è finita.
Spero sia piaciuta.

Note e ringraziamenti:

-la frase finale e quindi anche il titolo è tratta dalla canzone di Darren Criss- Once Upon a Time, che io amo come ogni altra sua canzone.

-Ho tutta una storia in testa che riguarda, Annah il ragazzo timido del glee club e ovviamente Kurt e Blaine a New York.
Magari scriverò un Missing Moment o magari no. xD
Se volete sapere, chiedete! ;)

-Il finale non era assolutamente questo che ho pubblicato, ma mi era sembrato la soluzione più vicina ad un happy ending. Quindi, va bene cpsì.

Voglio ringraziare tutti quelli che sono arrivati fin qui.

Grazie e buone feste.

Ancora una volta.. alla prossima.
Non so quando sarà, ma ci sarà.

Un abbraccio. <3

WallFlower.
  
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