Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: _Lakshmi_    19/12/2013    1 recensioni
Se esistesse vita al di fuori delle mura? Se esistesse una civiltà evoluta?
Questa storia è incentrata sul personaggio di una giovane comandante, privata del proprio titolo, del proprio onore, delle proprie armi, capitata a Wall Rose per un maligno gioco del destino. Una ragazza che ha conosciuto il mare, da cui ha eredito la calma, ma anche l'impetuosità.
Una ragazza che ha conosciuto fin da subito il sangue, la morte e la freddezza della vita.
Dal capitolo quarto:
"[...] Ti immagini? Enormi animali, grandi quasi quanto dei Giganti, con lunghe zanne e grandi orecchie! Quando li abbiamo visti la prima volta eravamo rimasti un po’ spiazzati"
"Avete animali bizzarri..." commentò il Caporale con voce atona, non riuscendo ad immaginare l’animale appena citato.
"E voi attrezzature infernali" rise lei "Comunque gli Elefanti non sono nostri, ma di una tribù proveniente dall’estremo oriente, al di là delle altissime montagne. Sono uomini anche più bassi di te, sai?"

Al suo fianco ci saranno altri OC, alcuni dei quali comporranno una squadra molto particolare...
[...] Perché se esistevano persone così estroverse, talmente particolari da poter causare il suicidio di qualsiasi psichiatra, nulla poteva reputarsi infattibile.
Genere: Azione, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rivaille, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quarto Capitolo

Quarto Capitolo:

Υψηλή παλίρροια

 
Un soldato armato solamente con un paio di spade leggere, a cavallo di un possente ghepardo corazzato, spronò la bestia affinché corresse più veloce, seppur ferita ad una zampa. Gli erano alle calcagna due Giganti che superavano entrambi i dieci metri di altezza.
Il ragazzo si chinò sul corpo dell’animale, come per avere una maggiore aerodinamicità, mentre la voce di una donna dava l’ordine agli arcieri di intervenire. Una pioggia di frecce gli venne allora in aiuto, oscurando il sole e penetrando nei bulbi oculari dei mostri, seguita da una miriade di granate che maciullò i loro piedi, per permettere in tal modo ad un gruppo di quattro uomini dalle corazze nere come la notte di intervenire.
Ma ecco che tre abomini spuntarono dalla boscaglia e, sorprendendo il giovane che non si aspettava un attacco laterale, gli si gettarono addosso e per poco non riuscirono a prenderlo.
Fu in quel momento in cui il fanciullo di appena quattordici anni capì che non avrebbe più rivisto i propri cari, che non avrebbe più assaporato le labbra della propria promessa sposa, che sarebbe morto come i suoi amici prima di lui.
Inutilmente incitò piangendo il felide a correre, la mano di un Gigante era ormai prossima ad afferrargli il bacino. Non c’era più nemmeno il tempo di una preghiera, anche perché nessuna delle divinità lo avrebbe assistito in un momento così cupo.
Al contrario delle sue aspettative però l’arto non riuscì a raggiungerlo, perché la creatura fu abbattuta prima da un sol colpo di spada e lo stesso destino di morte pervenne anche sulle altre due.
Una ragazza dai lunghissimi capelli castani piroettava in aria con una tale grazia da sembrar la reincarnazione di una dea dei venti. La sua lucente corazza brillava alla luce del sole, l’aria di morte muoveva l’impetuoso mantello scarlatto, mentre lei, posta sulla spalla del cadente nemico, si preparava per lo slancio che le avrebbe permesso di raggiungere anche il secondo e il terzo abominio.
Come una trottola, fendette il collo dei mostri e atterrò saldamente sul terreno con la grazia di un felino, lanciando in seguito ordini alla squadra degli Equites, i quali si diressero immediatamente in prima linea verso i Giganti stesi a terra a causa delle ferite alle caviglie.
<< Grazie, Comandante Thàlassa>> disse lui, avvicinandosi un poco << Avete messo a repentaglio la vostra vita per la mia...>>
<< La mia vita...>> gli rispose il comandante, sistemandosi la gonna borchiata in pelle, simile a quella che i gladiatori indossavano nelle arene << La mia vita non è più importante della tua o di qualsiasi altro soldato. Ora vai dai medici e fatti curare la ferita al braccio. Non vorrai certo morire per un’infezione, vero?>>
<< Grazie ancora>> mormorò il ragazzo, mentre guardava il proprio superiore salire in groppa ad una possente tigre bianca corazzata e dirigersi insieme agli altri soldati contro i Giganti.
Davanti al pericolo.
Faccia a faccia con la morte.

 

 

Foresta non distante dal quartier generale in disuso, ottobre, 851

 
Levi si svegliò, meravigliandosi e maledicendosi di essersi addormentato. Si alzò da terra, ripulendosi schifato i pantaloni dalle foglie e dal fango, poi guardò tutt’attorno. Una nota calma imperava: riusciva a sentire il cinguettio degli uccelli, lo scorrere di un piccolo torrente, persino il verso di alcuni animali, ma non la voce di Lachesi.
Doveva essersi destata dal sonno prima di lui, visto che non c’era alcuna traccia della giovane.
Gli occhi del Caporale Maggiore diventarono talmente cupi da spaventare persino una coppia di volatili che si erano appollaiati su un ramo poco distante.
Era palese che lo aveva abbandonato per fuggire chissà dove, seguendo un’idea bislacca di libertà. E per questo provò un infinito fastidio, forse ancora più intenso di quel che sentiva quando vedeva dello sporco o del disordine.
Gli aveva causato rogne fin da subito, soprattutto perché non poteva nemmeno trattarla come aveva fatto in precedenza con Eren. I loro livelli riguardo la forza fisica quasi si corrispondevano, quindi anche quando si era trovato infinitamente tentato a farle sputare sangue, sapeva già che per farla penare, avrebbe dovuto penare lui stesso. Però doveva riconoscerle l’incredibile disciplina, infatti seppur ogni tanto lo istigasse, era consapevole riguardo chi comandava e a suo modo gli portava rispetto. Un rispetto diverso da quello di molti altri soldati, perché il suo era sentito, anche se si trovava in un luogo completamente estraneo.
Erano quei lati del carattere talmente in contrasto da risultare incompatibili a innervosirlo. Levi si era trovato spesso a trattare con casi umani, ma raramente erano così...
Non sapeva nemmeno come catalogarla: non era stupida, anzi, era fin troppo intelligente, un intuito alquanto pericoloso se sposato con anni di tattiche belliche; tuttavia non era nemmeno casinista, perché sapeva rimanere al proprio posto e al contempo spingere l’avversario al limite della sopportazione in modo pacifico.
Non era altro che una croce e per il Caporale il solo fatto di averla persa significava solo un peso in meno. O forse nemmeno questo, perché essendo una sua responsabilità, Erwin non avrebbe di certo accettato di buon grado la notizia della fuga.
Mentre ponderava su quella momentanea libertà, ritrovò Lachesi poco distante, seduta affianco ad un piccolo fuocherello precario su cui stava cucinando della carne. L’averla ritrovata però gli causò solo un insolito conforto, come per un padre riunirsi con i figli dopo un tragico evento.
<< Ohi>> disse cupamente << Che cazzo pensavi di fare? Ti ho detto di non allontanarti>>
<< Buongiorno Caporale, felice di vederla così allegro già di prima mattina>> brontolò lei, porgendogli uno spiedo su cui c’era la carne coperta da una strana crosticina dorata << Ho preparato la colazione>>
<< Cos’è?>>
<< Un leprotto insaporito con un po’ di miele e qualche erba speziata che ho trovato>>
<< Sai cucinare?>> domandò dubbioso, osservando il cibo come il proprio peggiore nemico.
<< Certo, dopotutto sono una donna. Perché questa domanda?>>
<< Sei l’essere più lontano dal concetto di casalinga che io co...>> pensò a Hanji Zoe, una caposquadra dal carattere molto particolare, allora non tardò a correggersi << una degli esseri>>
<< Beh, sicuramente non sono nata per vivere facendo la massaia, però come ogni ragazza ho dovuto apprendere i concetti base per essere una moglie decente. Uno di questi è la cucina>>
Dopo un momento di sguardi reciproci la bestia cotta e il Caporale Maggiore, questo virò d’un tratto l’occhiata atona sulla ragazza.
<< Come hai pulito lo spiedo?>>
<< C’ho scatarrato sopra, va bene?>> scherzò lei, seppur fosse visibilmente innervosita << Ma che razza di domande sono? Ho lavato le spade nel fiume prima di tagliare la carne e di affilare il bastoncino>>
Solo dopo essersi accertato dell’igiene, Levi si decise a mangiare, anche se non si fidava per niente della cuoca. Rimase un momento a masticare, degustando ogni sapore, fino a deglutire.
Non diede la soddisfazione alla giovane di ricevere un commento positivo, si limitò a masticare in muto silenzio. L’ex comandante però fu visibilmente felice della riuscita del piatto, tanto che si concesse di sedersi nuovamente al suo fianco.
E il Caporale Maggiore, ignorandola, le diede nuovamente il permesso.

 
Foresta non distante dal quartier generale in disuso, ottobre, 851

 
<< Dovete sapere che in questo modo abbiamo fatto un importante passo avanti, scoprendo la cura per questa malattia...>> disse Elizabeth, mentre saltava da un ramo all’altro con una spiccata abilità nell’utilizzo dell’equipaggiamento speciale.
Eren si domandò come facessero le persone a parlare per cinque, sei, sette ore interrottamente sullo stesso argomento. Persino nel sonno, costringendolo così ad ascoltare alcune teorie scientifiche anche durante le ore notturne dedicate ad un ipotetico riposo.
Stimava Wilde per riuscire a mantenere quello sguardo fermo per tutto tempo, seppur fosse spettato a lui il turno di guardia. Procedeva in un modo così sciolto, fresco e per niente esasperato dall’eterno discorso della dottoressa che il giovane iniziò ad ammirarlo proprio per questa sua forza.
<< Wilde>> mormorò, ma non ricevette alcuna risposta.
Pensò che non avesse sentito a causa del rumore dei dispositivi per la manovra tridimensionale, così riprovò più volte, ottenendo però lo stesso risultato. Allora tentò di avvicinarsi per picchiettargli la spalla, però appena lo toccò, l’albino fece un guizzo pari ad un pesce di fiume, incespicò e piombò giù dall’albero, finendo a gambe all’aria. Lanciò una sonora bestemmia, seguita poi da altre colorate imprecazioni.
<< Porco di un dannatissimo gigante di merda, chi cazzo è che mi ha svegliato?>> ringhiò, rialzandosi e ripulendosi i pantaloni.
<< Stavi dormendo?>> domandò incredulo Eren, non riuscendo a comprendere come facesse un uomo a compiere movimenti così perfetti da sonnambulo.
<< Ma porco cane! Ma che cazzo avete tutti da rompere i coglioni? Ma vaffanculo va’, stronzi di merda! Mai visti spaccacoglioni simili...>>
<< Eren, non preoccuparti, questa è la fase incazzata. Tra un po’ dovrebbe finire e svegliarsi completamente>> spiegò la dottoressa << Non è contro di te, in questo momento è contro il mondo>>
<< Ma quindi è lui il fantasma che vaga di notte sparando a chi esce dal castello?>>
<< Esatto. Il problema è che ha una mira infallibile, soprattutto nel centrare i glutei nel caso di ragazze o organi genitali nel caso di ragazzi. Per questo abbiamo munito Levi ed Erwin di padella, visto che neppure legarlo al letto sembra dare alcun risultato. In compenso però ho affinato le mie capacità di castrare gli uomini, perché devi sapere che si deve essere molto precisi, soprattutto quando il proiettile si conficca nel...>> seguì una dettagliatissima lezione, talmente accurata che fece riflettere Eren su quante persone avesse eseguito tali e ben altre operazioni.
Quest’ultimo provò anche un po’ di inquietudine quando la donna, cingendogli un braccio intorno alla spalla in una presa ferrea, gli disse bonariamente che se avesse avuto bisogno di simili interventi, lei sarebbe stata più che felice di eseguirli.
<< Oh, staresti così bene da donna. Ti immagini? Una bellissima ragazza con almeno una terza di reggiseno e capelli lunghi fino alle spalle... dio quanto saresti graziosa! Tutta da mangiare! Eren, ho deciso: tu da domani diventi donna>>
<< Ma... io a dir la verità sono felice così...>> mormorò il giovane.
<< Vuoi mettere la bellezza di essere donne? Cioè, so che un maschilista come te non può capire, ma... insomma... e poi diciamolo, tra te e una donna la differenza e minima. Solo una cosa ti separa dalla felicità terrena, ricordalo>> detto ciò la dottoressa gli toccò alquanto indiscretamente il cavallo del pantaloni, prima di spronare il gruppo ad aumentare il ritmo di corsa.
Eren prima di allora non aveva mai avuto l’occasione di vedere realmente la dottoressa, perché quando lei si trovava con i superiori diventava molto più mite, tanto che si era guadagnata il soprannome Iron Maiden proprio per la sua intransigenza e terribile serietà. La vera Elizabeth però era ben diversa, più pazza, più conforme all’ambiente della Legione Esplorativa, sempre con un sorriso stampato sul viso.
E il ragazzo preferiva quest’ultima versione, piuttosto che la prima, seppur certi argomenti cui lei trattava senza peli sulla lingua riuscissero a metterlo a disagio.
<< Ragazzi, ricordatevi il nostro motto: più bassi di centosessantun centimetri cattivo, più alti di centosessantun centimetri buono>>
<< Elizabeth, ma tu non superi nemmeno il metro e cinquanta>> brontolò amaramente Wilde.
<< Un metro e cinquantaquattro centimetri, prego. E poi io indosso i tacchi a spillo che mi donano dodici centimetri in più. Quindi un metro e sessantasei>>
<< Sarebbe da darti una medaglia solo perché riesci a combattere, correre e saltare con quei strumenti di tortura>>
Wilde si girò bruscamente dopo aver sentito un ramoscello spezzarsi e per un istante notò una figura nascosta tra la boscaglia, troppo distante per riuscire ad identificarla.
Fece scivolare la mano sulla pistola appesa alla cinta, ma alla fine desistette al desiderio di perforare il cranio di quello che li stava pedinando, preferendo proseguire la marcia.

 
Foresta non distante dal quartier generale in disuso, ottobre, 851

 
Lachesi procedeva in silenzio a piedi, al fianco di Levi, il quale era a cavallo. Era stata lei a non voler cavalcare assieme al Caporale Maggiore, principalmente per evitare inutili litigi.
Sentiva ancora di tanto in tanto qualche fitta proveniente dalla gamba ferita. Di norma anche il taglio più profondo si cicatrizzava nel giro di una decina di minuti, mai oltre i dieci. Figurarsi dopo un giorno.
Decise di non avvertire il Caporale di questo fatto e di continuare come se niente fosse, camuffando il dolore con un’espressione più mite mentre raccontava le vicende di alcune battaglie passate. E anche se erano un po’ romanzate, parvero attirare l’attenzione dell’uomo, il quale l’ascoltava interessato, seppur mantenesse comunque la propria aria distaccata.
<< A quel punto intervenne la squadra degli assassini, che con la spiccata velocità riuscì ad abbattere gli elefanti nemici. Ti immagini? Enormi animali, grandi quasi quanto dei Giganti, con lunghe zanne e grandi orecchie! Quando li abbiamo visti la prima volta eravamo rimasti un po’ spiazzati>>
<< Avete animali bizzarri...>> commentò il Caporale con voce atona, non riuscendo ad immaginare l’animale appena citato.
<< E voi attrezzature infernali>> brontolò lei, sfiorandosi il fondoschiena, il quale aveva ammortito dolorosamente diverse cadute << Comunque gli Elefanti non sono nostri, ma di una tribù proveniente dall’estremo oriente, al di là delle altissime montagne. Sono uomini anche più bassi di te, sai?>> lo schernì poi, causando un incupimento del viso del suo superiore.
<< Quando torneremo, ti farò pulire per intero il castello>>
<< Grazie Caporale, lei è troppo gentile>>
Qualcosa smosse la boscaglia. Non era il vento, bensì qualcosa di corporeo, poiché entrambi notarono una figura che si avvicinava a grandi passi.
Lachesi estrasse due spade e si preparò al combattimento, così come Levi scese dal cavallo e attese con le armi alla mano. Aspettarono con nervi saldi, con gli occhi fissi nel buio, dove una sagoma stava per sorgere e attaccarli.
Il rumore si fece sempre più vicino, i rami spezzati erano sempre più frequenti. Tutti e due ipotizzarono che si trattasse di una bestia, un predatore inesperto che avrebbe concluso la propria vita tagliato dalle lame dell’attrezzatura speciale.
Sempre più vicino. Si riusciva ad udire il respiro accelerato.
Ora si poteva distinguere un corpo umano, dove spiccava un bagliore dorato piuttosto animalesco.
Il Caporale Maggiore non fu abbastanza lesto a frenare l’essere, poiché questo aveva spiccato un fulmineo balzo verso Thàlassa, stringendola in una morsa degna del migliore serpente.
<< Lachesi! Piccola! Pensavamo che fossi stata sverginata!>> singhiozzò Elizabeth, avvinghiando la ragazza sempre di più << Non ti ha stuprato, vero? Altrimenti lo abbasso di venti centimetri>>
<< Buongiorno, Dottoressa>> disse l’uomo con voce cupa, a tratti anche innervosita.
<< Buongiorno, nano>> ricambiò la donna, lasciando l’ex generale << Che le hai fatto.>>
<< Niente>>
<< Non mi fido... ti tengo d’occhio>> poi lei ritornò a guardare Lachesi << Amore, guarda che faccia deturpata dallo sporco. Racconta a mamma, che cosa ti ha fatto? Lo sappiamo entrambe che è un nano approfittatore>>
<< Nulla...>> mormorò disorientata la giovane.
<< Non devi proteggerlo!>> la scosse allora la scienziata << Fammi vedere se ti ha procurato ferite>> aggiunse poi, tentando di abbassare i pantaloni di Thàlassa, ma quest’ultima si oppose e si allontanò con il volto color rubino acceso.
<< Lo sapevo! Brutto nano porco, non posso lasciarti due minuti che già me la deturpi?>>
<< Buongiorno, boss!>> salutò allegro Wilde, che si era ripreso dal brusco risveglio, seguito poi da Eren.
Levi non rispose a nessuno, anzi sospirò seccato, montando in groppa al cavallo.
Grazie a loro aveva smesso di pensare che esistesse qualcosa di impossibile, che si trattasse di una battaglia, di un ragionamento o di una situazione di vita quotidiana. Perché se esistevano persone così estroverse, talmente particolari da poter causare il suicidio di qualsiasi psichiatra, nulla poteva reputarsi infattibile.
Era una squadra completamente differente dalla precedente, caduta durante una terribile spedizione. Spesso lo stesso Caporale Maggiore si era domandato se sarebbe stato in grado di guidarli. E più rifletteva, più osservava i loro comportamenti e più giungeva verso una risposta negativa, non riuscendo a capire il motivo per cui Erwin avesse insistito a inserire nello stesso gruppo elementi così differenti e così in disaccordo.
Era solo un totale suicidio. Era questione di tempo.

 

Fine Quarto Capitolo!

 
Nome capitolo: Alta Marea.

 

 Angolo dell’autrice:

 
Ok, volevo parlare di questo capitolo prima di presentare il “personaggio del giorno”. Lo so che forse è stato troppo demenziale, ma volevo creare questo trampolino prima del doloroso pugno nello stomaco che prima o poi arriverà. Perché arriverà. Molto presto.
Inoltre volevo anche presentare al meglio la squadra, in un modo anche ironico, perché dopotutto non è un gruppo comune e del tutto sano di mente. Anzi, alquanto problematico, soprattutto per me che devo far rinconciliare il tutto e cambio idea ogni tre secondi.
Sto facendo una fatica assurda con gli anni, perché solo adesso ho trovato un leggero problema, visto che un padre di venticinque anni non può avere un figlio di venti (e il bello che me ne accorgo dopo millanta anni =.=). Vabbeh, non sono mai stata un’amante dei numeri, quindi un simile errore era prevedibile.

 
Detto ciò, oggi parliamo di Oscar Wilde.
Il nome è un chiaro tributo allo scrittore Oscar Wilde (e qua ci starebbe un “ma dai?”).
È un personaggio per me molto difficile, poiché ammetto di non aver delineato ancora bene il carattere, anche se la sua storia l’ho ben chiara in testa.
Di lui, per evitare eventuali spoiler visto che è un personaggio che si scopre poco a poco, dico soltanto di prestare attenzione al fuoco, che è molto importante. E che è un falso albino, ovvero non è totalmente privo di melanina, perché... appunto non è albino. Ha i capelli bianchi e gli occhi rossi a causa di un effetto delle iniezioni che ha subito da moooolto piccolo.

 
Nome: Oscar
Cognome: Wilde
Soprannome: Albino
Età: 20 anni
Altezza: 189 cm
Peso: 78 kg
Colore capelli: Bianchi
Occhi: Rossi
Cibo preferito: predilige la carne, in particolare quella al sangue. Altrimenti mangia volentieri anche i Mochi che gli prepara Lachesi.
Ama: disegnare, scrivere, le donne, le proprie armi da fuoco...
Odia: Pólemos e Agápe

Mal sopporta: dopo il capitolo 5, Erwin e Elizabeth
Prova interesse per: Mikasa

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: _Lakshmi_